Domenica 22 aprile 1979 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Torino 0-0
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22 aprile 1979 - 2001 - Campionato di Serie A 1978/79 - XXVII giornata
LAZIO: Cacciatori, Ammoniaci, Martini (70' Viola), Wilson, Manfredonia, Cordova, Garlaschelli, Nicoli, Giordano, D'Amico, Badiani. A disp.: Fantini, Cantarutti. All. Lovati (in panchina Morrone).
TORINO: Terraneo, Danova, Vullo, Salvadori, Mozzini, Santin, C.Sala, P.Sala, Greco, Zaccarelli, Iorio. A disp.: Copparoni, Bonesso, Erba. All. Radice (in panchina A. Ferretti).
Arbitro: R. Lo Bello (Siracusa).
Note: giornata nuovolosa, terreno in buone condizioni. Ammoniti: Greco, C.Sala, e l'allenatore Ferretti. Osservato un minuto di silenzio per la scomparsa di Paolo Barison. Torino con il lutto al braccio.
Spettatori: 40.000 circa con 26.436 paganti per un incasso di £. 80.639.000.
Figlio di “cotanto" padre, il signor Rosario Lo Bello non ha tutto quello che aveva papà: sfoggia atteggiamenti dittatoriali, riesce senza difficoltà a farsi notare, ma del calcio non possiede evidentemente quel «concetto» lampante che contraddistingueva il genitore, il quale poteva impunemente decidere il risultato delle partite dall'alto di una classe cristallina. Rosario, infatti, ha deciso anche lui il risultato di questo Lazio-Torino, ma in modo veramente negativo: non era il caso che decretasse tre calci di rigore a favore dei granata, ma almeno uno ci stava tutto. Ecco quindi che l'improvvisato Torino di Ferretti (senza Pulici, Graziani e Pecci) se ne viene via dall'Olimpico con il pareggio, ma si tratta di un risultato che gli sta parecchio stretto: con un arbitro dai riflessi normali e dalle decisioni altrettanto normali, i torinesi avrebbero vinto senza eccessive difficoltà e con pieno merito.
Non si tratta di sogni, basta valutare la realtà dei fatti con assoluta equanimità. La partita aveva un interesse relativo per la classifica e quindi è finita senza drammi, ma vien da chiedersi cosa sarebbe successo se la posta in palio fosse stata più consistente e se i giocatori in campo avessero avuto i nervi a fior di pelle anziché sfoggiare tanto olimpica calma. Forse Lo Bello aveva la malintesa intenzione di «vendicare» a distanza di pochi giorni quel Riccardo Lattanzi che ha avuto vita difficile al Comunale torinese sabato scorso? In ogni caso, quando gli arbitri chiedono di aiutarli a svolgere il loro ingrato mestiere si troveranno certamente in difficoltà nel valutare il comportamento del loro collega impegnato all'Olimpico. Chiuso con il figlio dell'onorevole Concetto Lo Bello. Restano soltanto gli episodi. Abbiamo parlato sinora in maniera generica di calci di rigore non concessi, anche perché i casi sono abbastanza numerosi. Si potrebbe tentare un accomodamento, come si faceva da ragazzini, accordando un rigore su tre, ma in serie A questo conto non torna. Quindi, cominciamo: al 13' Claudio Sala si infila in area, sempre tallonato da Badiani, marcatore che cerca in tutti i modi di opporsi.
Quando proprio non ce la fa più, ferma il capitano del Torino con la più classica delle azioni scorrette: lo stende con un bello spintone. Per Lo Bello, niente. Al 44', forse il capolavoro arbitrale: D'Amico perde un pallone ai limiti dell'area, bello scambio tra Greco e Iorio (c'è anche un tentativo di Manfredonia di colpire con la mano) e finalmente Greco si trova davanti a Cacciatori. Ma non può tirare perché Ammoniaci rimedia buttandolo clamorosamente a terra. Per Lo Bello, ancora niente. Anzi, ammonisce Greco per simulazione. Ora, soltanto uno con la vocazione del suicidio calcistico si butterebbe a terra quando ha la possibilità di mettere il pallone in rete. Nella ripresa ancora giù Claudio Sala, ancora Iorio, un paio di volte, ancora Greco. Per Lo Bello, sempre niente. Naturalmente non è il caso di sostenere che Lo Bello avrebbe dovuto accordare la massima punizione in tutte queste occasioni, ma una volta sola, almeno, era il caso di farlo. Per fortuna, quelli del Toro hanno preso la cosa con sufficiente filosofia.
Sono stati ammoniti in due soltanto, Greco e Zaccarelli, più l'allenatore Ferretti che si è alzato dalla panchina per protestare. Ancora una volta, il Torino ha passato i guai suoi pochi minuti prima che la partita cominciasse: Zaccarelli aveva la gamba destra in cattive condizioni per via di un malanno muscolare alla coscia, tanto che Onofri — il quale era già in tribuna — è stato chiamato con l'altoparlante per sostituirlo. Non ce n'è stato bisogno: Zaccarelli ha stretto i denti, si è dimenticato il dolore ed è andato in campo per disputare una delle sue partite migliori. E' rimasto fuori Bonesso, che Ferretti si riservava di impiegare a seconda della piega che prendeva la partita. Visto che tutta la squadra si muoveva con autorevolezza, ha preferito non rischiare un giovanissimo. Naturalmente, la gara del Torino non può essere liquidata con le pur palesi mancanze arbitrali: i granata hanno sbagliato anche per conto loro, in particolare quando Greco, al 65', ha ricevuto il pallone da Iorio, a due passi da Cacciatori ed ha finito per mandarlo malamente a lato. Era liberissimo, in una posizione incredibile. Il Torino non ha mai corso pericoli in difesa.
Lo spauracchio Giordano l'ha presa molto larga, con un Mozzini superlativo il quale non gli ha fatto vedere il pallone. L'altra punta laziale, Garlaschelli, aveva un Danova altrettanto concentrato. Santin libero ha chiuso con calma quel poco che c'era da chiudere. Rientrava Patrizio Sala, dopo un'assenza abbastanza lunga, ed ha giocato con disinvoltura, come se nulla gli fosse successo: il suo recupero completo vale da solo tutta la partita dei granata. La Lazio non è riuscita a pungere. Eppure gli uomini dovrebbe averli: segno che le contromisure di Ferretti sono state tutte azzeccate. D'Amico, tanto per parlare del laziale che preoccupava maggiormente i granata in partenza, è stato irrimediabilmente chiuso da Salvadori. Insomma, un Torino che è uscito senza danni psicologici da una settimana terribile. Una squadra compatta, equilibrata, sicura. Le è mancata la vittoria, ma proprio non è colpa sua.
Fonte: La Stampa