Domenica 1 giugno 1913 - Genova - Pro Vercelli-Lazio 6-0
1 giugno 1913 - Campionato Nazionale - Finale
PRO VERCELLI: Berra, Binaschi, Milano (II), Salvaneschi, Milano (I), Leone, Berardo, Tacchini, Fresia, Rampini, Corna.
LAZIO: Gaslini, Maranghi, Levi (II), Faccani, Fioranti, Di Napoli (I), Coraggio, Saraceni (I), Consiglio, Folpini, Corelli.
Arbitro: sig. Pippo (Genova).
Marcatori: nel primo tempo 8' Berardo, 38' Corna; nel secondo tempo 22' Milano (I), 25' Corna, 38' Corna, 41' Berardo.
Note: giornata afosa con incombente pericolo di temporale.
Spettatori: pubblico discreto.
La Lazio è una squadra che racchiude in sé tutti gli elementi del successo. Ma il successo più notevole l'ha ottenuto riuscendo, con i suoi soli mezzi e con tutti giocatori indigeni, ad imporre il proprio dominio a tutte le squadre centrali e meridionali. La Lazio non aveva nessuna speranza di vincere contro i poderosi campioni vercellesi. Scontato l'elogio della Pro Vercelli, ma il merito della conquista del titolo di Campioni d'Italia va soprattutto ai suoi giocatori veterani. I piemontesi mancavano di Innocenti, Valle, Ara e Ferraro. All'8' la Pro Vercelli è già in vantaggio grazie ad una discesa di Milano (I) che passa a Corna e da questi la sfera giunge a Rampini che tira prontamente. Il portiere Gaslini para ma non trattiene il pallone che arriva sui piedi dell'accorrente Berardo che non ha nessuna difficoltà a segnare. La difesa laziale è assediata e si batte con valore. Il gioco diviene aspro e il pubblico, che simpatizza per i biancocelesti, applaude e incita.
Il secondo punto viene messo a segno al 38' quando Gaslini para un tiro di Rampini, ma, ancora una volta, non riesce a trattenere il pallone che giunge sui piedi di Corna che realizza. La Lazio reagisce e per poco Consiglio, dopo un'azione individuale, non segna con un forte tiro rasoterra. Il secondo tempo è caratterizzato da un gioco vario e vivace. La Pro Vercelli si mantiene in difesa passivamente e la Lazio ne approfitta delineando precise e serrate azioni d'attacco grazie, soprattutto, alle iniziative ispirate da un irresistibile Maranghi. A centrocampo, invece, emerge la forte personalità di Faccani. Il pubblico è sempre più impegnato ad incitare la Lazio. Dopo una rabbiosa mischia sotto la rete di Berra, solo la sfortuna ha impedito alla Lazio di dimezzare lo svantaggio. La Pro Vercelli si allarma e sposta il baricentro più in avanti. Tacchini s'impossessa del pallone a metà campo, fugge verso la porta laziale eludendo la rincorsa di Fioranti. Giunto davanti a Gaslini, l'arbitro fischia un fallo per un intervento di Fioranti e assegna una punizione che Milano (I) trasforma in goal con un insidioso tiro rasoterra.
Tre minuti dopo è Corna che segna il 4° punto su preciso passaggio di Berardo. Al 38' il ricciuto Corna segna anche il 5° punto. Infine è Berardo che, da posizione angolata, sorprende un incerto Gaslini che vede il pallone passargli tra le gambe. A fine incontro il pubblico invade pacificamente il terreno di gioco e acclama lungamente i vincitori e gli sfortunati e simpatici campioni in maglia biancoceleste.
Da La Stampa del 2 giugno 1913:
Ci telefonano da Genova, 1, sera: La Pro Vercelli mancante di quattro giuocatori di prima squadra, non ha avuto difficoltà di regolare nella finalissima di campionato, il "Lazio" di Roma che si presentava per la prima volta sui nostri campi in una gara di campionato e quindi era oggetto di viva curiosità e di attesa nel pubblico appassionato del giuoco del calcio. Certo, si prevedeva una battaglia perduta per i romani, perché le squadre meridionali, troppo giovani, ancora non hanno avuto modo di temprare i loro giuocatori alle dure fatiche dei grandi incontri, e neppure nella squadra del "Lazio" doveva essere la temeraria speranza si poter rivaleggiare almeno con la squadra che da tanti anni è il miglior vanto nazionale nel campo del foot-ball; ma era lecito accordare ai rappresentati dell'Italia centrale qualche chance migliore al risultato odierno, in considerazione dell'ottima prova fornita a Milano recentemente in un incontro sostenuto contro l'Internazionale. Invece, malgrado il grande handicap dei vercellesi per l'assenza di quattro dei loro giuocatori è apparsa evidente fin dall'inizio tutta la disparità di classe che separava i contendenti delle due squadre in lizza per un primato assoluto.
Soltanto alla ripresa i romani riuscirono a migliorare l'impressione con bella e vivacissima serie di assalti alla rete dei bianchi. Detto questo, si spiega il poco interesse destato nell'andamento della partita, anche perché i vercellesi, travolti da un giuoco disordinato, non diedero alla gara quel brio caratteristico e sconcertante, frutto del perfetto affiatamento ormai proverbiale esistente nelle salde linee dei campioni d'Italia. Nel primo tempo "Vercelli" domina e trova anche l'avversario impressionato. Subito, all'ottavo minuto, segna con Berardo il primo punto e poi il secondo con Rampini al trentottesimo minuto. Nella ripresa i romani sembrano rinfrancati e riescono a portare frequentemente la minaccia al portiere vercellese, che è anche travolto dall'impetuoso incalzare della prima linea azzurra. I bianchi hanno però netta padronanza di giuoco, non per impegno maggiore di quello esplicato dal "Lazio", ma per valore e reale superiorità di uomini, ed avvantaggiano notevolmente con altri quattro punti, con Milano I al trentaquattresimo minuto, Corna al trentasettesimo ed al trentanovesimo, e sul finire con Berardo. I migliori giuocatori per la "Lazio" furono Maranghi, Levi II, Faccani, Fioranti e Coraggio; per la Pro Vercelli i due fratelli Milano, Leone, Berardo e Corna.
L'eccessivo zelo, spiegato come un sistema, alla porta del campo "Genova Club", a danno dei giornalisti incaricati del servizio, ha dato luogo anche oggi a deplorevoli incidenti, per i quali eleviamo le nostre più vive proteste, tanto più che si sono ripetuti in questi mesi con una dolorosa frequenza dovuta non ad altro che alla voluta trascuranza di chi avrebbe potuto subito provvedere.
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