Domenica 1 dicembre 2002 - Piacenza, stadio Leonardo Garilli - Piacenza-Lazio 2-3
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1 dicembre 2002 - 3017 - Campionato di Serie A 2002/03 - XII giornata
PIACENZA: Guardalben, Cardone, Boselli, Mangone, Cristante, Riccio, Maresca (80' Marcolin), Di Francesco, Gurenko, Obolo (56' Zerbini, 71' Miceli), Caccia. A disposizione: Orlandoni, Abbate, Campagnaro, Stella. Allenatore: Agostinelli.
LAZIO: Peruzzi (46' Concetti), Stam, Fernando Couto, Mihajlovic (29' Pancaro), Favalli, Fiore, Simeone, Stankovic, Sorin (80' S.Inzaghi), Corradi, C.Lopez. A disposizione: Negro, Liverani, D.Baggio, Chiesa. Allenatore: Mancini.
Arbitro: Sig. Farina (Novi Ligure).
Marcatori: 18' Maresca, 27' Caccia, 42' Simeone, 45' C.Lopez, 92' Corradi.
Note: pomeriggio grigio e nebbia con scarsa visibilità, terreno in buone condizioni. Ammoniti: Cristante, C.Lopez e Stankovic per gioco falloso. Calci d'angolo: 4-16. Recuperi: 2' p.t., 2' s.t.
Spettatori: 2.798 paganti per un incasso di 52.810,000 euro; 5.379 abbonati per una quota di euro 84.017,05.
La Gazzetta dello Sport titola: "Lazio prima contro tutti. Rimonta e batte nella nebbia il Piacenza e adesso si ritrova sola in vetta. La squadra di Mancini reagisce con carattere dopo l'uno-due del Piacenza. Efficace la spinta di Claudio Lopez, nel finale decide il colpo di testa di Corradi.
Continua così la "rosea": La Lazio che alle 17 del pomeriggio spunta dalla nebbia di Piacenza, capolista del campionato è una metafora splendida. Quella nebbia è tutto: Nesta e Crespo venduti al Nord per sopravvivere, Eriberto-Luciano che non arriva, Stankovic che forse partirà, i pelati di Cragnotti che rischiano di andare a male, gli stipendi che tardano, Cesar volato in Brasile per problemi familiari, la giornataccia di Peruzzi, Mihajlovic che s'infortuna, due gol da rimontare al Piacenza dopo 27 minuti... Sembrava impossibile che Roberto Mancini potesse inventarsi qualcosa di più bello di quel colpo di tacco al Tardini o di quel gol al volo al San Paolo, e invece lo ha fatto: questa Lazio dall'anima forte, sopravvissuta a sé stessa, capace di mettere in fila 16 risultati utili, di vincere sei trasferte di campionato, di trasformare uno 0-2 in un 3-2 all'ultimo minuto di recupero. Il primo premio è stato spogliarsi di gioia sotto la curva e poi sedersi in poltrona, da primi in classifica, a godersi il big match dell'Olimpico, con la Roma inabissata 11 punti più in basso. Ma il futuro promette ben altro. A cominciare dall'incrocio con l'Inter di sabato prossimo. Il 5 maggio scorso, Lazio-Inter fu la partita che assegnò lo scudetto. La scena è la stessa, ma il copione è cambiato: stavolta la Lazio è protagonista, reciterà in prima persona, non per conto terzi.
Ma riviviamo Piacenza-Lazio. La nebbia che ha strozzato la città in mattinata, concede una tregua al calcio d'inizio. Andrea Agostinelli, con l'attacco in infermeria (Hubner-Montano), schiera Caccia e lancia per la prima volta dall'inizio Obolo, argentino con nonno friulano. Boselli e Gurenko rimpiazzano gli squalificati Lamacchi e Tosto. Roberto Mancini affida a Sorin la fascia sinistra di Cesar. La buona vena della Lazio è segnalata dai 3 angoli nei primi 10' e dallo svariare di Claudio Lopez, che oscilla in cerca di spazi da destra a sinistra, alle spalle di Corradi. Ma al 18' la partita s'incrina: Maresca sparacchia da oltre 20 metri una palla che viaggia né veloce né tesa. Peruzzi la osserva esageratamente sorpreso, probabilmente la battezza fuori, accenna un movimento tipo Giovanni Galli sul maligno passante di Maradona a Messico '86, ma la palla sbuccia il palo e finisce in rete. Il portiere resterà negli spogliatoi all'intervallo per problemi intestinali. A Roberto Mancini il mal di pancia viene già al 27': Obolo pesca Caccia, che si beve Couto e manda alle spalle di Peruzzi un altro pallone non irresistibile. Due minuti dopo Mihajlovic, il trascinatore, l'ultimo da perdere quando devi rimontare due gol, si arrende al torcicollo: entra Pancaro, che va a destra, Stam si accentra. È in questo preciso momento che cala sul Garilli una nebbia impenetrabile. Il resto del tempo sparisce agli occhi delle tribune. I guardalinee mettono i piedi in campo, Farina ritiene che si possa continuare. La sensazione però è che la partita possa essere sospesa.
Ma nel momento in cui sparisce la partita, appare la Lazio. Minuto 42: in uno squarcio di nebbia si vede Simeone che scappa dall'area del Piacenza come se stesse prendendo fuoco. È soltanto gioia. Si scopre infatti che ha appena inzuccato in rete un angolo di Lopez. La curva laziale, lontana, esulta in non leggera differita: 1-2. Il Cholo aveva sbloccato una situazione critica a Piacenza anche il 22 aprile 2000: Piacenza-Lazio 0-2. Tre giornate più tardi avrebbe festeggiato lo scudetto strappato alla Juve. Coincidenze? Minuto 46: si vede Stankovic, sotto le tribune, che da sinistra crossa basso e più sbiadito, lontano, il fantasma di Claudio Lopez che si avvita per battere a rete di sinistro: 2-2. Quando, a inizio ripresa, l'arbitro riemerge coi capitani per saggiare la visibilità, la nebbia si è nascosta tra le case. È uno scherzo: dopo 10 minuti, la partita sparisce nuovamente e riaffiorerà solo a tratti. Buon segno per la Lazio di Mancini che dà il meglio di sé nei momenti bui. L'ottimo Maresca tiene in piedi un buon Piacenza, ma la volontà della Lazio cresce col passare dei minuti e dei calci d'angolo: 16. Lopez colpisce il palo (20'), un fuorigioco di Sorin cancella un gol di Corradi (23'), Fiore sbaglia sotto misura (34'), Mancini osa Simone Inzaghi al posto di Sorin, così che lo scatenato Claudio Lopez si mette a spingere in fascia. È il piede schiacciato sull'acceleratore che porta la Lazio al minuto 47. Stankovic lavora una palla a sinistra, sugli sviluppi di un calcio d'angolo, e rimette la palla al centro. Bernardo Corradi - s'intuisce nel grigiore della sera - fa una specie d'inchino per accompagnare in rete la palla che mantiene la Lazio davanti all'Inter.
L'ex interista Corradi, dopo la gran rovesciata al Modena e il gol da tre punti a Piacenza, è pronto a sfidare gli ex laziali Vieri e Crespo. Andrea Agostinelli si mangerebbe il cappellino: ancora un gol preso sulle palle alte... All'ultimo minuto, poi. Aver giocato nella Lazio, mica è una consolazione. Agostinelli ha casa all'Olgiata, davanti a quella di Claudio Lopez. Vatti a fidare dei vicini... Roberto Mancini agita pugni gioiosi. Ora sa che si possono fare colpi di tacco anche col cappotto e le scarpe lucide. Sabato dovrà far soffrire un suo grande ammiratore: il presidente Moratti. Stankovic, Favalli e compagnia sono fantasmi nella nebbia che scagliano maglie in curva. È felice anche Mihajlovic. Ha il torcicollo, ma voltarsi a guardare tutto il resto della serie A gli dà solo piacere.