Domenica 19 dicembre 1999 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Piacenza 2-0
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19 dicembre 1999 - 2.871 - Campionato di Serie A 1999/00 - XIV giornata
LAZIO: Marchegiani, Pancaro, Nesta, Mihajlovic, Favalli, Gottardi (35' Lombardo), Veron, Sensini, Nedved, Salas (76' Mancini), Boksic (76' S.Inzaghi). A disposizione: Ballotta, Couto, Simeone, Marcolin. Allenatore: Eriksson.
PIACENZA: Roma, Lucarelli, Delli Carri, Vierchowod, Polonia, Buso, Stroppa (56' Morrone), Mazzola (63' Cristallini), Manighetti, Rizzitelli (73' Dionigi), Piovani. A disposizione: Nicoletti, Tagliaferri, Caini, Gilardino. Allenatore: Simoni.
Arbitro: Sig. Bolognino (Milano) - Guardalinee Sigg. Albanese e Buda - Quarto uomo Sig. Raiola.
Marcatori: 8' Salas, 59' Mihajlovic.
Note: giornata nuvolosa, terreno in discrete condizioni. Espulso al 58' Delli Carri per doppia ammonizione. Ammoniti: Veron per comportamento non regolamentare e Mazzola per gioco falloso. Calci d'angolo: 13-2. Recuperi: 2' p.t., 3' s.t.
Spettatori: 41.551 di cui 36.752 abbonati. Incasso £. 1.291.224.061.
Ultima partita dell'anno per i biancocelesti che incontrano il Piacenza quart'ultimo in classifica. La gara si mette subito sul binario giusto, con la rete di Salas che all'8' è abile a sfruttare un colpo di testa smarcante di Gottardi ben servito da Mihajlovic. La Lazio sfrutta l'entusiasmo per portarsi in avanti però senza lucidità in fase conclusiva. Al 29' uno slalom di Boksic, che scarta due difensori, si conclude con un cross intercettato dalla mano di Lucarelli. L'arbitro però, inspiegabilmente, non fischia il plateale fallo da rigore. Al 37' è Polonia a fermare il lanciato Nedved in maniera fallosa, ma anche questa volta Bolognino sorvola, fra le proteste dei giocatori e del pubblico presente. Quasi allo scadere è ancora Boksic a servire Lombardo che, da posizione diagonale, sbaglia di poco il raddoppio. La ripresa inizia con un brivido per i biancocelesti quando l'ex Buso, da ottima posizione, manda la palla di poco a lato.
Al 59' la gara si chiude: fallo di Delli Carri su Salas al limite dell'area. Il piacentino viene espulso lasciando gli emiliani in 10. La conseguente punizione è realizzata dall'infallibile Mihajlovic che si vede respingere il primo tiro dalla barriera, ma centra la porta sulla pronta ribattuta, stavolta con il piede destro. Da questo momento la Lazio controlla la gara e va vicino alla terza rete con Nedved, con una staffilata ben parata da Roma. Grazie a questa vittoria ed al pareggio della Juventus, i biancazzurri chiudono l'anno solare in testa solitari con 31 punti, 2 più dei bianconeri e 4 più del Parma. A cinque giorni dall'inizio del Giubileo, e ventuno dal Centenario della Società, il Campionato è comandato da una squadra della Città Eterna, quella che ha portato questo gioco nell'Urbe: la S.S. Lazio 1900.
La Gazzetta dello Sport titola: "La Lazio chiude in bellezza. Capodanno in vetta grazie a Mihajlovic. Lancio per Salas e raddoppio di destro. Pressing e freschezza atletica regalano alla Lazio il dominio sul piano del gioco: a nulla valgono le rigide marcature impostate da Simoni. Bolognino, quanti errori".
Continua la "rosea": Prende il largo la Lazio. Con disinvoltura pari all'inconsistenza del Piacenza, che non oppone resistenza alcuna e si tiene anzi ben stretto, quasi fosse un risultato positivo, il "semplice" 2-0 firmato Salas e Mihajlovic. Autentico baluardo degli ospiti, capace di ridurre quasi al minimo i danni, il signor Bolognino. Che, ben coadiuvato, ne combina di tutti i colori. Per fortuna, vista l'aria che tira sul fronte delle polemiche arbitrali, senza finire con l'incidere sulla sostanza. Altrimenti sarebbero stati dolori. La Lazio è in splendida salute e chiude un anno solare pieno di soddisfazioni e di numeri rotondi: 51 partite ufficiali, 101 gol segnati, maggior numero di punti conseguiti. Di questi tempi l'anno scorso, appena recuperati Nesta e Vieri, prese a volare e non si fermò più, fino ai fatali tepori primaverili. Questo è il bis, con due differenze: che la Lazio stavolta è partita da molto più in alto, il vertice della classifica; e che il turnover sembra (ma qui è doveroso usare il condizionale) tenere tutti sulla corda, non solo fisicamente ma anche psichicamente, con conseguenze sul rendimento eccellenti. Contro il Piacenza ha impressionato il modo con cui i biancocelesti hanno rubato agli emiliani lo spartito del pressing e dell'iperdinamismo, le caratteristiche grazie alle quali si sono garantiti tanti anni di permanenza in serie A. Se a una squadra che già straripa di qualità tecnica ci aggiungi il dominio assoluto del campo anche sul piano della freschezza atletica, è chiaro che non c'è proprio storia. Simoni ha tentato la soluzione del francobollo, ma non ha funzionato: Delli Carri su Boksic, Vierchowod su Salas, Polonia portato a metà campo pur di tampinare Nedved. E poi Mazzola su Veron.
Tutti duelli persi. Anche perché la Lazio sta cambiando pelle, nel senso di modo di stare in campo: la ricerca da parte di Eriksson di assicurare la maggiore libertà possibile a Veron, ha portato il tecnico svedese a ripetere le felici intuizioni della partita con la Fiorentina, il Sensini vertice arretrato di un centrocampo in cui Nedved fa ora, accentrandosi, il vertice avanzato, quasi il trequartista dietro le due punte, con stavolta Gottardi (poi causa infortunio Lombardo) a destra e con Favalli che sempre più spesso lascia i quattro della difesa per fare l'esterno a sinistra, ecco che Veron se ne può andare dove gli pare. Ci manca poco, ma è quasi una Lazio da 3-5-2. La partita è stata appena normale, anche perché dopo otto minuti era già segnata: il lancio balisticamente impeccabile di Mihajlovic, la torre di Gottardi(!) che riusciva a salire ben al di sopra di Manighetti, Lucarelli e Vierchowod scavalcati e Salas implacabile nel controllo e nella conclusione sottomisura col sinistro. Il primo tempo avrebbe a quel punto potuto terminare anche sul 4-0: ma per Bolognino, che graziava a più riprese Mazzola da un rosso sacrosanto, non erano rigori il mani di Lucarelli sul cross di Boksic e soprattutto l'ostacolo di Polonia a Nedved che lo aveva saltato. Il top lo si raggiungeva quando Boksic e Salas venivano pescati soli soletti davanti a Roma da un... perfetto retropassaggio di Rizzitelli. Qui Bolognino trovava nel guardalinee Buda un degno compare, bandierina alzata e arbitro cui non pareva vero di crederci. Ci voleva tutta la buona volontà di Rizzi-gol per spiegare la gaffe a Bolognino, che mostrava la propria onestà scodellando palla. Tutti questi assist della buona sorte e il classico tè dell'intervallo non destavano tuttavia il Piacenza, zero in creatività causa giornata-no di Stroppa, cui Sensini non concedeva proprio niente.
Simoni lo toglieva inserendo Morrone, ma intorno all'ora di gioco la partita viveva il suo epilogo. Delli Carri stendeva Salas da ultimo uomo, Bolognino gli proponeva solo il giallo ma valeva ugualmente l'espulsione essendo quello già ammonito. Sulla successiva punizione Mihajlovic colpiva la barriera col sinistro e (udite,udite!) col destro infilava Roma sulla ribattuta. Su quel tiro, due o tre giocatori della Lazio erano in palese fuorigioco (almeno Salas certo non passivo), ma evidentemente Bolognino riteneva a quel punto d'avere qualcosa di cui farsi perdonare. E così sbagliava ancora. Finiva lì, col 2-0 e la superiorità numerica. Il resto? Natale anticipato. Per tutti.