Domenica 12 dicembre 1999 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Fiorentina 2-0
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12 dicembre 1999 - 2.869 - Campionato di Serie A 1999/00 - XIII giornata
LAZIO: Marchegiani, Gottardi, Nesta, Mihajlovic, Favalli, Stankovic, Veron (57' Simeone), Sensini, Nedved, Boksic (86' Lombardo), Mancini (76' S.Inzaghi). A disposizione: Ballotta, Pancaro, Couto, Marcolin. Allenatore: Eriksson.
FIORENTINA: Toldo, Repka (46' Bressan), Firicano, Pierini, Torricelli, Cois (57' Balbo), Di Livio (72' Rossitto), Heinrich, Rui Costa, Chiesa, Batistuta. A disposizione: Taglialatela, Adani, Amoroso, Okon. Allenatore: Trapattoni.
Arbitro: Sig. Bazzoli (Merano) - Guardalinee Sigg. Pisacreta e Sapia - Quarto uomo Sig. Farneti.
Marcatori: 15' Boksic, 71' Stankovic.
Note: giornata nuvolosa, terreno in discrete condizioni. Ammoniti Stankovic, Torricelli e Firicano per gioco falloso, Balbo per comportamento non regolamentare. Angoli 8-4 per la Fiorentina. Recuperi: 1' p.t., 4's.t.
Spettatori: 46.127 di cui 36.676 abbonati. Incasso £. 1.456.295.722.
Altro incontro impegnativo per la squadra di Eriksson che affronta una Fiorentina in piena zona alta della classifica. La squadra biancoceleste parte subito forte ma Toldo para tutto il parabile. Al 15' Veron lancia in profondità Boksic che entra in area e tira insaccando. La Lazio è ora padrona del campo e prima dello scadere potrebbe raddoppiare con Mancini sfortunato però nella conclusione. La ripresa inizia con i viola alla ricerca del pari, ma la Lazio reagisce in contropiede. Boksic, solo davanti a Toldo, tira malamente fuori. Fortunatamente al 71', raccogliendo un cross sulla sinistra, Stankovic batte di nuovo il portiere toscano. La gara finisce con un'azione viola che potrebbe accorciare il punteggio, ma nulla più. Con questa vittoria i biancazzurri comandano sempre la classifica con 28 punti assieme ai bianconeri. Si stacca la Roma che rimane a 25, mentre sale il Parma a 24.
La Gazzetta dello Sport titola: "La Lazio è tornata marziana. Boksic e Stankovic firmano il dominio totale sulla Fiorentina. Toldo impedisce che la sconfitta assuma proporzioni imbarazzanti. Mossa tattica decisiva: Mancini centravanti con Boksic a sinistra e un grande Nedved più centrale. E quando c'è Sensini la Lazio vince sempre".
Continua la "rosea": Una sola delle cosiddette sette sorelle dello scudetto ha esaurito i confronti diretti del girone d'andata, quando ancora mancano quattro giornate al termine. E' la Lazio, che dopo avere ieri liquidato la Fiorentina (2-0, e ormai le sorelle sono rimaste in sei) dovrà ora affrontare Piacenza, Venezia, Bologna e Reggina. Calcolando che con le provinciali la Lazio ha fin qui collezionato sei vittorie e un pareggio (a Bari), riesce facile immaginare chi sarà campione d'inverno. L'impressione la si è ricavata, chiara e forte, anche ieri dall'Olimpico, dove i biancocelesti hanno disposto con irrisoria facilità d'una Fiorentina di suo assai mediocre, proprio come otto giorni prima erano andati a maramaldeggiare a Perugia. Una Lazio per sette undicesimi uguale a quella iniziale che martedì aveva giochicchiato e pareggiato col Chelsea. Fuori rispetto ad allora Couto, Lombardo, Simeone e Inzaghi, dentro Mihajlovic, Stankovic, Sensini e Boksic. Fuori, ma causa squalifica, Salas, fuori, ma causa infortunio, Almeyda, Conceiçao e Negro. Tutta questa non casuale sarabanda di nomi per far comprendere una volta di più come le risorse della Lazio siano infinite e, con esse, la possibilità di Eriksson di restituire al campionato una formazione sempre tonica, fresca e motivata. Tutto il contrario di quanto accade dalle parti di Trapattoni, dove gli assenti del mercoledì di Champions, gli allora squalificati Batistuta e Cois, vengono spediti in campo, a completare la formazione titolare, anche se in condizioni che definire imperfette è poco.
Risultato: Batistuta non tocca palla e Cois, strapazzato dal migliore in campo, Nedved, esce anzitempo, in un mesto contesto di rassegnazione, impotenza e generale fiato corto. Non c'è stata partita, tra Lazio e Fiorentina. Ad allungare i tempi di una solo apparente incertezza è stata la prodiga imprecisione dei biancocelesti e la bravura di Toldo, successiva peraltro al gol dell'1-0, arrivato dopo solo un quarto d'ora con Boksic che ha scaricato l'assist sopraffino di Veron sul primo palo, quello che di solito dovrebbe essere di competenza del portiere. Da quella rete al definitivo 2-0, colpo di testa di Stankovic su delizioso cross al volo di Mihajlovic successivo al solito calcio d'angolo, è passata un'ora di gioco, insieme alla quale se ne erano andate altre sei limpide palle-gol, con Stankovic, Mancini e Boksic nella parte dei mangiaoccasioni e con Toldo in quella (tre volte) del salvatore. Sul piatto, la Fiorentina è stata capace di buttare solo un colpettino di testa di Heinrich, le conclusioni più che altro velleitarie di un Chiesa comunque intraprendente, il gol segnato con la mano da Balbo che ha pure colpevolmente esultato e una mischia a tempo scaduto in cui Batistuta ha di fatto toccato (assai male) il suo primo e ultimo pallone. Al di là della diversa cifra tecnica e dell'esistenza di un evidente gap atletico tra le due squadre, il match ha avuto anche tre buoni motivi tattici per filare via a senso unico. Tre motivi legati ad altrettanti nomi: Nedved, Boksic e Sensini. Il ceko è stato lo straripante uomo ovunque di un centrocampo che ha dominato quello altrui e si è certamente giovato della possibilità di giocare più accentrato, senza il vincolo d'una per lui scomoda corsia esterna, così da zampillare per ogni dove. Una circostanza che si è determinata anche per via della (interessante) atipicità dell'attacco della Lazio, nel quale Mancini, in omaggio forse ai suoi 35 anni, ha giostrato con alterna fortuna da centravanti, mentre Boksic ha fatto l'esterno partendo da molto lontano, in pratica dalla posizione abituale di Nedved.
Il croato, attirandolo fuori posizione, ha strapazzato Repka e il gol dell'1-0 è stato solo l'inizio di un martirio. Al punto che all'inizio del secondo tempo il Trap lo ha tolto, arretrando Torricelli su Boksic e inserendo Bressan sulla corsia di Favalli e poi, uscito Cois ed entrato Balbo per il tridente della disperazione, portandolo su Nedved. Sensini è stato infine il marcatore attento e incessante di Rui Costa, così da spegnere l'interruttore d'ogni ipotetica iniziativa della Fiorentina, che dopo un'ora ha dovuto pure fare i conti con l'altra diga Simeone, subentrato all'acciaccato Veron. Eriksson ama centellinare il suo vino, tanto più se è d'annata: è questa l'ottava partita tra le ventuno complessive di campionato e Champions che Sensini gioca da titolare: la Lazio le ha vinte tutte. Un dato in più su cui meditare, ora che il turn over, con la Champions League che si ferma, diventerà più problematico causa diradarsi degli impegni. Una specie di problema, per la Lazio. Per la Fiorentina e per il Trap, che deve rimetterne insieme i cocci, la lunga sosta internazionale diventa invece una liberazione.