Venerdì 26 agosto 2022 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Inter 3-1

Da LazioWiki.

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26 agosto 2022 – Roma, stadio Olimpico - Campionato di Serie A, III giornata - inizio ore 20.45


LAZIO: Provedel, Lazzari (71' Hysaj), Patric, Romagnoli, Marusic, Milinkovic, Cataldi (83' Marcos Antonio), Vecino (57' Luis Alberto), Felipe Anderson (83' Cancellieri), Immobile, Zaccagni (57' Pedro). A disposizione: Maximiano, Adamonis, Casale, Gila, Radu, Basic, Romero. Allenatore: Sarri.

INTER: Handanovic, Skriniar, de Vrij, Bastoni, Dumfries (68' Darmian), Barella (77' Correa), Brozovic, Gagliardini (77' Calhanoglu), Dimarco (68' Gosens), Lukaku (68' Dzeko), Lautaro. A disposizione: Onana, Cordaz, D’Ambrosio, Bellanova, Agoumè, Asllani. Allenatore: S. Inzaghi.

Arbitro: Sig. Fabbri (Ravenna) - Assistenti Sigg. Pagliardini e Vecchi - Quarto uomo Sig. Maresca - V.A.R. Sig. Aureliano - A.V.A.R. Sig. Carbone.

Marcatori: 40' Felipe Anderson, 51' Lautaro, 75' Luis Alberto, 86' Pedro.

Note: ammonito al 56' Zaccagni e al 64' Marusic entrambi per gioco falloso, all'83' Brozovic per proteste. Angoli 4-2. Recuperi: 2' p.t., 6' s.t.

Spettatori: 53.800 di cui 24.917 abbonati. Incasso non comunicato.


Ciro Immobile
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Pedro
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Mattia Zaccagni
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Danilo Cataldi
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Luis Alberto
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Manuel Lazzari
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Felipe Anderson
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Patric
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Elseid Hysaj
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I due tecnici: Simone Inzaghi e Maurizio Sarri
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I calciatori convocati per la partita odierna

► Il Corriere dello Sport titola: "Sarri, come si cambia. Dopo due vittorie i nerazzurri cadono all’Olimpico, con l’identico risultato dello scorso anno. Oggi anche il Milan e una tra Roma e Juve possono approfittare della sconfitta di Inzaghi. Gol di Felipe, pari di Lautaro, poi il tecnico laziale dà lezione: Luis Alberto e Pedro entrano e mandano l’Inter al tappeto. E i biancocelesti scattano in vetta".

Prosegue il quotidiano sportivo romano: Dentro la notte stellare dell’Olimpico, è nata la Lazio di Sarri. Il colpo di testa di Felipe Anderson, solito giustiziere di Simone, un raggio laser di Luis Alberto e il tiro a giro di Pedro (mezz’ora da campione del mondo) per incenerire l’Inter. L’allungo nell’ultima mezz’ora. Decisivi i cambi, ma la Lazio ha difeso alla grande e creato di più anche nei primi 60 minuti. Non è bastato il guizzo di Lautaro. Lukaku non pervenuto. Il minuscolo Patric e Romagnoli lo hanno cancellato, ma sarebbe un errore parlare solo dei due centrali. Difesa collettiva e di squadra, non di reparto. Così insegna Mau. Inzaghi è caduto di nuovo nel suo vecchio stadio. Un altro 3-1, come lo scorso anno. Un tonfo rumoroso e questo ha un peso diverso, più negativo. Segna un passo indietro. Non si vede crescita da scudetto. È lenta e macchinosa l’Inter, sempre uguale a se stessa, senza uno scatto di fantasia e di estro. Calhanoglu e Correa sono entrati solo alla fine. La Lazio, invece, è tosta, solida, in piena evoluzione. E con una panchina adatta per entrare di diritto in corsa Champions.

Equilibrio. Ha giocato con intelligenza, personalità e attenzione. Il tratto sarriano si riconosce nel sistema difensivo, le distanze corte, la compattezza. Solita Inter. Giro palla arretrato con Handanovic, Skriniar, de Vrij e Bastoni per cercare il cambio gioco, uscendo su Dimarco e lanciando Dumfries sul versante opposto. Inzaghi ha aggiunto la mossa conservativa: Gagliardini e non Calhanoglu nella zona di Milinkovic. Il serbo solo in partenza è stato disturbato dalla marcatura. L’Inter ha comandato per mezz’ora senza essere pericolosa. La Lazio scalava benissimo marcature e diagonali, stava riuscendo nella missione principale: isolare Lukaku e Lautaro, 27 palloni in due toccati all’intervallo. La differenza fisica tra Big Rom e Patric non si è avvertiva. Bravo Cataldi, nella posizione giusta, rapido nel fraseggio.

Pericolosità. Alla resa dei conti, con il 60% di possesso, l’Inter non è mai riuscita a liberare uno dei suoi due attaccanti davanti a Provedel. La Lazio, invece, ha cominciato a guadagnare campo. Tre occasioni limpide come prologo del gol, bellissimo, di Felipe. Un diagonale fuori misura di Immobile, il destro di Zaccagni murato da Skriniar, altra palla gol per Ciro, poi la perla del brasiliano. Sergej ha disegnato una palombella magica. Felipe è sbucato dietro Dimarco e di testa ha beffato Handanovic.

Cambi. L’unico torto della Lazio, se così si può definire: prendere male la punizione laterale da cui è nato il tocco velenoso di Lautaro. Nel mischione in area, si sono sentiti i centimetri dell’Inter. L’olandese è saltato più su e l’argentino ha anticipato Provedel: 1-1. Il portiere friulano, subito dopo, ha tirato fuori una prodezza sul colpo di testa ravvicinato di Dumfries. L’Inter stava alzando i ritmi e la palla, mettendola sul fisico. La Lazio ha barcollato senza mollare, rispondendo di palleggio e di contropiede manovrato. Sarri ha inserito Luis Alberto e Pedro. Inzaghi ha messo dentro Dzeko, Gosens e Darmian, richiamando Lukaku. Se è vero che il nuovo calcio è determinato dai cinque cambi, la Lazio ha trovato con i suoi fuoriclasse spagnoli le energie e i colpi per prendersi la partita. Formidabile Pedro nella gestione della palla, non solo per l’assist e la gemma del 3-1 (sarebbe stato rigore su Ciro). Se poi hai un numero 10 come Luis Alberto che entra e mette d’esterno la palla all’incrocio, con una sberla da urlo, allora sognare è possibile. Come ha fatto l’Olimpico, in una notte d’amore, accompagnando negli ultimi minuti il torello ai campioni celebratissimi dell’Inter.


Il Messaggero titola: "Inter umiliata, questa Lazio fa sognare. La squadra di Inzaghi parte meglio, ma dura pochissimo. Trascinati da Milinkovic, i biancocelesti passano con Anderson. Pari casuale di Lautaro, poi riappare il Mago e Pedro la chiude".

Prosegue il quotidiano romano: È sempre la tecnica, ultima dea, a fare la differenza. E gli allenatori che le credono, che le danno spazio e vita. La Lazio stava attraversando un momento complicato della sua sfida all’Inter, temeva di cedere fisicamente contro un avversario più rude, di non tenere l’1-1 maturato dopo un’ora di partita. Altri, avrebbero tirato i remi in barca, allestito trincee. Sarri invece nell’ora più buia ha inserito Pedro e Luis Alberto, e alla Lazio è sbocciato un fiore in bocca, ha segnato il secondo e il terzo gol coi nuovi entrati, e ha schienato la grande Inter, ancora tenuta troppo a briglie corte da quell’inesorabile prudentone di Simone Inzaghi. Ed è 3-1, magnifico: la Lazio può iniziare a volare, l’Inter a riflettere, e del resto non vince qui dal 2018. Fino alla meraviglia tecnica di Milinkovic-Savic, che al 40’ pesca con un lancio di velluto, un terra-aria lungo 30 metri, la testa di Felipe Anderson per l’1-0, la partita è proprio tecnicamente piuttosto pasticciata, per non dire deludente sul piano delle esecuzioni.

Pasticci d'agosto. E’ ancora calcio d’agosto, anche se siamo alla terza giornata, e i progetti sono lontani dal compiersi, dall’assumere una forma ideale. E’ illusorio ad esempio il grande inizio interista: i nerazzurri inaugurano la partita con 3’20” di possesso palla quasi ininterrotto, la Lazio ad arretrare in area per respingere due cross da destra (rimarrà il lato forte dell’Inter), e fino a un tiro di Dumfrie sparato da Provedel. Sembra l’annuncio di una marcia poderosa, invece per prima cosa la fase difensiva laziale, anche stavolta, funzionerà quasi alla perfezione, inoltre all’Inter mancheranno gambe e idee per approfondire l’assedio, e anche qualche variazione tecnica: le scelta conservativa di Inzaghi, che per il terzo incrocio consecutivo con la Lazio schiera Gagliardini per tamponare Milinkovic e lascia in panchina Calhanoglu, lo priva delle idee del turco e in fondo, come si vedrà nell’azione dell’1-0, con Milinkovic che dipinge l’assist non dalla zona di Gagliardini, non è nemmeno così determinante, anzi. La Lazio parte bassa, e dal centrocampo in su patisce la fisicità degli avversari (tutti preponderanti, tranne nella coppia Vecino-Barella), ma la strategia è quella di allargare le due linee arretrate, slabbrarle col movimento e coi passaggi.

In avvio riesce poco, ma c’è un primo squillo al 16’ sull’asse Zaccagni-Marusic, e cross che Immobile calcia fuori di poco. Le ali laziali al solito rinculano troppo e lasciano Ciro isolato, ma intanto la forte umidità costringe tutti ad abbassare i ritmi, gli interisti boccheggiano, e si fanno vivi davvero solo con un tiro cross di Barella (Provedel c’è, 26’) e un colpo di testa flebile di Lukaku (38’). Ma a quel punto la Lazio ha già iniziato ad attaccare leggera, Milinkovic e Felipe salgono di tono, mentre l’arbitro dimentica i cartellini e grazia due o tre volte Barella e Lautaro. Ora la Lazio riesce a rubare palla e a verticalizzare, come nella combinazione Immobile-Felipe-Vecino-Zaccagni del 35’ (Skriniar in corner), in cui si vede vero sarrianismo. La luce deve arrivare da Felipe, che infatti assiste Ciro al 37’ (parato) poi va a depositare in rete, schiacciando di testa in corsa, la prelibatezza assoluta che Milinkovic, alla Platini, gli ha inviato quasi da centrocampo: applausi, e assist numero 13 in un anno per Sergej, record europeo. Gli entusiasmi della Lazio, che inizia la ripresa con Immobile al tiro, vengono gelati dal pareggio interista, con quell’aspide di Lautaro lestissimo a gettarsi su un assist in mischia di Dumfries: uccellato Provedel, che un attimo dopo sventa su Dumfries, mentre la Lazio è sotto choc.

Lo choc e il Mago. Sarri prova a rinvigorirla con Pedro e Luis Alberto, per buttarla sul piano tecnico, per non dire culturale. E cos’è la tecnica, se non la più alta forma di cultura nel calcio, quella che se ce l’hai, serve sempre nella vita? Detto, fatto. La Lazio sembra cedere sul piano fisico, e intanto Inzaghi, che è di cultura diversa da Sarri, inserisce due nuovi sferragliatori sulle fasce, e Dzeko per un Lukaku spentissimo. E invece Santa Tecnica aggiusta le cose: al 30’ Milinkovic prepara, Pedro rifinisce, e Luis Alberto scaglia un destro in corsa al volo sotto l’incrocio opposto, aiutato dalla provvida deviazione di Barella. Gli oltre cinquantamila prorompono in un boato memorabile, Inzaghino è in ambasce a bordo campo e solo adesso si ricorda di avere Calhanoglu: troppo tardi, le cose hanno preso il loro corso. E l’olivetta sul cocktail la piazza, come se fosse l’ultima banderilla, il caro vecchio Pedrito, con un destro tonante da sinistra e sul palo opposto, alta classe, altra classe.


Il Tempo titola: "Lazio show. Nell’anticipo dello stadio Olimpico batte 3-1 senza replica l’Inter dell’ex Inzaghi. Apre Anderson, pari di Lautaro poi le reti di Luis Alberto e Pedro per la festa f‌inale".

Prosegue il quotidiano romano: Lazio da urlo, bella è possibile. Batte 3-1 l'Inter che esce ridimensionata dall' Olimpico. Dominio totale in una delle versioni più sarriane del calcio del tecnico toscano. Apre Felipe, pari a inizio ripresa di Lautaro in uno dei pochi momenti di sofferenza poi decidono Luis Alberto e Pedro entrati dalla panchina a decidere il match. Una super Lazio capace di schiacciare per larghi tratti della sf‌ida la squadra più forte del campionato, un bel segnale per il prosieguo della stagione. Nessuna sorpresa nelle scelte di Sarri, confermata la squadra che aveva cominciato la partita contro il Torino con Marcos Antonio, Pedro e Luis Alberto ancora in panchina. Inzaghi sceglie Di Marco sulla sinistra e manda Gagliardini sulle tracce di Milinkovic cosi come era accaduto lo scorso ottobre nella gara dell'Olimpico. Che si presenta quasi al completo, gli spettatori sono 55.000 con almeno 10.000 interisti sparsi tra settore ospiti e tribuna. Gemellaggio confermato, cori contro Roma e Milan e tutti contenti: si può cominciare dopo il solito applaudito volo di Olympia. Fischia Fabbri di Ravenna che sceglie un metro all'inglese, tollera tutti i contrasti, lascia correre i contatti f‌isici. I giocatori impiegano una decina di minuti e poi si adeguano.

Il primo squillo è nerazzurro con Gagliardini che in girata fa venire i brividi a Provedel. La Lazio pressa alta, sceglie di rischiare e, dopo un quarto d'ora sfonda a sinistra con Marusic che of‌fre a Immobile: il diagonale di sinistro finisce f‌uori di poco. Lo stadio è una bolgia, spinge la squadra di Sarri che comincia a martellare, Inter schiacciata che si appoggia a Lukaku e Lautaro per ripartire. Zaccagni viene fermato sul più bello dal recupero di Skriniar, ancora Ciro sf‌iora il vantaggio sulla prima giocata interessante di Felipe che si sveglia. Al 40' pennellata di Milinkovic, Bastoni e Di Marco si fanno inf‌ilare dal brasiliano che stacca di testa e realizza l’1-0. Reazione interista tutta in un presunto rigore per un intervento di Zaccagni su Dumfries: per fortuna dell'ex veronese l’azione era viziata da un fuorigioco in partenza di Lukaku. Si va al riposo con il vantaggio biancoceleste e l’Inter chiamata a rispondere al bel primo tempo della Lazio. Passano solo cinque minuti e Lautaro beffa la difesa biancoceleste in mischia con Ciro che tiene in gioco involontariamente l’argentino. La gara gira in pochi secondi, tanto che Provedel si immola su Dumf‌ries e salva il risultato.

Sarri cambia, inserisce Luis Alberto e Pedro e riprende in mano il gioco: è la svolta. Prima il mago fa secco Handanovic con un tiro d'esterno (assist di Pedrito) poi lo stesso ex romanista si mette in proprio e regala il 3-1 per l'apoteosi dell'Olimpico. Inzaghi inserisce Dzeko, Darmian, Gosens, Correa e Calhanoglu, Sarri controlla gli ultimi minuti con Hysaj, Cancellieri e Marcos Antonio. Poi solo festa laziale, giusto cosi.


La Gazzetta dello Sport titola: "Disastro Inter, Lazio prima. Lautato non basta. Decide Luis Alberto e Sarri se la gode. Apre Felipe Anderson e pareggia il Toro, poi si scatenano gli spagnoli: gran gol del Mago e stoccata finale di Pedro".

Continua la "rosea": Brava Lazio e complimenti a Maurizio Sarri per gli innesti di Luis Alberto e Pedro, cambi che nella ripresa hanno spostato l’asse della partita e fruttato tre punti di enorme peso specifico, ma questa è stata la sconfitta di Simone Inzaghi. L’allenatore dell’Inter ha compiuto scelte sbagliate prima della gara – Gagliardini per Calhanoglu tra i titolari – e in corso d’opera: abbastanza inspiegabile, sull’1-1, l’uscita di Dumfries, fin lì uno dei pochi nerazzurri "potabili". Dell’Inter ha colpito il minimalismo di pensiero e di ambizioni. Se si entra a casa Lazio con il timore di subire Milinkovic, che cosa succederà quando in Champions ci si troverà di fronte a Barcellona e Bayern? Una brutta botta, con risultato fotocopia di un anno fa, quando Inzaghi perse lo stesso per 3-1 nella sua prima uscita all’Olimpico da grande ex. Più di tutto pesa però la retromarcia di strategia, il conservatorismo da cui è stato posseduto Inzaghi ieri sera. Non crediamo che pensasse all’impegno infrasettimanale di martedì con la Cremonese, non ci possiamo credere. Temiamo che dentro di sé covi la percezione di un abbassamento di valori, visibile ad occhio nudo sulla fascia sinistra, nel declassamento da Perisic a Dimarco, e che agisca di conseguenza, ma elevare la prudenza al cubo non può essere la risposta.

Bassa qualità ed errori. Troppa riverenza fa perdere la confidenza. Il rovesciamento di un proverbio per criticare la decisione iniziale di Simone Inzaghi, fuori Calhanoglu e dentro Gagliardini. La mossa, pensata per arginare la fisicità di Milinkovic Savic, ha inciso sulla qualità del possesso e dell’ultimo passaggio. Inter possente e in controllo nei primi 20-25 minuti, con la Lazio costretta a rinserrarsi, ma non c’era verso che a Lautaro e a Lukaku arrivassero palloni puliti. Non che i due davanti fossero esenti da colpe, specie Lukaku, vagante e maldestro, però mancava un piede ispirato, capace di andare oltre il tran tran. Nei momenti in cui l’Inter mollava la presa, la Lazio emergeva con ripartenze "alte" pericolose. Immobile ha spedito ad Handanovic due avvisi di stangata, un diagonale fuori di poco su cross di Marusic e una botta centrale su tocco di Anderson. Sinistri scricchiolii difensivi dell’Inter, vittima di incomprensioni sul giro-palla, prolungato e contronatura perché spesso rivolto all’indietro. Il disastro interista si è compiuto poco prima dell’intervallo. Milinkovic, proprio lui, il pericolo più temuto, ha sganciato un lancione dalla trequarti e la palla è planata in un vuoto d’aria tra Bastoni e Dimarco. Marca tu che marco io, Felipe Anderson, quasi incredulo, si è infilato nell’indecisionismo dei due e di testa ha battuto Handanovic, a sua volta non convincente nel passetto in avanti. Un gol inaccettabile, a questi livelli.

Reazione e sparizione. L’Inter ha arronzato l’1-1 in avvio di ripresa. Una rete abbastanza fortunosa, testata a campanile di Dumfries e lesto Martinez ad approfittare dell’indecisionismo di Immobile nel salire: niente fuorigioco e Provedel battuto. E qui, nel momento più favorevole dell’Inter, ristorata nell’animo e nell’ottimismo al punto di avvicinarsi all’1-2 con un colpo di testa di Dumfries sventato da Provedel, si è manifestata la differenza tra Sarri e Inzaghi. L’allenatore laziale ha tolto Vecino e Zaccagni per Luis Alberto e Pedro. La Lazio si è subito impossessata del pallino del gioco, palleggiava e avanzava. Era chiaro che tanto dominio prima o poi sarebbe sfociato in qualcosa. Inzaghi ci ha messo 12 minuti a rispondere e quando l’ha fatto, ha optato per il cambio dei due esterni (Darmian e Gosens per Dumfries e Dimarco) e del centravanti (Dzeko per Lukaku), laddove era evidente che per pareggiare il "giochismo" di Luis Alberto sarebbe stato necessario affidarsi a Calhanoglu il prima possibile. Al 75’ proprio Luis Alberto, su appoggio di Pedro, ha scaricato un fenomenale destro all’incrocio, con l’aiutino di una lieve deviazione di Barella. A quel punto Inzaghi si è deciso, dentro Calhanoglu per Gagliardini e Correa per Barella. Nuovo sistema, il 3-4-3 della speranza. Troppo tardi, la Lazio non è il Lecce, battuto dall’Inter all’ultimo secondo della prima giornata, e Pedro con un destro a giro si è intestato la gloria del 3-1. Niente da obiettare, Sarri ha banchettato sull’attendismo di Inzaghi.


► Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:

Tutti sotto la Curva Nord. Il coro, loro tre, lo avevano appena concretizzato. "Avanti Lazio, famoje 3 gol", cantava lo stadio al triplice fischio. Saltavano con il sorriso stampato in faccia, Felipe Anderson, Pedro e Luis Alberto. Avevano già accontentato i tifosi con colpi d’autore. Roba da stropicciarsi gli occhi, nel carrello tutti i desideri dei laziali sugli spalti: uno di testa, un siluro all’incrocio, poi il tiro a giro imprendibile anche per due portieri tra i pali. La Lazio, il suo capolavoro, l’ha firmato con le prodezze dei suoi calciatori di maggiore qualità. Ha aperto le danze "Felipetto", ogni volta che incontra l’Inter toglie il vezzeggiativo dal suo nome. Sesto centro contro i nerazzurri, il quinto in campionato. Scatto dai tempi perfetti, la schiacciata neanche a dirlo: quando Handanovic si è tuffato il pallone era già entrato.

Che colpi. Povero Samir, si è dovuto inchinare altre due volte nella ripresa. Impossibile murare le invenzioni di Luis e Pedrito. Secondo tempo gigantesco per entrambi. Il Mago ha tirato fuori la bacchetta e fatto sparire le discussioni sul suo conto. Mira all’incrocio, ha contato i passi sull’appoggio di Pedro e sparato tutta la rabbia con un destro violento. "Il gol più bello della mia carriera, mi mancava segnarne uno all’Inter. Lo avevo detto ai compagni. Sto giocando meno, ma è appena iniziato il campionato. Devo aiutare dalla panchina. Questa è una vittoria per crescere". Rete da tagliare e infilare dentro la sigla di una trasmissione sportiva. Una sciccheria realizzata col martello. Pedro, furente nella mezz’ora a disposizione, non è stato da meno. Rigore su Immobile? No, grazie. Rientro sul piede preferito (per lui il discorso nemmeno varrebbe) e conclusione a un centimetro dal palo. Forse anche meno. Ha fatto scattare la festa all’Olimpico (54.000 spettatori): "Siamo molto contenti per la vittoria, per il lavoro di tutta la squadra che è stato incredibile. La felicità è per i tifosi".

Gioia. Nella serata delle primizie non poteva mancare il suo timbro. "È sempre bello segnare, pure Luis ha fatto un gol allucinante. Abbiamo fatto un passo avanti, dobbiamo metterci in testa che dobbiamo combattere così, vogliamo continuare su questa strada. Champions? Sì, possiamo farcela, anche se il percorso è appena iniziato". Sarri l’ha riabbracciato a Roma dopo l’esperienza al Chelsea: "Sì, mi ricorda Guardiola, vuole sempre giocare la palla. È un allenatore diverso, vuole pressare alto, avere il possesso palla e muoverla veloce. Quindi sì, è molto simile a Guardiola, che è il migliore del mondo in questo senso".


Dalla Gazzetta dello Sport altre dichiarazioni a fine gara:

Hanno vinto entrambi. E si fa fatica a crederlo. Perché di solito, quando un allenatore e un giocatore importate di una squadra finiscono l’uno contro l’altro alla fine ad avere ragione o l’uno oppure l’altro. Maurizio Sarri e Luis Alberto escono invece entrambi vincenti da una diatriba estiva che, a un certo punto, sembrava aver definitivamente allontanato il centrocampista spagnolo dalla Lazio. Il Mago invece non solo è rimasto, ma si è messo a disposizione dell’allenatore, accettando la panchina e poi facendo il suo dovere (e in che modo...) una volta in campo. Sono loro due i volti da copertina di una Lazio che supera l’Inter e si candida ad un ruolo da protagonista nel campionato appena iniziato. Sono loro due, il tecnico burbero che non fa sconti a nessuno e il giocatore di talento che però ogni tanto resta vittima delle sue distrazioni. Hanno vinto entrambi perché ha vinto la Lazio. Ma hanno vinto entrambi perché Sarri ha gestito il giocatore e il suo momento e lui non ha mandato tutto e tutti a quel paese come avrebbero fatto altri al posto suo. E così, quando il tecnico gli ha fatto cenno di entrare, si è tuffato sulla partita come se niente fosse. Con lucidità, non con rabbia, con serena determinazione, non con voglia di strafare. E insieme con il connazionale Pedro (entrato insieme con lui) ha ribaltato una gara in cui la Lazio stava giocando meglio, ma in cui l’Inter era ancora assolutamente in corsa.

Il tecnico e il Mago. "Il mio gol?- gongola Luis Alberto - Credo sia uno dei più belli che ho fatto. Sono contento anche perché era tanto che non segnavo. E’ arrivato al momento giusto, anche perché l’Inter era l’unica big a cui non avevo ancora fatto gol. Faccio di tutto per aiutare la squadra. Sto giocando di meno, ma va bene così e poi la stagione è lunga, ci sarà bisogno di tutti. Abbiano fatto solo tre partite, ma come inizio non c’è male. Immobile mi ha detto che sono matto quando ho segnato? Se lo dice lui, va bene così". E ride. Sarri, più serio, gli fa i complimenti: "Luis è entrato con una determinazione feroce ed ha fatto benissimo, non solo per il gol". E poi sulla partita: "Abbiano fatto una prestazione di alto livello. Ma ne avevamo fatto anche l’anno scorso, solo che ci è mancata la continuità. Quest’anno dobbiamo assolutamente trovarla".

Il doppio cambio. "Loro erano in calo, ho rischiato il Mago e Pedro, due giocatori leggeri ma molto tecnici". Gli altri. Non soltanto Sarri e Luis Alberto, però. I protagonisti della serata laziale sono tanti altri ancora. Di Pedro si è detto ("Siamo molto contenti per questa vittoria - ha detto alla fine l’ex Barca -, abbiamo fatto uno straordinario lavoro di squadra. E’ un risultato importante, ha dimostrato che possiamo lottare per la Champions. Sarri come Guardiola? Sì, il paragone ci sta, hanno un’idea di calcio molto simile"). E poi ci sono anche Milinkovic e Felipe Anderson che hanno confezionato il primo gol biancoceleste. Il serbo lo ha ispirato, il brasiliano lo ha realizzato. Come un anno fa, con la differenza che stavolta nessuno gli ha potuto contestare nulla. "Ci tenevo a segnare - racconta a fine gara Felipe - anche perché Sarri mi ha stimolato tanto. Le polemiche per il mio gol dell’anno scorso? Fanno parte del passato ormai, meglio non tornarci su ancora". E poi descrive il gol: "Milinkovic mi ha dato una gran palla, ho visto che il portiere non ha fatto in tempo a uscire e così ho provato a scavalcarlo. E’ andata bene". E’ stato il suo primo gol in questo campionato, ne vuole fare tanti altri ancora: "Vorrei battere il mio record personale che è di 11 reti, fatto proprio con la Lazio".



Galleria di immagini sulle reti della gara
Felipe Anderson sblocca la gara
Il pareggio nerazzurro
Il tiro vincente di Luis Alberto per il 2-1 biancoceleste
Pedro fissa il risultato sul 3-1



La formazione biancoceleste:
Provedel, Immobile, Vecino, Milinkovic-Savic, Romagnoli, Marusic;
Lazzari, Felipe Anderson, Cataldi, Patric, Zaccagni
La formazione iniziale biancoceleste in grafica




► Per questa partita il tecnico biancoceleste Maurizio Sarri ha convocato i seguenti calciatori:

I convocati per la gara odierna






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