Sabato 5 aprile 1980 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Bologna 0-1

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5 aprile 1980 - 2037 - Campionato di Serie A 1979/80 - XXVI giornata

LAZIO: Budoni, Tassotti, Citterio, Perrone, Pighin, Zucchini, Garlaschelli, Manzoni (35' A.Lopez), D'Amico, Ferretti, Viola. A disp. Avagliano, Todesco. All. Lovati (in panchina Morrone).

BOLOGNA: Zinetti, Sali, Spinozzi, Paris, Bachlechner, Fusini, Mastalli (58' Castronaro), Dossena, Savoldi (I), Zuccheri, Colomba. A disp. Rossi, Chiarugi. All. Perani.

Arbitro: Casarin (Milano).

Marcatori: 77' Dossena.

Note: ammoniti Tassotti e Dossena. Incidenti a fine partita tra tifosi della Lazio e forze dell'ordine.

Spettatori: 35.000 circa con 18.131 paganti con un incasso di £. 55.315.500.

I due capitani: D'Amico e Savoldi
La schedina del Totocalcio
Un'azione della gara
Un'azione della gara
Da l'Unità la cronaca della gara
Mauro Manzoni
Zinetti salva il risultato (Foto Valentino Prestano)

La sconfitta sul campo, tafferugli sulle gradinate con contorno di lacrimogeni, dirigenti troppo ciarlieri come si legge a parte, e inquisiti troppo ostinatamente presenti. Il bilancio, sportivo e non, della Lazio appare fallimentare dopo questa seconda partita seguita al blitz della carcerazione, ma non è affare privato della società: riguarda il calcio nel suo complesso, la demotivazione che forse non ha colpito tutti quanti in Italia, ma che oggi era presentissima all'Olimpico, dodicesima in campo dall'una e dall'altra parte. E' stata emblematica alla mezz'ora della ripresa una sorta di sagra dell'errore: la palla ha cambiato per sei volte d'appartenenza nella zona di centrocampo dal lato bolognese, e la conclusione è stata una girata al volo di Viola che ha seguito una traiettoria fasulla. Ha giochicchiato il Bologna con i suoi presunti corrotti, senza la minima ambizione di far risultato, e dall'altra la Lazio ha risposto con i suoi ranghi rimaneggiati ed un potenziale obbiettivamente limitato.

La spia della mancanza di interesse da parte di alcuno si può ben vedere con il calcolo aritmetico dei contrasti, pochi e delicati. Gli unici lievi incidenti sono stati originati da due scontri tra compagni: Zucchini che ha mandato fuori campo Manzoni, e Bachlechner che ha tentato di eliminare il proprio portiere Zinetti. Non è facile superare momenti come questo, e se è vero che la Lazio è la società più colpita dallo scandalo delle scommesse non bisogna dimenticare che, anche il Bologna ha un bel gruppetto di sette tra giocatori e allenatore (più il presidente) nel groppone di quelli tirati in ballo dalle comunicazioni giudiziarie.

E dire che alla Lazio s'erano dati da fare per preparare l'ambiente adatto sollecitando a fondo i club organizzati dei tifosi. Papà Lenzini aveva regalato fazzolettini biancazzurri in quantità, bandieroni nuovi, e poi aveva stimolato in modo convincente i numerosi capiclaqui che infatti hanno tenuto fede all'impegno ritmando gli incitamenti agli stanchi trottoni di D'Amico e compagni. Soltanto che alla fine, compromesso il risultato dal gol bolognese, (autore Dossena ma propiziatore Savoldi) il tifoso ancorché organizzato, si è appigliato com'è tradizione a un rigore non concesso, e da non concedere, per dar il via ad una piccola battaglia dell'Olimpico. Rapida volata dei teppisti dal terzo «rango» quello più alto fino ai gradini bassi della curva, le assi divelte delle panche lanciate fin dietro la porte, un paio di lacrimogeni sparati dal carabinieri forse con troppa frette.

Probabilmente se tutto si è fermato lì (non è poco comunque, i danni allo stadio non saranno inferiori al milione di lire) è perché la convinzione mancava anche nel tifoso più fazioso, in quello che questa volta non era poi disposto a rischiar la galera per una partita senza sugo. Ancora un ultimo elemento del clima d'abbandono, della sensazione di sfascio generale, prima di dare i pochi elementi calcistici. Uno degli inservienti che regola l'accesso alla tribuna stampa, dotato della patacca «S.S. Lazio-servizio d'ordine», urlava a squarciagola dopo l'azione del rigore fantasma: Andate in campo, fategli un'invasione, tanto non c'è più niente da perdere. E parliamo del poco, pochissimo calcio visto in campo. Qualche spunto di D'Amico nei primi cinque minuti di gioco dava qualche speranza. Sua l'apertura al 2' che procurava una punizione quasi sulla linea di fondo: batteva lui stesso un corner corto per la testa di Garlaschelli cui Zinetti rispondeva con una splendida parata.

Ancora al 6' dalla parte opposta dell'area bolognese nuova punizione per D'Amico che questa volta tirava direttamente in porta per un'altra esibizione di Zinetti, che, fra tutti i chiacchierati, è stato l'unico a giocare sul massimo standard. Infatti dopo il lampo d'avvio s'è spento pure D'Amico, hanno continuato a farfugliare a centrocampo i vari Zucchini, Manzoni (quand'è entrato Lopez non è mutato assolutamente nulla), Ferretti, Viola e a vegetare gli altri. Il Bologna opponeva infatti una buona cerniera a centrocampo, niente di insuperabile intendiamoci, ma sarebbe stato, necessario disporre di qualche punta e non soltanto di un Garlaschelli assolutamente assente.

Una girata al volo di D'Amico al 58' era l'unica occasione per un brivido, anzi un brividino. Poi al 77' partiva un lancio-lungo per Colomba che prima di trovarsi troppo carico di responsabilità appoggiava a Savoldi che lo aveva seguito al centro. Il centravanti cercava un appoggio, e tardava a trovarlo per il lento cambiamento di fronte del compagni. Ancora più lenti erano però i laziali a rientrare e così il lancio sulla destra, fatto finalmente per Dossena, permetteva a quest'ultimo di giocare con tutta calma il portierino Budoni superato a colombella. All'87' il ruzzolone di Lopez in area, a palla ormai passata ad un compagno e la gran cagnara per il rigore inesistente.

Fonte: La Stampa