Ognio Geminio
Pallanuotista e nuotatore, detto "Mimmo", nato a Recco (GE) il 13 dicembre 1917 e deceduto a Roma il 28 ottobre 1990.
Inizia a nuotare a cinque anni e a nove è centrattacco della squadra di pallanuoto dell'Esperia, una delle migliori formazioni liguri. A tredici anni con la O.N.B. di Recco vince numerosi tornei della sua regione. Nel 1934 partecipa al Campionato Italiano Divisione B e si rivela giocatore di assoluto avvenire. Passa quindi nelle fila del Camogli per interessamento del nazionale Mario Majoni. La squadra conquista lo scudetto imbattuta. Il 31 agosto 1935, a soli diciassette anni, debutta in Nazionale contro la Francia. E' una sconfitta, ma nei giorni seguenti giunge il successo con la Cecoslovacchia che costituisce la prima vittoria della pallanuoto italiana in campo internazionale. Nel 1936 si rivela ottimo nuotatore. Nella "Coppa Marcello" vince i 200 s.l. con 2'37" e nella staffetta mista della squadra di Genova copre i 100 s.l. in 1'5". Nel 1937 è a Roma per il servizio militare con una probabile destinazione in Africa Orientale visto il conflitto in corso con l'Etiopia, ma la S.S. Lazio riesce a tesserarlo e a farlo rimanere nella Capitale. Fa parte della squadra di pallanuoto che vince il Campionato di Divisione B e si aggiudica i Campionati della Milizia a Trieste. Nella stessa annata conquista il titolo di campione italiano juniores nei 200 s.l. segnando il tempo di 2'31". Nel 1938 nuota nei 400 metri della "Coppa Mussolini" in 5'25" e esordisce a Bled il 30 luglio nell'incontro con la Jugoslavia, tre giorni dopo essersi assicurato la Coppa Ugolini di fondo a Bracciano. Seguono le partite con la pallanuoto con Ungheria, Francia e Germania. Compie una tournée in Tunisia dove si cimenta anche in gare di nuoto. E' terzo nei campionati italiani nei 400 s.l. alle spalle di Schipizza e Luciani. Disputa a Londra i Campionati Europei e al termine degli stessi sostiene degli incontri nella Germania meridionale.
Nel 1939 è terzo con la Lazio nel Campionato Nazionale divisione A. In Olanda è tra i migliori nella "Coppa Horthy"; vince a Bologna nei campionati G.I.L. i 400 s.l. regolando Luciani. In questa stessa competizione fa parte della vincente staffetta artistica 3x100. Inizia a cimentarsi nel fondo: è secondo nella "Traversata di Roma", primo a Padova e quarto a Pisa. Si laurea campione d'Italia agli assoluti di Trieste precedendo il compagno di squadra Gennari nei 1.500 s.l. L'anno successivo vince la Riunione nazionale di Roma sui 1.500 metri, è terzo nella "Leonida Bissolati" sul Tevere e nella "Gran Fondo di Trieste". Nel campionato di pallanuoto porta la Lazio al secondo posto alle spalle della Florentia. A Budapest con la nazionale per il "Trofeo delle Nazioni" contribuisce alla vittoria sui forti tedeschi. Al ritorno a Roma è primo nella "Traversata" sul Tevere (25 agosto) e pochi giorni dopo agli Assoluti di Chiavari è campione nei 400 s.l. (5'07") e nei 1.500 s.l (20'50"): in entrambe le gare piega Nino Schipizza della Fiumana. Nella 4x200 s.l. assieme a Guido Giunta, Aldo Ghira e Massimo Costa, conquista il suo terzo titolo in due giorni. Completa la trionfale annata vincendo nei 1.500 ai Societari di Genova e la "Coppa Serenissima" di fondo a Venezia. Nel 1941 entra all'Università segnandosi alla Facoltà di Magistero. Il 20 luglio iscrive per la prima volta il suo nome nell'albo dei vincitori della classica "Bissolati". A Ferragosto si aggiudica a Pescara la "Gara del Miglio Marino" quindi alla Cozzi di Milano è secondo ai Campionati assoluti in tutte e tre le specialità che lo avevano visto vincitore l'anno precedente.
Il 1942 è anno povero di soddisfazioni. Vince tra i goliardi il "Trofeo Pallavicino" a Napoli sui 1.500 e negli assoluti è secondo nella 4x200 e terzo nei 1.500 alle spalle di Mocan e Schipizza. Nella pallanuoto la Lazio è seconda alle spalle del Guf R.N. Napoli. Sul Tevere giunge un terzo posto nella "Traversata". Il precipitare degli eventi bellici fa si che l'attività sportiva sia cancellata nel 1943. All'indomani della liberazione di Roma, il Tevere si rianima con i suoi nuotatori. Con Edmondo Pennechini è protagonista di grandi sfide sul fiume. Vince la "Coppa Sannibale" (23 luglio), la "Bissolati" (10 settembre) e la "Coppa di Natale" (24 dicembre). Nel 1945 la riapertura della piscina dello Stadio Nazionale permette la disputa dei Campionati Italiani dopo due anni di sospensione. Ognio arriva all'appuntamento con due successi nelle acque del Tevere: la "Coppa Silvestri" e la "Coppa Tofini". Nelle tre giornate romane (14-16 settembre) il quartetto Crugnola-Ognio-Mario Tofini e Pennechini si aggiudica il titolo nella 4x200 s.l. Nella pallanuoto la Lazio pareggia in rimonta la sua ultima partita contro la Rari Nantes Napoli. E' un 3-3 che assegnerebbe il titolo ai biancocelesti, ma i partenopei presentano un reclamo poggiandosi su un errore tecnico commesso dall'arbitro Bravin. La decisione di attribuire o meno il titolo ai romani slitta, tra mille polemiche, addirittura alla primavera seguente. E' proprio lui a difendere la sua Lazio a Genova di fronte all'Assemblea della Federazione. A rappresentare la R.N. Napoli vi è Mimì Grimaldi. Alla fine giunge l'assurda decisione di cancellare il torneo e di non assegnare il titolo del 1945. Solo nel 2021, a distanza di ben 76 anni, verranno riconosciute le ragioni della S.S. Lazio e lo scudetto le verrà assegnato.
Nel 1946 è nominato consigliere e anche allenatore della sezione nuoto. Nelle gare di fondo si aggiudica la "Sannibale", la "Cappellani" e la "Coppa SEM" nel mare di Taranto. Nella pallanuoto la "vendetta" sulla R.N. Napoli non si consuma e nell'incontro chiave con i rivali il giorno di Ferragosto, il sette biancoceleste abbandona l'incontro sul 2-4 protestando contro le decisioni arbitrali. L'anno successivo si dedica esclusivamente alla pallanuoto e alle amate gare di fondo. Si aggiudica la "Traversata delle 5 Terre" il 27 luglio e la "Coppa Mediterraneo" a Ostia (che si disputa per il mare grosso nel Canale dei Pescatori). Terminato il campionato con un terzo posto, giunge la convocazione per i Campionati Europei di Montecarlo. Nei giorni del ritiro si sposa a Chiavari. Nel principato il Settebello azzurro, guidato da Ognio nel ruolo di centrosostegno e dall'altro biancoceleste Ghira in quello di centroboa, si aggiudica il titolo continentale. Nel 1948 giunge a Roma Gildo Arena, il grande campione napoletano, e le speranze di scudetto per la Lazio sono grandi. A metà campionato la Lazio è nei piani alti della classifica, ma il torneo si interrompe per le Olimpiadi di Londra. Ognio, Ghira e Arena guidano gli azzurri alla conquista della medaglia d'oro. Al ritorno in Italia, con grandi festeggiamenti per lo splendido successo, i tre atleti si rituffano nel campionato, ma la secca sconfitta a Firenze del 22 agosto spiana alla Florentia la conquista dello Scudetto. Nei Campionati Assoluti a Torino in settembre, con la staffetta 4x200 s.l. si piazza al secondo posto. Con l'anno successivo giunge la decisione di diradare al massimo gli impegni sulle gare di nuoto e di dedicarsi quasi esclusivamente alla pallanuoto.
La squadra, che ha perso Arena tornato a Napoli, può contare solo a campionato avanzato su Ghira. Giunge alla fine un deludente quinto posto in classifica. Il campionato successivo vede la squadra biancoceleste lottare sino all'ultimo con la R.N. Napoli che si aggiudica lo scudetto di un solo punto. In agosto Ognio è a Vienna per gli europei, ma la Nazionale, rinnovata rispetto a Londra di due anni prima, non va oltre il quarto posto. Il Settebello azzurro si rilancia alle Olimpiadi di Helsinki del 1952 ottenendo un bronzo alle spalle di Ungheria e Jugoslavia. Il 1953 è l'ultimo anno come atleta. Il 13 settembre "Il Colonnello" disputa la sua ultima partita con la Lazio che supera la Florentia per 5-3; segna una rete con un astuto pallonetto. Poco prima della fine dell'anno accetta di allenare la squadra della A.S. Roma che entra nella pallanuoto assorbendo la formazione del Ministero degli Esteri, appena promossa in serie A. Il debutto in panchina è ottimo in quanto la matricola riesce a sorpresa ad aggiudicarsi lo Scudetto. Lascia presto il lavoro di allenatore proseguendo un' attività come arbitro durata dodici anni con la direzione di 34 partite del massimo campionato. Per molti anni gestirà un'elegante cartoleria in Piazza Ungheria, la "Cartograf". Geminio Ognio rimane uno dei più grandi atleti che abbiano militato nella S.S.Lazio. Per sedici anni consecutivi ha onorato in Italia e all'estero i colori biancocelesti. Le sue grandi doti nel fondo e una buona velocità di base permisero a lui una splendida carriera di pallanuotista. Grande lavoratore in allenamento, classico centrovasca, velocissimo negli spostamenti, marcatore implacabile, con naturale predisposizione negli inserimenti in attacco e un tiro molto preciso. In nazionale dal 1935 sino al 1952 (con 2 Olimpiadi e tre Europei), con gli anni di guerra a portar via tante altre gare in acqua, una medaglia d'oro ai Giochi di Londra e una agli Europei di Montecarlo, un bronzo ai Giochi di Helsinki, un campionato di pallanuoto, 5 titoli nazionali nel nuoto e le tante affermazioni nelle più prestigiose gare di fondo affidano il suo nome alle leggende dello sport.
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