Mercoledì 5 dicembre 2007 - Milano, stadio Giuseppe Meazza - Inter-Lazio 3-0
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5 dicembre 2007 - 3.257 - Campionato di Serie A 2007/08 - XII giornata - inizio ore 20.30
INTER: Julio Cesar, Maicon, Burdisso, Samuel, Maxwell, J.Zanetti, Cambiasso, Pelé (85' Materazzi), Jimenez, (74' Solari), Ibrahimovic, Suazo (61' Crespo). A disposizione: Orlandoni, Cordoba, Chivu, Cruz. Allenatore: Mancini.
LAZIO: Ballotta, De Silvestri, Stendardo (46' Kolarov), Cribari, Zauri, Mudingayi, Ledesma, Manfredini, Mauri (64' Meghni), Pandev (74' Makinwa), Rocchi. A disposizione: Muslera, Scaloni, Baronio, Vignaroli. Allenatore: D.Rossi.
Arbitro: Sig. Damato (Barletta) - Assistenti Sigg. De Santis e Lanciani - Quarto uomo Sig. Romeo.
Marcatori: 22' Ibrahimovic (rig), 33' Maicon, 55' Suazo.
Note: recupero della gara rinviata l'11 novembre 2007. Serata fredda, terreno in pessime condizioni. Ammoniti: 22' Stendardo, 57' Zauri, 60' Ledesma, 68' Samuel, tutti per comportamento scorretto. Angoli: 11-3. Falli commessi: 8-16. Tiri in porta: 8-3. Tiri fuori: 7-5. Fuorigioco: 5-1. Recuperi: 1' p.t., 4' s.t.
Spettatori: paganti 7.506 per un incasso di 140.648,60 euro, 37.161 abbonati per una quota di euro 758.155,19.
Un'Inter da dieci. Contro la Lazio è arrivata la decima vittoria, quella che dà una svolta alla classifica: il duello con la Roma è sempre più vivace, ma la Juve è a otto punti, l'Udinese a nove e la Fiorentina a dieci. La squadra di Mancini è andata a segno per la 45ª volta a San Siro e nelle ultime cinquantaquattro partite ha perso soltanto una volta. Il tris nerazzurro, aperto da un rigore non inventato, ma generoso (trattenuta di Stendardo su Burdisso, dopo ventidue minuti), trasformato da Ibrahimovic e chiuso da Suazo in avvio di ripresa con un diagonale da sinistra a destra, con in mezzo la perla di Maicon sull'angolo di Jimenez, appartiene alla frontiera del già noto. Resta da capire perché l'Inter, dopo aver dominato la gara di Firenze, in meno di un'ora abbia costretto la Lazio alla resa e continui a correre a ritmi folli, che soltanto la Roma riesce a mantenere. La prima spiegazione è negli ultimi quattro minuti di gara, quando, sul 3-0, l'Inter ha continuato a pressare i laziali, ai quali aveva concesso soltanto un quarto d'ora di respiro e, recuperato il pallone, non ha smesso di giocare in verticale, arrivando con Samuel alla rete del 4-0, annullata per un fuorigioco, peraltro inesistente (dettaglio) e con Ibrahimovic che è andato a rubare palla sulla linea di metà campo.
L'Inter, che era partita con il freno a mano tirato, giocando a ritmo troppo basso, una volta trovato il vantaggio, con il ritorno al gol in campionato di Ibrahimovic, è diventata inarrestabile, soprattutto quando si è trovata a poter attaccare in campo aperto. Si fa in fretta a dire che la Lazio ha offerto resistenza soltanto in avvio ed è rientrata in partita nell'ultimo quarto d'ora, però quando l'Inter scalda il diesel, giocarci contro diventa un inferno. La seconda spiegazione della forza nerazzurra è nell'intercambiabilità degli uomini. Viste da fuori, cioè da chi non può avere il polso della squadra, le scelte di Mancini sembravano prossime all'avventurismo e assai rischiose. Cambiare la squadra di Firenze, mettendo insieme Pelé e Jimenez, nella zona vitale del campo, è stata invece una soluzione geniale, che ha confermato come il tecnico abbia un controllo totale della situazione e come, tenendo invariato lo spartito, tutti gli interpreti riescano ad offrire buona musica. I cori di San Siro per Mancini sono il segnale che anche la gente ormai identifica questa squadra con il lavoro del suo allenatore (e dello staff), che magari fa aspettare i ragazzi, ma che non sbaglia i tempi del lancio. Pelé, scoperto da Bedin, padre portoghese e madre di Capo Verde, deve confermarsi, ma Jimenez ha confermato di aver ritrovato le sue qualità migliori, che aveva perso proprio nell'ultima tormentata stagione (alla Lazio).
La terza spiegazione è nella condizione fisica straripante dei suoi uomini più importanti. Cambiasso non ha mai mollato di un centimetro, recuperando palloni importanti e distribuendoli con lanci che hanno ricordato quelli di Suarez, anche se un altro Suarez non giocherà mai più nell'Inter (vedi quello che ha pilotato Suazo al 3-0); Ibrahimovic ha giocato e ha fatto girare tutta la squadra, senza mai risparmiarsi, andando a prendere anche i palloni più difficili da domare con alcuni virtuosismi aerei, belli come alcuni suoi gol. Ma la forza dell'Inter è anche nei dodici giocatori che sono andati a segno in campionato. Un lusso che solo le squadre che girano si possono permettere.
La Gazzetta dello Sport titola: "Tris alla Lazio. E adesso chi la ferma più?".
Continua la "rosea": La fuga non sta nei numeri, ma nella qualità degli uomini. I 3 punti che deve recuperare la Roma e gli 8 che, da ieri sera, deve scalare la Juve, sono il meno. Il vero baratro tra i nerazzurri e la concorrenza lo spalancano prestazioni come quella contro la Lazio. Perso Dacourt, Mancini manda in campo Pelé, che finora aveva raccolto spiccioli, e il ragazzino risponde con un'applaudita prova di personalità e prospettiva. Assenti Figo e Stankovic, Jimenez conferma la sua maturazione galoppante, con un'altra esibizione di talento. Gli fosse entrato il golazo con sombrero, nella ripresa, avrebbe avuto in pugno il cuore di San Siro. Con Maicon, ieri è andato a segno il 12° interista in 14 partite di campionato. Insomma, l'Inter di Mancini non finisce mai. Nell'organico e nella volontà. Al 90', sul 3-0, Ibrahimovic è rinculato nella sua metà campo per sradicare palla come un mediano. La fame spinge questo gruppo non meno della classe. Dopo i due gol del primo tempo, l'Inter non si è fermata, anzi, ha accelerato, divertendosi e mostrando una condizione fisica eccellente. Ibra, Cambiasso e Jimenez in vetrina. La Lazio non ha potuto che arginare. Mancavano Figo, Stankovic, Dacourt, Vieira... Morale: l'Inter è molto più in fuga di quanto dica la classifica.
La squadra di Lotito è esattamente agli antipodi di quella di Moratti: non attrezzata per il folle volo che è riuscita a meritarsi (campionato e Champions). Stremata nelle forze e nell'organico, ha provato qualcosa nei primi dieci minuti che l'Inter ha impiegato per digerire la formazione inedita. Poi, piegata da un rigore discutibile, condannata da una difesa trasparente, si è limitata a sopravvivere e a contenere il passivo. Ha trovato il primo tiro in porta al 26' della ripresa (Meghni) e ci ha provato con l'orgoglioso Rocchi nel finale. Ora il viaggio della speranza a Madrid, ma la vita vera, quella dura, inizierà il giorno dopo: tirarsi fuori dalle paludi della brutta classifica non sarà facile. Apparentemente due angoli. Sul primo, Stendardo e Burdisso si aggrovigliano a centro area. Lo sgarbo è reciproco, l'arbitro pare allontanarsi, poi richiamato dal guardalinee De Santis, converge sul dischetto e spiega: "L'ha tirato giù". Ibra realizza il rigore (22'). Sul secondo corner, di Jimenez, Maicon si avventa con la forza e la fame di tutta questa Inter e scaraventa dentro, tra le statuine del presepe laziale (33'). In realtà, a decidere non sono stati due episodi da fermo, ma la qualità di uomini e organico. L'infortunio di Dacourt impone a Mancini di ridisegnare il centrocampo. Ne approfitta per testare il giovanissimo Pelé, che si schiera alla destra del padre del reparto (Cambiasso), mentre Zanetti trasloca a sinistra. Il rampante Jimenez viene confermato al vertice alto del rombo. Materazzi aspetta ancora.
Messa al sicuro la vittoria, l'Inter ha cominciato a divertirsi. E il suo popolo con lei. Ibrahimovic ha deliziato in palleggio e sfiorato il gol in contropiede (7'). Jimenez si è dimostrato sempre a suo agio nel localino dietro le punte. Pelé ha fatto cose semplici e utili, da piccolo Vieira. Cambiasso sembra un aereo che non riesce più a scendere di quota: geniale il lancio per il terzo gol di Suazo (10'). Ma anche il rendimento di Samuel continua a volare altissimo. Rocchi, nel finale, ha ricordato che, nel caso, l'Inter ha anche un affidabilissimo Julio Cesar. Neanche un medico avrebbe guastato il buon umore di Mancini, ieri.