Domenica 11 novembre 2007 - Milano, stadio San Siro - Inter-Lazio (rinviata)
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11 novembre 2007 - Campionato di Serie A 2007/08 - XII giornata
INTER: -
LAZIO: -
Arbitro: -
Note: la gara non è stata disputata a causa del decesso del giovane tifoso laziale Gabriele Sandri di cui, qui appresso, raccontiamo la vicenda.
Spettatori: -
► La gara effettivamente disputata
► Le tappe della vicenda di Gabriele Sandri
La tragedia che scuote l'Italia, che provoca un'ondata di indignazione in tutte le tifoserie, che riaccende il dibattito sia sulle violenze degli Ultras, sia sugli errori che a volte commettono gli uomini delle forze dell'ordine, comincia poco dopo le 9 nell'autogrill di Badia al Pino, lungo l'autostrada "A1". Un accenno di rissa tra sostenitori juventini e laziali, la Polizia Stradale che subito dopo interviene, un agente che spara uno, forse due colpi di pistola a grande distanza; muore così un ragazzo, Gabriele Sandri di 28 anni, supporter biancazzurro, noto dj dei locali romani e titolare di un negozio di abbigliamento, viene colpito al collo mentre si trova all'interno di un'auto, una Renault Megane.
Una morte assurda, "un tragico errore", come alcune ore dopo il fatto ammette il questore di Arezzo Vincenzo Giacobbe. Diversa l'opinione di Luigi Conti, legale della famiglia della vittima, che accusa: "E' omicidio volontario". Così come il fratello di Gabriele, Cristiano Sandri, che urla tutto il suo dolore: "Me lo hanno ammazzato". Adesso, naturalmente, spetta agli inquirenti fare piena luce sull'accaduto: sia ascoltando i testimoni - a partire dall'agente che ha sparato, a quanto sembra un trentenne con diversi anni di esperienza alle spalle - sia attraverso altri tipi di riscontri. Come i filmati delle telecamere di sicurezza dell'autogrill, sequestrati dalla Polizia scientifica.
In attesa di conoscere l'esito delle indagini, quel che sembra certo è che, poco prima delle 9 del mattino, un'auto di tifosi juventini, nel piazzale di sosta, viene avvicinata da alcuni supporter laziali, armati di spranghe. C'è tensione, ma i bianconeri riescono a sottrarsi all'aggressione. L'incidente però, ormai concluso, richiama l'attenzione di una pattuglia della Polstrada che, dalla corsia opposta, tenta di intervenire. La Megane dei laziali sta già uscendo dall'area di servizio. In quel momento, dall'altra parte della carreggiata, l'agente spara ed un colpo almeno trapassa il vetro posteriore della Megane e colpisce a morte Sandri, seduto sul sedile posteriore sinistro. Forse un goffo tentativo di sparare in aria proiettili di avvertimento, ma questo lo si appurerà nel corso delle indagini e comunque già alcuni testimoni affermano di aver visto l'agente sparare ad altezza d'uomo prendendo la mira.
Gli amici di Sandri, con lui agonizzante in auto, continuano a guidare e si fermano più avanti, praticamente al casello di Arezzo, quando vengono raggiunti dalla Stradale. Ma per Gabriele non c'è più nulla da fare. Tra i primi a essere interrogato, l'agente che ha sparato: trentenne, con diversi anni di servizio. Ma per ora le sue dichiarazioni restano top secret. E già poco dopo la tragedia le indiscrezioni si rincorrono, si comincia a dire che la vittima non è stata colpita da tifosi avversari, ma da un uomo delle forze dell'ordine. Vertici calcistici e dirigenti del Viminale si riuniscono subito, e alla fine decidono di sospendere Inter-Lazio, e di far cominciare le altre partite di "A" con dieci minuti di ritardo. Si sa anche che il Viminale deciderà di vietare d'ora in poi tutte le trasferte. Ma questo non basta a sedare gli animi dei tifosi: incidenti si registrano in vari stadi.
Atalanta-Milan viene interrotta dopo pochi minuti per motivi di ordine pubblico, lo stesso accade a Taranto per Taranto-Massese di C1. A Milano, tifosi interisti e laziali formano insieme un corteo e percorrono le strade vicino allo stadio. Davanti ad un commissariato parte una sassaiola. In quasi tutti gli stadi si sprecano gli insulti alla Polizia. "Gabbo non era un tifoso violento", dice un amico. Aveva due grandi passioni Gabriele Sandri: la musica e la Lazio. Seguiva la squadra in tutte le sue trasferte. Lo conoscevano pure i giocatori. Recentemente aveva partecipato ad una festa con il difensore Lorenzo De Silvestri. Romano, Gabriele gestiva un negozio di abbigliamento alla Balduina ma la sera indossava i panni di dj. Walter Valloni, un manager amico, ha la voce rotta dalla commozione: "Lo conoscevo bene: non era un violento. Ho trascorso con lui tutta l'estate nel mio locale di Porto Rotondo, Em Club. Faceva il dj resident. A Roma lavorava spesso nella discoteca La Cabala".
"Me lo hanno ammazzato a 28 anni con una pistola. Ora le istituzioni facciano la loro parte". Cristiano Sandri è il fratello di Gabriele. Esce dalla caserma della Polizia Stradale di Arezzo che indaga sull'omicidio di questo pomeriggio e si abbraccia a lungo con il padre in lacrime. Nel suo blog Gabriele si presenta così: "Commmerciante, nato a Roma, inizia a coltivare la sua passione per la musica in piena era rave. Il suo primo disco lo compra a 13 anni. I suoi vinili comincia a farli girare nei sabati pomeriggio della capitale. Nel 2002, la prima stagione estiva in Costa Smeralda".
La Gazzetta dello Sport titola: "Agente spara da 80 metri. Tifoso muore. Gabriele Sandri aveva 26 anni, era tifoso laziale. Una rissa con gli juventini, poi gli spari. Rinviata Inter-Lazio".
Continua la "rosea": Il fiato strozzato, il respiro ucciso, un urlo di dolore che quasi non ha forza e tempo per nascere: sono le 9.20 di una mattina agghiacciante e Gabriele Sandri, 26 anni, tifoso laziale, viene colpito così, con una pallottola nel collo, gli amici di fianco, in quella Megane Scénic già in movimento e in uscita dall'area di servizio Badia al Pino Est. Un rantolo, il panico, la disperazione. E la morte, cinque chilometri dopo, al casello di Arezzo, la chiamata al 118, i soccorsi. Niente da fare. La pallottola viene esplosa dall'altra parte dell'autostrada, settanta-ottanta metri più in là, sei corsie più in là, con le recinzioni in mezzo, area di servizio Badia al Pino Ovest, direzione Sud: la dinamica è al vaglio delle perizie balistiche ma c'è che il proiettile (presumibilmente di una Beretta calibro 9) ha colpito lui, Gabriele. A morte. Erano partiti verso le sette da Roma, i cinque amici e tifosi della Lazio, direzione Milano. Sono Marco, Federico, Simone, Francesco e lui, Gabriele. Sosta all'area di servizio, come tante altre volte. Rifornimento, un panino e via. L'area di Badia al Pino Est consta di due bar: quello classico e un altro più avanti, legato alle pompe di rifornimento Total. I cinque ragazzi, secondo le ricostruzioni, fermerebbero la macchina lì, a meno di cento metri da dove poco dopo avverrà il tafferuglio con i tifosi juventini, ovvero quella zona di parcheggio che verrà poi transennata dalle forze di polizia. Dal racconto del gestore del rifornimento, si evince che i tifosi della Lazio s'incamminano verso quelli della Juventus, divisi in due macchine e in transito lì perché diretti a Parma.
La zona del contatto è larga e all'aperto, ci sono sei siti per i parcheggi, un cartello verde con scritto "Firenze" ed è lì che avviene la colluttazione fra le due parti. Secondo il racconto di testimoni sarebbe stata una leggera scazzottata; secondo la polizia, invece, una rissa vera e propria, che induceva gli agenti a sparare due colpi. "Ma noi - dirà poi Paolo, manager dell'area -, non ci eravamo accorti di nulla da dentro il bar: è dopo, quando ci siamo visti arrivare la Polizia che chiedeva le cassette a circuito chiuso, che abbiamo capito tutto". Sono le 9,10 circa e dall'altra parte dell'A1, direzione Sud, due pattuglie della polizia stradale di Battifolle si fermano per accertamenti. Si accorgono che dall'altra parte succede qualcosa. Qualcosa di strano, di anomalo. I metri che dividono le due aree di servizio sono circa ottanta, passano le macchine, i rumori non si colgono bene ma gente che viene alle mani evidentemente sì. Così, i poliziotti danno l'allarme, azionano la sirena, cercano di far desistere i ragazzi. A quel punto i due gruppi si dividono e, così raccontano, un tifoso laziale rimarrebbe a terra per dieci secondi, colpito a un braccio, qualcuno dice da una sportellata di una Classe A appartenente ai tifosi juventini. Gli altri lo soccorrono e vanno via, verso la macchina parcheggiata di fronte all'altro bar, quello dei rifornimenti. Pare finita. Non lo è.
Passati quattro-cinque minuti, ecco che dell'altra area di servizio partono gli spari: due, non si sa bene a distanza di quanto tempo. Il primo sarebbe stato esploso ad altezza corrispondente alla zona della colluttazione; l'altro, presumibilmente poco dopo, quando i tifosi laziali stanno già percorrendo in macchina la via di imbocco dell'autostrada, quindi quasi cento metri più avanti rispetto al punto del contatto fra le due fazioni. Sono le 9,20 circa ed è lì, a macchina in movimento, che il proiettile colpisce Gabriele in pieno collo, lui che è seduto sul sedile posteriore sinistro della Renault Megàne. Francesco è l'amico che gli è seduto al fianco: sentono tutti un suono sordo, non capiscono, è un attimo, poi Gabriele riesce a chiedere aiuto con la voce strozzata. "A un certo punto - racconta in serata il papà di uno dei cinque ragazzi - mi chiama mio figlio e mi dice "Corri, è successa una tragedia, una tragedia!". Pensavo fosse un incidente, sono corso subito: è pazzesco quel che è capitato. Quella macchina era, è, mia: mio figlio me l'aveva chiesta per la trasferta. Non la voglio vedere più quell'auto. Mai più". Così, e sono da poco passate le 9,20, i cinque ragazzi hanno già imboccato l'autostrada: Gabriele sta male, perde sangue, il panico avvolge tutti, chi guida si ferma sulla corsia di emergenza, poi i ragazzi realizzano che l'uscita di Arezzo è a cinque chilometri, la corsa diventa folle, è la corsa per salvare la vita, la vita di un amico. I laziali arrivano al casello di Arezzo, chiedono aiuto, chiamano il 118, poi ecco una volante della Polizia. Attimi. Tragici.
Gabriele viene soccorso, ma non c'è niente da fare. I suoi amici saranno interrogati per oltre 10 ore in questura ad Arezzo. Ne usciranno alle 11 a volto coperto e senza dire una parola. I ragazzi si stavano recando a Milano per assistere alla partita della Lazio con l'Inter, ma, dopo i tragici fatti, la gara è stata rinviata a data da destinarsi, mentre si sono giocate le altre partite, iniziate con 10 minuti di ritardo. Tutte tranne Atalanta-Milan, sospesa per le intemperanze dei tifosi bergamaschi. La decisione è stata presa dalla Figc, in accordo con la Lega. Giocatori e arbitri sono scesi in campo con il lutto al braccio. Questa è la storia che, sulle prime, vive di ricostruzioni che sembrano assurde. La pista giusta, quella di un colpo sparato dall'area di servizio di fronte, ce la fornisce di buon'ora una famiglia che ha raccolto testimonianze di benzinai, poi dileguatisi. Quando verso le 16, nella zona dalla quale sono partiti i colpi, arrivano 6 macchine della polizia più 4 della Scientifica dalle quali escono agenti con gli occhi rivolti verso il terreno e muniti di metal-detector per cercare i bossoli, ecco la conferma: lo sparo è partito dall'altra parte dell'A1. E Gabriele non c'è più. All'area di servizio Badia al Pino, vicino ad Arezzo, si scontrano bianconeri che vanno a Parma e laziali diretti a Milano. Due pattuglie della Polstrada sono nell'area di servizio opposta. Gli agenti vedono del movimento e sparano due colpi per intimidire. Una pallottola colpisce Gabriele al collo, mentre l'auto si sta immettendo in autostrada. Subito la corsa verso Arezzo: ma è tardi.
Un altro servizio della "rosea" ci racconta Gabriele:
Lazio e musica. I grandi amori del dj Gabriele. Il 26enne romano ha lavorato sino alle 5 e poi è partito per Milano dopo aver trovato un passaggio all'ultimo sul blog. Il messaggio struggente della fidanzata.
Se lo sentiva Gabriele Sandri. La giornata di ieri si annunciava faticosa, ma non poteva immaginare diventasse mortale. Se lo sentiva tant'è che, fino all'ultimo, era stato incerto sul partire o meno per Milano. "Con tutte le assenze della Lazio - aveva confessato al dj Massimo Allotta con cui aveva messo dischi fino a tarda notte al Piper - che ci andiamo a fare. L'Inter vince di sicuro". Era persino rimasto a piedi, costretto ad accettare un passaggio dell'ultimo momento, offertogli sul suo blog da un gruppo di tifosi laziali, il Jollywhite: "Siamo in tre, c'è posto per chi è rimasto a terra". Ma se lo sentiva anche mamma Daniela che a una vicina di casa, la signora Collenza, aveva confidato: "Chissà. Sono un po' preoccupata. Prima la nottata in discoteca, poi la sveglia all'alba, quel viaggio fino a Milano in macchina, e poi quella partita di calcio", non poteva immaginare quanto sarebbe accaduto. Regna il silenzio nella palazzina di via Rodriguez Pereira, quartiere Balduina, ex zona chic, comunque abitata dalla buona borghesia romana, commercianti, professionisti, artigiani. Gabbo, come si faceva chiamare Gabriele, viveva in casa coi genitori, di giorno lavorava col padre, Giorgio, nel negozio di abbigliamento Harrison di via Friggeri, a due passi dall'abitazione.
Di notte si scatenava come dj. Bravo, nel suo lavoro notturno: "Era uno che sapeva animare le serate - racconta Marco Bornigia, titolare del Piper -, spesso veniva richiesto per compleanni, feste private. Un ragazzo davvero serio, col sorriso sulle labbra". La musica, quella house in particolare, era una delle sue passioni: "Veniva spesso nel mio negozio - ricorda Cristiano Colaizzi, titolare di un esercizio che vende cd per dj -. Salutava, si informava sulle ultime novità, comprava sempre qualcosa. No, di calcio non parlavamo, sono romanista, giusto qualche battuta". Era fidanzato, Gabriele, con Lucrezia che davanti a casa dei Sandri lascia uno struggente messaggio: "Grazie per aver messo al mondo un angelo, un angelo che da sei mesi era la mia metà". Ma anche l'ex è disperata, Francesca piange, si erano lasciati per divergenze politiche. "Troppo di destra", diceva lei, alludendo a un tatuaggio che Gabbo portava sul corpo. Poi entrambe si sono dirette verso piazza Euclide, luogo di ritrovo dei giovani di Roma Nord, nel quale si sono dati appuntamento amici e tifosi della Lazio per una fiaccolata che la pioggia ha impedito.
Già, la Lazio, ecco un'altra delle grandi passioni di Gabriele. Ma anche in questo caso Sandri non amava l'esagerazione: abbonato in Tribuna Tevere, non un "curvarolo". Un tifoso che seguiva la squadra in trasferta, l'ultima volta era stato a Brema, per la gara di Champions col Werder. Milano purtroppo non è riuscito a raggiungerla. Ieri Gabriele Sandri è tornato a casa verso le cinque del mattino. Il tempo di schiacciare un pisolino, di fare una doccia e poi appuntamento a piazza Vescovio con la piccola comitiva che l'avrebbe portato a Milano. Appena uscito dalla discoteca aveva mandato un sms al suo grande amico Lorenzo De Silvestri: "Daje, Lo, ho appena finito di suonare e ora sto per partire per portarvi alla vittoria. Sempre con voi". Quella col giocatore della Lazio era un'amicizia di vecchia data. Gabbo aveva fatto il dj alla festa per il 18 compleanno del difensore, ma era in confidenza anche con altri due biancocelesti, il terzo portiere Berni e col centrocampista Firmani. Quei colori, un giorno di novembre, gli sono costati la vita.
Sempre dalla Gazzetta dello Sport, la cronistoria dei fatti violenti successi dopo la notizia della morte di Gabriele:
Una giornata di terrore. Alle 9.20 la morte di Sandri e Inter-Lazio non si gioca.
Intorno alle 9.20 di ieri mattina si scatena una rissa tra tifosi laziali e juventini che si incontrano nell'area di servizio di Badia al Pino, sulla A1, nei pressi di Arezzo. Interviene la polizia, un colpo, sparato da un poliziotto uccide Gabriele Sandri, 26 anni, dj romano, tifoso della Lazio che si stava dirigendo a Milano per la partita con l'Inter. Prima delle 14 Inter-Lazio viene ufficialmente rinviata e da San Siro parte un corteo di tifosi che, creando anche qualche momento di panico davanti alla sede Rai di corso Sempione, arriva in piazza Duomo.
Bufera, sospesa Atalanta-Milan, Inter-Lazio salta, ma è a Bergamo il caos. Prima i tifosi atalantini attaccano la polizia, poi arrivano i milanisti ed è bufera. La gara comincia coi 10' di ritardo proclamati in tutti gli stadi, ma dopo 7' 40" viene sospesa. In curva nerazzurra succede di tutto: viene sfondato il plexiglass, Doni va lì, ma gli viene spiegato che "se si riprende succede qualcosa di grave" A Roma in serata si scatena l'inferno. Mentre cinque partite vengono portate a termine, il Viminale decide che pure il posticipo Roma-Cagliari deve essere rinviato. Già durante la fiaccolata in memoria di Gabriele Sandri c'era stato un lancio di petardi contro la polizia. I tifosi di Roma e Lazio si coalizzano e si impossessano della zona dell'Olimpico scatenando l'inferno. Sono circa 800, entrano negli uffici del Coni e devastano. E' guerriglia con fermi e arresti.
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