Mercoledì 21 agosto 1985 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Catania 1-0

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21 agosto 1985 - 2241 - Coppa Italia 1985/86 - Gara 1 girone 3 - inizio ore 20,45

LAZIO: Malgioglio, Podavini, Calisti, Galbiati, Filisetti (46' Calcaterra), Magnocavallo, Poli (86' Toti), Vinazzani (11' Fonte), Fiorini, Caso, Garlini. A disp. Ielpo, D'Amico. All. Simoni.

CATANIA: M.Onorati, De Simone, Garzieri, Picone, Pedrinho (46' Lubbia), Maggiora, Luvanor (46' Mandressi), S.Pellegrini, Puzone (85' Garaffa), P.Braglia, Picci. A disp. Pino, Frazzetto. All. Rambone.

Arbitro: Leni (Perugia).

Marcatori: 6' Fiorini.

Note: serata calda, terreno in ottime condizioni. Ammoniti: Galbiati, Fiorini, De Simone, Picone e Mandressi. Angoli 5 a 3 per la Lazio. Al 10' Vinazzani è stato sostituito da Fonte per una contusione con infrazione ad una costola.

Spettatori: 25 mila circa (22.924 paganti, per un incasso di 251.842.000 lire).


Lo stacco di testa vincente di Fiorini
Da Il Messaggero
L'esultanza di Fiorini, che gli costerà l'ammonizione
Da Paese Sera
Il fotogramma del colpo di testa dal servizio RAI
Un attacco degli ospiti
Da Paese Sera
Il biglietto della partita
Il tabellone con il risultato finale

Il Messaggero titola: “Lazio chi ben comincia…” Una rete di Fiorini dopo sette minuti piega il Catania all’Olimpico. Biancazzurri in netto progresso, nonostante l’infortunio a Vinazzani. Fonte il migliore.

Ritenuta ancora in cantiere e alle prese con problemi di difficile costruzione, la Lazio ha improvvisamente dimostrato di essere pressoché vicina al tetto. Una vittoria di misura, grazie al gol ottenuto di testa da Fiorini (7'). ma una dimostrazione di gioco che ha rassicurato il pubblico e quanti temevano per Simoni.

L’esordio in Coppa Italia, infatti, ha dimostrato che il nuovo allenatore biancazzurro è sulla buona strada. Sulla base di una organizzazione difensiva affidata a Galbiati, Vinazzani e Caso, la Lazio riusciva a trovare lo spazio per attacchi in profondità che la portavano presto al gol. Soprattutto Galbiati, agendo da libero alle spalle di Filisetti e Calisti, dava l'idea di promuovere dalla propria area ogni manovra della squadra. In posizione dei difensori centrali, ossia nelle funzioni di marcatori delle due punte avversarie, Filisetti e Calisti controllavano rispettivamente Puzone e Louvanor. Seguendo dappertutto Louvanor, aveva il merito Calisti di anticiparlo, togliergli l’iniziativa e assicurare così una costante spinta offensiva alla squadra.

Le idee di gioco e l'ordine, come si è accennato, venivano comunque da Vinazzani e Caso, oltre che da Galbiati. Davanti alla difesa, Vinazzani tendeva soprattutto a chiudere la strada a Pedrinho che, fiancheggiato da Pellegrini e Braglia, si comportava da centromediano metodista. L'azione e la posizione di Vinazzani giovavano a Caso che, sottoposto alla guardia di Braglia, poteva spostarsi dove e come voleva e far valere gli allunghi per Fiorini e Garlini e le aperture per Podavini e Magnocavallo che, il primo a destra e il secondo a sinistra, si imponevano lungo le fasce laterali, con la corsa e gli scatti del terzino che diventa ala. Nel senso del movimento, notevole anche la prestazione di Poli che, avanti e indietro, si univa spesso a Caso con servizi di copertura e recuperi che accentuavano il filtro dei centrocampisti per la difesa. La mobilità consentiva inoltre a Poli di sfuggire alla marcatura di un mastino quale l’ex romanista Maggiora.

Finalmente, dunque, una Lazio che funzionava. Funzionava tanto da non risentire minimamente dell'infortunio di Vinazzani che era costretto (10’) a lasciare il proprio posto a Fonte. Questi, attivissimo. assumeva la stessa posizione di Vinazzani, tenendo d’occhio Pedrinho e portandosi al fianco di Caso, quando era il momento dell'attacco, e coprendo anche le spalle a Galbiati, quando questi tentava la sortita.

Più che meritato, il gol che la Lazio otteneva al 7', in seguilo a rudezza di Picone ai danni di Fiorini. Eseguiva la punizione Caso con un pallone preciso per la testa di Fiorini che, precedendo nel salto Garzieri, cacciava la palla in rete.

La Lazio mostrava anche di non risentire della sostituzione di Filisetti che nella ripresa ha lasciato il posto a Calcaterra. Cresceva tuttavia il Catania che, sebbene costretto a frequenti ripiegamenti per tenere a bada Fiorini, Garlini e Poli, si portava con insistenza all'attacco. Il suo sforzo offensivo derivava soprattutto dai ritocchi di Rambone che ha rinunciato nel secondo tempo sia a Louvanor che a Pedrinho, mandando in campo Mandressi e Lubbia. Almeno nel senso dello slancio e della velocità, l'azione della squadra siciliana acquistava ciò che le era mancato con i due brasiliani: un ritmo che metteva alla frusta la squadra di Simoni. Specie Mandressi, scattante, spigoloso (per poco, al 60’, non veniva alle mani con Galbiati ed è stato ammonito insieme con il biancazzurro), era capace sulla sinistra di scatti che non davano tregua a Calcaterra. Sempre sulla sinistra, la spinta di I.ubbia che però non sfuggiva al controllo di Podavini.

Messa alla frusta, la Lazio ribadiva la sua saldezza difensiva, soprattutto per merito di Galbiati e Fonte. Quest'ultimo, col passare dei minuti, raggiungeva un rendimento che lo poneva al di sopra di compagni e avversari. Sul piano dinamico, l'immagine di uno scoiattolo imprendibile, che arrivava dappertutto, mentre gli altri accusavano la fatica. Niente da fare per il Catania che, nello sforzo di evitare la sconfitta, procurava soltanto un brivido ai tifosi biancazzurri, allorché Malgioglio, fino allora più che attento, si è improvvisamente distratto (74'), lasciandosi sfuggire di mano il pallone, in seguito a un cross di Puzone.

Il pubblico non lesinava gli applausi alla propria squadra, sottolineando soprattutto l'azione di Galbiati, pronto a respingere l'assalto avversario e portarsi all'attacco, con iniziative che favorivano le incursioni di Fiorini e Garlini. Mancava il raddoppio Fiorini, rigirandosi dalla destra: il suo tiro (69’) non sfuggiva alla presa di Onorati. Non aveva fortuna Magnocavallo che, smarcato sulla sinistra, si è potuto accostare al portiere e gli ha tirato addosso per precipitazione (72’). Sul finire (87'), Simoni utilizzava anche il giovane Toti, in sostituzione del trovatissimo Poli.