Mercoledì 15 gennaio 2003 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Bari 2-1
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15 gennaio 2003 - 3025 - Coppa Italia 2002/03 - Quarti di finale - gara d'andata
LAZIO: Concetti, Oddo, Colonnese, Couto, Sorin, Castroman (72' Fiore), Simeone, Liverani, Manfredini, C.Lopez (62' Corradi), Chiesa (76' Gottardi). A disposizione: Marchegiani, Negro, Pancaro, Giannichedda. Allenatore: Mancini.
BARI: Battistini, Innocenti, Doudou, Neqrouz, Candrina, Mazzarelli (56' Markic), Bellavista, D'Agostino, Armenise, Valdes (73' Pizzinat), Spinesi (82' Anaclerio). A disposizione: Gillet, Sibilano, Mora, Chukwu. Allenatore: Tardelli.
Arbitro: Sig. Morganti (Ascoli Piceno).
Marcatori: 41' Castroman, 66' D'Agostino, 90' D'Agostino (aut).
Note: ammonito Battistini per proteste. Calci d'angolo: 4- 0. Recuperi: 2' p.t., 4' s.t.
Spettatori:8.000 circa con 3.373 paganti per un incasso di 44.600 euro.
La Gazzetta dello Sport titola: "Lazio, tutto in extremis. Sciopero rientrato dopo l'arrivo degli assegni. All'Olimpico, vittoria su autogol al 90'. Un'altra giornata ad alta tensione si chiude con la consegna degli arretrati. E con un faticoso 2-1".
Continua la "rosea": Quando lo saprà, Tardelli si morderà probabilmente le mani. Il suo Bari, uscito sconfitto di misura dall'Olimpico, avrebbe potuto portare a casa ben altro (e più favorevole) risultato se in serata si fosse concretizzata la minaccia che in mattinata i giocatori biancocelesti avevano lanciato da Formello. "Se non ci date i soldi, questa sera non giochiamo". E' stato questo l'ultimatum urlato dai calciatori (non tutti, peraltro) ai nuovi dirigenti laziali dopo essersi resi conto che a distanza di cinque giorni dall'avvio delle procedure per il pagamento degli stipendi arretrati (tre mensilità e mezzo) sui loro conti correnti non era stato ancora accreditato nulla. Un certo malumore serpeggiava già dalla sera precedente, tanto che i giocatori avevano preso in considerazione l'idea di abbandonare il ritiro. Il disappunto nasceva anche dal fatto che tra la giornata di lunedì e quella di martedì Peruzzi e compagni avevano firmato le lettere con cui rinunciavano alla messa in mora della società. Un atto chiesto dalla dirigenza in vista dell'avvicinarsi del termine concesso per evitare lo svincolo (scade oggi) ed accettato dai giocatori dopo che era stato loro assicurato che le procedure per la concessione degli stipendi erano state avviate. Ma i soldi, fino a ieri mattina, di fatto non erano ancora arrivati. Da qui la minaccia di ammutinamento, che fortunatamente per la Lazio non ha avuto seguito. I soldi (tramite assegni circolari) sono stati infatti recapitati ai giocatori in piena zona-Cesarini, negli spogliatoi dell'Olimpico al termine di Lazio-Bari, dopo che prima della partita era stato garantito che i soldi finalmente c'erano.
Una situazione che ha fatto recedere i giocatori. "Un problema tecnico, nato da un malinteso con Stream", spiegherà poi l'amministratore delegato Luca Baraldi. In pratica, era incompleta la documentazione necessaria per "girare" ai giocatori il denaro della rata di 12,5 milioni per i diritti-tv. Un problema tecnico che, però, ha rischiato di lasciare Mancini senza squadra (o senza parte di essa) per la partita col Bari. Turbata da tutta questa vicenda la Lazio è inevitabilmente scesa in campo con la testa un po' fra le nuvole, giocando per quasi tutta la gara come se l'impegno con il Bari fosse l'ultimo dei suoi problemi. Alla fine, però, (e proprio grazie ad un finale da Lazio) la squadra di Mancini è riuscita lo stesso a cogliere un successo, sì striminzito, ma che comunque potrebbe rivelarsi sufficiente a superare il turno di coppa Italia. Una vittoria tanto più importante se si considera l'antefatto. Mancini ha schierato, come da copione, la Lazio 2. Un po' per ragioni di turnover, un po' per esigenze di esperimenti nuovi. Come quello della coppia schierata in attacco. Lopez e Chiesa hanno però un po' deluso, anche perché l'argentino - dopo la prova così così di Brescia - ha confermato di non essere ancora il giocatore devastante che è stato fino a Natale. Un po' meglio è andata nelle retrovie, dove Oddo è apparso in progresso e anche Sorin ha dato segni di risveglio. Positivo anche il rientro di Simeone (che nel finale ha però rimediato una piccola contrattura). Messaggi importanti in chiave-campionato per il Mancio. Segnali utili per gli impegni domenicali sono giunti ancor di più a Tardelli. Il suo Bari, infatti, anche se al cospetto di una squadra in versione piuttosto dimessa, non è dispiaciuto.
Ha retto bene in difesa e si è fatto vedere spesso in avanti, nonostante che a qualcuno dei suoi giovani (in particolare Candrina e Armenise) siano tremate le gambe nel calpestare il prato dell'Olimpico. A vederla così viene spontaneo chiedersi come mai questa formazione sia ad un passo dalla serie C. Solo al 90', infatti, la Lazio è riuscita a piegarla. E, subito dopo, in pieno recupero, ha rischiato di essere nuovamente raggiunta (Concetti ha dovuto compiere una doppia prodezza su Pizzinat e D'Agostino, poi ci ha pensato Simeone a stoppare Bellavista). Il gol-vittoria, inoltre, è stato il classico infortunio per la difesa barese (sull'angolo di Fiore, Doudou e D'Agostino hanno dato vita ad una carambola che ha fatto finire la palla nella loro porta). Anche se, ad onor del vero, la squadra di Mancini nell'ultimo quarto d'ora ha fatto qualcosa per legittimare il successo. Gli ingressi di Corradi, prima, e di Fiore poi hanno ridestato una squadra che fino a quel momento aveva viaggiato con il pilota automatico, trovando un gol casuale (anche se nell'occasione Castroman è stato molto bravo a trovare l'angolino con un tiro dal limite) e non riuscendo a gestire neppure quello (anche per l'errore di Couto che, in occasione dell'1-1, ha dato il via libera a D'Agostino). Ma, prima che fosse troppo tardi, la Lazio è riuscita a rimediare. Proprio come la società con gli stipendi.