Mercoledì 12 aprile 2000 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Inter 2-1
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12 aprile 2000 - 2896 - Coppa Italia 1999/00 - Finale - gara d'andata
LAZIO: Ballotta, Gottardi, Couto, Mihajlovic, Pancaro, Conceicao, Sensini, Stankovic (55' Mancini), Simeone (81' Almeyda), Nedved, S.Inzaghi (76’ Salas). A disposizione: Marchegiani, Negro, Lombardo, Veron. Allenatore: Eriksson.
INTER: Peruzzi, Panucci, Blanc, Cordoba, Moriero (46' Di Biagio), J.Zanetti, Seedorf, Cauet, M.Serena, Mutu (58' Ronaldo), Baggio (I) (58’ Zamorano). A disposizione: Frezzolini, Colonnese, Domoraud, Recoba. Allenatore: Lippi.
Arbitri: Sigg. Trentalange (Torino) e Pellegrino (Barcellona Pozzo di Gotto).
Marcatori: 8' Seedorf, 40' Nedved, 52' Simeone.
Note: serata fresca, terreno in ottime condizioni. Ammoniti Moriero per proteste, Nedved, Couto, Almeyda per gioco falloso. Recupero, 2' p.t., 5' s.t. Antidoping per Almeyda, Mihajlovic, Panucci e Zamorano.
Spettatori: 35.824 paganti. Incasso £. 1.452.450.000.
La gara di andata della finale di Coppa Italia vede la Lazio opposta all'Inter. Eriksson lascia in panchina Veron per un turno di riposo inserendo Stankovic. Capitano della squadra è Gottardi per le contemporanee assenze di Nesta e Negro che siedono in panchina. I nerazzurri partono in avanti ma la prima palla-goal è dei biancazzurri con Simeone che impegna Peruzzi con un tiro dai ventri metri. Sul calcio d'angolo successivo Stankovic spara però alto. All'8' arriva la rete nerazzurra: Baggio serve Mutu sulla fascia destra, cross e destro di Seedorf che anticipa Gottardi ed insacca. La Lazio reagisce e si porta in avanti per cercare il pareggio. Ci prova Mihajlovic con una punizione, ma senza fortuna. Poco dopo il serbo ci riprova ma Blanc devia in angolo. Al 28' i biancazzurri reclamano il rigore per un presunto atterrammento di Blanc ai danni di Simone Inzaghi.
Al 30' sono gli interisti, a loro volta, a reclamare per un fuorigioco dubbio di Moriero. Pavel Nedved poco dopo ci prova con un tiro dal limite che esce di poco. Al 40', però, il ceco fa centro: incursione potente che batte Peruzzi di destro a fil di palo. Poco prima della fine, Stankovic, in rovesciata, impegna il portiere nerazzurro in una difficile parata in due tempi. La ripresa inizia un po' in sordina, ma al 52' Simeone, su un cross di Conceiçao, colpisce di testa e porta la Lazio in vantaggio. I biancazzurri spingono sull'accelleratore e qualche minuto dopo Simone Inzaghi è fermato in fuorigioco. Poi è Sensini ad impegnare Peruzzi che devia in angolo.
Eriksson manda in campo Mancini mentre Lippi risponde con Ronaldo, al rientro dopo 5 mesi di inattività, e Zamorano. Ma cinque minuti e sedici secondi dopo, il gelo cala sull'Olimpico quando il ginocchio dell'attaccante brasiliano cede nuovamente (sarà rottura del tendine rotuleo), facendo urlare di dolore il giocatore. Il nerazzurro viene portato via in ambulanza e la partita si spegne qui, come in un tacito accordo fra gentiluomini che non hanno voglia di giocare dopo quell'incidente che ha segnato gli animi. La Lazio vince e nel finale c'è anche una grossa occasione sprecata da Mancini ma, per assegnare la Coppa Italia, si deve aspettare la gara di ritorno dove tutte le ipotesi sono ancora aperte in virtù del risultato finale.
La Gazzetta dello Sport titola: "Inter, quell'1-2 e poi il ko. Segna subito Seedorf, la Lazio rimonta e sorpassa, ma il dramma spegne la sfida. I nerazzurri in vantaggio all'inizio. La Lazio, che aveva già sfiorato il gol, ha reagito con Nedved nel finale del primo tempo e poi conquistato il vantaggio con Simeone. Ma l'infortunio di Ronaldo ha cambiato il senso della gara".
Continua la "rosea": Il 2-1 con cui la Lazio ha vinto il primo round di questa finale di coppa Italia, le possibilità di recupero dei nerazzurri nel ritorno di San Siro a maggio, tutto sfuma e assume contorni stonati nella serata che ha prodotto il nuovo dramma di Ronaldo. Il giocatore brasiliano è stato in campo appena sei minuti, prima di abbattersi al suolo vittima di quel ginocchio appena operato e che è saltato in modo ancora più terribile. Una scena drammatica quella dell'Olimpico. A San Siro contro il Lecce il 21 novembre il brasiliano era uscito avvilito dalla gara, ma con le sue gambe. Ieri sera è piombato a terra come se si fosse interrotta la corrente, urlando e trattenendo tra le mani il ginocchio. Difficile al momento stabilire le cause reali di questo nuovo dramma che rischia di compromettere seriamente la carriera del campione. Troppa fretta nel rimandarlo in campo? L'Inter, e quindi Lippi, avevano avuto ampie assicurazioni dallo stesso specialista che aveva operato il giocatore a Parigi. Un fatto è certo: prima di appurare responsabilità dei singoli, sta a cuore a tutti l'integrità del giocatore. Difficile a questo punto ritornare sui temi dell'incontro che la Lazio ha vinto rimontando con i gol di Nedved e Simeone l'immediato vantaggio conquistato nel primo tempo da Seedorf.
Il 2-1 è stato ottenuto con le due squadre in parità numerica. Dopo, anzi, va ammirato lo spirito di reazione dell'Inter che, sia pur traumatizzata, ha avuto il cuore e quella coesione da sempre invocata di non farsi mettere k.o. da un avversario che ha anche sbagliato parecchio al tiro. Ma parlare di calcio giocato in un'occasione del genere non è per niente agevole, coinvolti emotivamente come siamo nel dramma di un ragazzo prima che di un campione, patrimonio di tutto il calcio. *** Serata fresca, ma non c'è pericolo di pioggia: su Roma finalmente è tornato il sereno. Olimpico mezzo vuoto. O mezzo pieno, a seconda delle aspettative. Non dimentichiamo che è sempre coppa Italia. Quanto alle formazioni, Eriksson conferma lo schieramento provato alla vigilia, mentre Lippi scioglie gli ultimi dubbi e tira fuori dal cilindro una coppia di punte - Baggio-Mutu - che non ha precedenti, almeno come formazione iniziale. Parte con molta cautela l'Inter, fa girare la palla, ma soprattutto nella sua metà campo; la Lazio così ha gli spazi e i tempi per aggredire e al 3' Simeone da 20 metri saggia la prontezza di riflessi di Peruzzi, che blocca a terra vicino al suo palo destro. Ancora un angolo conquistato dai biancazzurri: l'azione si conclude con un tiro alto di Stankovic. L'Inter si vede all'improvviso all'8' dalle parti di Ballotta e passa in vantaggio: Moriero allunga sulla destra a Mutu, che entra in area, finta il passaggio indietro a Baggio, invece scarta sull'esterno Mihajlovic, e crossa sotto porta; Seedorf ha seguito l'azione e al volo devia in rete.
In pratica al primo affondo i nerazzurri vanno in gol. Azione molto bella. La Lazio si rovescia in avanti, Conceiçao sulla destra viene agganciato da Serena e Mihajlovic fa giungere un missile davanti a Peruzzi: a fatica allontana Seedorf. Altra punizione violenta di Mihajlovic da distanza impossibile, Blanc viene colpito e la palla finisce in corner. Sempre il serbo alla battuta, ma il fortino interista resiste. Intanto si sono saldate le contrapposizioni a centrocampo: Cauet cura Stankovic, mentre Sensini prende in consegna Seedorf; Zanetti e Simeone si controllano a vicenda come sempre, ma cercano anche di trovare spazi per l'incursione in attacco. Davanti l'Inter si vede poco perché Baggio arretra parecchio e così c'è solo Mutu a vedersela con la difesa avversaria. Al 28' su cross troppo arretrato di Conceiçao, Simone Inzaghi scivola sbilanciato e cade in piena area nerazzurra, vicino a Blanc, che però non ha colpe. Al 30' Baggio lancia Moriero, cogliendo impreparata la difesa biancazzurra: il guardalinee alza la bandierina, ma il fuorigioco non c'era. Un minuto dopo Nedved dal limite, dopo corta respinta della difesa avversaria, tenta di centrare l'angolino basso alla sinistra di Peruzzi, ma la palla esce di poco. La Lazio sembra essersi un po' spenta in questa seconda parte del primo tempo, Simone Inzaghi rimane isolato e l'Inter riesce a governare la partita con maggiore tranquillità.
Ci vuole un'azione insistita di Nedved nel vivo della difesa nerazzurra per riportare i padroni di casa in parità al 40': il laziale si getta al centro e con una giravolta si libera di Cauet, si apre un varco da dove fa passare un pallone che pizzica una gamba di Cordoba e supera Peruzzi a fil di palo. La reazione dell'Inter si esaurisce con un tiro sbilenco di Baggio; più pericoloso Stankovic, in semirovesciata, che costringe Peruzzi prima alla respinta e poi a recuperare il pallone. Finisce qui un primo tempo non esaltante. L'Inter si ripresenta in campo con Di Biagio al posto di Moriero già toccato duro e costretto a uscire per farsi curare alla mezz'ora del primo tempo. La Lazio è sempre la stessa. Zanetti intanto si è spostato sulla fascia destra e cerca comunque di dare una mano a Panucci nel controllo di Nedved. I nerazzurri sono deboli sulla fascia sinistra dove Stankovic raddoppia su Conceiçao e mette in difficoltà Cordoba poco assistito da Serena. Da Conceiçao al 7' arriva uno spiovente perfetto che sorprende la difesa nerazzurra: è pane per i denti di Simeone che si lancia in tuffo di testa anticipando Zanetti e infilando Peruzzi per il gol del 2-1.
Sull'entusiasmo i laziali insistono, Peruzzi vede uscire Inzaghi sbucatogli solo davanti e fermato ingiustamente per fuorigioco e poi deve deviare oltre la traversa una sventola di Sensini. A questo punto Eriksson decide che ci può essere spazio per Mancini e lo manda in campo al 10' al posto di Stankovic. Lippi capisce invece che deve dare una scossa alla squadra e fa entrare Ronaldo e Zamorano insieme, così al 14' il Fenomeno riappare su un campo di calcio dopo circa 5 mesi di assenza. Ronaldo assaggia subito le piacevolezze del nostro calcio, beccandosi un calcione da Couto che viene prontamente ammonito da Pellegrino. Ma il dramma arriva al 19' quando il brasiliano conquista palla sulla trequarti, corre verso l'area laziale e all'improvviso gli cede il ginocchio destro, quello operato: il giocatore rotola a terra urlando. Le conseguenze gravissime dell'infortunio si colgono al volo: i giocatori intorno a lui si mettono le mani nei capelli, Ronaldo viene adagiato sopra la barella e portato via tra gli applausi di tutto lo stadio. Lippi davanti alla panchina appare disperato. Si deve comunque continuare a giocare e l'Inter rimane anche in dieci perché ha effettuato tutte e tre le sostituzioni. La Lazio va vicino al terzo gol, ma anche i nerazzurri non si danno per vinti.
Eriksson sostituisce Inzaghi con Salas al 30' e un minuto dopo Di Biagio offre a Zamorano un pallone invitante: piatto sinistro in corsa del cileno, che Ballotta devia di quel tanto che basta per farlo sfilare al di là del palo più lontano. Entra anche Almeyda al posto di Simeone al 36' e subito viene ammonito per trattenuta a Zanetti, ma la partita ormai è "saltata", soprattutto per quanto riguarda i nerazzurri. Mancini al 43' ha sul piede la palla del 3-1, presentandosi solo in area avversaria, ma sull'opposizione di Blanc in disperato recupero, sparacchia malamente alto. È l'ultimo sprazzo di una gara colpita come da un fulmine, nel momento in cui Ronaldo è tornato giù al tappeto.
Il Messaggero titola: "Carattere e gol, all’Olimpico: i biancocelesti rimontano e vincono la finale di andata di Coppa Italia contro l’Inter. Dramma Ronaldo. Lazio, avanti così. Al brasiliano cede il ginocchio dopo 6 minuti".
L'articolo così prosegue: La gravissima ricaduta di Ronaldo sul ginocchio operato ha segnato questa prima finale di coppa Italia. Che la Lazio ha vinto di misura, probabilmente non infierendo con l'uomo in più, mentre il brasiliano, distrutto, singhiozzava abbracciato a Moratti: oggi sarà trasportato probabilmente a Parigi dal professor Saillant che lo ha operato. E' un 2-1 che non la tranquilizza per il ritorno di San Siro e che forse non rispecchia una supremazia netta nelle occasioni da rete della ripresa. Merito anche dell'Inter, che ha navigato a lungo sul vantaggio iniziale, è stata superata dai gol di Nedved e Simeone, e graziata da un errore clamoroso di Mancini nel finale. Nel mezzo belle parate di Peruzzi, una di Ballotta, più una traversa di Mihajlovic direttamente dalla bandierina.
Il centrocampo a cinque scelto da Eriksson era apparso male assortito per tutto il primo tempo. Come al solito non abbastanza efficace in copertura e stavolta davvero poco reattivo nel riproporsi al fianco dell'isolatissimo Inzaghi. Senza Veron manca un costruttore e a tratti l'Inter è apparsa quasi in superiorità numerica grazie al movimento di Seedorf (soliti buuh razzisti per lui), agli spostamenti di Moriero sulle due fasce, alla grinta di Cauet, che ha fatto apparire Stankovic del tutto inutile per larghi tratti. Baggio, schierato un po' a sorpresa da Lippi, si è mosso da playmaker avanzato, e c'è probabilmente un suo fuorigioco di partenza nell'azione del gol nerazzurro, giunto piuttosto presto, grazie ad un cross da destra di Mutu che Seedorf ha corretto indisturbato fra ben quattro maglie laziali. Sul vantaggio gli interisti hanno vissuto di buona rendita, visto che il solo Nedved aveva spiccioli da spendere nella farraginosa e confusa manovra biancoceleste. La Lazio ci metteva una vita ad arrivare dalle parti dell'area opposta, dove Blanc braccava solo a solo Inzaghi, consentendo a Panucci e Cordoba di far muro senza affanni. A parte una serie di angoli senza frutto, la riscossa era termine grosso, al di là degli appelli delle curve alla lotta e al coraggio.
Un tiro a lato di Nedved (che salterà per squalifica il ritorno), ben costruito di Inzaghino, era l'unico palpito: pensate un po', alla mezz'ora. E, altrettanto casuale, arrivava il pareggio, che il ceko realizzava con un abile controllo in area su passaggio di Simeone, concluso con una girata di destro impercettibilmente deviata dal tacco di Cordoba. Un pizzico di vivacità rivisto nel recupero della prima parte quando Stankovic è arrivato a girare in porta in acrobazia un lancio di Sensini, trovando Peruzzi pronto al colpo di reni. Lazio comunque in vantaggio in avvio di ripresa, grazie alla prodezza personale dell'invocatissimo Simeone, che si è prodotto nella sua specialità, il tuffo di testa stavolta in anticipo su Zanetti, su cross teso di Sergio Conceicao. Da ex emozionato l'argentino ha esultato il minimo. Ma i biancocelesti si sono ringalluzziti. Il guardalinee ha sbandierato un inesistente fuorigioco di Inzaghi (bravo comunque Peruzzi nell'uscita), confermando alla commissione Fifa presente in tribuna che non bastano due arbitri, nella circostanza pure confusi, per dirigere meglio una partita. Ma il portierone nerazzurro ha avuto il suo daffare sulle conclusioni di Sensini e Mihajlovic dall'angolo.
E' entrato Mancini per dare più corpo al predominio laziale. Poi Ronaldo e Zamorano insieme, esaurendo le sostituzioni di Lippi, che aveva già spedito in campo Di Biagio. Cinque minuti è durata la sfortunatissima partita del brasiliano: il tempo di procurare la discutibile ammonizione di Fernando Couto. Al primo dribbling il ginocchio destro ha rifatto crac, senza che nessuno lo toccasse: un dolore terribile che ha ammutolito lo stadio intero e fatto disperare giocatori e tecnici. Ma l'Inter in dieci e ferita per poco non ha pareggiato con Zamorano, alla cui girata volante si è opposto Ballotta. Poi la traversa di Mihajlovic e la sparacchiata alle stelle di Mancini, liberato solitario da un colpo di testa di Salas. Quando la mente di tutti era già al nuovo volo della speranza del povero Ronaldo.
Tratte dal quotidiano sportivo, alcune dichiarazioni post-gara:
Un'altra battaglia, un'altra partita dura e sofferta che il dramma di Ronaldo ha reso più crudele facendo piombare per molti minuti lo stadio Olimpico in un silenzio impressionante. In sala stampa Eriksson fa una premessa inevitabile: «Penso che in questo momento la prima cosa sia parlare di Ronaldo, mi dispiace veramente moltissimo per lui, per l' Inter, per il Brasile e per il calcio, sono molto addolorato. Credo anche che tutti i giocatori che erano in campo abbiano vissuto questo dramma con grande partecipazione, erano tutti sotto choc, vuol dire che ci sono ancora i sentimenti, che non conta se uno è un avversario o no, anche il pubblico se n' è accorto e ha applaudito il giocatore infortunato che usciva dal campo. Sappiamo tutti chi è Ronaldo, è uno che se è al cento per cento è tra i migliori del modo, sappiamo anche quanto ha sofferto dal mondiale in poi, mi dispiace molto, lo ripeto».
Poi lo svedese passa alla partita: «Nel secondo tempo abbiamo giocato bene, abbiamo saputo reagire e riprenderci come sappiamo fare. Nel primo tempo no, e non è stato solo merito dell'Inter, eravamo statici, il centrocampo funzionava solo a tratti, facevamo lanci lunghi e non si correva senza la palla. Ma nel secondo tempo la musica è cambiata, abbiamo parlato nell' intervallo ed è servito. In realtà potevamo segnare altri due o tre gol anche se giocavamo ad una punta sola. Il risultato mi sembra comunque buono, penso che tra un mese si possa andare a Milano e vincere, in fondo ci può bastare un pareggio per prenderci la coppa. Loro invece ci devono battere. La squadra c'è ancora, è viva, era importante anche verificare questo. Non so se continueremo ad adottare il modulo ad una punta, intanto stavolta abbiamo fatto due gol contro una squadra forte. Forse sabato o martedì si potrebbe cambiare. Abbiamo un centrocampo dove se tutti si muovono come sanno fare possonono segnare: Stankovic, Nedved, Conceicao sono tutte mezze punte in grado di andare in gol». Nel pomeriggio il presidente Cragnotti ha detto che Boksic ha capito di aver sbagliato, e che sabato potrebbe essere a disposizione. Cosa ne pensa? «Non credo che il presidente abbia detto esattamente queste parole. Io ho parlato sia con lui che con il giocatore. So che Boksic è pentito e che si è scusato per il gesto che ha fatto. È una decisione che prenderemo nei prossimi giorni».
Dal Messaggero:
«Il due a uno ci va bene; è un buon risultato perché tra un mese a Milano potremo giocare con due possibilitàsu tre a nostro vantaggio». Sven Goran Eriksson si accontenta. Con quello che la sua Lazio passa in questo momento, la vittoria va presa come oro colato. La condizione fisica latita un po’, la lucidità di qualche giocatore anche e allora pazienza se il successo contro l’Inter è stato sofferto, com'è sempre accaduto nell’ultimo mese. Quel che conta è che la finale d’andata della coppa Italia abbia sorriso ai biancocelesti. «Nel primo tempo l’Inter ci ha messo in difficoltà - ha spiegato lo svedese - Eravamo troppo statici, non davamo profondità all’azione. Nell’intervallo l’ho spiegato alla squadra e nel secondo tempo è andata meglio perché potevamo fare tre, quattro e anche cinque gol. La squadra ha dimostrato ancora di esserci, di essere viva e di voler lottare su tutti i fronti». Dopo l’infortunio di Ronaldo la Lazio avrebbe però potuto sfruttare la superiorità numerica, ma Sven non è d’accordo. «Inserire un secondo attaccante? Forse sabato o martedì prossimo; però contro l’Inter non so se avrebbe cambiato le cose. Il problema non è la formula, che funziona se sappiamo stare in campo. Abbiamo molti giocatori in grado di fare gol ma se sbagliamo l’approccio alla gara il modulo non c’entra».
La possibilità che Eriksson torni al 4-4-2 già da sabato, in previsione della gara di ritorno con il Valencia, era stata annunciato da Cragnotti nel pomeriggio. «Voglio vedere un Olimpico pieno e una squadra che lotti come sa fare Simeone. E non credo che ci sia un caso Boksic. Anzi, sono convinto che sabato il giocatore sarà in campo», aveva detto il presidente all’uscita dal Consiglio di Lega. «Non so cosa abbia detto il nostro presidente - ha replicato il tecnico svedese - So solo che in mattinata ho parlato con Boksic e all’ora di pranzo con Cragnotti di questa situazione». Sabato la Lazio affronterà la Fiorentina, il giorno dopo l’Inter la Juventus. Una doppia sfida decisiva per la corsa allo scudetto. «Affronteremo i bianconeri per la nostra Champions League e non pensando alla Lazio - ha spiegato Marcello Lippi - Non so cosa passerà nella testa dei giocatori laziali, ma noi giocheremo per l’Inter e basta. In questa finale d’andata ho rivisto una buona squadra, capace di partire bene e mettere in difficoltà una grande Lazio. Anche in dieci non è mai stata in balìa dell’avversario e il risultato finale ci fa sperare per la gara di ritorno. Queste finali si giocano su centottanta minuti e, magari, tra un mese la Lazio varà la testa più alla finale di Champions League che alla coppa Italia».