Domenica 9 maggio 1999 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Bologna 2-0

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9 maggio 1999 Campionato di Serie A 1998/99 - XXXII giornata

LAZIO: Marchegiani, Negro (79' Favalli), Nesta, Mihajlovic, Pancaro, Sergio Conceicao (82' Okon), Stankovic, Almeyda, Lombardo (66' De La Peña), R.Mancini, Vieri. A disp. Ballotta, Boksic, Fernando Couto, Salas. All. Spinosi - DT Eriksson.

BOLOGNA: Antonioli, Paramatti (44' Cappioli), Lucic, Paganin, Mangoni, Bettarini, Eriberto (71' Binotto), Ingesson, Marocchi, Signori (71' Simutenkov), Andersson. A disp. Brunner, Sanchez, Kolyvanov. All. Mazzone.

Arbitro: Boggi (Salerno).

Marcatori: 50' Almeyda, 89' Vieri.

Note: ammoniti Eriberto per gioco scorretto, Andersson per proteste, Lombardo per gioco scorretto. Calci d'angolo: 9-2.

Spettatori: 57.507 per lire 2.166.850.112 (paganti 23.149 per un incasso di lire 1.058.807.000, abbonati 34.358 per una quota di lire 1.108.043.112).

Il biglietto della partita
L'ex Signori fermato da Nesta
Bobo Vieri chiude i discorsi a un minuto dal termine
Grandi feste per l'ex Signori da parte dei tifosi laziali

Matias Almeyda ha scelto il giorno giusto per realizzare il suo primo gol in Italia. Un gol importante, come la vittoria (stentata) della Lazio sul Bologna, buona per tenere inalterate le distanze dal Milan a centottanta minuti dalla fine del campionato. Il fatto che alla fine, complice il gran sinistro di Vieri quasi allo scadere, il risultato venga fissato sul classico 2-0, è un dettaglio quasi trascurabile, che non cambia il senso di questa partita e di questo successo. Sofferto ben al di là dell'opposizione, professionale finché si vuole ma certo non feroce, proposta dal disinteressato Bologna dell'ex Signori, salutato con affetto dalla nord e a un certo punto salutato anche da Mazzone, che gli ha preferito il più vivo (e meno condizionato) Simutenkov. Così vivo, costui, da fallire a meno d'un quarto d'ora dal termine la chance d'un clamoroso uno a uno, col pallone scaricato da due passi sul palo alla sinistra dell'ormai pietrificato Marchegiani. Aggiungeteci che il portiere della Lazio è stato il migliore dei suoi, con la gran parata d'istinto su Ingesson (sullo 0-0) e con la spericolata uscita sul solitario Eriberto (sull'1-0) e avrete il quadro completo della Lazio vista ieri. Sarà l'aria dell' Olimpico, ma la squadra di Eriksson ha mostrato strette parentele con quella che perdendo contro Roma e Juventus ha fatto rientrare in corsa il Milan; quasi niente a che fare, tanto per intendersi meglio, con quella che prima a Genova e poi a Udine aveva mostrato di avere brillantemente superato la crisetta rilanciandosi con autorevolezza quale più credibile candidata al titolo. Difficile stabilire i perché di questo rendimento altalenante: forse la pressione psicologica, anche se ieri il match è stato sbloccato proprio subito dopo che da Torino erano arrivate le notizie meno gradite del primo vantaggio-sorpasso di Weah. Forse l'inconsapevole certezza che prima o poi di questo Bologna, ben messo in campo ma che in fondo nulla aveva da chiedere a questa partita, si sarebbe comunque venuti a capo. E' andata proprio così, attraverso il piede destro del goleador meno annunciato e prevedibile. Almeyda, minuto quinto della ripresa, ha fatto una cosa da lui mai tentata prima, il tiro da trenta metri. Parabola carica d'un certo effetto, Antonioli un paio di colpevoli metri di troppo fuori e gol liberazione. Il primo tempo aveva riservato poco, con la sola ombra d'un gol di testa di Mancini (poi ribadito in rete da Vieri) col pallone forse appena oltre la linea ma col guardalinee Mazzei con la bandierina bene alzata, a segnalare il fuorigioco sul calcio piazzato di Mihajlovic. Valutazione errata, questione di centimetri. Ma senza starci sopra a dolersene troppo, visto come una manciata di minuti prima, nella stessa azione che avrebbe portato alla superparata di Marchegiani su Ingesson c'era stato un abbraccio troppo affettuoso di Negro a Paramatti. Mazzone è ricorso al 3-5-2 e alla legione straniera. Lucic su Mancini, Eriberto a metà campo, Binotto e Cappioli, poi subentrato all'infortunato Paramatti, in panchina, si sono rivelate tutte mosse felici. Il gran caldo ha fatto il resto e s'è capito subito che per la Lazio non sarebbe stato tutto facile. Eriksson era ancora ricorso a Mancini punta accanto all'inesauribile Vieri, tenendosi stretti accanto a sé Salas e Boksic. Ha cominciato a farli scaldare fin dall'intervallo dopo un primo tempo (gol annullato a parte) senza un tiro nello specchio della porta, ma poi il gol di Almeyda gli ha suggerito altre (meno indovinate) vie. Quali quella di De la Peña al posto dell'acciaccato Lombardo, con Mancini umilmente arretrato sulla linea mediana e lo spagnolo incapace da trequartista di essere in qualche modo utile. Alla fine, peraltro, dopo il brivido Simutenkov, è stato proprio Mancini da quella posizione a servire a Vieri la palla del definitivo 2-0. Sabato tutti a Firenze, per il penultimo sforzo. Lazio al completo, viola annunciati in pezzi. Ma sarà bene diffidare.

Fonte: Gazzetta dello Sport