Domenica 9 dicembre 1928 - Milano, Arena - Ambrosiana-Lazio 3-1

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Stagione

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9 dicembre 1928 - 228. Campionato della Divisione Nazionale 1928/29 - IX giornata

AMBROSIANA: Degani, Gianfardoni, Allemandi, Pietroboni, Viani (I), Castellazzi, Conti, Visentin, Meazza, Blasevich, Rivolta - All. Pietroboni.

LAZIO: Sclavi, Canestri, Bottacini, Paganini, Furlani, Caimmi, Cevenini (V), Lamon, Spivach, Pardini, Griggio. All. Fernando Saraceni (I)

Arbitro: sig. Pezzato di Monfalcone.

Marcatori: 19’ Visentin, 39’ Blasevich; 83’ Meazza , 89’ Lamon.

Note:

La Lazio: Pardini, Paganini, Canestri, Furlani, Bottacini, Spivach, Cevenini V, Caimmi, Sclavi, Lamon, Griggio, Torchio (mass.)
Corner contro i romani
Sclavi si salva in gioco pericoloso da Meazza e Rivolta

La Gazzetta dello Sport riporta: Una Lazio piena di brio e di volontà, ricca di fiato, battagliera all’estremo, di contro un’Ambrosiana in perfida giornata; detto questo il 3-1 a favore dei bianco-crociati può avere sapore di ironia, ed effettivamente a voler numerare ed incolonnare le azioni svolte oggi dall’una e dall’altra squadra, tirate le somme, si potrebbe facilmente riscontrare un certo equilibrio se non addirittura una prevalenza degli azzurri laziali. Dunque veramente la cieca sorte ha dominato la partita odierna, regalando tre punti e la vittoria trionfante al gioco atono e convulso dell’Ambrosiana e cedendo il magro compenso di un goal all’indomito ardore degli ospiti ? Non crediamo di poter formulare una simile affermazione. Una partita di football, pur attraverso frequenti scherzi e bizzarrie del Destino, trae logicamente il suo risultato da una serie di fattori che vanno molto al di là di quella che è la superiorità materiale, dimostrata sul terreno da questa o quella compagine. Oggi il successo dell’Ambrosiana ha una sua sigla indivisibile, stampata a caratteri d’oro: “classe”. Quella classe che si rivela ad un tocco abile della palla, ad uno scatto improvviso e tempestivo, ad un sagace allargamento di fronte che scombussola l’avversario ed apre un corridoio. Quella classe che non viene mai meno, anche nelle giornate più oscure, che non riesce a tenere in piedi una compagine abulica e disorganica, quale veramnente è apparsa in campo la squadra bianco-crociata. Così la vittoria ha potuto concretizzarsi, ma l’undici di Pietroboni, pur mettendo ancora una volta in luce, ad ogni battuta del match, ad ogni azione di attacco o di difesa, quelle che sono le sue grandi possibilità e i suoi formidabili mezzi, è apparso in campo slegato, fiacco e disossato, privo di quello slancio che dà vita ad uno stile di gioco, che avvia l’azione ed entusiasma la folla. Un ricco tesoro malamente impiegato, un fascio d’energia allo stato potenziale, cui è mancata la scintilla vivificatrice, ecco tutto. L’Ambrosiana oggi deve molto al suo valoroso estremo difensore che impegnato a fondo, ha messo in luce un repertorio di tuffi e di uscite a valanga che rivelano un grande portiere. La Lazio è una magnifica squadra fino a 13 metri dalla rete avversaria, spazza la sua area con calma e sicurezza, a metà campo imposta l’azione con intuito e intelligenza, in mediana Furlani ha grandi numeri nel suo repertorio, sicuro sulla palla ed abilissimo tallonatore dell’uomo, serve a meraviglia impostando il gioco a largo respiro e favorendo le fughe improvvise dell’ala, l’attacco parte come una saetta e pare acquistare ogni volta una pericolosità preoccupante, però nell’area di rigore, dove l’azione dovrebbe sboccare nella decisione irresistibile è per gli azzurri fatale, qui muore come per incanto ogni velleità, l’astuzia e la tattica cedono all’indecisione ed al marasma.