Domenica 2 febbraio 1997 - Udine, stadio Friuli - Udinese-Lazio 2-3

Da LazioWiki.

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Campionato Italiano di calcio Divisione Nazionale Serie A 1996/97 - 19ª giornata - Udinese-Lazio 2-3

UDINESE: Turci, Bertotto (55' Cappioli), Pierini, Calori, Sergio, Helveg, Rossitto, Desideri (65' Giannichedda), Stroppa (46' Locatelli), Poggi, Amoroso. n.e. Caniato, Nicoli, Gargo, Clementi. All. Zaccheroni

LAZIO: Marchegiani, Negro, Nesta, Chamot, Favalli, Fuser (82' Marcolin), Venturin, Okon, Nedved, Casiraghi, Signori (71' Fish). n.e. Orsi, Gottardi, Buso, Rambaudi, Protti. All. Zoff.

Arbitro: Sig. Farina (Novi Ligure).

Marcatori: 17' Signori, 61' Signori, 79' M.Amoroso (rig), 88' Nedved, 90' M.Amoroso.

Note: espulso Favalli. Ammoniti: Nesta, Giannichedda e Poggi. Calci d'angolo: 6-0.

Spettatori: 4.149 paganti per un incasso di lire 147.783.000; abbonati 8.352 per una quota partita di lire 289.930.932.

Signori in azione
Signori esulta

La Gazzetta dello Sport titola: "Al Friuli, esordio vittorioso del presidente-allenatore che ha schierato una formazione da contropiede. Com'è felice il ritorno di Zoff. Vince la Lazio post-Zeman, l'Udinese recrimina su un rigore non concesso in una partita a lungo noiosa, viva soltanto nel finale, una doppietta di Signori e un gol-capolavoro di Nedved danno il successo alla squadra di Zoff. Amoroso autore delle due reti dei friulani".

Continua la "rosea": Ci si divertiva di più con Zdenek Zeman ma, intanto, con Dino Zoff la Lazio vince. Subito. Successo meritato? "Sì, no, eccetera", è la risposta del presidente-allenatore. Testuale. Rimesso sulla graticola (della panchina), Zoff serve un brodino che allontana un po' la squadra dalla zona retrocessione. Finisce tre a due, con un paio di gol nei cinque minuti di recupero, con la Lazio in dieci (espulso Giuseppe Favalli) e l'Udinese appesa a un rigore che giura ci fosse su Paolo Poggi e che l'arbitro non ha visto, anzi ha trasformato in cartellino giallo per simulazione. Nemmeno la moviola farà chiarezza, perché Poggi nasconde alle telecamere il braccio a cui si sarebbe aggrappato Dario Marcolin. Polemiche a non finire, accuse all'arbitro Farina da Giampaolo Pozzo. E' il gioco delle parti, sempre più esagerato. Sono comunque episodi. Ce ne sono altri, decisivi. Ne parleremo. Resta la sostanza di una partita a lungo noiosa, governata abbastanza bene da una Lazio coperta e tranquilla, con un'Udinese giù di corda e riaccesa solo nel finale dal trio dei nuovi entrati Locatelli-Cappioli-Giannichedda. Come previsto, rispetto al 4-3-3 di Zeman, Zoff ha tolto una punta (Roberto Rambaudi) per un centrocampista (Giorgio Venturin) da affiancare al centrale Paul Okon. Risultato: la Lazio filtra meglio gli attacchi frontali e lascia più spazio davanti alle sgambate di Giuseppe Signori e Gigi Casiraghi. Palloni in tribuna e palle lunghe, ma anche contrattacchi manovrati di zemaniana memoria. L'Udinese ha il torto di non sfruttare abbastanza le corsie laterali. Perché quando lo fa (soprattutto da destra) non fatica troppo a sfondare. Prova ne siano la palla-gol di Stefano Desideri (6') e il pericoloso cross di Thomas Helveg (16') che Luca Marchegiani anziché bloccare, stoppa di petto.

Eccoli qua, gli episodi. Dal possibile gol friulano al vantaggio laziale. Rovesciamento di fronte, Alessandro Pierini incoccia Favalli in un punto molto decentrato dell'area e l'arbitro indica il dischetto. Luigi Turci respinge il sinistro di Signori ma proprio sui piedi dello stesso che, cadendo, ribatte in porta (17'). Il raddoppio arriva allo stesso minuto della ripresa, quando ormai la Lazio è abbastanza padrona del suo schema base: difesa-contropiede. A Pavel Nedved un bravissimo Turci ha appena parato in uscita un gol quasi fatto, quando Favalli, dalla bandierina di sinistra, punta la porta. Alza la testa, vede che sta arrivando Signori e gliela mette giusta giusta a un metro dalla linea. Signori fa 110 gol in A e questo ha il sapore di un kappaò. Invece la partita si riapre presto, grazie al brasiliano Marcio Amoroso, croce e delizia della squadra di Alberto Zaccheroni. Alla mezzora del primo tempo, Amoroso si era esibito in una deliziosa rovesciata in area, che Marchegiani aveva smanacciato in corner. Adesso, il brasiliano conquista un rigore (impatto con José Antonio Chamot), e lo trasforma. Minuto 35. La Lazio balla. Zoff sta in piedi, urla, fuma, si agita. E guarda l'orologio ogni due minuti. Ecco cos'è la graticola. Poi Nedved, il praghese voluto da Zeman, lo toglie dai guai con un assolo da applausi che vale il 3-1. E, all'ultimo minuto dei cinque di recupero, Amoroso, sfruttando un assist verticale di Massimiliano Cappioli, timbra il 3-2. Troppo tardi, i giochi sono fatti.


Dal Corriere della Sera:

Per la guarigione riparliamone, ma la malattia comunque pare bloccata. Siringa, alcol e fiala di penicillina: dalla mano poco tremante di Dino Zoff, la Lazio ritrova un po' di forze e si può alzare dal letto. Va sopra di due gol con Signori, rimane in dieci per l'espulsione di Favalli, subisce il ritorno dei friulani, teme il pareggio e invece, con grande coraggio, materializza la vittoria, dopo un mese da quella contro il Milan, con un capolavoro di Nedved. Inutile il 2-3 a tempo "scadutissimo" di Amoroso. Quasi un miracolo. E un miracolo dal sapore vagamente zemaniano, per il modo in cui è maturato: per i tre gol tutti insieme, dato poco ricorrente quest'anno ma familiare nelle due stagioni precedenti, e per la parte conclusiva dell'incontro che ha visto la Lazio sempre a viso aperto nonostante l'affanno per la situazione di inferiorità numerica. Opportunamente aggiustati da Zoff, al ritorno in panchina dopo due anni e mezzo passati a fare il presidente di Zeman, i biancocelesti non hanno rimosso le vecchie nozioni apprese durante il pontificato boemo. A tratti la Lazio si è espressa con rassicurante naturalezza, giocando a buona velocità e cercando l'azione profonda senza troppe titubanze. Solo maggiormente coperta a centrocampo, con un uomo in più (l'elettrico Venturin) al posto di un attaccante (Rambaudi), la vera novità, semmai, è arrivata dai diversi compiti assegnati al tandem offensivo Signori-Casiraghi. "Non è cambiato il modo di giocare - ha confermato Signori -, ma è cambiato il modo di stare in campo. Per quanto mi riguarda, questa impostazione non mi dispiace affatto. Stando quindici metri più avanti arrivo ripetutamente, e più fresco che in passato, in zona-tiro". Al novantanovesimo gol in campionato con la maglia laziale, il capitano è stato salutato entusiasticamente perfino da Sergio Cragnotti, l'azionista di maggioranza della società.

"Ci voleva Zoff - è il succo del ragionamento - per fargli riprendere confidenza sotto porta". Bloccata la difesa, schierata senza modifiche dal presidente-allenatore, è stato il centrocampo a smettere di essere ossessionato dagli antichi stress. Soprattutto lungo le corsie esterne la Lazio ha respirato forte, dove Fuser (botta per lui alla gamba sinistra, ma non rischia di saltare Wembley) e ancor di più Nedved - con uno spazio minore da proteggere - hanno potuto aiutare meglio i compagni della difesa e offendere senza l'incubo del recupero. Insomma, pochi i rimpianti per Zeman. Al primo esame, il cambio non si è rivelato traumatico. Un cambio temuto a ragione dall'Udinese, che s'aspettava proprio questa Lazio infida e determinata. E non basta a giustificare la sconfitta - e l'ulteriore discesa nella zona calda della classifica - la direzione arbitrale che i bianconeri hanno lungamente contestato. Rivisti alla televisione, tra l'altro, gli episodi dei rigori (Signori e Amoroso) hanno dato ragione a Farina, così come l'espulsione di Favalli (ineccepibile) e l'altro episodio del contatto in area Chamot-Poggi, sul 2 a 1, che l'arbitro ha considerato come una simulazione dell'attaccante udinese. Piuttosto, la banda di Zaccheroni sembra essersi pericolosamente smarrita: disastrata in difesa, dove ieri non si è salvato nessuno, fatica a costruire a centrocampo, settore dal quale continuano a partire proposte assurde, come quella dei lanci lunghi, mancando il punto di riferimento aereo rappresentato da Bierhoff. Nello specifico, Amoroso e Poggi se la devono sbrigare da soli: se questa rimane la strada, è bene che l'Udinese cominci ad avere paura.

E' ripartito come aveva lasciato: vincendo. Due anni e nove mesi dopo il 10 maggio '94, quando considerò esaurita in casa della Samp la sua missione di allenatore (4-3 ai blucerchiati, anche allora doppietta di Signori), Dino Zoff è tornato ad assaporare la panchina. E' passato sopra ai sentimenti, lui friulano doc che esordì con la maglia dell'Udinese nel 1962: "L'importante era prendere i tre punti e soprattutto segnare. Ero preoccupato per la posizione in classifica e perché non andavamo in gol. La squadra si è battuta bene, mi è piaciuta". Meglio Zoff di Zeman? "Avevo un uomo in più a centrocampo - è la risposta molto diplomatica -, per il resto non ho modificato nulla". Chi, invece, non sta nella pelle dalla gioia è il patron Cragnotti: "Un successo del cuore, che rilancia la Lazio. Ho visto una squadra più convinta, più unita, pronta ad aiutarsi. E Signori, con Zoff, è tornato al gol".


Tratte dalla Gazzetta dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:

Rigori dati e non dati, contestazione varie, ma alla fine chi vince è lui: Dino Zoff. Arbitro e squadre escono fra i fischi di un pubblico avvelenato, ma per SuperDino solo applausi nel suo Friuli. I complimenti più belli sono quelli del patron Cragnotti: "Quanta sofferenza. Ma ho visto una squadra più compatta. Bastava poco per sistemare questa Lazio e Zoff lo sta facendo bene. Ha puntellato il centrocampo ed abbiamo vinto col cuore. Bravo Nedved a segnare nel momento decisivo. Bravo Signori che non a caso ha segnato questi gol con Zoff. Avevamo fatto una scommessa e con questa doppietta l'ho persa, ma sono ben felice di pagarla". Zeman non è mai nominato, anzi esce male dai raffronti tattici di Cragnotti che ha esultato in tribuna come un curvarolo qualsiasi, con accanto il figlio Massimo. Gli assestamenti tattici voluti da Zoff hanno avvicinato Signori alla porta avversaria: "Più che il modo di giocare - spiega il capitano - è cambiato il modo di stare in campo. Con due sole punte mi ritrovo a giostrare 10-15 metri più avanti che mi consentono di arrivare di più sotto porta. Perà vi ricordo che la classifica dei cannonieri l'ho vinta sia con Zoff che con Zeman. Il rigore per noi? Netto. Io l'ho tirato centrale, Turci ha respinto: meglio, così ho più gol su azione e addirittura di destro. Dite che riparte la sfida per il trono di cannoniere? Io non ho mai smesso di crederci. Questa doppietta la dedico a mia figlia Denise che giovedì compie 2 anni e ai bambini down del gruppo "Raggio di sole". Zoff si è sbracciato ed ha urlato tanto in panchina che di parole gliene rimangono poche: "Sono contento soprattutto perché abbiamo sbloccato l'astinenza del gol. Poi i ragazzi sono stati bravi a combattere sino in fondo. Soddisfazione per la vittoria? No. La partita è già finita, ora devo rivedere soltanto gli errori per correggerli. Abbiamo solo superato una tappa".

Nessuna autoincensazione: l'uomo del campo ha risposto con i fatti una volta di più. Un anno fa, il gol di Fuser al 96' nato da una rimessa laterale invertita, ieri il rigore negato a Poggi a tre minuti dalla fine quando si era ancora sul 2-1. In casa Udinese, il veleno nella coda, dopo le partite con la Lazio, è diventato una tradizione. Pozzo, azionista di maggioranza, dice: "Il rigore per la Lazio mi è sembrato dubbio, comunque mi affido all'interpretazione arbitrale. Quello su Poggi, invece, era sacrosanto. Casarin è una persona per bene, spero che faccia sparire un arbitro del genere. Non lo considero né disonesto, né in malafede: è semplicemente incapace". La decisione di attaccare l'arbitro, Pozzo l'ha presa dopo aver parlato con Poggi. Il giocatore, che non si è presentato in sala stampa, contattato telefonicamente, ha dichiarato: "Marcolin mi ha tirato per il braccio sinistro impedendomi di calciare. L'azione era concitata ma il suo intervento è indiscutibile. Perché non se l'è sentita di fischiarlo? Preferisco non rispondere, sono già abbastanza incazzato per l'ammonizione". La prima per un giocatore che vanta correttezza. Zaccheroni: "La partita si è chiusa su quell'episodio che non mi sento di giudicare. Noi dovevamo essere più raccolti a centrocampo per conquistare un maggior numero di palloni. Non ci siamo riusciti, ma nonostante tutto siamo arrivati cinque-sei volte davanti al portiere. La Lazio rispetto a noi è stata solo più concreta".