Domenica 28 novembre 1999 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Juventus 0-0
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28 novembre 1999 - 2.865 - Campionato di Serie A 1999/00 - XI giornata
LAZIO: Marchegiani, Favalli, Nesta, Mihajlovic, Pancaro, Conceição, Stankovic, Almeyda (62' Sensini), Veron, Mancini (76' Boksic), Salas (82' S.Inzaghi). A disposizione: Ballotta, Lombardo, Gottardi, Couto. Allenatore: Eriksson
JUVENTUS: Rampulla, Ferrara, Montero, Iuliano, Zambrotta, Conte, Davids, Pessotto, Zidane, Del Piero, F.Inzaghi. A disposizione: D'Amico, Oliseh, Bachini, Birindelli, Kovacevic, Esnaider, Tudor. Allenatore: Ancelotti.
Arbitro: Sig. Braschi di Prato - Guardalinee Sigg. Mazzei e Saia - Quarto uomo Sig. Farneti.
Note: serata fresca, terreno in buone condizioni. Espulso al 86' Simone Inzaghi per proteste. Ammoniti: Pancaro, Favalli, Montero, Ferrara per gioco falloso. Angoli 4-3 per la Juventus. Recuperi: 1' p.t., 2' s.t.
Spettatori: 72.101 circa di cui 36.676 abbonati. Incasso £.3.308.980.722.
Dopo la cocente delusione del Derby perso, la Lazio affronta a testa alta e senza remore la Juventus nel big-match della giornata. La gara è subito combattuta ed al 4' Veron lancia la sfera verso Mancini che costringe Rampulla ad uscire. Passano 10 minuti e sono ancora i biancazzurri a rendersi pericolosi: scambio Mancini- Veron-Salas su cui deve intervenire nuovamente l'estremo difensore bianconero. La Juventus reagisce e Zambrotta si rende pericoloso in due occasioni: la prima è respinta di pugno da Marchegiani, mentre la seconda finisce di poco fuori. Il primo tempo termina senza altre emozioni. Nella ripresa la squadra di Ancelotti sembra controllare la gara e la Lazio si ritrova in difficoltà. All'84' i bianconeri vanno vicini al goal con una girata in area di Del Piero che trova un ottimo Marchegiani a sbarrargli la porta. Poi è la Lazio a sfiorare il vantaggio su una mischia in area dopo un calcio d'angolo. All'86' viene espulso Simone Inzaghi per proteste. La gara finisce così in pareggio ed in classifica i biancazzurri ed i bianconeri sono raggiunti in testa dalla Roma. Il terzetto si trova a 22 punti, mentre le milanesi seguono a 20.
La Gazzetta dello Sport titola: "La Lazio si preoccupa, la Juve si accontenta. Dopo un deludente pari, vengono raggiunte al comando dalla Roma. Fiammata iniziale della Lazio, che però allenta presto il ritmo e pensa a coprirsi: è evidente che la batosta nell'ultimo derby si fa sentire. La Juve allora prende il sopravvento e nel finale sciupa anche un paio di buone occasioni: osando di più, la squadra di Ancelotti avrebbe potuto vincere questa sfida senza squilli".
Continua la "rosea": La montagna ha partorito un topolino. Tanta attesa per la sfida al vertice e alla fine ne esce fuori uno 0-0 che è figlio in gran parte della preoccupazione dei padroni di casa e della prudenza degli ospiti. Lazio e Juve in questo modo hanno "lavorato" per la Roma che da ieri sera le ha raggiunte in testa alla classifica. Deludente partita, solo raramente ravvivata da qualche emozione. Un paio di occasioni dei laziali all'inizio, una galeotta cintura di Montero a Salas sfuggita a Braschi, ed un altro paio di occasioni per la Juve nella ripresa con Zambrotta e Del Piero. La Juve alla distanza è riuscita a prendere in mano il sopravvento su un avversario che ormai non riusciva più ad impensierirla ma ormai era tardi. Eriksson, facendo tesoro del derby, ha presentato una formazione molto più "abbottonata" con il solo Salas di punta e con un Mancini che avrebbe dovuto supportarla, ma che quasi mai ha trovato la giocata illuminante che giustificasse la sua presenza in campo e soprattutto la trasformazione tattica della squadra. Un centrocampo più folto è servito a spezzare i rifornimenti juventini alla due punte, Zidane è stato ingabbiato, ma nello stesso tempo tutto ciò ha snaturato la Lazio che è apparsa ben lontana dalla squadra che fino a pochi giorni fa incuteva timore a chiunque. Evidentemente la batosta con la Roma ha lasciato il segno ed Eriksson ha cercato di cautelarsi, proteggere la difesa, anche troppo, al punto che alla fine Salas è dovuto uscire esausto senza avere potuto combinare granché. La Juve forse ha avuto il torto di essersi accorta in ritardo che si poteva assestare il colpo del k.o. all'avversario. Ben presto l'idea del pareggio è risultata bene accetta, ma queste sono occasioni gettate al vento di cui ci si potrebbe pentire. Per le abitudini dei tifosi laziali, l'Olimpico presenta un pubblico quasi record. Ci saranno circa 65 mila spettatori con una larga fetta di sostenitori juventini. Il big match ha quindi una cornice degna. Riguardo alle formazioni, Eriksson decide di far giocare sia Conceiçao sia Mancini con il sacrificio di Sensini che siede in panchina, mentre Ancelotti deve rinunciare a Van Der Sar ancora infortunato e quindi in porta gioca Rampulla. Si parte con circa 10 minuti di ritardo perché Pancaro ha avuto qualche problema all'ultimo momento e stava per cedere la maglia a Gottardi. Ma è regolarmente in campo a chiudere sulla fascia un Del Piero che in questo inizio sta a sinistra.
Gara presa subito di petto dalle due squadre. Si vede Almeyda sulle piste di Zidane e Davids dare una mano a Conte per neutralizzare Veron. Il quale al 4' lancia lungo Mancini oltre le linee avversarie: Rampulla deve uscire quasi al limite dell'area per anticipare l'attaccante. La Juve è più aggressiva e cerca di impossessarsi della metà campo biancazzurra, mentre la Lazio cerca di stare più raccolta e di attaccare con lunghi lanci. Evidentemente la lezione del derby ha fatto effetto. Per il momento nessuna delle due squadre sembra riuscire a liberare l'uomo al tiro. Improvvisamente c'è un salto di ritmo ad opera soprattutto della Lazio che al 15' confeziona una grande palla per Salas: Mancini cerca in mezzo Veron che, di prima, allunga in verticale al cileno che cerca in spaccata di superare Rampulla, bravissimo a chiudere lo specchio della porta in uscita e a bloccare il pallone. Ora c'è qualche scontro di troppo, ma Braschi sembra tenere in pugno la gara: ammonisce Pancaro perché fa rotolare a terra Davids che lo stava superando, mentre invece non si accorge di Nesta che tira per la maglia Del Piero al limite dell'area laziale. E anche qui ci stava l'ammonizione. Prima punizione pericolosa per la Juve per fallo di Davids su Mancini: batte Mihajlovic da 25 metri ma per ora la mira è alta. Veron gioca in posizione più centrale, avendo Mancini a sinistra, e si vedono i risultati: l'argentino sta entrando nelle azioni più incisive della squadra che però ha Salas spesso solo nel vivo dell'area bianconera. Al 26' Zambrotta conquista palla sulla tre quarti e allunga subito a Inzaghi scattato sul filo del fuori gioco: è bravo Marchegiani a precipitarsi sui piedi dell'attaccante per far suo il pallone. Intanto alla mezz'ora la partita ha una fase di stanca, con un gioco che non trova profondità né su un fronte né sull'altro. Ci si affolla troppo nel mezzo, le difese hanno la meglio e lo spettacolo langue. Al 33' Conceiçao riesce a far passare un bel cross radente dalla destra, ma nessuno in area juventina sa intercettarlo. Al 37' un'emozione la regala Zambrotta che, servito da Inzaghi, spara una bordata in corsa da fuori area e Marchegiani respinge quasi d'istinto al centro della propria porta. Al 40' Zidane deve uscire per tamponare il sangue che gli esce dal naso. Si comincia a sbadigliare in tribuna, la Lazio si porta avanti anche grazie ad errori di disimpegno dei bianconeri e si chiude qui un primo tempo che ha lasciato molto a desiderare. Si riprende con gli stessi uomini in campo. Al 4' Zambrotta serve Zidane che riesce a far passare un pallone per Del Piero appena dentro l'area laziale: tiro però fiacco e Marchegiani si distende sulla sua destra e blocca.
Favalli al 5' stende Zambrotta e viene anche lui ammonito. La Juve cerca di spingersi un po' in avanti anche per dare una mano a Del Piero e Inzaghi troppo isolati. Zidane trova vita difficile con Almeyda sulle sue tracce, va a sprazzi. E allora è Zambrotta a rendersi utile come quando al 10' "taglia" alla perfezione per Del Piero che riesce a scartare anche Marchegiani e poi a rimettere al centro area, respinta e palla a Zambrotta con la porta spalancata: ma qui la mira del bianconero è infelice con Inzaghi che si dispera perché voleva essere servito. Adesso la Lazio è costretta tutta sulla difensiva e fatica molto a ripartire in contropiede. Almeyda al 16' trova allora il suo "tiro della domenica", una bordata da 35 metri che rimane incredibilmente bassa, ma è centrale e Rampulla può bloccare comodamente. Ed è proprio Almeyda che un minuto dopo deve uscire per una contrattura (s'è fatto male tirando?) e al suo posto entra Sensini. Anche Veron prova da fuori senza inquadrare la porta. Il segno di una difficoltà evidente a rendere efficace la manovra. La partita non sale di tono, partono i primi fischi ma le squadre mostrano di non aver trovato ancora il bandolo della matassa e così si cincischia a metà campo. Quando qualche attaccante si libera è perché è andato a finire in fuorigioco. Al 31' Eriksson cerca di dare una svolta togliendo Mancini e facendo entrare Boksic. In effetti l'ingresso del croato dà una scossa ai compagni che si gettano in avanti, conquistano un angolo tirato con la solita maestria da Mihajlovic, si accende una mischia risolta addirittura da Zambrotta vicino al palo sinistro di Rampulla. Un minuto dopo un'incursione di Veron dalla sinistra viene arginata con affanno dai bianconeri. Al 37' anche un Salas affaticato e sfiduciato viene rilevato per dar spazio ad un Simone Inzaghi che va a misurarsi con il fratello Pippo. Al 39' Del Piero ha sul destro un'ottima palla servitagli di testa da Ferrara: stop, giravolta e tiro piazzato ma non troppo forte, Marchegiani può distendersi e bloccare il pallone proprio davanti alla linea. Il cambio di punte della Lazio sembra aver scatenato la Juve che attacca ancora con Zambrotta che serve a Inzaghi un pallone pericoloso che Marchegiani fa suo. Simone Inzaghi resta in campo solo cinque minuti: contrasto con Montero, pretende il fallo che invece viene assegnato al bianconero, dalla bocca del giocatore parte un "vaffan..." che giunge, senza bisogno della prova televisiva, alle orecchie di Braschi che tira fuori il cartellino rosso. Triste conclusione di una partita senza squilli.