Domenica 23 novembre 1980 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Lecce 2-2

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23 novembre 1980 - 11 - Campionato di Serie B 1980/81 - XI^ Giornata

LAZIO: Moscatelli, Spinozzi, Citterio, Perrone, Pochesci, Mastropasqua, Viola, Sanguin, Chiodi, Bigon, Greco (36' Garlaschelli). A disp. Nardin, Pighin, Ghedin, Cenci. All. Castagner.

LECCE: De Luca, Lorusso, Miceli, Manzin (73' Biagetti), Mileti, Re, Cannito, Improta, Bresciani, Maragliulo, Magistrelli (36' Gardiman). A disp. Vannucci, Pianca, Bonora. All. Di Marzio.

Arbitro: Sig. Magni (Bergamo).

Marcatori: 14' Bresciani, 62' Chiodi, 69' Viola, 74' Re.

Note: giornata serena, terreno in buone condizioni. Ammoniti: Greco, De Luca, Mastropasqua, Chiodi e Manzin. Angoli 7-4 per la Lazio.

Spettatori: 30.000 circa (17.352 paganti). Incasso £. 79.149.500.

Da l'Unità: la cronaca della partita
Il biglietto della gara

Emozioni e tanta paura all'Olimpico, per la Lazio costretta a lasciare un punto al sorprendente Lecce al quale il nuovo allenatore Di Marzio pare sia riuscito ad infondere in pochi giorni una nuova mentalità. Va subito chiarito nelle premesse che la squadra di Castagner, con il portiere Moscatelli in giornata negativa e con una difesa incerta, sorretta praticamente dal solo Perrone, ha contribuito in maniera piuttosto vistosa a «dare una mano» agli avversari. Tuttavia il pareggio dei pugliesi è scaturito anche da meriti ben precisi. Il Lecce, con una condotta di gara aperta, superando il condizionamento psicologico che avrebbe potuto frenarne lo slancio sul campo della capolista, sul piano del gioco ha spesso giostrato ad armi pari con i blasonati biancoazzurri.

Dopo la partita Castagner e i suoi giocatori si sono lamentati a lungo della sorte avversa che li avrebbe privati del successo. Ma non è stata certo colpa dei leccesi se Moscatelli si è lasciato battere ingenuamente in occasione delle due marcature e se Chiodi e compagni avevano la mira storta. Nel calcio la fortuna bisogna sapersela meritare ed è quanto ha saputo fare la compagine di Di Marzio, anch'essa incappata in episodi sui quali ha giocato la sorte. A tale proposito vale ricordare quanto accaduto al 51', che avrebbe potuto decretare addirittura la sconfitta per i laziali: da una mischia in area degli ospiti, con il Lecce già in vantaggio di un gol, la palla schizzava verso Bresciani lasciato completamente solo. Il centravanti, che pure è stato fra i migliori in campo, copriva a grandi falcate quasi tutto il campo, dribblava Moscatelli in uscita, ma mentre stava per tirare nella porta vuota, con un intervento alla disperata Sanguin riusciva a soffiargli il pallone della seconda rete che sembrava già fatta.

Quattro gol, una palla deviata sulla traversa dal portiere De Luca, tante occasioni mancate, specialmente da parte dei laziali, sono stati gli ingredienti di una partita vivace, tirata, a tratti anche apprezzabile stilisticamente che ha creato emozioni a ripetizione al pubblico dell'Olimpico. La Lazio, dopo aver banalmente fallito il bersaglio al primo minuto con Bigon, che tirava addosso a De Luca, mostrava subito una certa difficoltà nel fronteggiare un'avversaria che ribatteva puntualmente con manovre precise e pericolose. Al 14' giungeva la doccia fredda per gli uomini di Castagner: Sanguin, nel tentativo di servire Perrone, colpiva involontariamente il corpo di Bigon; sulla palla si avventava Bresciani che lasciava partire un tiro senza troppe pretese dalla distanza di almeno 30 metri. Moscatelli, mentre si accingeva alla facile parata, scivolava lasciando via libera al beffardo pallone che terminava la corsa in fondo al sacco.

I biancoazzurri accusavano vistosamente il colpo. La loro reazione appariva caotica. Castagner decideva di sostituire l'evanescente Greco, con l'altra punta Garlaschelli mentre nello stesso momento Di Marzio commetteva l'errore di mandare in campo il difensore Gardiman al posto dell'attaccante Magistrelli. Al Lecce, che pure continuava a manovrare con felicissima fluidità, veniva a mancare la coppia di punte Bresciani-Magistrelli (sorretta molto bene da Re, Mileti e Improta), che sembrava fatta su misura per mettere in imbarazzo la traballante difesa laziale. II tempo si chiudeva con Chiodi che mancava clamorosamente il bersaglio al quale replicava nella ripresa Bresciani fallendo, come si è detto, il gol del due a zero.

Le mischie nell'area leccese diventavano sempre più frequenti e concitate. Viola cresceva finalmente di tono e con lui tutta la squadra che al 63' si portava in parità: Bigon scendeva sulla sinistra, faceva proseguire Garlaschelli che crossava al centro. Con entrata tempestiva, Chiodi insaccava da corta distanza. Galvanizzata, la Lazio continuava a spingere. Si reclamava per un fallo da rigore su Chiodi finché al 69' Viola, con un perfetto pallonetto calciato dal limite in seguito a fallo di punizione, regalava alla Lazio il sospirato vantaggio. Ma la partita delle emozioni non era finita: ad un quarto d'ora dalla fine Maragliulo batteva un calcio d'angolo, la palla colpita da Re, carambolava fra gambe e mani di Moscatelli, Perrone e Pochesci, terminando in gol.

Fonte: La Stampa