Domenica 23 febbraio 1992 - Milano, stadio Giuseppe Meazza - Inter-Lazio 1-0
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23 febbraio 1992 - 2515 - Campionato di Serie A 1991/92 - XXII giornata
INTER: Zenga, Bergomi, Orlando, D.Baggio, Ferri I, Battistini, A.Bianchi, Berti (83' Desideri), Klinsmann, Matthaus, Ciocci (71' Pizzi). A disp.: Abate, Montanari, Baresi I. All. Suarez.
LAZIO: Fiori, Corino (72' Sergio), Bacci, Pin, Gregucci, Soldà, Melchiori, Doll, Riedle, Sclosa, Sosa. A disp.: Orsi, Vertova, Verga, Capocchiano. All. Zoff.
Arbitro: Sig. Lo Bello (Siracusa).
Marcatori: 24' Matthaus (rig).
Note: ammoniti Gregucci, Pin, Zenga, A. Bianchi, Berti, Doll. Antidoping: Abate, Desideri, Fiori, Vertova. Calci d'angolo: 7-7-
Spettatori: 7.806 paganti, incasso 206.435.000 lire; 33.588 abbonati, quota 967.795.880 lire.
Tra un'assenza di gioco e un'assenza di volontà, la logica e il campo premiano chi almeno è animato da pur minima passione. L'Inter d'oggi può finire facilmente in balia degli avversari e infatti nel finale rischia pesantemente, si muove a grandi linee e in spazi troppo grandi, non ha più idee, né con la "i" minuscola, né con la "i" maiuscola. Il forte desiderio di finire il campionato recuperando dignità e punti si scontra con l'esiguità dei mezzi e il cambiamento di allenatore, se è servito a qualcosa sul piano morale, non ha certo migliorato il livello del gioco. Quella messa in campo da Suarez è una formazione apparentemente regolata: Orlando costringe Doll a una partita in sordina; Dino Baggio può sfruttare abbastanza bene la parte sinistra; Matthaus recupera un barlume di condizione atletica e qualche sforzo offensivo. Ma poi in campo il movimento è sincopato, gli attacchi improvvisati. Così, la vittoria con la Lazio è frutto sofferente di due situazioni: lo sfogo iniziale con attacchi privi di lucidità, ma sostenuti da una prepotenza rabbiosa, anche commovente, che però, come sempre, non porta al gol su azione; l'inspiegabile rinuncia degli avversari che, pur avendo un mediano presente come Pin, un rifinitore abile dome Doll e due punte avvezze al gol come Sosa e Riedle, si decidono ad attaccare solo quando l'Inter crolla fisicamente. L'andamento della partita, soprattutto di quella della squadra di Zoff, può essere spiegato solo in parte dalla spinta offensiva dell'Inter. Il primo tiro in porta della Lazio arriva al 48' del primo tempo: sinistro maligno di Sosa dal limite con palla rimbalzante sulle zolle e Zenga bravo a non farsi sorprendere. Fino a questo punto è la squadra di Suarez a dominare, ma non riesce mai a mettere un giocatore in posizione di tiro in area con un'azione lineare. E, anche quando, nel finale, prima Bianchi e poi Pizzi avranno l'occasione per il bis e per non trascinare l'ansia fino all'ultimo (splendide parate di Fiori), le occasioni nasceranno da contropiedi non lineari, da palle perse, recuperate, regalate. Insomma da qualche pasticcio. L'ultimo gol su azione resta quello di Klinsmann a Cremona, ma anche quello saltò fuori da un salto a vuoto di due difensori cremonesi e di Rampulla. Nella prima fase dell'incontro l'Inter ha rare invenzioni: un cross arretrato di Ciocci per Bergomi che sceglie il tempo ma non la direzione (parata centrale di Fiori); un destro di Matthaus altrettanto centrale, questa volta non trattenuto dal portiere, che potrebbe essere preda di Klinsmann, trattenuto, lui sì, da Gregucci. Una delle migliori azioni della partita nerazzurra la imbastiscono Matthaus e Bergomi (16') con una doppia triangolazione che mette il capitano in condizioni di tirare o di passare: scelta la seconda opportunità, la palla va persa anche perché sembra di scorgere un altro fallo da rigore dello stopper laziale sul tartassatissimo (come se non bastassero i guai che si procura per caso) Klinsmann. Lo Bello è indisponente come sempre nel suo arbitraggio e lo si capisce proprio sul prosieguo di questa azione: non avendo concesso il rigore l'arbitro e il guardalinee lasciano correre, "a compensazione", un fuorigioco evidentissimo di Ciocci che non approfitta e regala il pallone alla curva. E' il momento di segnare perché la Lazio è chiusa nel suo autismo, non c'è comunicazione. Doll, pur bravo quando ha il pallone, è ben marcato (con le buone e con le cattive) da Orlando e la squadra soffre d'impotenza. Ma Klinsmann e Ciocci, a cui è preferibile l'ultimo Fontolan, non vengono mai messi (o non si mettono) in condizioni buone per il gol. Così, al terzo fallo da rigore della Lazio, un'impercettibile ma decisiva deviazione di mano di Soldà che impedisce la deviazione di testa a Bergomi, Lo Bello indica il dischetto ed è la prima volta che la Lazio subisce questa punizione in campionato. Matthaus supera la paura che lo ha fatto sbagliare a Torino e segna. Troppo poco per non soffrire, abbastanza per battere la Lazio che solo nel secondo tempo si concede, come se fosse un lusso, la decisione necessaria per tentare la rimonta. Abbastanza anche per tornare al successo a San Siro dopo un mese e mezzo (12 gennaio, 1-0 al Bari). Zenga mette il piede prima su un destro di Pin, bellissima l'azione di Doll e la preparazione al tiro ravvicinato del mediano, poi su un colpo di testa di Gregucci. Il portiere vola invece su un'altra violenta conclusione da fuori di Pin. Siamo in pieno affanno nerazzurro, Baggio, Matthaus su punizione, poi Bianchi e Pizzi tentano di dare sollievo ma non ce la fanno. E bravo Fiori, non hanno mira i suoi nemici. Klinsmann va a sbattere la testa su Soldà, la Lazio sbatte giustamente sull'incapacità di fare gioco per tutta la partita. Alla fine il trauma maggiore è quello per i laziali: Klinsmann esce questa mattina dall'ospedale, la Lazio rischia di uscire dalla zona Uefa. L'Inter invece scala la sua paura e Suarez San Siro. Risultati minimi per i sogni del passato prossimo, meravigliosi per le angustie del presente. Ma, considerato che con queste ultime l'Inter convive, state allegri.