Domenica 16 febbraio 1992 - Roma, stadio Olimpico – Lazio-Ascoli 1-1
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16 febbraio 1992 - 2514 - Campionato di Serie A 1991/92 - XXI giornata
LAZIO: Fiori, Bergodi (46' Sergio), Bacci, Pin, Gregucci, Soldà, Neri, Doll, Capocchiano, Sclosa, Stroppa. A disp.: Orsi, Corino, Verga, Melchiori. All. Zoff.
ASCOLI: Lorieri, Aloisi, Pergolizzi, Piscedda, Benetti, Di Rocco, Menolascina, Pierleoni (78' D'Ainzara), Bierhoff (40' Cavaliere), Giordano, Zaini. A disp.: R.Bocchino, Bernardini, O.Mancini. All. Cacciatori.
Arbitro: Sig. Cardona (Milano).
Marcatori: 60' Stroppa, 89' Benetti.
Note: ammoniti Bierhoff, Pergolizzi, Piscedda e Stroppa; espulso al 36' pt Menolascina. Al 36' Soldà sbaglia un calcio di rigore. Antidoping: Corino, Verga, Pergolizzi, Benetti. Calci d'angolo: 10-1. Esordio in serie A per Berardino Capocchiano classe 1965.
Spettatori: paganti 8.456, incasso 221.510.000; abbonati 20.556, quota 556.524.771.
La Lazio soffre d'allergie. E allergica all'Europa: quando pare potersi accomodare tranquillamente nella zona Uefa la squadra biancazzurra ha la diabolica capacità di complicarsi la vita e di trovare il modo di rimettere tutto in sollecita discussione. E allergica al trovarsi in vantaggio: dodici volte quest'anno non ha saputo capitalizzare l'uno a zero in proprio favore e in tre sole occasioni è riuscita a riportarsi avanti. E allergica agli ultimi dieci minuti di gioco quando è all'Olimpico: tant'è che, con quello di ieri, regalato all'Ascoli, sono cinque i punti che ha perso in casa appena prima d'andarsi a fare la doccia. Ed è allergica, da qualche tempo a questa parte, anche al calciare i rigori, visto che degli ultimi quattro ne ha sperperati tre. E veniamo alla partita, concentrato di tutte queste allergie. Un punto regalato. Attraverso tutta una serie di situazioni che hanno dell'incredibile. E incredibile l'allegra determinazione che quest'Ascoli già spacciato butta sul campo per un'abbondante mezz'ora. La Lazio è tutta reinventata: non ci sono Riedle e Sosa, debutta Capocchiano, un ragazzone emigrato da fornaio e immigrato da calciatore, Neri e Stroppa giostrano da punte d'appoggio laterali, Doll fa il distributore in una posizione più arretrata del solito. Il gioco non ha per forza di cose la solita fluidità e gli ospiti ne approfittano. Balbettano quando stanno sulla difensiva, sono addirittura brillanti e intraprendenti in possesso di palla promuovendo azioni di rimessa di buona qualità anche se inoffensive. Con grande dignità, fino a meritare applausi al 23', quando Giordano rinuncia a una puntata in avanti per far portare a Doll, rimasto a terra dopo un contrasto, quel soccorso che i suoi compagni gli avevano negato per avvicinarsi alla porta di Lorieri. E incredibile quel che capita al 36', decisivo nella storia della rappresentazione. Sul primo angolo a favore della Lazio svetta la testa di Gregucci e Menolascina, sulla linea di porta, s'inarca a deviare con la mano destra il pallone sotto la traversa. Rimbalzo birbante della sfera sul prato, strano effetto a beffare Lorieri e palla in rete. L'arbitro Cardona, lì a due passi, fa giustizia in maniera strana. Rigore ed espulsione, niente gol. "Gol su fallo da rigore è gol": recitavano una volta anche i bambini che giocavano per strada. E ancora così e Menolascina se la sarebbe dovuta cavare con un'ammonizione. Fatto sta che dal dischetto Soldà spara una gran botta a scheggiare la traversa e che due minuti più tardi Cardona stabilisce che uno spintone in area di Di Rocco a Neri merita perdono. Ma l'Ascoli in dieci è un altro Ascoli. Cacciatori rabbercia i suoi in una sorta di zona di taglio pallanuotistico, senza prospettive di contropiede, davanti a Lorieri e la Lazio dà avvio a un fior di assedio. Fioccano i cross, fioccano i corner, fioccano le conclusioni, si esibisce in parate coi fiocchi Lorieri. Capocchiano è tanto generoso quanto ciabattone, Sergio sembra aver dimenticato l'arte di mettere palloni nel mezzo, ma il bombardamento è impressionante. Allo scoccar dell'ora di gioco l'Ascoli s'arrende. La punizione di Stroppa da venti metriè pennellata all'incrocio, imprendibile. Sembra per mezz'ora che stia per venir giù un diluvio (di gol) sui marchigiani, ma Lorieri è un ombrellone che non fa passar niente e quando le sue stecche sono chiuse sembrano chiusi anche gli occhi dei laziali. Ed è così che al 90' capita l'inimmaginabile. L'Ascoli ha un guizzo, più disperato che convinto. Il ragazzino D'Ainzara crossa radente, Fiori spancia vergognosamente il suo unico intervento, Benetti non ha che da raccattare e girare nella porta spalancata. Uno a uno, chi l'avrebbe detto? Non certo i tifosi biancazzurri che accompagnano l'uscita dal campo della Lazio con fischi e poi quella dallo stadio in pullman con insulti e sassate. "E a noi sto punto nun ce serve a gnente...": fa Giordano.
Fonte: Corriere della Sera