Domenica 22 marzo 1981 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Foggia 0-0

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22 marzo 1981 - 26 - Campionato di Serie B 1980/81 - XXVI^ Giornata

LAZIO: Marigo, Spinozzi (75' Pighin), Citterio, Perrone, Pochesci, Manzoni (56' Viola), Marronaro, Sanguin, Chiodi, Mastropasqua, Greco. A disp. Nardin, Simoni, Cenci. All. Castagner.

FOGGIA: Laveneziana, Ottoni, De Giovanni, Fasoli, Stimpfl, Sgarbossa, Piraccini, Sciannimanico, S.Bozzi, Caravella (80' Morsia), Tivelli. A disp. Bacio, Tinti, Musiello, Conca. All. Puricelli.

Arbitro: Sig. Pairetto (Torino).

Note: ammoniti Piraccini e Morsia. Angoli 7-5 per la Lazio.

Spettatori: 20.000 circa di cui 11.411 paganti.

Il biglietto della gara

La Lazio comincia a rischiare seriamente di fallire l'obiettivo della promozione. La squadra che dominò l'inizio del campionato, imponendosi per il suo gioco fresco, dinamico, sicuro in ogni reparto, praticamente non esiste più. I biancoazzurri hanno 'rimediato' uno striminzito 0-0 sul terreno di casa, contro un Foggia al quale è mancato il coraggio di affondare il colpo decisivo per portarsi via i due punti. Se infatti la squadra di Puricelli non si fosse limitata solo a contrastare gli avversari, sconfitti tuttavia sul piano atletico, della volontà ed anche del gioco, ma si fosse concentrata maggiormente nelle fasi offensive, sarebbe quasi certamente riuscita a raccogliere frutti ben più concreti.

Nel tentativo di infondere più velocità alla sua formazione, Castagner aveva inserito i giovani Manzoni e Marronaro, lasciando Bigon in tribuna e conducendo Viola in panchina. Nel primo quarto d'ora si è avuta l'illusione che la Lazio avesse tratto un grosso beneficio dalle scelte del suo allenatore. Specialmente Marronaro, con i suoi guizzi rapidi, puntuale al dialogo con i compagni, costituiva la nota lieta in un meccanismo che si muoveva con sufficiente disinvoltura. Il Foggia opponeva una barriera elastica che però non dava l'impressione di poter reggere a lungo. Ma quando la Lazio, dopo i bagliori iniziali, ha cominciato a spegnersi in maniera sempre più allarmante, è venuta fuori la manovra fresca e vivace dei pugliesi.

Compatta in difesa per merito soprattutto di Ottoni e Fasoli; ben orchestrata a centro campo da Piraccini e Sgarbossa; insidiosa nel contropiede (però scarsamente incisivo) con Tivelli e il bravissimo Bozzi, la compagine rossonera si rivelava un osso assai duro. La Lazio dava l'impressione di una squadra priva di schemi, che affidava all'improvvisazione la speranza di poter giungere a bersaglio. In particolare è venuto a mancare il gioco sulle fasce laterali che avrebbero dovuto assicurare Mastropasqua, ma soprattutto Citterio abituato con le sue sortite improvvise a portare palloni pericolosi a fondo campo. Marronaro continuava per tutto il primo tempo a recitare la parte del più bravo fra i suoi compagni. Ma non trovava nel centravanti Chiodi, nettamente il peggiore in campo, una valida spalla. Gli altri biancoazzurri molli e mediocri, offrivano uno spettacolo semplicemente deprimente. I tifosi, dopo aver inutilmente incitato la loro squadra, alla fine si sono abbandonati ad un coro di «buffoni-buffoni», accompagnato da bordate di fischi.

La partita non ha offerto grandi emozioni. L'esordiente portiere pugliese Laveneziana è stato più impegnato rispetto al suo avversario Marigo. Ma nel complesso tutti e due hanno finito per svolgere un. lavoro di ordinaria amministrazione. Solo al 47' (traversa colpita da un colpo di testa di Chiodi) e al 61', quando Citterio, in seguito ad una mischia, falliva il tiro da corta distanza, il giovane numero uno foggiano ha corso il pericolo di capitolare. Ma la stessa cosa accadeva a Marigo al 60': Bozzi, su respinta della difesa laziale, tirava rapidamente nella rete sguarnita, ma Citterio riusciva a salvare sulla linea di porta, prima che la palla terminasse la corsa in gol. C'è stato qualche altro tentativo biancoazzurro con Greco, servito da Viola entrato in campo al 56', senza peraltro riuscire a modificare la fisionomia della sua squadra, ma non si è mai avuta l'impressione che la Lazio potesse portarsi in vantaggio. Al termine della gara, Castagner appariva letteralmente distrutto. Il tecnico ha tentato di dare una spiegazione al pauroso calo della squadra chiamando in causa un 'blocco psicologico» ma anche atletico. «La situazione è diventata difficile — ha aggiunto Castagner — al momento non vedo alternative valide. E' necessaria una sterzata».

Fonte: La Stampa