Domenica 21 dicembre 1958 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Bologna 2-1
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21 dicembre 1958 - 1.190 - Campionato di Serie A 1958/59 - XII giornata
LAZIO: Lovati, Lo Buono, Del Gratta, Carradori, Janich, Pozzan, Bravi, Franzini, Tozzi, Tagnin, Fumagalli. All. Bernardini.
BOLOGNA: Santarelli, Rota, Pavinato, Bodi, Mialich, Fogli, Perani, Pivatelli, Bonafin, Vukas, Pascutti. All. Foni.
Arbitro: sig. Butti (Como).
Marcatori: 45' Pascutti, 78' Tozzi, 80' Tozzi.
Note: cielo parzialmente coperto, terreno leggermente scivoloso. Leggeri infortuni a Tozzi, Fumagalli, Vukas e Bonafin. Espulso all'81' Pascutti per proteste. Calci d'angolo4 per parte.
Spettatori: 28.000 per un incasso 9 milioni di lire.
Il Corriere dello Sport titola: "Fatale l'ultimo quarto d'ora di gioco. Il dono di Natale di Tozzi. Lazio-Bologna 2-1 (0-1). Due genuine prodezze di Humberto permettono ai bianco-azzurri di evitare nel finale della contesa una sconfitta immeritata, ma ormai pressoché inevitabile".
Continua il quotidiano: La folla dell'Olimpico, allo scadere del novantesimo minuto di gioco, ha fatto l'impossibile per... spellarsi le mani. Gli applausi sono fioccati fitti e insistenti, con un fervore ed una convinzione assolutamente imprevedibili. Ma non erano consensi rivolti alla squadra del cuore. Non erano osanna indiscriminati. Una così plebiscitaria e schietta manifestazione di stima, di affetto ed anche di entusiasmo era indirizzata ad un solo giocatore, ad un autentico "espada" delle arene calcistiche, ad un campione, estroso e incostante, ma di accertata risonanza internazionale e dalle magnifiche doti risolutive: Humberto Tozzi. Raramente ci era accaduto di vedere una platea calcistica tanto fremente e tanto acclamante. I ventottomila spettatori di ieri sono rimasti addirittura incantati dalle prodezze a ripetizione del loro idolo ritrovato. Ne hanno seguito le evoluzioni con crescente fiducia. Sono esplosi, infine, nel tratto culminante della contesa, allorché il fantasma di una sconfitta casalinga è stato scacciato di prepotenza dal tempio bianco-azzurro. Non poteva essere altrimenti. Nei tempi belli dell'Ottocento gli avrebbero staccato i cavalli della carrozza. Ieri un intero stadio ha scandito un solo nome, in un fragore inconsueto di battimani, in un tripudio vivo, spiccato, irrefrenabile. Nessuna meraviglia, per parte nostra. Humberto Tozzi ha rinverdito i fasti prepotenti e un po' egocentrici del "mattatore" con una nitidezza di accenti, una vivacità di temi, un fulgore stilistico e un puntiglio da centravanti di eccelso talento e di elevatissimo rendimento. Non crediamo di esagerare affermando che la prestazione dell'ex artigliere del Palmeiras ha riproposto nella memoria dei sostenitori laziali il problema nostalgico di Silvio Piola. Anche perché, diciamolo francamente, i due punti di ieri possono essere definiti il "dono di Natale" di Tozzi alla sua società, ai suoi dirigenti, ai suoi compagni, ai suoi tanti ammiratori capitolini. Anche perché ammettiamolo pure, la condotta superba e risolutiva di Tozzi ha riscattato la grigia, se non addirittura scadente, prestazione della squadra bianco-azzurra. Intendiamoci: il numero nove laziale è stato il grande incontrastato protagonista della gara, ma non è stato il solo artefice del successo. Egli ha potuto avvalersi di tre o quattro collaboratori fattivi ed infaticabili, forse non altrettanto brillanti, ma indubbiamente positivi e produttivi.
Lovati, tanto per venire ai dettagli, ha ottimamente figurato. Non ha collezionato miracoli; ma può menar vanto di due o tre interventi precisi quanto provvidenziali. Janich pur concedendosi qualche... licenza premio, ha eseguito non pochi anticipi e non pochi recuperi di eccellente risalto pratico e spettacolare. Carradori ha ceduto alla distanza, ma dopo un primo tempo stupendo per qualità e quantità di suggerimenti. Tagnin, malgrado le sue incertezze conclusive, ha giostrato con la consueta mobilità e con vena alacre e costruttiva. Tutti gli altri, invece, hanno dato esca a critiche o riprovazioni. Lo Buono e Del Gratta in misura ridotta (i due terzini laziali hanno toccato largamente il limite della sufficienza), Pozzan, Franzini, Fumagalli e Bravi in ripetute e numerose circostanze. Sia Pozzan che Fumagalli, sia Franzini che Bravi hanno sciorinato più di uno spunto apprezzabile. Ma ciò non toglie che al tirar delle somme il loro comportamento non è risultato soddisfacente. Pozzan per aver accordato al suo amico Pivatelli eccessiva libertà di manovra; Fumagalli per aver alternato a momenti magnifici pause allarmanti. Franzini per essere caduto nelle panie di una comprensibile ed accentuata superemotività (prova ne sia che nel tratto di chiusura la recluta laziale ha sfoggiato tre o quattro squarci da interno di sicuro avvenire). Bravi per essere incappato in una giornata di nebbia diffusa. Ma non v'è da accanirsi contro alcuni dei componenti la pattuglia laziale. Le pecche più lampanti sono da identificarsi nella fragilità e nella labilità dei collegamenti, nell'assenza quasi totale di una centrale di impostazione, nella carenza, insomma, di affiatamento. Formazione inedita, giovo avventuroso: proprio così. Questo principio è stato ribadito inesorabilmente dal giostrare confuso ed annaspante della avventurosa e raffazzonata prima linea bianco-azzurra. Da qui la constatazione doverosa che l'alloro conquistato ieri dalla Lazio va catalogato tra le "imprese preziose" ai fini dell'operazione tranquillità; da qui la convinzione che il 2-1 della Lazio sul Bologna non esige censure o riserve, ma va festeggiato come una tappa lieta e corroborante sul cammino aspro e tortuoso del campionato.
In certi casi conta soprattutto il verdetto. In certi casi occorre... dimenticarsi dalle lacune contingenti e riscaldarsi al fuoco di un sostanziale e rasserenante miglioramento in graduatoria. Lo scopo è stato raggiunto. Superfluo guardare ai mezzi. Tra l'altro non oseremmo neppure pretendere dalla Lazio attuale il volo pindarico di una partita tecnicamente e spettacolarmente pregevole. La botte bianco-azzurra non può offrire champagne o spumante; al massimo può accontentare i suoi tifosi con il vino forte e robusto di una classifica di assoluta sicurezza. Un discorso del genere non deve trarre in inganno il lettore. Nessuno di noi ha in animo di trasformare il Bologna in una vittima del destino. Il responso ufficiale ci sembra limpido e cristallino, ineccepibile sul piano analitico. La Lazio è stata la compagine che ha esercitato la maggiore pressione d'attacco. La Lazio è stata la compagine che ha saputo fabbricare il più alto potenziale di brividi e di attimi da rete. La Lazio è stata la compagine più aggressiva, più vitale sotto il profilo agonistico. Né il Bologna può muovere fondate accuse all'arbitro (il debuttante Butti). Se c'è una squadra che può recriminare sulle delibere del direttore di gara, questa è, infatti la Lazio che è stata privata di due "rigori" visibili a... duecento metri (per la verità anche i petroniani... meritavano un penalty a favore), il primo dei quali nella fase iniziale, in un periodo, cioè, quanto mai delicato della competizione. Per cui v'è da accordare a Tozzi il titolo di "giustiziere" più che quello di "salvatore della patria bianco-azzurra". Il Bologna, d'altronde, considerato il valore delle sue individualità, va incluso di diritto nel novero delle delusioni di fine dicembre. La defezione di Pilmark può essere una grossa attenuante; ma non può giustificare del tutto la frammentarietà e la lentezza di fraseggio della mediana e del quintetto avanzato rossoblu. I soli difensori (insindacabile l'operato di Santarelli, encomiabile quello di Pavinato, discreto quello di Rota) sono evasi dalla mediocrità o dalla discontinuità. Gli stessi Fogli, Pivatelli e Vukas che talvolta hanno affrontato stupendamente il proscenio dell'"assolo", ma che non hanno saputo toccare una media accettabile di profitto. Sfuocati Perani e Pascutti. Episodico Bonafin. Mediocre Bodi. In solare difficoltà Mialich di fronte allo scatenato Tozzi. Un Bologna, dunque, che ha fatto... tremare ma non certo per virtù propria. Cronaca rada. Come si addice ad una partita alterna ed apprensiva, ma tecnicamente scialba e disordinata. Avvio tutto bianco-azzurro. Ma i conti delle buone intenzioni non tornano.
Santarelli può fungere da "spettatore" o quasi. Due tiri di Franzini (5' e 8') entrambi fuori bersaglio; una staffilata in corsa di Fumagalli (su lancio esatto di Tozzi) si stempera sull'esterno della rete petroniana: tutta qui la prima sfuriata laziale. Ma ecco i primi "pericoli". Triangolazione Tagnin-Tozzi-Fumagalli (20'); lo stesso Fumagalli, spostatosi a destra, può indirizzare a rete e da buona posizione; vano il tuffo di Santarelli; il pallone lascia la sua nera impronta sulla base del palo di destra e si perde beffardamente sul fondo. La Lazio non si scoraggia. Al 25' su crossi di Bravi, Tozzi s'infiltra abilmente nello schieramento opposto; Mialich, vista la mala parata, lo sgambetta. Rigore? Chiaro come la luce del sole il "fallo" del mediocentro petroniano. Ma l'arbitro non vede o finge di non vedere, malgrado il coro delle proteste e dei fischi. Il Bologna tenta di sfruttare la situazione psicologicamente propizia. Al 31' s'invola Bonafin, stangando a rete da una dozzina di metri; Lovati replica con una franca bloccata in volo. Tre minuti dopo, al culmine di un'azione promossa da Tozzi e sviluppata da Tagnin, è Bravi a sciupare un'occasione di platino, sparando frettolosamente a lato da distanza ravvicinata. L'incontro tende ad incanalarsi, adesso, sulla strada dell'equilibrio. Il Bologna non è più accartocciato nelle retrovie. Più volte si distende minacciosamente in contropiede. Al 45' il goal rossoblu: Bodi mette in movimento Bonafin sulla destra; centro su Pivatelli smarcatosi nei pressi del dischetto del penalty; il capitano petroniano indugia; irrompe Pozzan rinviando debolmente; ma accorre Pascutti che in corsa insacca, malgrado il tentativo di intervento di Lovati. Ripresa. La Lazio non disarma. Al 2' sfiora il pareggio. "Pallonetto" di Carradori in mischia; Tagnin si fa largo ed a volo indirizza a rete; Santarelli in tuffo neutralizza. La Lazio preme, ma il Bologna esce dal suo attendismo. Al 5' Lovati con una ardita e tempestiva uscita deve interrompere un dialogo Bonafin-Pascutti. Al 13' Perani, su invito di Vukas, riesce a portarsi a contatto con la porta laziale; ma il "rasoterra" d'epilogo è fiacco e Lovati può sventare ancora. Al 18' Bonafin, superato di slancio Janich, si porta a tu per tu con Lovati.
Il raddoppio sembra inevitabile. Ma Bonafin è indulgente e spedisce a lato. La Lazio si scuote. Al 22' un duetto Pozzan-Fumagalli si estrinseca in un calibrato smistamento a Tozzi; ma Humberto complica le cose e Mialich può rinvenire e salvare. Il Bologna diviene sempre più cauto. La Lazio è tutta protesa in avanti, con ostinato impegno. Ma Tozzi è terribilmente solo. Ogni sua iniziativa cozza contro il muro rivale. Ma Humberto è indomabile. Ed i suoi sforzi, finalmente, si concretizzano. 33': Tagnin dà il "la"; Tozzi evita Bodi, si libera del sopravveniente Mialich e, quindi, infila di giustezza nell'angolo destro basso. L'Olimpico è in fermento. Il guizzo di Tozzi è stato sbalorditivo per fulmineità e perentorietà. Ma Tozzi non è pago del suo personalissimo alloro ed al 35' sfodera un formidabile "acuto": uno, due, tre avversari vengono scavalcati con passo agile e sconcertante; Santarelli abbozza l'uscita; ma come poter fermare il bolide conclusivo di Humberto? 2-1 per la Lazio. Gli "evviva" toccano il settimo cielo. Le ovazioni sono generali; non conoscono le leggi della fazione; si intravedono i fuochi della fiaccolata di rito. Pascutti, intanto, trova modo di farsi espellere per proteste (le cause? incomprensibili). Il Bologna reagisce con immediato furore. Ma la Lazio non ammette rovesciamenti di fronte. Al 40' Fumagalli filtra tra le maglie allentate delle retrovie petroniane, ma, proprio nel momento decisivo, viene atterrato da Rota. Rigore? L'arbitro è ancora per il "no". Ma nessuno se la prende. La Lazio può condurre in porto un successo di accertata validità e di significativa portata morale. Questo è essenziale. Tutta per Tozzi l'appendice. Un'appendice festosa e commossa. Come non mai.
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