Domenica 15 gennaio 1978 - Roma, stadio Olimpico – Lazio-Milan 2-0
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15 gennaio 1978 - 1953 - Campionato di Serie A 1977/78 - XIV giornata
LAZIO: Garella, Pighin, Ghedin (46' Boccolini), Wilson, Manfredonia, Cordova, Garlaschelli, Agostinelli, Giordano, Lopez, Badiani. A disp.: Avagliano, Clerici. All. Vinicio.
MILAN: Albertosi, Sabadini, Maldera (III), G.Morini, Collovati, Turone, Antonelli, Capello, Bigon, Rivera, Calloni (74' Tosetto). A disp.: Rigamonti, Boldini. All. Liedholm.
Arbitro: sig. Gonella (La Spezia).
Marcatori: 61' Boccolini, 82' Giordano.
Note: giornata poco nuvolosa. terreno allentato dalle piogge dei giorni scorsi. Ammoniti: Calloni, Turone, Agostinelli. Angoli 4-4.
Spettatori: 50.000 circa.
Tra Lazio e Milan parità di gioco e nessun gol nel primo tempo, poi i romani aumentano il ritmo, mentre cedono i centrocampisti suggeritori del Milan e vengono i gol di Boccolini e di Giordano. Prima noia e apatia, poi determinazione da parte laziale e accondiscendenza involontaria ma colpevole degli ospiti. E' una partita dal doppio volto, ma egualmente valida per giudizi. La Lazio dimostra di voler continuare a sognare l'alta classifica, il Milan confessa i suoi limiti. 0 si tratta di una giornata storta, oppure bisogna dare ragione a Liedholm che rispondendo ad un giornalista, che gli chiede se il discorso sulle scudetto per il Milan deve considerarsi chiuso, risponde senza scomporsi: « Veramente non lo avevamo mai aperto ». Il Milan di oggi è parso sfiatato e incompleto. L'assenza di Buriani, che corre per tutti, è grave, ma non può bastare a giustificare tanta pochezza. La difesa è solida. Non c'era bisogno di conferma. Albertosi dimostra tutta la sua classe molto presto, quando su calcio d'angolo vola a deviare oltre la traversa un pallone schiacciato a rete di testa da Pighin.
Ed attorno a lui fanno buona guardia Sabadini e Morini, Collovati e specialmente Turone. Maldera è in fase di stanca. Più che un terzino si considera un mediano, marca a distanza ed avanza in appoggio. Inseguito e perseguitato da un ottimo Badiani, Maldera si scompone, e mai o quasi mai arriva a dare fastidio a Garella. Maldera era in passato il « miglior attaccante » del Milan. Bloccato lui non c'è corsa di penetrazione. Colpa di Calloni? Anche, ma non soltanto di Calloni. Bigon sembra arrivato al capolinea della sua lunga carriera. E' sempre intraprendente, ma non è più fresco. Arretra in zona di copertura per dare aiuto al centrocampo, ma quando avanza ha i riflessi appannati.
Ci vorrebbe Buriani a dare vivacità ad un reparto che cammina al passo. Rivera, Capello ed Antonelli giocano in zona, ma la loro manovra è lenta. Bella, a tratti geniale, ma fiacca, prevedibile, controllabile. Che può fare il povero Calloni solo davanti a tutti? Sbaglia. E' vero, sbaglia molto. Ma se non fa gol, è anche causa dei pochi palloni giocabili che gli arrivano. Rivera ha qualche spunto degno della sua fama. Ma due o tre in una intera partita sono troppo pochi. Capello è fragile e fiacco, Antonelli corre, sgambetta, ma non ha idee lucide. Morini si adatta, Bigon si sfianca. Tutto inutile. Questo Milan (parliamo del Milan anti-Lazio) non farebbe paura a nessuno.
Il discorso negativo sul Milan non toglie i meriti alla Lazio, che controlla partita e gioco senza affannarsi mai. Forse Lopez, Cordova, Badiani ed i terzini (Ghedin e Pighin) hanno il torto di accettare nel primo tempo il ritmo da valzer lento degli avversari, ma appena pigiano sull'acceleratore, il Milan va in crisi e per i romani tutto diventa facile. I minuetti del primo tempo sono quanto di più stucchevole si possa vedere su un campo di calcio. Non succede niente. I portieri sono a riposo, i difensori guardano senza affanno, i centrocampisti corricchiano alla ricerca delle punte che non tirano in porta. La Lazio gioca di più e assomma molti calci d'angolo, ma Albertosi interviene una sola volta. Nella ripresa entra Boccolini al posto di Ghedin, infortunato, e la Lazio aumenta il ritmo.
Nelle file milaniste si registrano molti errori. Garlaschelli e Giordano ora sembrano imprendibili per Sabadini e Collovati. E' bravino lo stopper che gioca al posto di Bet, ma Giordano gli dà molto fastidio. Il primo gol viene al 60'. Il Milan è in difesa, una difesa confusa, ma ancora saldamente schierata a protezione di Albertosi. Avanza anche Cordova. Nessuno lo affronta e il laziale tenta il tiro a rete. Albertosi si butta, ma la palla lo supera, batte sulla base del montante sinistro, torna in campo e viene deviata dalla schiena del portiere a terra. Tutti guardano. Boccolini, il più fresco, arriva come un falco e butta nella porta sguarnita. C'è qualche protesta. Albertosi è a terra, forse Giordano lo ostacola. Gonella ha qualche dubbio, chiede al suo collaboratore che gli dice: « Tutto regolare ». Gonella convalida.
La reazione del Milan è immediata, ma fragile. Rivera tenta qualche tocco degno della sua classe, ma non ha collaborazione. Prova un allungo Capello, ma cade sulla palla, Antonelli e Calloni sembrano svegliarsi. Il Milan si sbilancia troppo, lascia larghi spazi vuoti ai contropiede laziali. Avanza Lopez (74') e Cordova sbaglia la conclusione. Rocco e Liedholm provano il cambio: esce Calloni entra Tosetto. E' una decisione strana. Viene tolto il centravanti proprio mentre si tenta la rimonta. La Lazio ha qualche scricchiolio in difesa, ma i milanesi non sanno approfittarne. Ed all'82' viene il raddoppio. I rossoneri sono tutti avanti, Morini sbaglia l'appoggio e Cordova lancia Garlaschelli, che supera Collovati. Su di lui converge in uscita Albertosi. E' un placcaggio alla disperata. Garlaschelli sfugge alla presa e va verso il fondo. Lo raggiunge Turone, ma l'ala laziale ha il felice intuito di cedere la palla a Giordano, che segna a porta vuota.
E' la definitiva condanna del Milan. Tutto merito della Lazio? Certo, gran merito della Lazio, ma il Milan di oggi palesa tante e tali lacune da impensierire chi gli vuole bene e chi crede nelle sue possibilità. Liedholm mendica scuse: « Non ci siamo allenati per la neve ». Non basta. Il calcio è dinamismo, e la dinamica milanista è da gioco a scopa, non da gioco del calcio. Solo colpa di Rivera e di Capello? Anche colpa loro. Buriani corregge la media di corsa del collettivo, ma quando Buriani non c'è si cammina soltanto. La Lazio ne approfitta ed il Milan si ferma. Se si tratta di una giornata storta niente di grave. Ma se l'inconveniente dovesse ripetersi, per il Milan si prevedono altre » magre » eguali a questa di Roma.
La secca vittoria conquistata dalla Lazio ha lasciato il segno sul morale dei milanisti, che davano l'impressione di essersi improvvisamente risvegliati dopo aver cullato un bel sogno. C'è stato qualche timido tentativo di mettere in discussione il risultato, addebitando a Giordano un fallo su Albertosi in occasione del primo gol siglato da Boccolini. « Mi è caduto addosso impedendomi di rialzarmi », ha detto il portiere. Ma alla fine i rossoneri sono apparsi tutti d'accordo nel riconoscere i meriti degli avversari. Quando è stato sostituito da Tosetto, Calloni è uscito dal campo aprendo tutte e dieci le dita delle mani. Il gesto, rivolto verso la panchina, significava chiaramente che Rivera e non lui meritava di raggiungere il sottopassaggio.
Probabilmente la vicenda ha avuto un seguito dietro la porta ben serrata degli spogliatoi. Ma l'attaccante, dopo lo sfogo, deve aver giudicato più prudente seguire i consigli dei dirigenti e quando si è presentato ai giornalisti ha fatto finta di cadere dalle nuvole. Come attore, però, non ha fornito una grande prova di abilità. « Calloni vorrebbe giocare sempre — ha liquidato il "caso" con la consueta diplomazia Liedholm, — sta migliorando, potrebbe anche trovare un posto accanto a Tosetto ». « Sulla partita — ha proseguito il trainer — devo dire che per la prima volta la squadra ha avvertito la stanchezza. In settimana non abbiamo potuto allenarci adeguatamente a causa della neve. Ma non mi piace trovare scuse. Devo riconoscere che finora non ci era capitato un avversario così forte. Abbiamo giocato male. La Lazio ha vinto con pieno merito, anche se i miei giocatori mi hanno assicurato che il primo gol è stato viziato da un fallo di Giordano su Albertosi. I nostri avversari sono stati tutti bravi, ma credo che la strepitosa gara disputata da Cordova, abbia costituito la svolta decisiva ». Rivera si è comportato in maniera completamente opposta. Liedholm, dribblando l'osservazione, ha replicato: « Rivera era stanco, speriamo che si riprenda ». Considera chiuso il discorso sullo scudetto al Milan? « Io non l'ho mai aperto », ha ribattuto prontamente il tecnico.
Dal tono rassegnato è sembrato che Liedholm non abbia mai effettivamente creduto alla possibilità di lottare per il titolo. Gianni Rivera ha lasciato per ultimo lo spogliatoio. Aveva anche lui, come i suoi compagni, un'aria sconsolata. A chi gli faceva osservare che il Milan era sembrato una squadra a pezzi, ha replicato con tono ironico: « Infatti ha vinto la Lazio ». Al clima di scoraggiamento che si respirava fra i rossoneri si contrapponeva, ovviamente, la euforia dei laziali: « E' stato un successo esaltante, bello, che rispecchia fedelmente ciò che si è visto in campo — ha dichiarato Vinicio. — Abbiamo dominato il campo per tutti i novanta minuti. Il nostro portiere è rimasto praticamente disoccupato. Siamo arrivati tardi al gol, ma già in precedenza avevamo avuto occasioni per portarci in vantaggio. Anzi ci eravamo riusciti e non so proprio perché ci è stata negata la rete di Giordano, siglata all'inizio della ripresa ». Il Milan è sembrato un avversario inesistente. Ma l'astuto trainer brasiliano, per non sminuire la vittoria della squadra, ha risposto in tono deciso: La verità è che i nostri avversari sono stati travolti dal ritmo della Lazio ». Franco Cordova, protagonista della partita, dopo qualche titubanza si è deciso a rivelare il piccolo segreto della sua ottima prestazione: « Ci tenevo a giocare bene davanti a Liedholm perché è un allenatore che mi ha sempre stimato ». Poi, trascinato anche lui dall'ottimismo, ha aggiunto: « Questa Lazio è da primi posti », mentre il suo « rivale » Capello lasciava gli spogliatoi scuotendo il capo: « Abbiamo giocato proprio male, avevamo le gambe pesanti »
Fonte: La Stampa