Domenica 14 ottobre 1934 - Roma, stadio del P.N.F. - Lazio-Bologna 2-1
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14 ottobre 1934 - 422 - Campionato Italiano di calcio Divisione Nazionale Serie A 1934/35 - III giornata
LAZIO: Blason, Bertagni, Del Debbio, Ferraris (IV), Viani (I), Fantoni (II), Guarisi (Filó), Fantoni (I), Piola, Bisigato, Levratto. All. Alt.
BOLOGNA: Gianni, Fiorini, Gasperi, Montesanto, Donati, Corsi, Spivach, Sansone, Schiavio, Fedullo, Ottani.
Arbitro: sig. Mattea di Torino.
Marcatori: 29' pt Ottani, 39' pt Piola, 42' st Fantoni (I).
Note: giornata bellissima. Terreno perfetto. Molto caldi i tifosi laziali che hanno approntato striscioni inneggianti alla squadra.
Spettatori: 24.000.
► Il Littoriale titola “La LAZIO tien testa da brava alla tecnica del forte BOLOGNA rimonta lo svantaggio di un goal e vince a 5 minuti dalla fine – Vittoria contrastata in una combattuta partita”.
La cronaca. Il Bologna sceglie il campo in favore di sole e la Lazio, che ha la palla, sferra i primi attacchi. Al 6’ ha già costretto tre volte l’avversaria in calcio d’angolo, sempre senza risultato. contro questo passivo, il Bologna oppone una discesa di Schiavio, fermato per fuori giuoco, e un cross di Spivach, spezzato da Bertagni.
Piola impegna poi Gianni nella prima parata della giornata: ma il Bologna risponde pronto, con un nitido attacco in linea. Triangolo Sansone-Fedullo-Schiavio. Marcato da Bertagni il centro attacco bolognese allarga a sinistra. Ottani centra lungo a Spivach; ma Blason esce e devia in tempo, prima che l’ala destra, che sopraggiungeva in corsa, tocchi il pallone.
Il Bologna ora stringe le maglie dell’offesa: ma due volte Blason si libera da tiri di Fedullo, al 9’ e al 13’. La Lazio, a sua volta, ottiene altri due calci d’angolo al 10’ e al 20’: sul secondo, Bisigato rovescia lateralmente.
Goal bolognese, pareggio laziale. Frattanto, però, il Bologna ha perduto un’occasione d’oro. Schiavio, fuggito a Del Debbio, tira in goal; Blason para, ma non blocca la palla, che è ripresa ancora da Schiavio. Questi, però, nell’intento di metterla nell’angolo opposto a quello ove si trova il portiere laziale, esagera nell’angolazione e sbaglia da un metro un goal quasi sicuro.
Lavoro per ambedue i portieri: al 25’ altro calcio d’angolo contro il Bologna non concesso per precedente fallo laziale. Al 28’, l’azione del goal bolognese, su discesa di Ottani, Bertagni allunga tanto forte a Blason, che per poco non fa un autogoal. Il portiere respinge corto; e un attimo di esitazione di Del Debbio dà modo ad Ottani, appostatosi in area di rigore, di segnare, con tiro più forte che astuto, il primo goal.
Momento critico per la difesa laziale, che sbanda; Blason è assi impegnato. Al 31’ Schiavio, svincolatosi da Del Debbio, manda contro l’esterno della rete un’altra palla da goal. Superato senza danni il periodo peggiore, la Lazio si fa a sua volta aggressiva. Piola si prodiga, e servito da Levratto, sfugge alla guardia del corpo di Fiorini e Donati e tira: ma fuori bersaglio.
Il pareggio verrà al 40’. Fallo di Gasperi. Batte la punizione Fantoni II; raccoglie Bisigato, il quale traversa a Guarisi. Cross lungo dell’ala destra. Invano Gasperi cerca di intercettare di testa il pallone, che giunge a Piola. Questi scatta e, di testa, con un potente colpo dal basso in alto, lo mette in rete.
Fedullo, intanto, era stato costretto momentaneamente ad uscire dal campo per uno scontro con un avversario. La Lazio insiste, e uno scambio di posto tra Fantoni I e Guarisi, per poco non dà agli azzurri il secondo punto. Il tiro di Filò sibila a lato. Una fuga di Levratto fermata per fuori gioco di Guarisi, e la fine del primo tempo.
Il punto della vittoria laziale. La ripresa ha inizio con un attacco bolognese: tiro da lontano di Schiavio, che non sorprende Blason. L’azione si ripete subito dopo; ma il centro attacco rosso-bleu, questa volta, è in fuori gioco. Parata di Blason al 3’, su calcio d’angolo contro la Lazio, provocato da Bertagni; al 4’ Del Debbio respinge di testa una punizione di Montesanto. Filò si impadronisce della palla, scappa, sfugge a Gasperi: ma ha il torto di aggiustarsi il pallone con le mani… Mattea, benché lontano e coperto, vede… Al 6’ punizione di Montesanto che batte sul palo; al 7’ su punizione per mano di Gasperi, occasione persa da Bisigato.
Pian piano però la Lazio prende il sopravvento: ne dà il segnale un magnifico assolo di Piola che dà da fare a più non posso ai terzini avversari, mentre il pubblico urla per un discutibile fuori gioco. Il goal sembra maturare per la Lazio: al 15’ su calcio d’angolo, bel colpo di testa di Viani parato da Gianni; seguito a pochi secondi da un’altra azione serrata, conclusa da Guarisi con tiro impreciso. Dopo un doppio “liscio” di Fiorini e Gasperi, che Bisigato spinto col gomito da Donati non riesce a sfruttare, il fronte si capovolge; e al 26’ Sansone, deviando di testa un bel tiro improvviso di Spivach, per poco non sorprende il bravo Blason. Ancora lavoro per Gianni, ad opera di Guarisi; e poi un tiro contro l’esterno della rete di Piola: indi, al 30’, con superba entrata, Donati sventa una minaccia che si profilava tra Viani e Bisigato…
Ma a questo punto, il Bologna inizia il serrate e impegna ripetutamente Blason, approfittando anche del fatto che la Lazio, protesa alla ricerca della vittoria, gioca con i terzini quasi sempre al di là della metà campo. Gli azzurri corrono ai ripari: con le continue e sempre pericolose inversioni di fronte, il gioco si fa sempre più emozionante, la partita è aperta a tutti gli sbocchi.
Il goal della vittoria, capolavoro di astuzia di Guarisi e di prontezza di Fantoni, già descritto nel commento, assegna alla Lazio il successo del contrastatissimo incontro, che è sottolineato alla fine da scroscianti applausi ai protagonisti della bellissima contesa.
► Nel commento alla partita si esalta l’abilità e il senso pratico della Lazio.
A un quarto d’ora dalla fine, la fatica incominciava a farsi sentire: il Bologna, pur avendo nella ripresa subito prevalentemente la pressione della Lazio, non aveva affatto la fisionomia della squadra che ha ormai deposto ogni speranza di vincere, e tanto meno si preoccupava di mantenere il risultato pari, sul quale il primo tempo era terminato. Subiva la pressione laziale; ma si difendeva con ordine, con metodo, con calma.
Sferrava di tanto in tanto contrattacchi quanto mai pericolosi: Schiavio, ligio alla norma che il gioco del centro-attacco moderno deve svolgersi agli immediati margini del fuori-gioco, applicava la norma un po’ troppo alla lettera, e in fuorigioco si faceva pescare spesso e volentieri. Può darsi anche che fosse un po’ inasprito per due occasioni mancate male, molto male nel primo tempo, quando segnare, probabilmente, avrebbe significato volgere le sorti dell’incontro in definitivo favore del Bologna.
Incertezza fino alla fine. Ma procediamo con ordine. Del periodo antecedente diremo poi; e riprendiamo il racconto al punto in cui lo abbiamo lasciato. Proprio dopo la mezzora il Bologna risfonderò più frequenti velleità aggressive; e approfittando anche della tendenza laziale a lasciare sguarnita la difesa, portò attacchi pericolosi, dando a Blason modi di distinguersi brillantemente.
Ma la Lazio non era disposta a subire: messa perciò da parte la stanchezza, si cominciò a minacciare seriamente da ambo le parte. I capovolgimenti di posizione erano all’ordine del giorno. Si aveva netta la sensazione, nonostante l’equilibrio complessivo (equilibrio, come vedremo poi, fatto di elementi nettamente contrastanti tra loro) che una delle due squadre sarebbe riuscita a segnare. Quale? Al 38’ Ottani, ben imbeccato da Donati, spediva molto lontano dal rettangolo della porta un pallone che già aveva fatto trattenere il fiato alla folla trepidante. Emozione diametralmente opposta un minuto dopo, quando Guarisi, con una perfetta centrata, serviva Piola pronto allo scatto… Ma Gianni, occhio di lince e coraggio da leone, usciva in tempo, afferrava sicuro, respingeva…
Il pericolo, tuttavia, persisteva: ecco poco dopo, infatti, Corsi – a ridosso della catapulta Piola – toccare la palla con le mani. Si appresta Filò a battere la punizione, poco più di un metro fuori della area di rigore. Il Bologna fa barriera. Guarisi prende la rincorsa, ma è una finta. Allarga lentamente a destra a Fantoni I, incustodito; e Fantoni, senza esitare, scaraventa in rete, sorprendendo Gianni, il quale probabilmente, e non a torto, aspettava che qualche compagno gli venisse, o almeno tentasse di venirgli in aiuto.
È il goal della vittoria laziale. Il Bologna si lancia rabbioso al contrattacco, ottiene due punizioni: ma Blason non ha più nemmeno bisogno di toccare il pallone. La vittoria è della Lazio.
Il volto della vittoria. Il successo non è stato facile. Come squadra, il Bologna ha dimostrato senza dubbio maggiore omogeneità e classe della Lazio: ma non ha mai dato l’impressione, anche nel periodo in cui più insistente premeva e minacciava di poter prevalere di forza dove l'abilita si era mostrata, e ripetutamente, insufficiente e inefficace. L’abilità dei singoli atleti in maglia azzurra getta sulla bilancia un peso e un’autorità sufficiente a compensare vantaggiosamente i pregi di stile di qualsiasi pur efficiente compagine. Più quadrata, atleticamente più a posto, la Lazio è andata crescendo nella ripresa, specialmente nella linea mediana; ha prevalso con un goal che se non è stato la risultanza logica di un periodo di superiorità indiscussa, non è stato nemmeno il frutto di un colpo di fortuna.
Bisogna tener presente sempre che i goals sono quelli che contano: e quando un Bologna, pur imponendosi per stile e coesione, si lascia sfuggire occasioni di segnare come le due che si è lasciate sfuggire Schiavio nel primo tempo, e poi Ottani nella ripresa, quando ha ripreso di testa, alla brava, un pallone che avrebbe avuto tutto il tempo di lasciare abbassare e manovrare con i piedi, rinuncia praticamente al cinquanta per cento delle probabilità di vittoria. Se il goal, nella fase finale, avesse premiato il Bologna, nulla da eccepire. Ma nulla da eccepire nemmeno così. La partita è stata aperta, indecisa fino alla fine: alla migliore tecnica e al maggiore assieme della squadra ospite, la Lazio ha opposto maggiore vigoria, migliore preparazione atletica, forse un tantino di più anche, di volontà.
Le opposte caratteristiche. Due combattenti degne l’una dell’altra. La lucida geniale improvvisazione di Filò, in collaborazione con Fantoni, ha deciso in favore della Lazio il confronto che nel complesso – non sarà mai ripetuto abbastanza – era ed è stato, sino all’ultimo, aperto a tutte le possibilità. Non è una novità per nessuno che le squadre di fresca formazione, come è la Lazio, debbono necessariamente sottoporsi a un più o meno lungo periodo di incubazione prima di trovare il rendimento collettivo adeguato alle possibilità dei singoli: ma beate quelle squadre – come appunto la Lazio – che possono nei valori individuali trovare risorse sufficienti a supplire alle deficienze dell’assieme!
E si noti: l’estrema difesa della Lazio, in più d’una circostanza, ieri, specialmente nel primo tempo, non ha avuto quell’autorità e sicurezza – parliamo dei terzini – provata in altre occasioni. Eppure il Bologna non ha saputo approfittare che una volta di queste zone grigie. Imprecisione, indecisione degli attaccanti rosso-bleu, va bene. Ma anche – oltre all’abilità di Blason – le doti di ricupero dei terzini stessi, e dei mediani, pronti a retrocedere in aiuto dei compagni arretrati nella fasi pericolose più e meglio assai di quanto con essi non riuscissero ad intendersi nel lavoro d’intercettamento a metà campo. Che cosa non ha fatto Ferraris, nella ripresa?
Blason, autore di parate superbe, ha avuto, al solito, qualche incertezza nella presa. Ma quante volte anche Gianni, del rivale non meno e non meno seriamente impegnato, non ha creduto opportuno, specialmente nella fase iniziale, risolvere col pugno, benché avesse dinanzi una piccola folla di compagni e avversari, situazioni che non promettevano nulla di buono per l’incolumità della sua rete?
Veloci le ali del Bologna; ma inferiori, nel rendimento pratico, a quelle della Lazio. Di Schiavio, che non ha più lo scatto di una volta e di cui abbiamo già rilevato la tendenza a trovarsi in fuori gioco, aggiungeremo che come finezze costruttive, come mestiere, ne ha ancora di più, molto di più di Piola. Ma è forse possibile un paragone tra la marcatura spietata, implacabile che Donati e Fiorini o Gasperi, uno o due per volta, e talora anche tutti e tre, hanno fatto al condottiero laziale, con la relativa libertà di azione lasciata da Viani e Del Debbio a Schiavio? Mettete ai lati di Piola due lavoratori della tempra e della statura di Fedullo e Sansone, e poi si potrà parlare di confronti.
Implicitamente, abbiamo posto in evidenza il vero punto di forza del Bologna: le mezze ali. Con Sansone e Fedullo, qualsiasi discreto centromediano diviene un colosso. E Donati è ormai più che una promessa; ed ha in Corsi e Montesanto due laterali che ne completano e ne valorizzano le doti bellissime. Ancora una parola per il Bologna: riguarda Fiorini, che ha giocato ieri meglio dello stesso Gasperi, non ha fatto per nulla rimpiangere Monzeglio.
Contro il blocco rosso-bleu, le frecciate laziali, mosse ora dall’una, ora dall’altra parte del settore, hanno finito col trovare un punto vulnerabile. Estro più che metodo, d’accordo: ma estro proveniente da classe indubbia, non frutto di una giornata felice o di una momentanea bene riuscita improvvisazione.
Gli elementi di contorno. Un pubblico da incontro internazionale – lo Stadio era al completo – ha presenziato la partita. Ha incoraggiato la squadra, non ha saputo trattenersi talora dal biasimo – chi non ha mai gridato o criticato, spettatore di una partita di calcio, scagli la prima pietra – agli avversari o all’arbitro, ma nel complesso ha tenuto un contegno esemplare nell’entusiasmo per la vittoria laziale.
In tribuna d’onore, hanno assistito all’incontro S.A.R. il Duca di Bergamo, S.E. il Segretario del Partito e Presidente del C.O.N.I on. Starace, S.E. il Sottosegretario per la Propaganda e Stampa on. Ciano, il segretario del C.O.N.I e Presidente della F.I.G.C. Console Generale Vaccaro, il Segretario Amministrativo del P.N.F. on. Marinelli, il C.U. per la squadra nazionale comm. Pozzo.
Dell’arbitro Mattea di Torino, a parte qualche errore di valutazione nel fuori gioco (e più spesso su segnalazione dei guardalinee che non di sua propria iniziativa) non si può dir male. Ha visto tutto quello che c’era da vedere, ha pescato talora, da una parte e dall’altra, falli che a molti erano sfuggiti. Se qualche inesattezza v’è stata, non ha influito sul risultato e non può essere oggetto di critiche di una certa entità.
Il contegno degli atleti ha del resto facilitato l’opera del direttore della partita. Nell’ardore della lotta, vivace e accesa sempre, vi è stato qualche attrito: ma nulla di intenzionalmente cattivo, nulla di gravemente scorretto da nessuna delle due parti. Anche sul terreno della cavalleria, si marcia a grandi passi verso un domani molto migliore.
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