Domenica 13 febbraio 2000 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Parma 0-0
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13 febbraio 2000 - 2.881 - Campionato di Serie A 1999/00 - XXI giornata
LAZIO: Marchegiani, Negro, Nesta, Couto, Pancaro, Conceição (71' Ravanelli), Sensini (79' Almeyda), Veron, Simeone, Salas, Boksic. A disposizione: Ballotta, Gottardi, Lombardo, Mancini, S.Inzaghi. Allenatore: Eriksson.
PARMA: Buffon, Thuram, Lassissi, F.Cannavaro, Fuser, Dabo (74' R.Longo), Paulo Sousa (77' Walem), D.Baggio, Benarrivo (66' Vanoli), Crespo, Stanic. A disposizione: Guardalben, P.Cannavaro, Breda, Di Vaio. Allenatore: Malesani.
Arbitro: Sig. Bazzoli (Merano) - Guardalinee Sigg. Contente e Pisacreta - Quarto uomo Sig. Baglioni.
Note: serata fredda, terreno in discrete condizioni. Ammoniti Simeone, Lassisi e Benarrivo per gioco falloso. Angoli 10-5 per la Lazio. Recuperi: 2' p.t, 4' s.t.
Spettatori: 47.126 di cui 36.757 abbonati per un incasso di £. 1.558.935.984
La partita contro gli emiliani è cruciale per mantere la testa della classifica. Purtroppo la gara viene subito condizionata da una clamorosa svista dell'arbitro Bazzoli che dopo 30 secondi dall'avvio non vede un clamoroso rigore per i biancazzurri. Boksic scatta sulla sinistra, entra in area e viene steso da Thuram. Il rigore è netto per tutti tranne che per il giudice di gara. Al 4' un tiro di Veron è parato da Buffon ed un minuto dopo è Negro a rendersi pericoloso, ma il portiere giallobù sventa la minaccia. Il Parma reagisce e sfiora la rete con Stanic che calcia alto. Poi è Crespo a tirare addosso a Marchegiani in disperata uscita. La Lazio è ancora pericolosa con Veron, specie sui calci piazzati. La ripresa vede al 57' un cross di Nesta per Salas che però di testa manda a lato. Al 69' è ancora il "Matador" a concludere dopo un angolo di Veron, ma sbaglia ancora la mira. Un minuto più tardi la Lazio reclama un altro rigore, stavolta più vistoso di quello d'inizio gara, quando Lassisi stende Boksic da dietro in piena area di rigore. Le proteste sono veementi ma l'arbitro nega ancora il penalty. La Lazio però ci prova fino alla fine ma senza fortuna. Il pareggio lascia l'amaro in bocca ai biancazzurri defraudati di due rigori. In classifica comanda la Juventus con 44 punti, Lazio a 43 e Milan a 41.
La Gazzetta dello Sport titola: "La Lazio scende dal trono. Lascia il primo posto alla Juve, ma l'arbitro Bazzoli nega un netto rigore su Boksic".
Continua la "rosea": Non ruba quasi nulla il Parma che blocca la Lazio all'Olimpico consentendo così alla Juventus il ri-sorpasso al vertice della classifica. Partita più "intensa" (come direbbe Sacchi) che bella, più muscolare che tecnica, che ai punti, beninteso, vince la squadra di Eriksson per la sua partenza a razzo e per il secondo tempo condotto interamente all'attacco. Ma quando si conclude per la quinta volta nella stagione sullo 0-0 (con Bari, Juventus, Reggina e Cagliari i precedenti) vuol dire che qualcosina là davanti manca. Chissà, forse Vieri. Sul risultato finale pesa peraltro una inspiegabile svista del signor Bazzoli, che a metà della ripresa non vede nella ingenua ma plateale entrata da tergo di Lassissi su Boksic gli estremi per concedere un calcio di rigore solare. Misteri del calcio contemporaneo. Parte pancia a terra la Lazio e nei primi dieci minuti il Parma non supera letteralmente la metà campo. Si delineano subito quelle che saranno le coppie della partita, col 4-4-2 biancoceleste che si incrocia col 3-5-2 altrui perché Pancaro sale costantemente a metà campo, nella zona di Fuser. Si capisce che il Parma ha un grosso problema sulla corsia opposta, dove Benarrivo non riesce a frenare Conceiçao, che dopo l'ottima prova del giovedì di coppa Italia Eriksson ha rilanciato quale titolare. A dare una mano a Benarrivo ci pensa Cannavaro, che spesso lascia Salas in consegna a Lassissi, e soprattutto l'arbitro Bazzoli, che impiega l'intero primo tempo prima di ammonire Benarrivo, che il primo giallo lo avrebbe invece meritato dopo nove minuti.
E' comunque da lì, dalla parte di Conceiçao, che la Lazio produce il massimo del suo sforzo e il maggior numero di palloni per l'area di Buffon. Che tuttavia dovrà finire con l'opporsi soltanto a un tiro di Negro dal limite. Il problema della Lazio è invece quello di un attacco che non gira (Boksic e Salas sono imbavagliati da Thuram, splendido, Lassissi e Cannavaro) e della squalifica di Mihajlovic, cui va aggiunta quella di Nedved. L'assenza del serbo, dei suoi corner e delle sue magiche punizioni, pesa, anche se il rientrante Veron, che alterna cose importanti a qualche errore, ne scodellerà una davvero fantastica a metà del primo tempo, con Simeone, Salas e Boksic tutti a un pelo dalla deviazione vincente a due passi dalla porta del Parma. Quello che, visto l'approccio, non ti aspetti e che invece accade, è che gli uomini di Malesani, dopo un quarticello di calcio balbettato, escono fuori in modo assai convincente. Molto dipende dal bel movimento che davanti fanno Crespo e Stanic, molto dall'intelligenza di Sousa e qualcosa dallo spazio che per forza di cose Veron lascia al dirimpettaio Baggio. Così, se uno va a guardare il conto delle occasioni, le due davvero clamorose nella prima frazione sono di Crespo, solo davanti a Marchegiani dopo felicissime intuizioni. Un gol è mangiato tipo Inter l'altra settimana, per l'altro c'è il portiere della Lazio che si oppone col corpo e con l'istinto. La ripresa offre invece una sola musica, quella biancoceleste, ma Buffon non sarà mai impegnato seriamente. Salas fallisce l'occasione più ghiotta, dopo una straordinaria percussione laterale di Nesta con cross dipinto sulla testa del cileno che sbaglia stacco e misura. Malesani vede Benarrivo in apnea e lo sostituisce con Vanoli proprio mentre Lassissi commette a centro area il rigore che solo Bazzoli non vede.
A questo punto anche Eriksson sente la condivisibile esigenza di muovere la ricca panchina, ma lo fa in modo a noi francamente incomprensibile, togliendo Conceiçao, il migliore, e inserendo Ravanelli come terza punta in una posizione esterna, dove c'è Vanoli. Un modo per esaltare la lentezza dell'ex-juventino (perché non togliere Boksic?). Malesani completa la rivoluzione a centrocampo togliendo anche l'esausto Sousa e l'utile Dabo per Walem e Longo, mentre Eriksson non osa oltre un Almeyda per Sensini, rinunciando a quella manciata di minuti per Mancini. Finisce con Veron che sfrutta male, proprio allo scadere, l'ultima di una lunga serie di punizioni. Per riandare all'ultima occasione, bisogna tornare venti minuti indietro, al corner che ancora una volta Salas sfrutta male. Per la Lazio una leadership perduta che brucia meno delle assenze di Mihajlovic e Simeone (lo squalificato di turno) domenica prossima a San Siro col Milan. Per il Parma un pari che salva l'onore. Per il suo scudetto, ormai, meglio ripassare l'anno prossimo.