Domenica 10 maggio 1998 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Fiorentina 1-4
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10 maggio 1998 - 2.795 - Campionato di Serie A 1997/98 - XXXIII giornata
LAZIO: Marchegiani, Grandoni, Nesta, Negro, Favalli, Fuser, Venturin (51' Gottardi), Jugovic (48' Almeyda), Nedved (81' Marcolin), R.Mancini, Casiraghi. A disposizione: Ballotta, Domizzi, Di Lello. Allenatore: Eriksson.
FIORENTINA: Toldo, Tarozzi, Firicano, Padalino, Serena, Cois, Rui Costa (86' Carta), Amoroso, Edmundo (83' Morfeo), Batistuta, Oliveira (83' Robbiati). A disposizione: Fiori, Bettarini, Kanchelskis, Mirri. Allenatore: Malesani.
Arbitro: Sig. Farina (Novi Ligure).
Marcatori: 12' Oliveira, 24' Edmundo, 41' Batistuta, 42' Serena (aut), 77' Rui Costa.
Note: espulso al 68' Casiraghi per proteste. Ammoniti Favalli, Edmundo e Cois tutti per gioco scorretto. Calci d'angolo: 9-3.
Spettatori: 39.929 per uni incasso di lire 1.268.499.369 (abbonati 31.738 per una quota di lire 957.039.369, paganti 8.191 per un incasso di lire 311.460.000).
Ormai i laziali sanno solo rimediare figure invereconde e alla Fiorentina basta meno di mezz'ora per garantirsi il sospirato posto Uefa. E' un declino che sbiadisce l'annata biancoceleste proprio nel giorno dei saluti dall'Olimpico, sono quattro schiaffi che ribadiscono l'impotenza di una squadra liquefatta dallo scorso 5 aprile, quando tentò inutilmente di sgambettare la Juventus. Eriksson non cambia nulla rispetto all'assetto tattico mortificato a Parigi, lasciando spennare ancora Grandoni dall'antagonista di turno, Oliveira. Ed è proprio Oliveira ad aprire la "goleada" viola. Marchegiani, renitente a uscire, di lì a poco non impedisce lo scorno del raddoppio: Oliveira semina Grandoni, fra oppositori centrali e portiere immobile irrompe lo scatenato Edmundo. Il 4-4-2 laziale dei bei tempi andati è mortificato dai cursori di Malesani: basta un'altra sventagliata di Rui Costa, destinatario Batistuta, a chiudere i giochi mai cominciati.
Tripletta fragorosa, complice uno stop approssimativo di Favalli, che innesca il collo destro, imparabile, del cannoniere argentino. Dopo pochi istanti Serena centra di testa la sua porta, forse preoccupato oltre misura dal saltatore Casiraghi su cross di Nedved, che resta (fino all'infortunio) l'unico riferimento accettabile nel crollo laziale. Tardivi risultano gli inserimenti di Gottardi e Almeyda, là dove Jugovic soffre in apnea. Casiraghi sfoga il malumore sull'arbitro Farina e viene espulso. Così Rui Costa, ispirato da Morfeo (appena entrato al posto dello scontento Edmundo), impallina ancora Marchegiani da fuori area. Così, passate sette stagioni, i romanisti si gustano qualche minuto di sorpasso cittadino.
La Gazzetta dello Sport titola "Ne approfitta anche la Fiorentina. Incontrare la Lazio è una festa: la squadra di Eriksson non c'è. Incontenibile, la formazione viola detta gioco, diverte e stacca il biglietto per l'Europa, biancocelesti inesistenti: salvano l'onore con la complicità della Fiorentina grazie a un'autorete di Serena".
Continua la "rosea": Saldi di fine stagione all'Olimpico. Passa la Fiorentina e ne fa incetta, prendendosi così anche una meritatissima e ormai aritmetica Europa. I miseri resti della Lazio vengono esposti al ludibrio delle genti. Dopo la coppa Uefa, addio terzo e quarto posto e record di difesa meno battuta del campionato. Orrore e raccapriccio, c'è pure da mettere in conto l'aggancio della Roma, che sabato prossimo (Roma-Sampdoria e Bologna-Lazio) visto l'andazzo sembra destinato a diventare un sorpasso. Contro i viola, la mortificazione d'un risultato (1-4) che mai la squadra di Eriksson aveva subito in questa stagione. Per fortuna, anche grazie al prodigo Milan, ai biancocelesti è rimasta la Coppa Italia e l'incanto d'una stagione fino a un mese fa fantastica. Altrimenti ci sarebbe veramente di che disperarsi. Una cosa comunque è certa: cinque sconfitte e un pari nelle ultime sei giornate di campionato rappresentano per Eriksson un record così negativo da imporre, più che suggerire, profonde riflessioni sulla preparazione prossima ventura. Una Lazio così sulle ginocchia è sinonimo d'una preparazione sbagliata. Che andrà corretta, se si vorrà puntare a finali di stagione un po' meno mortificanti. Contro gli sfiatati camminatori della Lazio, il 3-4-3 della Fiorentina, tonica al punto giusto, è andato in carrozza.
Altro dinamismo e un pressing, portato soprattutto da Cois (profumo di Mondiali) e Rui Costa che ha subito messo in crisi il centrocampo biancoceleste. In particolare i dirimpettai Jugovic e Venturin. Nonostante una ingannevole partenza felice di Mancini, due o tre parate a pugni chiusi di Toldo e un sospetto rigore negato a Fuser (spinta di Oliveira sull'assist corto di Mancini), è stata la squadra viola a prendere il largo sul fronte sinistro. Dove la marcatura di Grandoni su Oliveira, autentica chiave del match, s'è rivelata inadeguata. Eriksson se ne sarebbe fatto una ragione intorno alla mezzora, spostando Grandoni al centro e Negro a terzino destro, ma i buoi erano già scappati dalla stalla. 2-0 con firme di Oliveira (l'assist di Cois che aveva rubato palla a Venturin) e Edmundo (con Oliveira rifinitore e Grandoni colpevolissimo spettatore). Situazioni tattiche e tipologia di gol che s'erano già viste nell'1-2 contro il Parma. Lezione inutile, evidentemente. Così, molto presto, una sola squadra in campo. "Grazie di tutto, Alberto, grazie di tutto" avrebbe a lungo intonato all'indirizzo del partente Malesani il piccolo ma agguerrito manipolo di tifosi fiorentini. Consapevoli, come chiunque ieri all'Olimpico, del buon lavoro svolto dal giovane tecnico. Il modulo (ma piacerà anche a Trapattoni?) funziona anche se la linea difensiva Tarozzi-Firicano-Padalino è naturalmente migliorabile. Serena-Cois- Rui Costa e ieri Amoroso (con Kanchelskis in panchina un omaggio al temuto Nedved e alla tenacia di Fuser) rappresentano un centrocampo in cui muscoli, temperamento e classe sono bene assortiti.
E poi l'eccellente tridente offensivo, destinato forse, visti i messaggi lanciati da Batistuta, a sciogliersi. La separazione dall'argentino, autore del terzo rapinoso gol con dedica dopo svarione di Favalli, non potrà non essere traumatica, ma Firenze ha già in mano il giocatore suo degno erede. Edmundo ieri è stato il migliore in campo. Gol, invenzioni, personalità, movimento, continuità, un intero repertorio al servzio della squadra e dello spettacolo. Qualcosa ci dice che finiremo col vederlo anche in Francia. La Lazio ha salvato l'onore, prima della fine del primo tempo, grazie alla formidabile autorete di Serena su cross di Nedved. Ma la ripresa è stata uno strazio. I cambi (Almeyda e Gottardi per Jugovic e Venturin) hanno portato un benessere solo apparente, complice la sazietà della Fiorentina. Casiraghi si è fatto buttare fuori per una protesta fortemente cercata, Toldo non è stato più impegnato e Marchegiani s'è opposto da campione alla punizione di Batistuta ma s'è dovuto inchinare un'ultima volta alla botta di Rui Costa dal limite. L'Olimpico s'è alla fine consolato col gol con cui il Piacenza ha definitivamente agganciato la Roma. Poca cosa davvero.
Da La Repubblica:
Una fine che il più acceso tifoso antilaziale neanche osava sognare: tre lisci della difesa e tre gol presi in 40', una squadra che dopo un'inebriante stagione viene fischiata dal proprio pubblico. La Lazio in questa sua corsa all'autoumiliazione non conosce freni: aveva la migliore difesa del campionato, ora è riuscita a prenderne quattro anche dalla Fiorentina, dopo lo 0-3 di Parigi. I giocatori sono stanchi, stufi, acciaccati: ma lo spettacolo che stanno offrendo va oltre una comprensibile perdita di motivazione, considerando gli stipendi da molti miliardi che incassano. Giocare a pallone non è poi così stressante da non poter fare qualcosa di più di un punto in sei partite, passando per una sconfitta a Lecce e ora questa resa totale davanti alla squadra di Malesani. E' probabile che anche l'azione di chi li dirige, cioè Eriksson, sia stata insufficiente. Inoltre ha avuto bisogno di mezz'ora, ieri (più quattro partite precedenti), per capire che Grandoni non funzionava sulla fascia e l'ha portato al centro traslocando Negro a destra. E come capita in questi casi sono saltati anche i nervi e Casiraghi si è fatto espellere per un insulto all'arbitro.
La Fiorentina si è conquistata l'Uefa: ha offerto bel gioco e un mazzo di emozioni di tutti i generi. Hanno fatto gol i quattro stranieri, per uno di questi, Batistuta, potrebbe essere stata l'ultima partita con la maglia viola (il giocatore oggi raggiunge la Nazionale). Dopo aver segnato, ha nascosto il pallone sotto la maglia e l'ha portato via per ricordo. Edmundo ha fatto numeri da circo ipnotizzando chiunque gli capitasse tra i piedi. Ma il vero ispiratore del tutto è stato Oliveira, almeno fin quando la partita ha avuto senso, cioè fino al 2-0: ha realizzato il primo gol e ha fatto segnare il secondo, poi lo si è visto anche dietro, a fare il terzino. Alla quarta rete Malesani è andato ad abbracciare Rui Costa poi è andato a salutare lo spicchio dei tifosi viola: anche lui se ne andrà dalla Fiorentina. Vedendo questa gara, peraltro per tanti aspetti non indicativa, viene da pensare l'insensatezza di questa separazione. Primo gol al 13': Venturin perde palla al limite dell'area, assist di Cois a Oliveira, che dall'area piccola batte Marchegiani. Al 24' Oliveira stordisce Grandoni, va sul fondo e crossa per l'arrivo di Edmundo: un gol identico l'aveva preso la Lazio da Stanic del Parma due settimane fa.
Al 40' su un lungo lancio verso l'area laziale c'è il liscio di Favalli: palla presa da Batistuta, diagonale in rete dal vertice destro. Sulla ripresa del gioco il gol laziale: cross di Nedved per Casiraghi ma Serena manda di testa nella propria porta. Sul 3-1 è passato sullo stadio un aereo con uno striscione romanista: "Cuccù, scudetto e Coppa Uefa non ci sono più". Nel secondo tempo, con la Lazio in 10, l'affondo di Rui Costa al 39': zigzag al limite dell'area e gran botta nel sette di Marchegiani.
Tratte dal quotidiano romano, alcune dichiarazioni post-gara:
Il quinto derby comincia nel cielo sopra l'Olimpico. Manca un quarto d'ora alla fine di Lazio-Fiorentina: un aereo, affittato da un gruppo di romanisti, sorvola lo stadio trascinando la scritta "Cucù, scudetto e Coppa Uefa non ci sono più. Forza Roma". Un'ulteriore beffa per la gente laziale, già martoriata dai quattro gol dei viola, da statistiche tristissime (un punto nelle ultime sei giornate) e dalla prospettiva di un sorpasso, quello dei cugini, che sembra inevitabile. Eriksson snobba, almeno a parole, la sfida a distanza con Zeman: "Per la Roma il sorpasso è l'unico obiettivo stagionale, quindi è logico che per loro conti di più. Per me invece è un argomento buono per le chiacchiere da bar". E Mancini: "Non si può paragonare la nostra stagione con quella della Roma. A chi adesso ci critica, ricordo che la Lazio gli anni scorsi era fuori da tutto già in autunno. Ora invece siamo la squadra che ha giocato di più: 55 partite".
Ma questo finale di stagione è un calvario. "Un problema di testa. Anche il Real Madrid, da quando ha raggiunto la finale di Champions League, in campionato perde sempre. E' chiaro comunque che abbiamo commesso degli errori. Mollare il campionato, per esempio. Ci servirà di lezione per il prossimo anno". Quando accanto a sé avrà Enrico Chiesa: "E' un grandissimo attaccante", dice l'Artista, che ne ha sponsorizzato l'acquisto, praticamente fatto (c'è anche l'accordo col giocatore). E a proposito di mercato - chiusa la vicenda Batistuta, pronto a venire ma scartato dalla società biancazzurra - la Lazio ha chiesto Sartor all'Inter. In questa settimana saranno poi definite le cessioni di Boksic al Milan e di Casiraghi al Chelsea. "Ma non dite - sottolinea Mancini - che il mercato ci distrae. Sono solo alibi. Noi invece chiediamo scusa ai tifosi per questa prestazione. Ma non dobbiamo vergognarci: l'impegno non è mai mancato". E' la stessa convinzione di Eriksson, anche se il tecnico non si fa illusioni: "So che nel calcio si dimentica facilmente. Io spero che i tifosi ricordino solo la vera Lazio, quella che fino a un mese fa lottava su tutti i fronti". E questa, che Lazio è? "Una squadra mentalmente scarica, che prende gol che qualche tempo fa non avrebbe mai subìto. Mancano attenzione e concentrazione. Abbiamo fatto una figuraccia, mi dispiace. Ci sono tanti giocatori, a partire da Nesta, che hanno bisogno di riposo. Tutta colpa della sconfitta con la Juve in campionato. E c'è anche un'altra spiegazione: le assenze, soprattutto quella di Boksic. La sua velocità ci è mancata".
L'accusa: il tecnico ha gestito male il turn over. La difesa: "Cerco sempre di schierare la formazione migliore. Io non posso permettermi di fare come Lippi: se in una semifinale di Coppa Italia avessi schierato la Lazio2, mi avrebbero ammazzato". Non cercherà di trattenere Boksic: "Chi non vuole restare, è libero di andar via". I giocatori sono a pezzi, fisicamente e moralmente. Sentite Nedved, che ha rimediato una distorsione alla caviglia sinistra: "Siamo cotti: non difendiamo più, non corriamo più. Appena ci attaccano, ci segnano". Il più triste è Casiraghi: "Non ho potuto neppure salutare i tifosi...".
Dalla Gazzetta dello Sport:
La Fiorentina che dovrebbe far festa per avere conquistato il tanto inseguito biglietto per l'Uefa si chiude in un incomprensibile silenzio. Più delle parole è sicuramente significativo un gesto del campione argentino Gabriel Batistuta, che dopo il suo gol, quello del 3-0, si nasconde il pallone sotto la maglietta e chiede sbracciandosi che quel pallone gli venga messo da parte. Lo vuole conservare quale ricordo carissimo del suo ultimo gol con la maglia della Fiorentina. Ieri sera l'argentino ha partecipato a una cena nel ristorante "Nuova Fiorentina" assieme a tutta la squadra, ma è stato il primo ospite a lasciare di corsa la villa di Monte Mario. Per correre all'aeroporto a imbarcarsi per Buenos Aires. Oggi o al più tardi domani il suo manager, Settimio Aloisio, incontrerà i dirigenti della Roma, poi proseguirà il giro di consultazioni perché, come lui stesso ammette: "Lo vogliono moltissime squadre sia in Italia che all'estero come Roma e Parma, ma non escluderei Inter e Milan e neppure Real Madrid e Barcellona. Il Manchester no, l'Inghilterra ora non ci interessa. Nell'ultima settimana il dialogo con la Fiorentina si è intensificato, ma io voglio assolutamente che Gabriel a questo punto cambi maglia, perché so con certezza che è quello che vuole anche lui. Sì, quello di oggi potrebbe essere proprio il suo ultimo gol in maglia viola. Comunque vedremo". Il resto sono commenti per la conquista di un posto in Uefa. Cecchi Gori: "Abbiamo fatto solo il minimo indispensabile". Da oggi si volta pagina con l'incontro fra il presidente viola e Trapattoni. Eriksson è visibilmente provato dalla batosta subita dalla Fiorentina: "Mi dispiace ma vorrei che i tifosi ricordassero tutte le belle cose e quello che abbiamo fatto fino a qualche mese fa". Paolo Negro è più sincero: "Sarò franco: mi sono vergognato. Però non eravamo scesi in campo per prendere quattro gol. Avevamo iniziato pure bene. Poi non so esattamente che cosa può essere successo...".
Non è d'accordo invece Roberto Mancini: "Nessuno si deve vergognare. Dopo 54 gare ci può stare tutto, anche la stanchezza. Prima la Lazio arrivava a stento a 40 partite e non gli era mai capitato di giocare due finali. Così come non bisogna dimenticare che per due volte in campionato, contro Piacenza e Juve, abbiamo avuto l'occasione di balzare al primo posto. Ci scusiamo con tutti i tifosi per la prestazione certo non brillante con la Fiorentina, ma bisogna capire dove abbiamo sbagliato ultimamente, soprattutto per migliorarci in futuro". Fuser ha un diavolo per capello: "C'era un rigore come una casa sullo 0-0. E dovevano darcelo. Poi, purtroppo, in questo periodo prendiamo un gol ad ogni azione. Davvero incredibile". Pavel Nedved, che è rimasto infortunato ancora alla caviglia sinistra e non andrà in nazionale, ha una spiegazione per il vistoso calo della squadra: "Non corriamo più. Non copriamo più. Diventiamo più vulnerabili. Sì, siamo proprio cotti a livello fisico sicuramente ma anche mentale".
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