Domenica 27 settembre 1987 - Roma, stadio Olimpico – Lazio-Bologna 2-2
(Reindirizzamento da 27 settembre 1987 - Roma, stadio Olimpico – Lazio-Bologna 2-2)
Turno precedente - Turno successivo
27 settembre 1987 - 3 - Campionato di Serie B 1987/88 - III^ GIORNATA
LAZIO: Martina, Brunetti, Beruatto, Pin, Gregucci, Marino, Savino, Camolese (50' Caso), Galderisi, Muro (66' Piscedda), Monelli. A disp. Salafia, Esposito, Nigro. All. Fascetti.
BOLOGNA: Cusin, Luppi, Villa, Pecci, De Marchi, Monza, Poli (81' Quaggiotto), Stringara, Pradella, Marocchi, Marronaro (73' Gilardi). A disp. Cavalieri, Ottoni, Strada. All. Maifredi.
Arbitro: Sig. Paparesta (Bari).
Marcatori: 11' Pradella, 37' Galderisi, 45' Poli, 61' Monelli.
Note: giornata calda e afosa, cielo coperto, terreno in discrete condizioni, qualche accenno di pioggia. Ammoniti Pin, Galderisi, Monelli, Cusin, Villa e Pecci. Calci d'angolo: 7-3 a favore del Bologna.
Spettatori: 30.000 circa, di cui 18.067 paganti (incasso L. 252.196.000) e 9.803 abbonati (quota L. 211.343.000), per un incasso complessivo di L. 463.539.000..
► Il Messaggero titola: "La Lazio scivola su Poli - L'ex biancazzurro tra i più bravi ieri all'Olimpico: un passaggio gol e una splendida rete. E così il Bologna per poco non è riuscito a prendere i due punti... - La squadra di Fascetti in difficoltà contro il pressing degli avversari. Di Galderisi e Monelli le realizzazioni romane, un palo di Savino".
Non tutti i laziali hanno giocato male. Fabio Poli, per esempio, ha fatto un primo tempo da incorniciare. Peccato che quest’anno sia in prestito al Bologna e peccato, soprattutto, che al Bologna sia stata offerta anche l’opportunità di riscattarlo. Peccato, ma ormai è andata ed è inutile starci a piangere sopra.
Poli ha vissuto la sua grande giornata. Applausi, all’inizio, cori, la curva tutta per lui. Ora si emoziona, hanno pensato quanto gli vogliono bene, ma di più ne vogliono alla Lazio. Poli è un giovanotto sensibile, basta un niente per tirarlo via e un niente per abbatterlo e forse è stato ceduto proprio per questo, basta con i cocchi di mamma, stavolta solo uomini veri, quelli con il cuore di pietra. Poli non si è emozionato per niente, segno che l’addio dopo il goal della vita sua e della vita della Lazio l’ha indurito. Ha messo davanti al gol Pradella, poi ha fatto rete in proprio e così bella che l’Olimpico si è quasi commosso scoprendo che Poli è diventato tanto bravo.
Non c’era solo Poli davanti alla Lazio, c’era in particolare il gioco praticato dal Bologna, zona, pressing, un pizzico di fuorigioco, un centrocampo pronto ad aggredire, confondere le idee, prendere la palla e fare gioco di sponda con i suo scatenati attaccanti. Pradella eccellente di testa, Marronaro una freccia imprendibile e quel Poli di cui s’è detto. Il Bologna è un piccolo Milan, per giocare bene ha bisogno di avere la partita in mano. Se l’avversario lo lascia fare sono dolori.
Il problema è questo: come ci si oppone ad una manovra del genere? Un metodo buono è il seguente: rilancio dei difensori, più lungo possibile e di corsa a fare il pressing sulla respinta. Fascetti voleva seguire questa strada, ma una cosa è la teoria e un’altra la pratica. Già sono mancati i rinvii e gli è, soprattutto, venuta meno l’aggressività dei centrocampisti. Persi per strada gli uomini di mezzo, Fascetti ha cominciato a perdere di vista il Bologna, con sua grande sofferenza, considerato quanto aveva detto alla vigilia sulla zona e su Maifredi, il metro e novanta che il Bologna porta in panchina.
Fascetti è stato ancora una volta protagonista della gara. Considerato che con la Lazio del primo tempo ben poco avrebbe potuto fare, ha cambiato radicalmente la squadra. Prima ha messo Caso a fare il libero, quando ha spostato Marino su Poli (Beruatto sperduto in avanti a far confusione), infine ha rimpiazzato Muro con Piscedda, infilandolo nella stessa zona del campo. Mosse che solo superficialmente possono dare l’impressione della disperazione; in realtà il tecnico voleva dare solidità al reparto centrale, quello che determina il risultato in partite del genere, proprio per la necessità assoluta di arrivare al possesso di palla.
E la nuova Lazio, raffazzonata alla meno peggio, pur giocando in salita e pur continuando a soffrire i disegni del Bologna, è perlomeno riuscita a confezionare il pareggio, bello almeno quanto il gol segnato da Poli. E il pari va considerato risultato buono, visto come era cominciata la partita e l’andazzo tattico che aveva preso. Un incontro sul tipo di quello vissuto un anno fa, quando di fronte la Lazio aveva la Triestina: primo tempo terrificante, secondo condito da una rivoluzione fascettiana e punto conquistato in extremis.
Protagonista del match anche l’arbitro Paparesta di Bari. Ha dato la sensazione di aver ingoiato il fischietto emettendo un sibilo al secondo e mai in favore della Lazio. Nessun errore grave, ma tanti peccati veniali, che sono poi quelli che ti impediscono di attaccare sul serio e di dare continuità all’azione. In alto si dice spesso che gli italiani sono i migliori del mondo: figurati gli altri.
Il Bologna è partito sullo slancio degli applausi a Poli, il più fresco degli ex con le ali ai piedi. Intorno gli corricchiava Beruatto, che non è riuscito a fermarlo nemmeno con le cattive. Al dodicesimo minuto ha messo in rete Pradella a chiudere un cross di Poli e un contrasto tra Brunetti e Marronaro. Pradella era solo, tutta la Lazio si trovava infatti intorno a Poli e non per affetto. La squadra romana è riuscita per dieci minuti a tenere il pallone tra i piedi e il Bologna ha preso a sbandare paurosamente.
Galderisi prima ha inventato e poi buttato un gol e quindi messo dentro al 37’. Corner di Muro, deviazione, testa del piccoletto. Sullo slancio, al 44’ Savino in elevazione ha centrato il palo di destra. Lazio dunque scatenata e doccia fredda al 46’, con Pecci che ha lanciato su punizione Poli, sinistro al volo e rete.
Nel secondo tempo, Lazio trasformata tatticamente, ma Bologna sempre bello e spedito. La rete del pari al 61’, quando Muro ha inventato per Monelli. L’attaccante ha perso il tempo, dato l’impressione di aver sprecato e poi messo dentro di destro.
► La Gazzetta dello Sport titola: "Il Bologna fa impazzire la Lazio - All'Olimpico la sfida tra due grandi ha offerto spettacolo - Devono scatenarsi Galderisi e Monelli per raggiungere gli emiliani".
"Gli uomini di Fascetti hanno avuto una condotta discontinua e bisogna convenire che il pareggio ha premiato più il loro impegno che la qualità del gioco - Gli ospiti passati in vantaggio con Pradella si sono fatti prendere una prima volta, poi sono tornati a condurre con Poli, ma anche in questa occasione sono stati riagguantati".
Roma – Senza personalità e senza idee, la Lazio è stata salvata da Galderisi e Monelli contro un Bologna magnificamente disposto e organizzato, dal gioco aperto e frizzante, ma che tuttavia ha dimostrato a sua volta limiti di statura paradossalmente proprio quando avrebbe potuto e dovuto risolvere e chiudere la partita, cioè nella prima mezz’ora in cui si è semplicemente comportato come se fosse a casa sua.
In quella prima lunga fase della partita la Lazio ha dimostrato un incredibile disagio, barcollando nella sua metà campo come una sonnambula. E poiché la colpa non poteva essere del caldo afoso perché opprimeva in ugual misura anche i bolognesi, è evidente che la squadra romana stava brutalmente pagando insieme due trasparenti difetti: una condizione fisica che ne impastoiava i muscoli frenandone agilità e velocità di esecuzione e un vuoto in cabina di regia che le impediva di afferrare il filo del gioco per poterne governare la rotta.
Con un pizzico di maggior consapevolezza, il Bologna non avrebbe concesso due volte l’opportunità di farsi raggiungere, anche se in un certo senso è stato fortunato nell’azione del raddoppio, sia per l’ampia libertà lasciata dai laziali all’ex compagno Poli, sia anche perché quel pareggio è pur sempre arrivato quando il primo tempo era abbondantemente scaduto.
Ma non è con l’analisi dei quattro gol che si può interpretare questa partita nel modo più corretto. Perché, oltre tutto, due minuti prima di pareggiare, Galderisi (anche se sbilanciato al momento del tiro) aveva sprecato un’occasione a tu per tu con Cusin e un minuto prima del raddoppio di Poli il palo aveva respinto un colpo di testa di Savino. Dunque, non è il conto dei gol che può essere discusso ed anzi il 2-2 tutto sommato ha finito per essere comprensibilmente gradito ad ambedue le squadre.
La verità è un’altra: mentre il Bologna ha dimostrato quello che vale e che vuole, prospettando anche margini di progresso, la Lazio ha dato si sé un’idea sconcertante, se non deludente. Dev’essere la panchina a dimostrare e convincere che con questo centrocampo e con trovate del tipo Caso libero a mezzo servizio si può tornare in Serie A; al mulino della serie B, pesante e tormentato, le chiacchiere e le guasconate non hanno mai fatto farina.
Il Bologna ha sorpreso perfino sé stesso per come ha affrontato e condotto la partita pareva quasi che stesse allenandosi. All’11’ Pecci è sbucato sotto rete e per poco non sorprendeva anche Martina. Un minuto dopo, una lunga punizione da sinistra di Marocchi coglieva Martina esitante: usciva, tornava indietro, dall’altra parte Poli arrivava in tempo a fermarla e rilanciarla al centro. Sotto porta Marronaro ostacolato mancava l’aggancio, ma alla sua sinistra Pradella non esitava e non sbagliava.
La Lazio neanche con quel gol sul groppone reagiva ed anzi passava brutti momenti. Primo segno di risveglio al 31’, ma sul rovesciamento di gioco Martina doveva uscire dall’area e respingere addirittura di testa. Al 35’ l’occasione perduta da Galderisi, ma il Bologna la ripagava con una splendida e ampia triangolazione Pecci-Marocchi-Marronaro che con girata al volo alta.
Il pareggio arrivava un attimo dopo. Angolo battuto da Muro, testa di Marocchi. Cusin fuori traiettoria, guizzo di Galderisi e deviazione di testa nella rete da due passi. Dopo che al 45’ Savino di testa coglieva il palo, a sorpresa l’arbitro prolungava il tempo e il Bologna si procurava una punizione. Pecci tagliava a sinistra, dove Poli scattava liberissimo e di sinistro al volo diceva ancora grazie, ma con perfidia, alla sua beneamata curva nord che prima della partita l’aveva applaudito e premiato.
Secondo tempo: un pieno di noia con una sola sciabolata di luce. Muro, come Pecci per il 2-1, faceva partire Monelli che però non imitava Poli, ma arrestava la palla, si accentrava e poi scaricava un micidiale destro: palo, rete, 2-2. Con rallegramenti al Bologna e con un richiamo a questa Lazio affinché non s’illuda.
► Il Tempo titola: "Lazio, un punto d'oro - Il Bologna all'Olimpico va due volte in vantaggio: i biancocelesti stentano, poi Monelli li salva".
"Incredibili stenti nella mezz'ora iniziale contro la ben disposta zona rossoblù: Pradella sfrutta al meglio un'invenzione Pecci-Poli, e la squadra di casa si perde nella mediocrità. Mancanza di idee a centrocampo e pasticci in difesa.
Dieci minuti di arrembaggio in chiusura del primo tempo propiziano il pareggio di Galderisi e altre tre limpide palle-gol, ma il Bologna torna in vantaggio a tempo scaduto con Poli, che sfrutta un'ingenuità difensiva.
Ripresa con un solo palpito: la splendida prodezza di Monelli, che ha fissato la parità. Incerto e inultimente repressivo l'arbitraggio di Paparesta. Commovente ovazione per Poli: il pubblico laziale non dimentica..."
Roma - Non è bello ciò che bello. Nel calcio è bello ciò che è redditizio. Ma permetteteci una considerazione: il Bologna visto all'Olimpico potrà far bene o male, potrà essere protagonista o solo comprimario, ma certo riscalderà spesso il cuore ai fini di palato. Contro una Lazio che ha supplito con la rabbia alla stralunatezza, i rossoblù di Maifredi hanno giostrato con la calma necessaria, dominando a lungo, imbrigliando il gioco avversario, confondendogli le Idee e sfruttando con malizia i troppi errori dei biancocelesti. È giusto che sia finita In pareggio, con quattro gol non proprio casuali, a dispetto delle circostanze che li hanno determinati: perché la zona, al di là dell’estetica, non perdona le distrazioni.
C’era un precedente che confortava Fascetti: la disfatta di questo Bologna a Lecce, sintomo di meccanismi non ancora assimilati. Ebbene i petroniani in quindici giorni hanno fatto passi da gigante, soprattutto psicologici, giocando con inattesa autorità, senza timori reverenziali. Facilitati forse dal fatto di essere passati per due volte in vantaggio e di aver potuto evitare affanni e recuperi sempre insidiosi. Luppi, Villa, De Marchi e Monza, in linea da destra a sinistra, se la sono cavata discretamente, considerato il doppio salto di categoria che gli ultimi tre (Villa l'anno scorso, gli altri due al seguito di Maifredi) hanno dovuto compiere, ma il Bologna impressiona soprattutto dalla cintola in su, perché, accanto a Pecci, brillano per continuità Marocchi e soprattutto Stringara, mentre Pradella e Marronaro, affiatati ed esperti, possono giovarsi al meglio dell'appoggio del miglior Poli.
E’ stato proprio l’ex di lusso a dare i primi due dispiaceri all’amato pubblico. Ma non ha potuto nemmeno gioire più di tanto, Fabio, per le troppe lacrime di commozione ingoiate in avvio di pomeriggio, quando Io stadio intero, il suo Olimpico, gli ha tributato un'ovazione struggente, indimenticabile. Cera un appuntamento che i tifosi, passionali e puntuali come solo sanno essere qui a Roma, non hanno dimenticato: era un pomeriggio di metà giugno (in realtà il 5 luglio, correzione LW), lo ricordate, quando Poli salvò la Lazio dalla catastrofe. Come non ringraziarlo? Altri hanno fatto finta di niente: preparandosi ad incassare a fine stagione il miliardo e mezzo che incredibilmente, visti i costi correnti, costituiscono il diritto di riscatto della comproprietà. A conferma che non basta essere freddi e distaccati per fare i buoni affari.
Poli, dunque, si è fatto rimpiangere al 12', quando Pecci ha battuto lungo una punizione dalla sinistra, pescandolo puntuale sulla fascia opposta: cross basso, Marronaro a vuoto (forse anche agganciato da tergo), ma rimpallo favorevole a Pradella, solitario cecchino da due passi, con Martina fuori causa. E ancora a primo tempo scaduto, quando sempre Pecci, sempre su calcio franco (ma chi, fra i laziali, doveva essere sul pallone?), gli ha pennellato sul sinistro una parabola corta, che un tecnico come lui non poteva che girare di volo sinistro magistralmente nel sacco.
E la Lazio, nel frattempo? Beh, per la prima mezz'ora meglio dimenticare. Dire che non ci ha capito niente è impietosamente vero: palla indietro, poi di lato, poi sul piede dell'avversario, poi lunga, imprendibile per tutti. Casuale al 15' un colpo di testa del generoso Savino a sfiorare il palo: buio il resto, per gli affanni di tutti, da Marino, libero incerto, a Gregucci, sempre battuto da Pradella in elevazione, a Beruatto, portato da Poli ben lontano dalla prediletta lascia sinistra, a Pin, Muro e Camolese, traditi dalle gambe molli e dal cervello assopito nel pomeriggio torrido e umido. Così Galderisi e Monelli la tromba della riscossa hanno dovuto suonarla da soli. Ha cominciato Nanu al 35', saltando la trappola con un guizzo d'annata, ma centrando il troppo lungo Cusin in uscita. A testa bassa, i biancocelesti hanno sfoderato almeno la rabbia per far traballare finalmente la zona. Un assalto fremente ha procurato un angolo al 35': dalla bandierina Pin ha messo in centro, Villa ha sfiorato d testa spiazzando tutti meno Galderisi, che sempre di testa ha gonfiato la rete.
Nei pugni stretti del centravanti, la Lazio si è ritrovata. Triangolazione al volo Galderisi-Monelli-Savino da stropicciarsi gli occhi, poi una bordata fuori di un soffio di Marino, infine Muro per Beruatto e traversone per Savino con palo centrato in pieno in splendida elevazione. Il pessimo Paparesta (sei ammoniti in una partita senza acredine), recuperando un paio di minuti, ha poi però consentito il nuovo sorpasso rossoblù, con la prodezza di Poli già descritta. Roba da tagliare le gambe.
E, manco a dirlo, il riposo là per là non è bastato. Il Bologna ha ripreso a macinare gioco, anche se la costanza non era più la stessa. Ma i padroni di casa balbettavano in mezzo al campo, nonostante Fascetti avesse preferito Caso a Camolese per alzare il tasso tecnico, passando Marino in marcatura su Poli. Ci è voluta una autentica prodezza personale di Monelli per racimolare il punticino: l'ala ha raccolto un appoggio di Muro (recidivo nei mugugni per la successiva sostituzione) sul filo del fuorigioco, si è allargato palla al piede sulla sinistra per poi stringere al centro rapidamente e liberare un destro angolatissimo, in barba alla chiusura di due avversari. Paparesta ha azzeccato l'unica cosa giusta della giornata, ignorando il guardalinee fermo con la bandiera alzata per un doppio fuorigioco di posizione. Ininfluente appunto. come quello di Schillaci a Messina. Correva il 16'. Per la rimanente mezz'ora il Bologna si è accontentato. La Lazio no. Ma il punto che racimola a noi sembra d'oro lo stesso.
► La Stampa titola: "Lazio in salvo con Galderisi e Monelli - All'Olimpico contro il Bologna, faticoso pareggio dei biancazzurri ancora fuori forma - Emiliani due volte in vantaggio, ma i bomber di Fascetti rispondono a Pradella e Poli"
Una Lazio che deve ancora lavorare molto, un Bologna già sulla buona strada. Questa la sentenza che il pareggio tra queste due squadre ha emesso, al termine di novanta minuti divertenti e vibranti. Il Bologna è apparso senza dubbio più squadra, con un centrocampo fortissimo grazie al regista Pecci, al fantasista Pradella, al furetto Marocchi e Stringara.
La Lazio ha mostrato invece parecchie lacune proprio in questo reparto, dove la coppia Muro-Pin non ha ancora preso a girare a pieno ritmo, confermando però la validità del duo d'attacco Galderisi-Monelli.
I rossoblu cominciavano bene, pressando gli avversari a tutto campo e mettendoli parecchio in difficoltà. Ciò nonostante era il laziale Camolese ad avere la prima occasione al 6', calciando malamente a lato solo davanti a Cusin. Gli emiliani prendevano però l'iniziativa ed al 10' Martina doveva opporsi ad un tiro ravvicinato di Pecci. Era il preludio al gol: all'11' Poli raccoglieva sul fondo un pallone destinato ad uscire e lo crossava al centro dove Predella, dopo una leggera deviazione di Marronaro, metteva facilmente in rete.
La Lazio subiva il contraccolpo psicologico del gol e per venti minuti il Bologna, pur non avvicinandosi mai al raddoppio, rimaneva padrone del campo. Ci voleva allora un acuto di Galderisi per dare la carica ai biancazzurri. Al 35' 'Nanu' dribblava seccamente due avversari e, presentatosi solo davanti a Cusin, sprecava calciandogli la sfera addosso.
Il centravanti biancazzurro si rifaceva però due minuti dopo, quando su angolo di Muro, era lesto ad approfittare della distrazione collettiva della difesa rossoblu e a depositare in rete di testa. Sulle ali del gol realizzato, i padroni di casa cominciavano a far gioco e, proprio al 45', un gran colpo di testa di Savino si spegneva sulla base del palo.
Tutti aspettavano il duplice fischio di Paparesta quando, ben oltre il tempo regolamentare, l'ex Poli raccoglieva un lancio di Pecci e con uno splendido sinistro al volo superava l'incolpevole Martina. Era il 2-1.
Nella ripresa, ci si aspettava una Lazio subito all'arrembaggio ed invece per il primo quarto d'ora non succedeva proprio nulla. Il Bologna mostrava di poter facilmente condurre in porto la partita, ma al 61' Monelli con un'azione personale ristabiliva la parità. L'ex fiorentino partiva dalla sinistra, si accentrava ed appena entrato in area lasciava partire un bolide che si insaccava dopo aver toccato il palo alla destra di Cusin. A questo punto i tifosi cominciavano ad invocare il terzo gol, ma al loro beniamini questo risultato sembrava andare più che bene.
► Paese Sera titola: "Un punto diviso in due - Galderisi e Monelli salvano la Lazio contro il Bologna (2 - 2) - Costretti a recuperare prima su Pradella quindi sull'ex Poli, i biancazzurri hanno rimontato la difficile situazione grazie alle invenzioni della coppia d'attacco. Ma il gioco ancora non c'è".
Roma - Tutti hanno capito presto. Sono bastati dieci minuti, non di più. La Lazio forse per ultima si è resa conto del suo sciagurato smarrimento e della sua inquietante, momentanea realtà. Messina, sette giorni prima, non era stata un episodio e quei dieci minuti iniziali avevano ribadito proprio questo, avevano costretto cioè la squadra di Fascetti a rivedersi allo specchio senza istinti narcisistici, senza pericolose e frivole autoconsiderazioni.
Una costrizione crudele, devono aver pensato i laziali, un affronto imperdonabile subito proprio nel giorno del loro ritorno all'Olimpico, che doveva sigillare il definitivo decollo verso una stabile permanenza nell’élite del campionato. Tutto invece era avvenuto con una logica quasi scientifica. Il gol di Pradella coronava l'innegabile e assoluta supremazia emiliana e castigava le insicurezze, i cedimenti e i problemi della Lazio forse troppo disinvoltamente analizzati nelle ultime settimane. Tutto rigoroso, inevitabile. Non esistevano possibilità di obiezioni, di giustificare concretamente una situazione limpidissima. La Lazio subiva e avrebbe continuato a subire perché il Bologna stava giocando (benissimo) a calcio e lei no. Una differenza determinante quanto abissale.
Fascetti alla vigilia aveva previsto divertimento e spettacolo per la sua squadra, particolarmente indicata a schiaffeggiare avversari totalmente votati alla zona, come i bolognesi. Le previsioni risultavano clamorosamente sballate. Tra lui e Maifredi si sarebbe sicuramente divertito di più il secondo, così come tra Lazio e Bologna soltanto quest'ultima sarebbe riuscita nella prodezza di produrre qualcosa di calcistaicamente apprezzabile.
Le insicurezze e i problemi biancocelesti nascevano da situazioni vecchie e quindi abbondantemente conosciute da tutti. La scarsa personalità patita l’anno scorso a centro campo (parzialmente, per via dell’età, coperta da Caso) continua ad ostacolare il cammino della squadra: Muro non si è ancora imposto e difficilmente si imporrà come leader, e Pin, nonostante gli elogi e un inizio incoraggiante, non sembra aver acquistato quella padronanza indispensabile per assumersi responsabilità di rilevantissimo spessore. Resta il solito Caso, con un anno in più sulle spalle e tanto entusiasmo in meno. Poco, forse, per una squadra che si era messa in testa di esser capace di uccidere il campionato.
Gli enigmi, comunque, non si esauriscono qui. In difesa si continua nell'equivoco del libero. Una volta gioca Marino e una Piscedda. Nessuno dei due è sicuro del posto, nessuno del due riesce a capire che cosa voglia Fascetti. Ieri, per quasi tutto il secondo tempo, il libero l'ha fatto addirittura Caso (entrato al posto di un Camolese assolutamente anonimo), con Marino spostato a centrocampo e Piscedda più tardi impiegato come terzino sinistro di fascia. Un girotondo snervante che finisce col minare l'umore e la tranquillità di una squadra ancora soggetta a domenicali e spesso inspiegabili stravolgimenti tattici.
L'unica nota di conforto è arrivata da Galderisi e Monelli, entrambi pervenuti al gol come nelle legittime aspirazioni generali. Il primo si è mosso un po' meglio, pur non provocando svenimenti; il secondo ha riscattato una prestazione più ombre che luci con un gol capolavoro che ha permesso alla Lazio di agguantare il definitivo 2 a 2. Il resto é stato noia, preoccupazione ed emozionante amarcord. L'abbraccio e le invocazioni del pubblico per Poli, autore del gol salvezza laziale l'anno scorso nello spareggio contro il Campobasso, hanno fatto venire i brividi. Il gol da antologia del bolognese (diagonale al volo di sinistro all'incrocio dei pali) ha paradossalmente completato la festa. Dirigenti e allenatore non riuscivano ad apprezzare. Seduti in campo e in tribuna, si limitavano infatti a nascondere il dolore per un doppio schiaffo violentissimo.