Pulici Felice

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Felice Pulici

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Biografia[modifica | modifica sorgente]

Felice Mosè Pulici, portiere e dirigente, nasce a Sovico (MI) il 22 dicembre 1945. Scompare a Roma il 16 dicembre 2018. Figlio di Piero, operaio alle acciaierie Falck di Sesto San Giovanni, e di Genoveffa, casalinga. E' il padre a fargli amare il calcio portandolo, fin da da bambino, a vedere le gare del Monza e facendolo così appassionare da subito al ruolo del portiere.


I primi passi[modifica | modifica sorgente]

Già alle scuole elementari si presenta il lunedì con una copia della Gazzetta dello Sport nella cartella e questa passione gli costa spesso i rimbrotti dei suoi maestri che comunque chiudono un occhio perché il profitto dell'alunno è eccellente. Finite le scuole elementari, frequenta quelle tecniche e per lui è pronto un posto alla catena di montaggio. Il ragazzo ha talento per il calcio e, dopo aver vinto un campionato con la squadra dell'oratorio, firma, a 14 anni e di nascosto della famiglia, un cartellino con il Seregno. Purtroppo però la cittadina è lontana da casa e lui non può allenarsi con costanza e pertanto è costretto a star fermo per un anno. Ritorna a giocare con la squadra della Parrocchia di Sovico fino a quando un osservatore del Lecco lo nota e gli fa un'offerta per aggregarsi alle giovanili della squadra lombarda. A 18 anni parte per Orvieto, in Umbria, per svolgere il servizio militare nella compagnia atleti e ciò gli permette di allenarsi e ottenere numerosi permessi.


Lecco e Novara[modifica | modifica sorgente]

Finita la leva, Pulici torna al nord e affronta il disagio di farsi quotidianamente 70 km in treno per recarsi agli allenamenti. Con impegno effettua tutta la trafila delle squadre giovanili fino all'esordio in Serie B il 17 settembre 1967 in Genoa-Lecco 1-1. Nel campionato 1967/68 colleziona 3 presenze. La stagione seguente viene ceduto al Novara in Serie C. Nel primo anno totalizza 15 presenze mentre nel secondo 21. Questa stagione coincide con la promozione in Serie B nel 1970. Questo è un anno importante per Felice sia dal punto di vista professionale che da quello privato perché sposa Paola, una ragazza che conosce da sempre. Non c'è solo il calcio nella vita di Pulici: infatti caparbiamente consegue il diploma di geometra e si iscrive all'Albo e, insieme al cognato, progetta villette in Brianza. Praticamente conduce una vita serena, fatta di sport, lavoro e famiglia. Con il Novara gioca tutte le partite dei campionati 1970/71 e 1971/72 classificandosi all'11° e 14° posto e subendo un totale di 79 reti in due tornei.

Quando affronta la Lazio all'Olimpico, subisce 5 reti e non lascia una buona impressione ai tifosi laziali che lo scherniscono, ma al ritorno impedisce ai biancocelesti di pareggiare una partita che il Novara alla fine vince per 1-0. Nel luglio 1972 i dirigenti novaresi lo avvisano che è stato ceduto alla Lazio in Serie A. Per Pulici è una piacevole sorpresa ma ciò significa anche dover lasciare l'attività imprenditoriale e, per qualche mese, anche la giovane moglie. L'occasione però è unica e in fondo la nuova esperienza lo affascina, anche se l'arrivo in una grande città come Roma lo intimorisce, abituato com'è alla quiete della provincia.


L'arrivo alla Lazio[modifica | modifica sorgente]

L'impatto con la Lazio non è dei più felici; i tifosi lo accolgono con scetticismo e la Società ha una struttura molto più complessa di quelle dove era abituato a giocare. Dopo il ritiro svolto a Pievepelago, a Roma va ad alloggiare assieme a Luciano Re Cecconi e Mario Frustalupi nella pensione "Paisiello" ai Parioli, in attesa che la moglie lo raggiunga. Le cose, però, non vanno troppo bene e in Coppa Italia la squadra delude gravemente. Felice subisce reti a ogni tiro, tanto che ad un certo punto si paventa l'ipotesi di una sua cessione nel mercato di novembre. Prima dell'inizio del Campionato 1972/73 Maestrelli lo prende da parte e gli concede la sua fiducia incondizionata. Nasce così una stima reciproca che li accompagnerà lungo tutto il cammino di un'incredibile avventura in biancoceleste. I fatti danno ragione all'allenatore. La Lazio comincia il Campionato alla grande, gioca bene e mette sotto, pur non battendole l'Inter e la Juventus, mentre batte la Fiorentina in trasferta.

Sembra un sogno e giornata dopo giornata i biancocelesti si trovano a lottare per lo Scudetto, parola, questa, che mancava dal vocabolario laziale dal campionato 1936/37. Il 12 novembre 1972 Pulici gioca il suo primo Derby davanti ad oltre 85.000 spettatori e la Lazio se lo aggiudica per 1-0 grazie a una magia di Franco Nanni. In tutta la stagione Pulici subisce solo 16 reti, un record che è ancora imbattuto, e di queste 3 tutte insieme contro il Milan e un autogol da lui provocato contro il Cagliari all'Olimpico.

Al Tor di Quinto, Felice si allena sempre con diligenza, lasciando poco spazio al suo pur valido compagno di ruolo Avelino Moriggi. Fa parte, sia pur senza eccessi, del clan di Giorgio Chinaglia e spesso si scontra verbalmente con Luigi Martini ma sempre in un clima di rispetto reciproco. Nulla può a Napoli, il 20 maggio 1973 quando Oscar Damiani lo trafigge all'89', vanificando i sogni di scudetto dei biancazzurri. Pulici, come gli altri compagni, resta molto deluso anche perché ha la consapevolezza che una stagione simile potrà essere difficilmente replicata.


La stagione del trionfo[modifica | modifica sorgente]

Pulici è un ragazzo maturo e un buon cattolico praticante. Ogni domenica presenzia alla messa officiata da Fra Lisandrini, padre spirituale dei biancocelesti, con cui prega sovente il Signore di concedergli nuovamente una chance come quella appena passata e non colta. Verrà esaudito al termine della stagione 1973/74 che lo vedrà Campione d'Italia. Ma prima di arrivare all'ambito traguardo si è molto sofferto, anche perché la Lazio non è più una squadra-sorpresa e ogni avversario la affronta con il coltello fra i denti. Pulici diffonde sicurezza ai compagni, è sempre preciso tra i pali, non cerca lo spettacolo e mira sempre al sodo. E' l'eroe salva-risultato in molte partite e una domenica a Cagliari sembra addirittura invulnerabile. Para un rigore a Cuccureddu durante Lazio-Juventus terminata 3-1 del 17 febbraio 1974, una delle sue migliori prestazioni assieme a quella di Milano contro il Milan che permette alla Lazio di portare a casa un prezioso punto. E' il capitano in Lazio-Verona conclusasi 4-2 del 14 aprile 1974 e prende anche un'ammonizione, l'unica della stagione. Anche lui, come i suoi compagni, con la Lazio in svantaggio, resta inchiodato tra i pali durante l'intervallo, attendendo per 15 minuti che gli scaligeri tornassero in campo per "sbranarli".

E il giorno del trionfo arriva il 12 maggio 1974 quando finalmente riesce a conquistare lo Scudetto mentre, contemporaneamente, la moglie dà alla luce il secondogenito Gabriele. Festeggia il tricolore sull'aereo che lo riporta a casa per conoscere il piccino, dopo aver fatto un salto all'ospedale San Giacomo per recuperare le sue scarpe, perché scambiate inavvertitamente dal massaggiatore con quelle di Luigi Martini, lì ricoverato dopo un incidente di gioco. L'unico neo è la mancata convocazione per i Mondiali in Germania dove gli viene preferito il portiere Castellini. Ma poco cambia perché può così godersi il meritato riposo insieme con la sua famiglia. I mondiali li vede in televisione tra incombenze domestiche di ogni tipo e l'ansia di dover presto ricominciare il campionato e dover difendere il titolo di Campione d'Italia.

Inizialmente la stagione procede bene e i biancocelesti sembrano aver la possibilità di bissare il successo dell'anno precedente. Rapidamente, però, il vento cambia e la Lazio perde posizioni e punti importanti. A marzo, inoltre, Tommaso Maestrelli si ammala, entra in clinica e inizia un calvario che di riflesso si abbatte sulla squadra e in modo particolare su di lui che soffre terribilmente la malattia del proprio allenatore. La domenica in cui si viene a sapere la verità sul grave stato di salute del tecnico biancoceleste, Pulici subisce 5 reti dal Torino ma lui non se ne accorge neanche. Il suo viso è rigato dalle lacrime e la sua mente è rivolta soltanto al grande Tommaso. In questa stagione colleziona due convocazioni come fuori quota nella Nazionale Under 23. Il campionato 1974/75 va in archivio con un onorevole 4° posto, mentre in estate arriva un nuovo allenatore, Giulio Corsini, completamente diverso da Maestrelli, con cui Felice come anche i suoi compagni, non lega. La Lazio, completamente ed inspiegabilmente rinnovata, naviga in acque basse e solo dopo l'esonero di Corsini ed il ritorno che appare miracoloso di Maestrelli in panchina, riesce a salvarsi dalla retrocessione. Pulici comunque mantiene un livello di gioco ottimo ed è solo grazie ad alcune parate straordinarie che la Lazio ottiene i punti per una salvezza insperata. Nel frattempo gioca tre partite come fuori quota nella Nazionale Under 23.


Gli anni difficili[modifica | modifica sorgente]

Maestrelli, tuttavia, peggiora sempre di più e al suo posto viene chiamato Vinicio, un ottimo allenatore che riesce a rilanciare la Lazio. Il 28 novembre 1976, nel Derby capitolino, Pulici, convinto che in tribuna ci sia Maestrelli, gioca la sua più bella partita della carriera, effettuando almeno una dozzina di parate memorabili e soprattutto una all'incrocio dei pali che resterà, persino a lui stesso, inspiegabile. La sua prestazione consente alla Lazio di vincere per 1-0 grazie alla rete dell'astro nascente Bruno Giordano. A fine gara dedica la vittoria proprio a Maestrelli che, alcune ore dopo, entra in coma. La morte dell'allenatore, giunta quattro giorni dopo, è un tremendo colpo per tutto l'ambiente laziale. La successiva morte di Luciano Re Cecconi avvenuta in drammatiche circostanze, il 18 gennaio 1977, renderà la stagione come la più funesta della lunga storia della Lazio. Pulici, pur disperato, è l'unico che avrà il coraggio di vedere il cadavere di Re Cecconi completamente nudo con un foro roseo sul petto. Dopo di che percepisce nettamente che la stagione del successo e della spensieratezza è ormai definitamente tramontata. All'inizio della nuova stagione, Vinicio fa capire che punterà sul portiere di riserva Claudio Garella. Pulici per un po' rimane in silenzio, poi esploderà e discuterà ferocemente con l'allenatore che non si opporrà alla sua cessione al Monza nel mercato autunnale. Pulici preferirà l'esilio in Serie B all'umiliazione della panchina con un allenatore che lo detesta e non lo apprezza. Dopo 5 campionati e 150 presenze consecutive, un altro pezzo della Lazio scudettata se ne va, tra i rimpianti dei tifosi che non perdoneranno mai né a Vinicio, né indirettamente a Garella le scelte effettuate. Per Pulici si apre un nuovo capitolo della sua lunga carriera.


Arrivederci Lazio[modifica | modifica sorgente]

L'esilio a Monza dura solo un anno e in quella stagione la squadra lombarda sfiora una clamorosa promozione in Serie A piazzandosi al 4° posto a soli 2 punti dalla terza classificata. Nel 1978/79 Pulici passa all'Ascoli, il cui presidente Costantino Rozzi ripone molta fiducia in lui. Nel capoluogo piceno Pulici scopre una nuova giovinezza. Apprezzato dal pubblico e amato dai compagni di squadra, l'Ascoli si piazza al 10° posto e il portiere disputa un Campionato positivo. Felice si emoziona solo quando incontra la Lazio e in tali occasioni il pubblico lo acclama calorosamente. L'anno successivo l'Ascoli va addirittura in Coppa UEFA dopo aver ottenuto un clamoroso 5° posto subendo solo 28 reti in tutto il torneo. Anche il terzo anno è abbastanza tranquillo con una salvezza conquistata senza grossi patemi. Ormai Felice è avanti con gli anni e ad Ascoli gli viene preferito un portiere più giovane. Nel frattempo si accorda con la Lazio e accetta di chiudere la carriera come vice di Dario Marigo. Dopo quasi cinque anni ritorna così "a casa".


Il ritorno e gli scarpini al chiodo[modifica | modifica sorgente]

Al ritorno a Tor di Quinto trova tutto cambiato e soprattutto la Lazio in Serie B. Ma Felice non si scoraggia e si allena con diligenza. Le cose non procedono bene e il giovane Marigo trova qualche difficoltà e così l'8 novembre 1981 Pulici torna in porta da titolare in Pistoiese-Lazio terminata 0-1. E' una bella soddisfazione anche se platonica, vista la situazione della squadra. Il 14 marzo 1982 a Lecce gioca la sua ultima partita ufficiale e a giugno lascia il calcio dopo oltre 15 anni di carriera e 202 presenze complessive nella Lazio. Nel 1982/83 entra a far parte dello staff della Primavera, diventandone allenatore per alcune partite, dopo la promozione di Giancarlo Morrone in prima squadra. Intanto ha ripreso a studiare e si laurea in Legge. E' un esperto del diritto sportivo e dopo l'iscrizione all'Albo degli avvocati, il Dott. Avv. Felice Pulici è pronto ad intraprendere una nuova vita.


Dietro una scrivania[modifica | modifica sorgente]

Il ritorno di Giorgio Chinaglia come Presidente, nel 1983, coincide con l'ingresso di Pulici in Società nel ruolo di Direttore Generale. L'avventura di Long John nella Lazio non finisce bene, ma Felice rimane nell'orbita societaria in altri ruoli importanti. E' però con Sergio Cragnotti che Pulici svolge delicati incarichi come dirigente. Infatti, dopo essersi laureato in Giurisprudenza nel 1992 e dopo alcune esperienze con la Lega Nazionale Dilettanti, nel 1994 torna alla Lazio come responsabile unico del Settore giovanile. Successivamente, oltre ad essere l'avvocato della Società, ancora da dirigente vedrà la sua Lazio vincere trofei in Italia e in Europa e assisterà anche alla vittoria del suo secondo Scudetto nel 1999/00. Rimane anche dopo l'addio di Cragnotti, ma improvvisamente avverte qualche disturbo fisico che viene felicemente risolto con un non breve ricovero ospedaliero che tiene i sostenitori laziali in ansia. Con l'avvento di Claudio Lotito, dopo essere stato promosso membro della segreteria generale nel 2005, progressivamente per Pulici non ci sarà più posto in Società. Ciononostante difenderà ancora con perizia la Lazio, accusata dalla giustizia sportiva nell'ambito del cosiddetto "scandalo di Moggiopoli". Nel gennaio 2007 accetta un contratto da dirigente nell'Ascoli. Successivamente ricoprirà un incarico di vertice nell'Associazione Nazionale per lo Sport dei sordomuti. Una malattia implacabile lo strappa alla famiglia e agli sportivi all'età di 73 anni. Felice Pulici entra di diritto nel novero dei migliori portieri avuti dalla Lazio nella sua lunga storia.



Palmares[modifica | modifica sorgente]





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