Domenica 17 febbraio 1974 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Juventus 3-1
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17 febbraio 1974 - 1.804 - Campionato di Serie A 1973/74 - XVIII giornata - inizio ore 14.30
LAZIO: F.Pulici, Petrelli (72' Polentes), L.Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Inselvini, Chinaglia, Frustalupi, D'Amico. A disposizione: 12 Moriggi, 14 Manservisi. Allenatore: Maestrelli.
JUVENTUS: Zoff, Spinosi, G.Marchetti, Furino (46' Viola), F.Morini, Salvadore, Gentile, Cuccureddu, Anastasi, Capello, Altafini. A disposizione: 12 Piloni, 14 Bettega. Allenatore: Vycpalek.
Arbitro: Sig. Panzino (Catanzaro).
Marcatori: 5' Garlaschelli, 27' Chinaglia, 55' Anastasi (rig), 66' Chinaglia (rig).
Note: cielo nuvoloso con pioggia durante tutto l'incontro. Ammoniti: Gentile e Cuccureddu per falli su D'Amico; Petrelli. Al 49' Pulici respinge un calcio di rigore a Cuccureddu. Un esagitato entra sulla pista di atletica dopo la concessione del secondo rigore alla Juventus, ma viene prontamente ricacciato dai Carabinieri e dai giocatori laziali e successivamente arrestato dalle Forze dell'Ordine.
Spettatori: 76.564 (58.429 paganti, 18.135 abbonati) per un incasso di £. 286.758.000 comprensivo della quota abbonamenti di £. 48.000: è il nuovo record italiano. Cancelli aperti alle ore 10.00.
Il pubblico, che accorre all'Olimpico stabilendo il nuovo record d'incasso, ha assistito ad un match vibrante e spettacolare, dominato dalla Lazio nel primo tempo e più equilibrato nella ripresa. Che la Lazio fosse scesa in campo determinata a vincere si capisce fin subito quando, al 5' minuto l'Olimpico esplode non appena Garlaschelli mette in rete la sfera rimpallata dalla difesa juventina, in affanno dopo un cross di Inselvini. Galvanizzata dal risultato, la Lazio continua a spingere, non lasciando nulla agli avversari annichiliti da cotanto gioco fluido ed armonioso degli undici di Maestrelli. Al 15' l'arbitro nega un evidente rigore a Chinaglia che, lanciato da D'Amico, viene atterrato in area da Morini. Inutili le proteste del bomber biancazzurro e del pubblico sugli spalti, che segue la gara con animosità, incurandosene della pioggia fitta che scende dal cielo. Al 20' triangolazione Petrelli-Nanni-Petrelli che, di piatto, sfiora l'angolo destro di Zoff. Appuntamento con il gol solo rinviato: infatti è il 28' quando Chinaglia, su punizione, tira un violento rasoterra che si insacca alle spalle del portiere juventino che nulla può alla saetta del numero nove laziale. Lo stadio esplode in un boato assordante, migliaia di ombrelli cadono accidentalmente sul parterre e più di qualcuno deve vedere il resto della gara sotto l'acqua. Sotto di due reti la Juventus prova ad imbastire qualche manovra, ma bisogna aspettare lo scadere del tempo per vedere un tiro di Anastasi finire sull'esterno della rete. Il primo tempo finisce coi biancocelesti in vantaggio di due reti e gli applausi del pubblico.
La ripresa inizia con uno svarione di Petrelli che serve involontariamente Gentile; questi prima di entrare in area viene fermato fallosamente da Wilson ma l'arbitro lo giudica dentro, e decreta il rigore tra le vibranti proteste dei giocatori e del pubblico. Si incarica di tirare Cuccureddu che indirizza la sfera centralmente, Pulici non si muove e col ginocchio lo manda in angolo, lanciando un urlo di gioia. Al 51' è Chinaglia sulla sinistra a trascinarsi dietro Morini e a tirare sul secondo palo, ma Zoff para sicuro. Al 53' è ancora l'arbitro Panzino ad essere protagonista assegnando un altro rigore alla Juventus, questa volta per fallo di Petrelli che trattiene per un braccio Altafini. Questa volta batte Anastasi che realizza mandando il pallone sulla sinistra di Pulici. La reazione della Lazio è furiosa. Chinaglia, imbeccato da Inselvini entra in area, tira e supera Zoff, ma Salvadore sulla linea riesce a respingere e il portiere juventino definitivamente blocca il pallone. Al 65' è Chinaglia, con furbizia, ad essere atterrato da Morini e a procurarsi un rigore, che realizza tirando centralmente. Con questa rete il bomber biancoceleste si porta in testa alla classifica dei cannonieri. La partita si chiude con un salvataggio di Oddi sulla linea su un tiro ravvicinato di Anastasi. L'odierna vittoria porta la Lazio a 4 punti sopra la Juventus, mandandola in fuga verso quel sogno chiamato Scudetto.
l'Unità titola: "All'insegna dei record l'entusiasmante partita dell'alta classifica (3-1). Una secca doppietta di Chinaglia inginocchia il fantasma della Juve. Giorgione raggiunge così la vetta della classifica dei cannonieri. Di Garlaschelli la terza rete biancazzurra. Anastasi sigla il gol della bandiera. Circa ottantamila gli spettatori".
L'articolo così prosegue: La vera Lazio, dunque, non era di sicuro quella di Marassi. E, pure, non era vera gloria quella della Juve mararamalda col Napoli. La vera Lazio la si è vista oggi, qui all'Olimpico, nel corso del primo tempo quando ha letteralmente aggredito e presto travolto la Juve, appunto; la vera Lazio la si è vista, anche, in inizio di ripresa quando, avvicinata nel punteggio grazie ad un calcio di rigore quanto meno opinabile, appena dopo che un altro calcio di rigore era riuscito a sventarlo Pulici, e quindi improvvisamente premuta nella sua area da un avversario che, intravvista la possibilità di una clamorosa, imprevista rimonta, s'era come svegliato dal suo letargo per osare, furente, l'osabile; la vera Lazio, dicevamo, la si è vista anche in quel delicatissimo frangente, che avrebbe giusto potuto rappresentare una svolta pericolosa del match, quando anziché andare, com'era pur possibile, in barca, ha saputo conservare i nervi ben saldi e chiare le idee per sopportare senza danni la buriana e quindi uscire pian piano e di nuovo alla ribalta da autentica, unica protagonista, a legittimare fino in fondo il suo incontrastabile diritto al successo clamoroso. Chiaro che dal punto di vista del gioco in sé e per sè, e dunque dello spettacolo, la Lazio che più conta è quella del primo tempo. Che è giusto la Lazio che si propone, senza la più piccola riserva ormai, alta conquista dello scudetto. Questa Lazio dunque, quasi preoccupata di risolvere in fretta la faccenda, di farsi perdonare l'inciampo genovese con la Sampdoria e quindi di fugare gli scetticismi che all'ombra di quell'inciampo erano subito affiorati, letteralmente s'avventa d'acchito sulla Juventus, la piglia di petto, la scuote, la gira e rigira nella sua area sulle ali di un entusiasmo galvanizzante, al ritmo forsennato, e pur lucidissimo, di un forcing esaltante. Sono vampate, folate di gioco veramente superiore. Gli schemi sono quelli adusi, ma la concentrazione stavolta è persino sofferta, la determinazione furente. Alla fonte, come sempre, questo ormai famoso centro-campo laziale in cui l'automatismo degli scambi di ruolo e di mansioni è così perfetto da far gridare talvolta i meno iniziati al miracolo.
Nanni e Frustalupi dunque in cattedra, e segnatamente quest'ultimo, cui la mancanza di Re Cecconi e non vuol essere un paradosso, forse giova, nel senso che gli consente spazi più ampi e, anche, una protezione più continua e più diligente da parte del modesto ma preziosissimo Inselvini. Con Nanni e Frustalupi comunque, e con questo Inselvini, dicevamo, che non si limita di certo a tener caldo il posto al più celebre titolare, puntualissimi di volta in volta ad integrarsi e Martini, cui Gentile non è mai praticamente riuscito a far neppure il solletico, e quel sempre più sorprendente D'Amico. Tanto più sorprendente oggi, che al solito, impeccabile lavoro di rifinitura ha saputo accoppiare una guardia attenta e puntigliosa a Marchetti ogni qualvolta questi ha cercato, com'è sua naturale prerogativa, di rendersi utile al suo attacco. Così, padrona assoluta del centrocampo, la Lazio lo è stata presto anche della partita, che non le è più uscita di mano. Neanche in quel delicatissimo momento che dicevamo. La Juve, prima come sorpresa poi impotente a reggere tanta supenorità di gioco, non ha potuto che abbozzare, finendo presto col tradire tutti i notevoli limiti che da tempo l'affliggono in difesa. E così quella che si usa da un po' definire la "grana Salvadore", è riesplosa in tutta la sua evidenza, così Spinosi ha dovuto spesso assoggettarsi alla rumba con Garlaschelli che arrivava a pizzicarlo da ogni dove, così perfino il solitamente inappuntabile Zoff ha trovato più di una volta modo di incorrere in determinanti errori di tempo e di posizione. Senza contare ovviamente i calci di rigore per i quali è proverbialmente negato. Il solo Morini in fondo, in tanto bailamme, ha saputo restare sul suo elevato standard normale. E ne aveva giusto bisogno visto che il Chinaglia cui doveva badare era il Chinaglia delle occasioni migliori. Chiaro che, obbligata senza alternative e senza molte vie di scampo in affannata difesa, la Juve non ha mai avuto la possibilità di organizzare in modo decente il suo gioco a centrocampo. Né forse, potendolo, ci sarebbe riuscita, considerata la men che mediocre giornata di Capello e Cuccureddu e le precarie condizioni fisiche di Furino, costretto appunto, nella ripresa, al forfait (e Viola è stato, in proposito, un sostituto volonteroso e diligente, ma poco più).
Altrettanto chiaro quindi che, senza una piattaforma stabile a centrocampo, di manovra, di gioco nel senso vero della parola, non è mai stato neanche il caso di parlare, e che Altafini e Anastasi dunque, le "punte", hanno dovuto recitare spesso la parte degli orfani. Che l'abbiano anche potuta recitar bene torna a tutto loro onore, ma non poteva certo bastare a mettere in difficoltà una difesa che, così bene articolata attorno ad un Wilson superlativo, spiega in fondo alla perfezione la sua imperforabilità. Ovviamente, dicevamo, la Lazio non ha ripetuto nella ripresa il suo esaltante primo tempo, e la partita non è dunque stata altrettanto spettacolarmente valida, ma sarebbe stato, a quel ritmo e a quel livello agonistico, follia pretenderlo. Nanni, per esempio, e un poco Frustalupi alla distanza hanno ceduto, Garlaschelli un tantino si è spento, la compagine insomma, nel suo complesso, ha accusato qualche scompenso. Il bandolo del match comunque, nemmeno davanti ad una Juve resa occasionalmente arrembante dalle particolari circostanze che abbiam detto, non le è mai sfuggito, ed è sicuramente anche questo titolo di non poco e di non comune merito. Giusto come dice adesso in sintesi la cronaca. Avvio, dunque, a spron battuto detta Lazio che, al 7' è già in vantaggio: Chinaglia a slalom in area bianconera, poi un gran tiro che Morini respinge come può; riprende al limite dell'area Nanni, che ripete la fucilata. Nuova respinta e rimpallo sulla destra dove è sopraggiunto Garlaschelli. Tiro in diagonale: Zoff, preso sul tempo, e palla dentro. Proseguono sullo slancio i biancocelesti e Morini al 14' per salvarsi, deve intervenire su Chinaglia, in area, ai limiti del lecito. Nuova palla-gol, al 23', sui piedi di Petrelli, a conclusione di un bel fraseggio con Nanni: colpisce di piatto destro a colpo pressoché sicuro, ma, colpita forse con troppa confidenza, la sfera termina di un sol palmo sul fondo. Sempre la Lazio a cassetta e, al 27' il raddoppio è fatto: calcio di punizione appena fuori l'area, tocco di Frustalupi per Chinaglia, sventola a filo d'erba, ancora Zoff in errore di posizione e palla in rete. La prima seria azione juventina al 32' ma la conclude una ciabattata indegna di Marchetti. Tenta Anastasi al 38' e il suo tiro si spegne sull'esterno della rete. Siamo di nuovo al tutto-Lazio e, al 44' è D'Amico a sprecare per eccesso d'altruismo (passaggio a Chinaglia invece della tacitissima conclusione personale) una possibilissima, deliziosa palla-gol. Subito in apertura di ripresa la fase gialla del match: Wilson strattona e mette a terra, appena dentro l'area.
Gentile (appena dentro, o sul limite?): rigore. Tira Cuccureddu, forse Pulici si muove un attimo prima, e comunque, in tuffo sulla destra, riesce a deviare. Può comunque rifarsi, la Juve, otto minuti dopo: cross da destra di Viola, Altafini è messo giù per le spicce da Petrelli, nuovo rigore: batte questa tolta Anastasi e siamo 2-1. La partita, come è ovvio, s'accende, il pubblico rumoreggia e Panzino corre i suoi brividi: la Juve ha il suo miglior momento e si butta logicamente sotto nell'intravista speranza di salvare un match ormai dato per abbondantemente perso. La Lazio, comunque, regge allo choc, i suoi nervi tengono, il suo gioco anche. Sbaglia una buona occasione Chinaglia, al 16' ma al 20' le distanze sono ristabilite: Morini e Capello con Giorgione in mezzo appena dentro l'area, falli non se ne vedono, ma Chinaglia cade e il signor Panzino, forse per mettersi a posto con la coscienza, indica il dischetto: spara Chinaglia e Zoff, more solito, è come non ci fosse. Il match, di fatto, prosegue, magari non propriamente bello ma sicuramente interessante fino in fondo (c'è anche un salvataggio di Oddi dalla linea di porta su tiro-gol di Anastasi al 40'.
In un altro articolo è riportato: "Mentre i bianconeri rimpiangono il rigore fallito da Cuccureddu. Maestrelli: "Smentita ogni voce di declino". "La Lazio con il vistoso risultato ottenuto all'Olimpico contro la Juventus ha smentito tutti coloro che dopo la sconfitta con la Sampdoria la consideravano in declino". Questa, in sintesi, la considerazione con la quale Tommaso Maestrelli inizia la sua breve chiacchierata di fine partita. Il trainer biancazzurro, che si emoziona alle vittorie più significative della sua squadra, tanto da dover ricorrere alle cure del medico sociale, ha parlato con i giornalisti nella stanzetta dell'infermeria. "E' stato un gioco, specialmente nel primo tempo — prosegue Maestrelli — trascendentale soprattutto per il dinamismo della Lazio che è riuscita ad annullare la tattica difensiva studiata da Vycpalek. E sul risultato credo che nessuno possa dir niente". Maestrelli ricorda che domenica scorsa a Genova aveva dichiarato che la partita con la Juve avrebbe dimostrato in campo il vero volto di questa Lazio che pur avendo avuto alcune battute d'arresto è oggi la migliore formazione del campionato. "L'unico rimprovero che ho fatto ai miei ragazzi — dice ancora Maestrelli — riguarda l'ultima parte della partita, dopo il 3-1 anziché cercare di perdere tempo dovevano proseguire nelle loro azioni di attacco per soddisfare il pubblico che ha gremito gli spalti dell'Olimpico". Il trainer biancazzurro rispondendo ad alcune domande ha poi cercato di chiarire la sua entrata nel terreno di giuoco in occasione del secondo rigore concesso alla Juve.
"Era mio dovere calmare gli animi e cercare di proteggere l'arbitro". Sulle possibilità della Lazio di conquistare lo scudetto dopo l'importante risultato di oggi, Maestrelli ha detto che ci sono ancora molte partite da disputare e tutto può succedere. Dello stesso avviso è l'allenatore bianconero che restringe le probabilità per la Juve al 50 per cento. Sulla partita Vycpalek ha riconosciuto che la Lazio ha giocato meglio: "Certo — ha poi aggiunto — se Cuccureddu avesse segnato il primo rigore la partita poteva prendere una piega diversa". Per quanto riguarda l'arbitraggio del signor Panzino e i tre rigori concessi, allenatori e giocatori hanno diplomaticamente evitato di pronunciarsi. Fra i giocatori biancazzurri il più felice è Chinaglia: "Abbiamo battuto la Juve — ha detto Giorgione — siamo primi in classifica, abbiamo fatto il miglior incasso e per quanto riguarda sono il miglior cannoniere: meglio di così... ". Altafini si lamenta per alcune scorrettezze e battibecchi avuti con Wilson poi conclude affermando che ancora la Juve ha buone possibilità per riacciuffare la Lazio. Mentre usciamo dagli spogliatoi Maestrelli ci confida che la soddisfazione più grande durante la partita l'ha avuta vedendo Valcareggi, Carrara e altri dirigenti della FIGC battere le mani in tribuna.
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Nota[modifica | modifica sorgente]
La partita è stata trasmessa via satellite nella costa est del Canada e degli Stati Uniti. Nelle "Little Italy" di New York e Toronto numerosi tifosi italiani hanno assistito alla gara nei bar, sfidando il freddo pungente e la differenza di fuso orario (-6 ore).