L'Unità

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Fondazione a Milano il 12 febbraio 1924, per volontà di Antonio Gramsci, de «l'Unità, quotidiano degli operai e dei contadini». Il giornale ha una tiratura media di 20.000 copie e dopo il delitto Matteotti, di cui si occupa con attenzione, arriva a 34.000. 8 novembre 1925 Il prefetto di Milano sospende la distribuzione dei quotidiani «l'Unità» e «l'Avanti!». 1° novembre 1926 In seguito al fallito attentato a Mussolini (31 ottobre), «l'Unità» viene soppressa. 1° gennaio 1927 Esce il primo numero dell'edizione clandestina, che verrà pubblicata a intervalli irregolari a Torino, Milano, Roma, e - ricalcando il destino dell'organizzazione clandestina del Pcd'I - in Francia. 1° luglio 1942 «L'Unità» ritorna anche in Italia in edizione clandestina; Umberto Massola a Milano cura un'edizione stampata fino all'aprile 1944. Mario Alicata e Aldo Natoli danno vita a un'edizione che esce a Roma dal settembre 1943 al maggio 1944 mentre Eugenio Reale e Velio Spano stampano un'edizione meridionale che durerà dal dicembre 1943 al luglio 1944. 6 giugno 1944 Con l'arrivo degli Alleati, riprendono le pubblicazioni di tutta la stampa soppressa e dell'edizione romana de «l'Unità». Il primo direttore è Celeste Negarville. 25 aprile 1945 Con la Liberazione nasce l'edizione genovese, creata dal comandante partigiano Bini, Giovanni Serbandini, attorno al quale si riunisce un gruppo di giornalisti qualificati, tra cui Aldo Tortorella, poi vice direttore, e Mario Codignola, redattore capo dal 1949. 26 aprile 1945 L'edizione di Milano del quotidiano, stampata nella tipografia del «Corriere della sera», viene curata da Arturo Colombi, nei giorni convulsi della cattura e dell'uccisione di Mussolini. 28 aprile 1945 Viene pubblicata l'edizione di Torino, che nel corso dell'anno raggiunge una tiratura di 77.000 mila copie. Nei primi mesi il responsabile è Ludovico Geymonat, da maggio del 1945 caporedattore è Davide Lajolo. Attorno agli anni Cinquanta uscirà con due edizioni, Piemonte e capoluogo. Tra i collaboratori più importanti Augusto Monti, Ada Gobetti, Massimo Mila, Cesare Pavese, Paolo Spriano. 23 dicembre 1954 I deputati Mario Melloni e Ugo Bartesaghi sono espulsi dalla Dc. Melloni aderirà al Pci e diventerà corsivista de «l'Unità» firmandosi come Fortebraccio, autore di interventi satirici perfidi e graffianti ma eleganti e irresistibili al tempo stesso. 1 agosto 1957 Le edizioni de «l'Unità» di Torino Genova e Milano si fondono dando luogo a un'unica edizione per l'Italia settentrionale con sede a Milano. Nonostante la rinuncia all'edizione torinese e genovese il quotidiano rimane l'unica presenza considerevole di opposizione nel panorama editoriale. 9 marzo 1962 In una scena politica dominata dai governi di centrosinistra, «l'Unità» unifica la direzione di Roma e Milano, affidandola a Mario Alicata: sono condirettori Aldo Tortorella per l'edizione settentrionale e Luigi Pintor per quella del Centro-Sud. Il giornale appare più vivace e scorrevole, con articoli meno lunghi e un linguaggio meno difficile, foto più grandi e numerose. 1966-1969 Dopo la scomparsa improvvisa di Alicata, la direzione è assunta da Maurizio Ferrara che continua la linea precedente. 26 novembre 1969 I redattori del mensile «Manifesto» (fondato nel giugno 1969) e membri del comitato centrale del Pci Aldo Natoli, Lucio Magri, Luigi Pintor, Rossana Rossanda vengono espulsi dal partito con l'accusa di frazionismo. Il 2 dicembre sarà radiato anche Massimo Caprara, già segretario particolare di Togliatti. Dal 28 aprile 1971 «il Manifesto» uscirà come quotidiano. 12-13 maggio 1974 Dopo una campagna dai toni esasperati, si svolge il referendum sull'abrogazione della legge sul divorzio che vedrà trionfare il fronte del No con il 59,3% dei voti. L'edizione straordinaria de «l'Unità» commenta «Una grande vittoria della libertà - il popolo italiano fa prevalere la ragione, il diritto, la civiltà». Con le 239.000 copie di vendite quotidiane e le due edizioni di Roma e Bologna, il quotidiano dimostra una reale forza di penetrazione nella coscienza del paese. 15-16 giugno 1975 Le elezioni amministrative cambiano il quadro politico italiano con un forte spostamento a sinistra dell'elettorato. Berlinguer su «l'Unità» commenta i fatti come la «più rilevante avanzata dalla Liberazione a oggi». Dalle colonne del quotidiano Pier Paolo Pasolini, motiva il suo voto al Pci affermando che l'Italia gli pareva «un paese orribilmente sporco». 18 settembre 1977 Il redattore de «l'Unità» Nino Ferrero è ferito a Torino da un commando di Azione rivoluzionaria. Si estendono gli attentati contro i giornalisti: «gambizzati» o uccisi 16 marzo 1978 -9 maggio 1978 Sono i giorni del drammatico rapimento di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse. Su «l'Unità» viene proclamato lo sciopero generale: il rapimento del leader democristiano, con l'uccisione della sua scorta, viene duramente condannato e i responsabili chiamati «nemici della democrazia». Nella difficile gestione delle trattative il Pci si allinea alla «politica delle fermezza». L'editoriale di Alfredo Reichlin che commenta la morte di Moro è intitolato «L'uccisione, un atto di pura barbarie». 1978-1979 Per le strade delle grandi città l'eversione rossa e nera continua a colpire. Il 3-4 giugno si svolgono le elezioni politiche ed europee che vedono un grave crollo dei consensi per il Pci. Si assiste a una progressiva caduta delle vendite de «l'Unità», che passeranno dai 100 milioni di copie annue del 1981 ai 60 milioni del 1982. 1981- 1988 17 marzo 1982 «l'Unità» accusa il ministro democristiano Vincenzo Scotti e il sottosegretario Vincenzo Patriarca di collusioni con Raffaele Cutolo, capo della Nuova Camorra organizzata. Il documento pubblicato quale base delle denunce risulta un falso fornito alla giornalista Marina Maresca da Luigi Rotondi, collaboratore dei servizi segreti. Il direttore Claudio Petruccioli rassegna le dimissioni, e viene sostituito da Emanuele Macaluso. 11 giugno 1984 Muore Enrico Berlinguer, colpito da emorragia celebrale durante un comizio a Padova pochi giorni prima. La prematura scomparsa del leader comunista protagonista del compromesso storico, dell'eurocomunismo, della solidarietà nazionale e dello «strappo» dall'Urss suscita una profonda emozione nel Paese; il 13 giugno si svolgeranno solenni funerali a cui parteciperanno circa 2 milioni di persone 9-10 novembre 1989 Cade il Muro di Berlino, sotto la pressione di imponenti manifestazioni pacifiche in Germania. La prima pagina de «l'Unità» dell'11 novembre 1989 si apre con «Il giorno più bello d'Europa», e ospita un editoriale di Renzo Foa «E così cambia tutto il continente». luglio 1990 Renzo Foa viene nominato direttore de «l'Unità». Tra i provvedimenti del neo-direttore, la trasformazione del sottotitolo da «giornale del Pci» a «giornale fondato da Antonio Gramsci». Le vendite medie sono di circa 156.000 copie al giorno. 1990-1992 In stato di crisi aziendale, le copie giornaliere si attestano sulle 120.000 unità. 5 aprile 1992 Si svolgono le elezioni politiche caratterizzate dal calo dei partiti tradizionali coinvolti nello scandalo corruzione (Dc e Psi). Renzo Foa viene sostituito da Walter Veltroni, che rimarrà alla guida del quotidiano fino al 1996. Ha inizio una politica di rinnovamento del giornale. 1994 A «l'Unità» si affianca «l'Unità 2», dedicata a cultura, scienza, costume e spettacoli. 21 aprile 1996 Le elezioni politiche vedono l'affermazione della coalizione de «L'Ulivo» e di Prodi. In vista degli impegni politici, Veltroni, vicepresidente del consiglio, lascia la direzione de «l'Unità» a Giuseppe Caldarola. 1997 Prende il via il processo di «privatizzazione» de «l'Unità». Entrano gli imprenditori privati Alfio Marchini e Giampaolo Angelucci. gennaio 1998 Nel tentativo di rilanciare il quotidiano viene chiamato un direttore esterno, Mino Fuccillo, editorialista di «Repubblica». agosto 1998 Paolo Gambescia, vicedirettore del «Messaggero», viene chiamato a sostituire Fuccillo. Le vendite sono attorno alle 60mila copie. gennaio 1999 Il CdA decide la chiusura immediata delle redazioni di Bologna e Firenze. Si svolgono scioperi e manifestazioni sotto la sede del governo, presieduto da D'Alema. settembre 1999 «l'Unità» torna a nominare un direttore interno, Giuseppe Caldarola. Le vendite raggiungono quota 52.000 copie. giugno 2000 Le vendite si attestano poco sotto le 50mila copie. 13 luglio 2000 «l'Unità» viene messa in liquidazione. Il collegio dei liquidatori attende di conoscere le decisioni dell'editore milanese Alessandro Dalai (Baldini & Castoldi). Mentre si susseguono le assemblee Daniele Segre gira il documentario «Via dei Due Macelli, Italia. Sinistra senza Unità», proiettato al festival di Venezia 2000. 27 luglio 2000 Caldarola riceve la notizia ufficiale della chiusura. L'ultimo numero de «l'Unità» - in edicola il 28 luglio - ospita la riproduzione del numero inaugurale (12 gennaio 1924) e un editoriale senza titolo del direttore. 29 luglio 2000 «l'Unità» viene pubblicata solamente on-line fino al 23 agosto 2000, poi anche questa edizione cessa del tutto. Gennaio 2001 Un gruppo di imprenditori coordinati da Alessandro Dalai dà vita alla Nuova Iniziativa editoriale e rileva la testata. 28 Marzo 2001 L'Unità ritorna in edicola sotto la direzione di Furio Colombo e Antonio Padellaro. 27 dicembre 2004 Furio Colombo si dimette e resta direttore Antonio Padellaro 20 maggio 2008 La proprietà del giornale passa all'imprenditore sardo Renato Soru. 25 agosto 2008 La direzione viene assunta dalla giornalista Concita De Gregorio.