Domenica 28 ottobre 1973 - Torino, stadio Comunale - Juventus-Lazio 3-1
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28 ottobre 1973 - 1.785 - Campionato di Serie A 1973/74 - III giornata
JUVENTUS: Zoff, Spinosi, Longobucco, Furino, F.Morini, Salvadore, Causio, Cuccureddu, Altafini, Capello, Bettega. A disposizione: 12 Piloni, 13 Viola, 14 Musiello. Allenatore: Vycpalek.
LAZIO: F.Pulici, Facco, L.Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi, Manservisi (76' D'Amico). A disposizione: 12 Moriggi, 13 Petrelli. Allenatore: Maestrelli.
Arbitro: Sig. C.Lo Bello (Siracusa).
Marcatori: 45' Chinaglia, 51' Altafini, 62' Bettega, 86' Cuccureddu.
Note: giornata di sole, ma fredda. Terreno in perfette condizioni. Sorteggio antidoping negativo. Ammonito Furino per scorrettezze. Presente in tribuna Silvio Piola. Calci d'angolo 8-5.
Spettatori: 48.228 circa di cui 28.849 paganti e 19.379 abbonati. Incasso £. 78.862.000.
Sfortunata prestazione dei biancocelesti a Torino, dove escono sconfitti pesantemente ed immeritatamente nonostante abbiano giocato un'ottima gara.
Al fischio d'inizio agli ordini dell'arbitro Lo Bello, le squadre si schierano nelle loro formazioni migliori. Notevoli le azioni di rilievo da parte delle due compagini che si affrontano a viso aperto. Al 45' è la Lazio a passare con Chinaglia che, grazie ad una triangolazione con Nanni che lo smarca, trafigge Zoff con un preciso diagonale.
Il primo tempo finisce con la Lazio in vantaggio, ma la musica cambia nella ripresa quando l'undici bianconero pressa gli uomini di Maestrelli e li costringe a capitolare con Altafini al 50', lesto a sfruttare uno svarione della difesa avversaria. La Lazio avrebbe l'occasione per portarsi di nuovo in vantaggio con Re Cecconi, ma il biondo attaccante non è fortunato. Al 62' Bettega di testa fulmina un immobile Pulici con un colpo di testa angolato. E' ancora la Lazio a sfiorare il pareggio con Chinaglia, ma è Cuccureddu a chiudere l'incontro all'86' con una rasoiata di destro.
I biancocelesti perdono la testa della classifica e vengono superati da Milan, Roma e Napoli.
► Il Corriere dello Sport titola: “Nei primi 45’ la vera Lazio, poi quella di Ipswich – La Lazio, passata in vantaggio con un gol di Chinaglia, cede nella ripresa alla pressione della Juve - Altafini e Causio trascinano i Campioni”.
Torino – Un fantastico gol di Chinaglia, proprio allo scadere di un primo tempo comandato largamente dalla Lazio (c'era stato anche un palo all'attivo della Juventus, di Cuccureddu al 33', ma la supremazia dei romani era stata netta e spesso anche incontrastata) ha dato alla Lazio la breve illusione di poter comandare da sola e da lontano, stasera, la classifica del campionato, perché giusto nell'intervallo era giunta anche la notizia dell'inaspettato e clamoroso svantaggio casalingo della Fiorentina.
Ma uno svarione imperdonabile della difesa intera (erano perlomeno in tre attorno ad Altafini ed anche Pulici era a pochi passi, quando il grande José ha schiacciato in gol, appena al 6' della ripresa, un magistrale calcio di punizione-cross da destra) ed una gravissima, determinante svista di Lo Bello - tu quoque... - hanno letteralmente schiantato la squadra di Maestrelli. E se la Juventus fosse stata in giornata di grazia avrebbe potuto perfino maramaldeggiare, dal 17' del secondo tempo in poi, tanto affannoso, convulso, disordinato, dissennato è stato il forcing laziale nel tentativo generoso ma vano di riequilibrare le sorti del match.
Ha segnato ancora Cuccureddu a cinque minuti dalla fine ed il risultato è diventato un 3-1 per metà falso - perché ha eccessivamente premiato i modesti meriti della Juventus - ma per l'altra metà sincero, perché ha severamente punito le notevoli manchevolezze o le eccessive disattenzioni della Lazio.
A Maestrelli ed ai suoi è rimasto però il legittimo rimpianto di un equilibrio spezzato un fallo di mano di Capello che forse Lo Bello non ha potuto vedere perché si è trovato ad intralciare una palla di Spinosi e Capello gliela ha soffiata dalle spalle con prontezza, con intuizione e con astuzia: il resto è stato fin troppo facile. Il lancio di Capello verso destra ad Altafini, il cross di José sulla testa di Bettega, la solita incapacità dei laziali, portiere compreso, di intervenire su palloni alti: Bettega ha siglato il 2-1 staccando di mezzo uomo Facco, che ha cercato di opporglisi, mentre Pulici è ancora rimasto inchiodato fra i pali.
Eppure, nel primo tempo la Lazio ha saputo imporre il proprio gioco davanti ad una Juventus timida e sconclusionata, incertissima e balbettante: Chinaglia ha fatto fuoco e fiamme, mandando in barca l'intera retroguardia avversaria, nonostante la ridotta collaborazione di un Garlaschelli insignificante (e ben controllato da Spinosi) e di un Manservisi inutile (ed incapace perfino dl tenere impegnato Longobucco, che ha saputo ripetutamente spingersi anche all’attacco).
Chinaglia ha cercato il gol con cocciuta insistenza e con tale bravura che quando, al 45', è riuscito ad inventarselo ed a realizzarlo con un autentico pezzo di rara bravura, aveva già al suo attivo per lo meno sei tiri in porta (al 3' parato; al 5' fuori bersaglio; al 24' alto di poco; al 26' parato; al 36' parato; al 41', ancora fermato da Zoff) ed una palla-gol creata impeccabilmente per Garlaschelli, al 22' e piazzata dalla sbadata ala destra fra le braccia di Zoff, nonostante la felicissima ed invitante posizione di tiro.
Il gol, lo ripetiamo, è stato un capolavoro, che ha ammutolito la platea torinese, che fino a quel momento aveva continuamente beccato ogni iniziativa del centrattacco che è in concorrenza con i “beniamini” Anastasi e Pulici per la Nazionale: Chinaglia ha indugiato un po’ sulla sinistra, ma poi, all’improvviso, è scattato verso destra porgendo però la palla a Nanni con un bene aggiustato ed inaspettato colpo di tacco che ha spiazzato tutti; Morini è rimasto imbambolato a guardare, nemmeno Salvadore ha avuto il tempo di afferrare la situazione che stava precipitando e di accorrere a chiudere lo spazio spalancato che Chinaglia è riuscito ad indovinare e sul cross di Nanni il centrattacco laziale ha azzeccato un rasoterra che ha trafitto inesorabilmente anche Zoff.
Forse, se al ritorno in campo la Lazio fosse riuscita a contenere la prevedibile sfuriata iniziale della Juventus, avrebbe potuto presto riprendere anche il comando delle operazioni, perché gli juventini sono andati all'assalto più per forza d'animo e per disperato spirito di reazione, che per bontà di gioco. Sarebbe stata necessaria anche una marcatura più attenta di Causio, che già nel primo tempo era stato il migliore ed il più pericoloso degli juventini, da parte di Martini.
Inspiegabilmente, invece, Martini ha continuato a fare i suoi comodi, ignorando troppo spesso l'avversario minaccioso, che nei secondi 45 minuti ha sconquassato la retroguardia laziale fino a farne polpette. Lo stesso Oddi ai è arreso completamente appena Altafini, servito un po' più decentemente, ha cominciato ad entrare in azione. E perfino Wilson, imbattibile su tutti i palloni alla sua portata, ha accusato gravissime difficoltà ed insufficienze nel gioco alto.
Altafini ha pareggiato di testa, al sesto minuto, saltando da fermo e con un nugolo di avversari, su un calcio di punizione battuto da destra da Causio. C'era stato anche tutto il tempo per prendere le misure, scegliere gli uomini e piazzarsi al meglio; ma nessuno è stato capace di ostacolare Altafini di quel tanto che sarebbe stato indispensabile almeno per impedirgli di prendere la mira. Un errore davvero madornale! Cinque minuti dopo Longobucco (dov'era Manservisi?) ha mancato un gol fatto dopo che Causio aveva seminato prima Martini, poi Wilson, poi Oddi, con una entusiasmante serpentina sulla sinistra.
Al 17'. come abbiamo già accennato, il gol vincente di Bettega ha preso l'avvio da un nettissimo colpo di mano di Capello (a metà campo o quasi), ma ci sarebbe stato tutto il tempo per intervenire prima su Altafini e poi su Bettega, che invece hanno potuto agire e concludere completamente indisturbati.
A questo punto alla Lazio non è rimasto altro da fare che rovesciarsi in massa nella metà campo juventina e rischiare di grosso. Maestrelli ha mandato finalmente in campo anche D'Amico dopo che Manservisi al 30' non ha nemmeno provato, da pochi passi, a correggere un tiro di Chinaglia indirizzato verso Zoff. I maggiori pericoli, però, li ha corsi ancora Pulici, che dopo essere riuscito a sventare un insidioso contrattacco di Cuccureddu al 34', è stato inesorabilmente ed imparabilmente infilato dal “bombardiere” sardo (che tiri, ragazzi, ha fatto oggi Cuccureddu!) da un'idea, nemmeno da dirlo, del solito fenomenale, intramontabile, ineguagliabile Altafini (per la prima volta in campo quest'anno, dal primo all’ultimo minuto, sol perché si era ammalato Anastasi).
Così, con un po' di fortuna, con una spinta dell'arbitro e con una... anche da parte della Lazio, la Juventus ha potuto superare di slancio, con un risultato addirittura trionfale e che l'ha rilanciata con un balzo a sensazione in cima alla classifica, il più difficile e complicato momento di questo sconcertante inizio di stagione. Nel primo tempo la Juventus ha vacillato più di una volta ed ha dato anche l'impressione di poter crollare da un minuto all'altro se appena appena l'avversario fosse riuscito a piazzare la “botta” giusta.
Quando è venuto il gol di Chinaglia, che avrebbe potuto annientarla, la Juventus ha trovato invece il tempo di incassare e di sollevarsi dal terribile choc, perché un istante dopo l'arbitro ha rimandato le squadre negli spogliatoi per la fine del primo tempo. Ma bisogna anche riconoscere che nei secondi 4S minuti la Juventus ha saputo offrire una straordinaria prova di umiltà, di carattere, di temperamento, rassegnandosi a difendere a denti stretti l'imperato vantaggio, appena riuscito a raggiungerlo. Altafini ha fatto il resto ed è stato proprio lui, ripudiato fino a ieri da Vycpalek, che ha salvato la “testa” del discusso allenatore che ormai in molti invocavano in casa juventina: Altafini ha fatto il primo gol di testa, ha effettuato il cross che ha permesso a Bettega di raddoppiare, ha invitato al tiro anche Cuccureddu in occasione del terzo punto, non ha sbagliato un solo pallone. Sarà sufficiente per garantirgli d'ora in poi almeno un posto di titolare inamovibile?
Il “mattatore” della giornata juventina, ad ogni modo, è stato uno che non ha segnato, l'inafferrabile Causio, fantasista eccezionale, ricostruito alla perfezione dalla settimana con la Nazionale e dai brillanti 45 minuti del secondo tempo di Italia-Svizzera. Anche Cuccureddu si è sempre mantenuto a livello elevato e forse più degli altri ha saputo resistere sotto l'incalzare martellante della Lazio nei più difficili momenti della partita juventina. Sicuro ed attentissimo Zoff. Se la Juventus ha potuto superare con il minimo danno un primo tempo tanto squilibrato, buona parte di merito può essere attribuita alla bravura del suo portiere ed alla sicurezza che ha saputo trasmettere agli altri traballanti compagni. Soltanto Spinosi ha trascorso un pomeriggio abbastanza tranquillo contro Garlaschelli, perché Morini è stato continuamente mandato in barca da Chinaglia, Salvadore ha “ballato” sempre anche lui quando la Lazio è andata in “affondo”, Longobucco non ha saputo approfittare della congenita debolezza di Manservisi. Troppo nervoso e molto disordinato Furino, smanioso di strafare ma non ancora nella migliore condizione Capello: a metà campo la Juventus ha potuto prima reggere l'urto, poi capovolgere la situazione e ancora resistere, nel finale alla massiccia offensiva dei laziali per i prodigi del sensazionale Causio e dell'irriducibile Cuccureddu.
Che cosa è stato capace di fare Altafini Io abbiamo già detto. In leggero ma evidente progresso è apparso anche Bettega, euforico dopo il guizzo che gli ha permesso di segnare il suo secondo gol della stagione, dopo un inizio fiacco, senza convinzione né grinta. Ma quello che contava dl più per la Juventus di oggi era il risultato; averlo raggiunto è stato un exploit che può cambiare dal nero al bianco tutto il campionato juventino, perché è stato allontanato lo spettro di una disastrosa crisi tecnica, con tutte le conseguenze possibili ed immaginabili.
La Lazio ha forse pagato anche gli sforzi e la delusione tremenda di Ipswich. Il calo del secondo tempo è stato impressionante, anche se l’irriducibile ardore ha spinto la Lazio all'arrembaggio fino all'ultimo contro la porta di Zoff; ma è stato un assalto senza ordine né criterio e solo per miracolo - o per una prodezza eccezionale come quella del primo gol di Chinaglia - avrebbe potuto dare buoni frutti. E poi è stato imperdonabile il comportamento di tutti i difensori che si sono trovati coinvolti in occasione dei primi due gol juventini - tutti e due di testa, bisogna proprio sottolinearlo con il lapis rosso - che è stato un po’ il bis di quanto era ripetutamente già successo anche ad Ipswich: ma almeno laggiù gli inglesi erano riusciti a saltare sempre più in alto dei laziali giungendo sulla palla in gran movimento, come è loro buona abitudine; qui prima Altafini e poi Bettega non hanno dovuto far altro che prendere lo slancio per battere comodamente in gol.
È necessario correre urgentemente ai ripari, perché ora che la Lazio si è… scoperta ci proveranno anche tutti gli altri. Anche Pulici, che conosce i limiti degli uomini che gli stanno davanti, avrebbe potuto perlomeno azzardare qualcosa, specie nel secondo gol: è lui che deve comandare la difesa e siccome sa che le palle alte, nove volte su dieci, vanno sempre agli avversari, avrebbe dovuto chiamare la palla e cercare di intervenire in qualche modo. Con le mani si può sempre saltar di più che con la testa. Facco ha tenuto egregiamente Bettega nel primo tempo, poi si è disunito ed ha dovuto incassare il solito gol (ed è stato il terzo, da un anno a questa parte, tanto che ormai dovrebbe essere sconsigliabile opporlo ancora contro questo avversano). Martini ha... dimenticato di essere un terzino che avrebbe dovuto marcare l'ala avversaria, un certo Causio, ed è stato un disastro. Oddi è apparso ancora troppo ingenuo per una vecchia volpe come Altafini. Wilson si è forse giocato oggi buona parte delle chances di indossare la maglia azzurra contro l'Inghilterra il 14 novembre.
"È vero che Wilson di testa contro gli inglesi non ha preso un pallone?”, ci aveva domandato Allodi dopo Ipswich. Oggi il direttore generale degli azzurri ha potuto vedete con i suoi occhi che Wilson è tanto forte, gagliardo e irriducibile quanto limitato nel gioco alto: almeno sul primo gol avrebbe potuto e dovuto fare qualcosa di meglio e di più. A parziale giustificazione di Wilson c'è da aggiungere, però, che davanti lui la difesa si è fatta sempre prendere d'infilata ed a suo merito vanno ascritti ripetuti provvidenziali interventi che in extremis hanno impedito alla Juventus di passare.
Re Cecconi ha conservato una posizione poco prudente e si è avvertita sensibilmente nell’economia del gioco offensivo laziale la mancanza dei suoi abituali e poderosi allunghi verso la fascia laterale destra. Frustalupi ha lavorato con altruismo e diligenza, ma senza brillare. Nanni ha avuto un eccezionale spunto nel magistrale scambio del primo gol di Chinaglia ma prima e dopo è riuscito a combinare ben poco.
Un problema sta diventando anche l'attacco. Chinaglia, che è in un momento di vena eccellente, e che oggi, almeno nel primo tempo, ha strabiliato, è troppo solo perché Garlaschelli è lontano dall’apprezzabile condizione dell'anno scorso (ed ormai tutti conoscono la sua unica battuta di dribbling) e Manservisi non è più né carne né pesce, non sa difendere, non riesce nemmeno ad attaccare e stavolta non ha saputo trovare la forza per alzare la palla in alcuni comodissimi ma lunghi passaggi.
Forse è il momento di gettare D'Amico nella mischia fin dall'inizio perché il ragazzo sa almeno come deve essere servito Chinaglia. La palla buona del secondo tempo il centrattacco l'ha avuta appunto dal “minorenne” al 32', e Morini ha fatto in tempo a sventare in angolo il tiro insidioso.
E' stata una brutta settimana per la Lazio, uno 0-4 in Coppa UEFA sul campo dell’Ipswich, un 1 a 3 in campionato in casa della Juventus, il passaggio di Sbardella alla Roma e le polemiche conseguenti. Ma il danno è stato minimo, perlomeno in campionato, che in fondo è quello che interessa di più. La Fiorentina che divideva il primato con la Lazio ha perso addirittura in casa con il Foggia. Ora sono insieme in parecchie al comando della classifica. Tutto ricomincerà da capo domenica prossima. E almeno nel primo tempo di oggi la Lazio ha dimostrato di avere ancora frecce notevolissime nel suo arco.
Per Maestrelli ci sembra comunque sia giunto il momento di rivedere e di correggere qualcosa. Il ritorno di Lo Bello non è stato troppo felice: a parte almeno due errori determinanti per lo sviluppo della partita ed agli effetti del risultato (un probabile calcio di rigore non concesso alla Juventus sullo 0-0 nel primo tempo, per un vistoso fallo di Facco ai danni di Bettega, ed il “mani” nettissimo di Capello che come abbiamo già detto ha spianato la via della vittoria ai campioni d'Italia), il nostro miglior arbitro è apparso molto disinvolto e sicuro di sé, come al solito, ma poco mobile, quasi impacciato e persino infastidito.
► La Gazzetta dello Sport titola: “Colpo d’ala di Causio, rinviene forte la Juve – Lazio in vantaggio e poi stordita (1-3)”.
Protagonista nel primo tempo, quando la Juventus non esisteva, persino in vantaggio con un gol-gioiello di Giorgione Chinaglia, fiaccata nei primi 25' della ripresa dal ritrovato ritmo dei bianconeri, stordita dai gol, entrambi di testa, di Altafini e Bettega nel giro di una dozzina dl minuti. Ecco la Lazio; e a quel punto si sarà domandata: ma come, ma perché? Mentre se lo andava ridomandando nel generoso tentativo di reagire o di dimostrarsi ancora viva, s'è fatta infilare dal terzo gol quello di Cuccureddu. Ah ben, persino questo. Pareva troppo, e magari lo era ragionevolmente, ma era ancora poco, e non è proprio un bisticcio.
La Juventus, infatti, ha avuto due facce. La prima, spenta, deformata, quasi disperata. E la Lazio splendeva di merito non riflesso, in perfetta autonomia nonostante Io sfregio morale del guasto Ipswich. Il gol di Chinaglia allo scadere del tempo non la premiava neppure abbastanza, per volume, qualità e coesione di manovra. La seconda faccia era vivacissima, energica, e alla fine persino traboccante. Quando Cuccureddu ha segnato il 3-1, diagonale smarcante di Altafini verso destra e solenne bordata a travolgere Pulici, mancavano quattro minuti alla fine. Troppa grazia, il 3-1 non ci stava, come impressione globale di gioco sui due fronti e nei due tempi.
Il risultato era sconvolgente. Tutto o quasi tutto a rovescio da un tempo all'altro, da una squadra all'altra, senza che si sapesse parlare in termini di avventura. È che anche il calcio ha il suo recto e il suo rovescio. Infatti, attenzione alle contraddizioni palesi: a metterla sul piano dell'aritmetica, il risultato è stato ancora in grave difetto per la Juventus. Parlano i fatti. Cuccureddu, già nel primo tempo e ancora sullo 0-0, ha investito e fatto tremare l'incrocio interno dei legni alla sinistra di Pulici. Il proietto era talmente violento e improvviso che la palla, anziché schizzare dentro, per effetto diabolico e rimbalzata dall’altra parte. Se poi fosse finita dentro, beninteso, fulmine a ciel sereno! Un'avventura: palla emergente a caso da un contrasto in linea al limite dell'area e sciabolata a scaricabarile di “Cuccù”.
Poi, la ripresa. Longobucco ha spedito poco oltre la traversa una palla-gol sensazionale su invito a ritroso di Causio, protagonista mirabile di una frenetica azione di agilità e di equilibrio, tre avversari saltati l'uno dietro l'altro come birilli, prima di passare indietro e in diagonale dal fondo. Su cross dello stesso Causio, Altafini non ha potuto agganciare bene un'altra palla-gol ed ha lasciato a Bettega la sola possibilità di ribadire in angolo. Il che vuol dire: tre gol ha segnato la Juventus e altri tre li ha consumati per sfortuna o per errore.
Altrettante occasioni e altrettanto clamorose la Lazio non ha avuto neanche nel primo tempo, quando dettava il gioco. Come massimo, anche quando s'è riavuta dal doppio choc delle reti di Altafini e di Bettega, ha sfiorato un paio di opportunità, non dico ancora di occasioni: una con Frustalupi, che entrando di slancio sulla sinistra dell'area vedeva il suo tiro parato in due tempi a terra da Zoff, protetto da uno dei suoi fidi; e un'altra con Manservisi, che però entrava a vuoto sul filtrante diagonale rasoterra dell’irriducibile Chinaglia.
E allora, dove sta lo sconcerto? Sta nell'apparente sproporzione tra cause ed effetti, tra quanto seminato e quanto raccolto dalle due squadre. Ma se resta chiaro pur sempre, anche a dispetto dell'aritmetica, che la Lazio non meritava di essere bastonata in quella misura, perché sconfitta era, e giustamente, ma neanche travolta, bisognerà anche sottolineare un concetto che torna tutto ad onore della Juve: che reazione energica, che agilità dinamica, che articolazione profonda ha avuto la squadra bianconera, appena uscita dagli spogliatoi e dopo avere meditato sulle sue pene palesi. È stata “quella” Juventus a sconvolgere la partita e il risultato, proprio al punto in cui la squadra di Vycpalek pareva destinata al peggio e nessuno avrebbe scommesso una lira sulle sue possibilità nella giornata.
Era ondata così, sino all'Intervallo. Juve intanto deviata tatticamente e poi raggomitolata, infagottata, come debbo dire, senza il movimento scollante di Anastasi, con Bettega fermato non appena si girava, e Altafini almeno industrioso nel tornare incontro e In mezzo e persino dietro ai centrocampisti. Morini era portato fuori zona da Chinaglia che partiva da lontano, lo seminava, e distribuiva palloni a destra e a sinistra quando non tentava di concludere egli stesso (senza battuta per la verità irresistibile). Nanni, del quale si preoccupavano in affanno e senza risultato un po' Cuccureddu e poi Capello, dal momento che c'era da incrociare anche il diligente Frustalupi, era più mezza punta che mediano. Furino correva a vuoto e senza genio, e Re Cecconi ne approfittava; nel finale del tempo Furino, conquistata una palla preziosa in dribbling sul fondo, ha preferito inciucchirsi nel dribbling successivo anziché alzare il pallonetto. Martini, che Causio trascurava per giocare piuttosto trasandato nella fascia centrale anziché su quella laterale, era centrocampista di rinforzo e punta al tempo stesso, e guai se avesse avuto anche la battuta o la rifinitura. La Juve a destra aveva Longobucco in sortita, ma Longobucco doveva ogni volta cercare il… sinistro.
La Lazio prevaleva su tutto il fronte, con la ricchezza di varianti di cui il suo repertorio “a memoria” dispone. La Juve era fiacca e smorta. SI lasciava lavorare ai fianchi ed apriva paurosi vuoti dinanzi alle incursioni sistematiche di Chinaglia. Di notevole, tuttavia, a parte il palo di Cuccureddu (una mosca bianca) solo il gol del centravanti laziale. Splendido, da iscrivere nell'antologia dei gol. Chinaglia, a sinistra poco distatile dal vertice dell'area, sosta di fronte a Morini che lo guarda ansimante, non si decide a scattare; finta, parte ed esce sulla destra, subito di tacco rimette verso Nanni, questi esce dal contrasto, si libera e quando batte il diagonale a mezz'altezza verso destra, Chinaglia è già là, solitario, che chiude in gol In perfetta coordinazione: Zoff non può farci niente. Tale leggerezza, a integrazione di una sorprendente lucidità, a Chinaglione non la conoscevamo ancora.
Questo gol sarebbe anche bastato, se la Juve non si fosse trasformata. Sottolineo: trasformata, da così a così. Acceleratore a tavoletta, temperamento e ritmo, cui contribuivano sì per la massima parte Causio, Furino (premonitrice al 4' la sua discesa verticale, rimpallo vincente su Wilson e palla per Bettega, che incespicava) e Cuccureddu, ma cui aderiva anche il vecchio Altafini, esemplare sia come “sponda” sia come cuneo, acuto di vedute e intelligente sempre. In fiato anche José, pensate un po', dopo avere già faticato più degli altri. Ha fatto un gol “pennellato” e uno lo ha fatto segnare, crossando da destra sul fondo. a Bettega.
La mossa vincente, però, è stata in sostanza Causio, questo geniale mattocchio che può sbagliare molto ma può anche azzeccare tutto, e lasciare d'incanto. Il Causio della ripresa è stato più volte un sol fendente che calava sulla difesa laziale tagliandola: correva a perdifiato, ma conservava palla e idee. Ha lavorato da prode - Imprendibile da Facco e da chiunque - sia sulla fascia destra, sia su quella sinistra: là ha suggerito, su calcio piazzato, il pallone per l'incornata vittoriosa dl Altafini; di là ha battuto dal fondo il cross non raccolto abbastanza da Altafini; di qua, la sua prodezza migliore, ha imperversato nel servire invano. ancora dal fondo, Longobucco. Poi Capello, che è mente sempre riposata anche quando il giocatore si mette in sobrio movimento. Non avrebbe ordine la Juve senza di lui: e con lui molto spesso riesce ad averlo.
È venuto anche il gol di Bettega, proprio su un'azione avviata da Capello e proseguita da Altafini. Frammezzo ci si è messa anche la schiena di Lo Bello e i laziali hanno pure protestato per un presunto “mani” di Capello stesso. Bettega, che era partito malissimo, trovava così la sua episodica riabilitazione; e, sullo slancio, anche qualche altra soddisfazione.
La Lazio, evidentemente, quando la Juve ha puntato sul ritmo, è stata tradita dai 90' giocati in Inghilterra mercoledì. Però non era neanche spenta, perché ha poi ritrovato la spinta. Ma era tardi. Purtroppo per la Lazio, quando si domina si deve anche concludere di più. Si ha il sospetto che la manovra della Lazio sia sin troppo elaborata per riuscire anche incisiva. E soprattutto, quando si viene battuti sul gioco alto, per un calcio piazzato che vede il portiere del tutto impalato e per un cross dal fondo, è segno che i difensori, Wilson compreso, sul gioco alto ci arrivano e non ci arrivano. Brutto vizio.
Peccato, perché il Chinaglia di oggi aveva catalizzato tutta la manovra e perché la squadra. nei suoi punti nevralgici, c'era e s'era vista tutta. L'attento signor Lo Bello si è mosso con una sobrietà che gli vorremmo sempre riconoscere. Un arbitraggio più che onorevole.
► Il Messaggero titola: “Lazio, un tempo solo non basta”
Torino - La Lazio ha perso una partita che avrebbe potuto comodamente vincere e l'ha persa perché, dopo un primo tempo davvero impressionante, ha peccato di presunzione ritenendo di poter vivere sul vantaggio del favoloso gol segnato da un Chinaglia strepitoso. Accorciando le distanze, concedendosi un relax che invece le doveva essere proibito, la squadra biancazzurra ha permesso alla Juventus di tirar fuori tutto il suo orgoglio di belva ferita ed è stata prima raggiunta e poi superata e, infine, umiliata. I gol sono stati tre. Avrebbero potuto essere quattro, se dopo la rete di Cuccureddu, a Capello e a Bettega fosse riuscito l'ennesimo contropiede. In quel caso non ci sarebbe stato nulla da dire, anche se beffardamente proprio la Lazio per un'ora e più aveva tenuto nelle sue mani il comando del gioco.
Cosa dire a questo punto se non che l'inesperienza della squadra romana salta regolarmente fuori quando l'appuntamento è importante, quando ai suoi uomini si chiede la verifica di una maturità non ancora avvenuta? Eppure, c'erano stati i recenti esempi di Sion e di Ipswich, eppure si era detto e ridetto che la squadra non può ricorrere ad alchimie tattiche e deve giocare come sa e cioè a tutto campo, per mettere in evidenza un “collettivo” che ha ragione di essere soltanto nel rispetto delle distanze tra reparto e reparto. Ma capita che proprio al momento degli appuntamenti importanti la Lazio non senta da questo orecchio e poiché la cosa si è ripetuta anche oggi, ecco che noi ci troviamo d fronte ad un tre ad uno per la Juventus, assai difficile da spiegare.
Su questa Juventus vittoriosa ed oggi osannata dai propri tifosi, con quanta giustificata euforia proprio non sappiamo, non c'era nessuno disposto alla fine del primo tempo a puntare un soldo bucato. Aveva sì colpito un palo questa Juventus con un tiro da lontano di Cuccureddu, ma aveva subìto, subìto e subìto il miglior gioco della Lazio ed era stata superata grazie ad un gol stupendo di Chinaglia.
A centrocampo la squadra bianconera non era esistita. Causio, Capello, Furino e Cuccureddu, l'unico quest’ultimo ad essersi salvato, erano stati regolarmente surclassati dai rispettivi avversari e cioè da Martini, Frustalupi, Re Cecconi e Nanni. La squadra torinese era stata costretta e chiedere tutto alla forza della propria difesa per mettere un argine al bulldozer della manovra biancazzurra. Morini, Spinosi e Salvadore avevano dovuto moltiplicare le proprie energie. Furino tramutatosi in difensore puro aveva dovuto faticare non poco per bloccare lo scatenato Nanni.
Forse alla Lazio era mancata un po’ di forza di penetrazione, nonostante la splendida vena dl un Chinaglia ingiustificatamente fischiato ad ogni tocco di palla. In effetti Manservisi, che pure si era portato Longobucco sulla sinistra per costringere Spinosi a giocare sulla destra, aveva fatto poco ed ancora meno aveva fatto Garlaschelli. Comunque, era stata proprio la Lazio a comandare il gioco e a dormire sonni tranquilli per la propria difesa. In definitiva per la Juventus un Bettega e un Altafini serviti male e poco non potevano certo rappresentare un toccasana.
A gol di Chinaglia segnato, la Lazio avrebbe potuto ben arrivare al traguardo del successo finale. Invece è stato proprio a questo punto che la squadra romana ha fatto la frittata per rendere miracolose le prestazioni dei predetti Altafini e Bettega. Quando si è presentata in campo nella ripresa, visto che la Juventus accennava a rendere più strette le marcature di centrocampo, per concedere minore spazio ai vari Frustalupi, Nanni e Re Cecconi, constatato che Causio se ne andava spessissimo sulla sinistra, non ha fatto nulla né prima del pareggio né dopo per rimediare, lasciando che Martini seguisse Causio per invadere anche la zona di Re Cecconi, portando Manservisi sulla destra e in una zona neutra per le proiezioni di Longobucco.
La Lazio si è abbandonata al più sconcio “gioco corto”. Così facendo ha concesso iniziativa alla Juve e la Juve, già sul pareggio al 5’, è passata in vantaggio a coronamento del suo forcing che è durato diciotto minuti. Per la verità sul secondo gol ci sarebbe da discutere o quanto meno ci sarebbe da discutere sulla ingenuità di Frustalupi, attardatosi a parlare con Lo Bello per fargli rilevare un fallo di mani di Capello, come se non fosse noto, pure alle creature di un anno, che Lo Bello non torna mai sulle decisioni prese. Sta di fatto che, parla tu che parlo io, nel frattempo Capello se ne è andato via, ha aperto sulla destra dove Altafini ha operato un subitaneo cross verso il centro per trovare il solito Bettega pronto ad incornare la palla vincente. Che Bettega debba molto alla Lazio è un fatto. L'anno scorso con i due gol, uno all'andata e uno al ritorno, si fece una reputazione. E oggi che ormai era sul punto di essere chiacchierato si è rifatta una verginità. Se però la Lazio avesse saputo conservare la calma, forse questo gol non sarebbe servito ugualmente a nulla.
Ma la Lazio ormai aveva perso la trebisonda. E quando la squadra biancazzurra si è lanciata a testa bassa, ignorando nella sua colossale ingenuità che la Juve proprio quando può giocar chiusa è capace di far scattare un micidiale contropiede, si è avuta netta la sensazione del classico donchisciottesco cavalcare contro i mulini a vento. Senza idee, senza più organizzazione, la Lazio si è esposta al contropiede e così dopo aver comandato il gioco per 72' contro i 18’ dell'avversario, ha finito col subire la sconfitta più ingiusta, ma anche più umiliante.
La cronaca ora: le squadre cominciano a giocare piuttosto svelto. Chinaglia si presenta al 3' con un tiro parato, ma c'è subito la risposta di Cuccureddu: parata anche questa volta; ancora un tiro di Chinaglia e poi la Lazio passa decisamente a comandare il gioco. Al 9’ si ha un intervento di Zoff su Garlaschelli, al 10’ Re Cecconi tira a lato e all'11’ Martini costringe Zoff in corner. La Juventus sembra stia a guardare. Ha soltanto un contropiede con Bettega al 13’, ma poi è costretta di nuovo a subire l’iniziativa degli scatenati biancazzurri. Chinaglia è davvero il più intraprendente, ma la difesa bianconera vigila. In un contrattacco la Juventus sfiora il gol al 22': c'è un rimpallo in area, poi Causio tira una bomba sulla quale Pulici si salva in corner. Sul tiro dalla bandierina si accende una grossa mischia in area, forse c'è una spinta alle spalle per Bettega. Lo Bello, tuttavia, fa cenno di continuare e al 23' è la Lazio a portarsi sotto la porta avversaria con un'azione di Chinaglia che serve benissimo Garlaschelli. Il tiro di quest’ultimo è parato.
Le azioni di Chinaglia sono sottolineate da fischi della folla. Il biancazzurro comunque continua a giocar da par suo e cerca di trae fuori dalla propria area Morini, mentre la cosa è già riuscita a Manservisi in quanto le proiezioni in avanti di Longobucco sono piuttosto frequenti. È comunque a centrocampo che la Lazio ha il comando delle azioni. E non importa se al 33', dopo un fuorigioco di Furino, su lancio di Bettega, Cuccureddu con un gran tiro da lontano dopo un dribbling di Bettega colpisce i legni della porta quasi all'incrocio, sulla sinistra di Pulici.
La Lazio reagisce assai bene e si porta in area avversaria dove un tiro Chinaglia è parato al 36' e dove ancora Chinaglia costringe Zoff ad una parata al 42'. Il gol della Lozio si ha ad un minuto dal riposo. Chinaglia manovra sulla sinistra, cerca di innervosire Morini, poi lancia di tacco a Nanni e fugge dall'altra parte del campo dove il pronto traversone di Nanni lo coglie in posizione assai buona. Chinaglia lascia che la palla batta per terra la colpisce di controbalzo e fa secco Zoff. Uno a zero per la Lazio.
Nella ripresa la musica cambia. La Juventus stringe le marcature centrocampo e si lancia in area della squadra biancazzurra dove al 2' Facco è costretto a precedere Bettega di testa, dove un tiro di Causio viene parato con una certa difficoltà al 3'. Al 5' il pareggio. Questo avviene su punizione dalla parte bassa dell'area di porta battuta da Causio. Il lungo tiro trova Altafini pronto al colpo di testa e trova naturalmente impreparato Oddi. È il pareggio. Uno a uno.
La Juventus insiste, la Lazio sembra un po' disorientata tanto che all'11' Causio ancora dalla sinistra può mettere Longobucco in condizione di segnare. Longobucco spara altissimo e l'azione sfuma. Comunque, la Juve segna al 18'. In uno scontro a centrocampo tra Frustalupi e Capello, il bianconero tocca la palla con le mani. Frustalupi fa cenno all'arbitro che è fallo. Lo Bello fa segno di continuare, Frustalupi continua ancora a discutere e Capello avanza, apre sulla destra ad Altafini il quale, come abbiamo già illustrato, serve per Bettega ed è il due a uno.
Scatta in questo momento il forcing della Lazio, tutti in area della Juventus ma con pochissime idee, con scarso costrutto perché la Juventus si chiude assai bene perché i difensori bianconeri ora giganteggiano. Un tiro di Frustalupi è respinto al 23', mentre al 30' Manservisi manca l'intervento su un grande passaggio di Chinaglia. Entra D'Amico a questo punto al posto di Manservisi, la Lazio continua a premere ma senza idee ripetiamo. Al 34' intanto si sviluppa un contropiede della Juventus: Pulici su Cuccureddu deve salvarsi in corner. Ma Cuccureddu ci riprova ancora al 40' servito da Altafini e questa volta per il portiere biancazzurro non c'è niente da fare. Tre a uno, cinque minuti alla fine, ma due minuti dopo Capello manca un'altra occasione.
Sarebbe stata forse un'umiliazione troppo grande per queste Lazio già abbondantemente umiliata. Adesso Maestrelli ha il compito di ricucire rapidamente le lacerazioni nel morale dei biancazzurri. Domenica arriva la Fiorentina e, per quanto si sia in sette al vertice della classifica, è sempre un incontro tra due leader.
► La Stampa titola: “Juve-jet in linea di volo – Nella prima partitissima della stagione i bianconeri superano la Lazio per 3-1 - Chinaglia porta in vantaggio i biancazzurri allo scadere del primo tempo. - Nella ripresa la rimonta propiziata da Altafini, che prima pareggia e poi favorisce il gol di Bettega - Nel finale segna Cuccureddu”
Disco rosso, anzi disco bianconero per la Lazio al Comunale. Il divario dei gol è forse eccessivo e non rivela il volto autentico della partita, ma la vittoria juventina non fa una grinza. La squadra campione è vissuta di rabbia, talora con visibile bava alla bocca, voleva questi due punti e può dire grazie a Zoff, a Salvatore, a Cuccu, a un Causio che finalmente si “libera” di ogni complesso (quindi ispira e produce in proprio come dovrebbe sempre) e a “nonno José” che mette lo zampino in tutti e tre i gol della squadra torinese.
Pensavamo alla Lazio: dopo Sion, dopo Ipswich, rivedremo la bella quadratura biancoceleste della scorsa stagione, con sessanta minuti su novanta elegantemente spesi a governar palla e ad “aprire” il gioco? Qualcosa gira di meno nel complesso di Maestrelli; ad esempio Martini, e lo stesso Re Cecconi, che solo nella ripresa ha “spinto” con l’autorità gladiatoria che è tipica in lui, “Netzer della Bassa”.
Ma i laziali hanno ugualmente dimostrato il valore del loro collettivo, hanno fallito due palloni-gol possibili al pareggio, lo sgretolamento della difesa verso il finire della gara è apparso una questione morale più che tecnica. Talora presuntuosa nel suo famoso “forcing a memoria”, la squadra romana ha pagato, dopo Ipswich, anche a Torino, il prezzo dell’immaturità: pur potendo contare su un Chinaglia di prim’ordine, beccato dal pubblico ma vincitore in proprio, alla lunga, avendo messo a tacere sia gli interlocutori bullonati sul campo, sia i “nemici” delle gradinate.
Partita veemente, che lascerà traccia nella memoria e quindi va raccontata: la Juve di oggi manca di mille e una cosa, ma sa sfoderare grinta terribile, qualche gesto atletico in più (Capello, Causio, José), mentre la Lazio è godibile, ma spesso non altrettanto sostanziosa. Che ti serve la palla per sessanta minuti su novanta se poi devi contare tre gol nel sacco? La risposta a Maestrelli ed anche a Chinaglia, che goleador lo è, eccome, e merita lode, non fischi.
C'è anche il “principe”, cioè l'onorevole Lo Bello. Talora ha tollerato un pochino, per lasciar via libera al gioco, ma spesso è apparso un Von Karajan del fischietto: dovrebbe dirigere in smoking, tanta è la tranquilla sicurezza, il gesto pacato, una metafisica rassegnazione al destino pallonaro; passeggia per il campo come, da deputato, nel famoso “corridoio dei passi perduti” a Montecitorio; al 40’, con un colpo dell'indice, costringe Causio e Frustalupi a deporre i bulloni infuocati in uno scontro per stringersi la mano. A ben rivederci, onorevole.
Comincia, ed è subito Chinaglia, svariante arretrante ispirante e smanioso anche di accademia (colpi di tacco, disimpegni e arretramenti a tutto campo risucchiando Morini). Cosa scrivevo ieri? Che lo stopper e il centravanti si sarebbero avvinghiati a vicenda. Magari, “Morgan” è in vena di “fair play” e non pianta le unghie all'avversario che gli lascerà sì e no tre palloni alti, per il resto giocandosela in scatto e in dribbling ed allunghi fino al novantesimo. Notiamo Frustalupi troppo libero di impostare il gioco, José che arretra generosamente (anche troppo) e Capello costretto a battersi ringhioso su Nanni.
Vycpalek ordina a Causio di porsi in zona più accentrata (è il 10’) e subito il “barone” fa vedere di trovarsi in giornata buona: effettua un ottimo cross al 17’ e un tiro al volo assai bello al 20’. Ma sul contropiede è ancora Chinaglia a speculare destramente una palla nel folto, servendo Garlaschelli, il cui tiro è troppo diretto per la vecchia volpe Zoff (22’, ed è un'azione gol). Ancora Giorgione al 24’, evitando bellamente Morini e obbligando Zoff in tuffo, ma gli dà replica Causio con una gran fuga e un diagonale che Bettega alza (30’).
E finalmente, per rispettare la tradizione, ecco al 31’ Morini e Chinaglia che si torcono a terra (il gioco è lontano) sfregandosi ciascuno il proprio ginocchio ammaccato, ma riprendono subito. Al 32’, palla-gol juventina: esce da una mischia frenetica ai limiti dell'area laziale, perviene a Cuccu, appostato nell'immediata retrovia, una gran botta di pieno collo e respinge il palo alla sinistra di Pulici. Sembra scalogna, ma la Juve non merita troppi elogi, imbastita com’è tra Bettega e Altafini che fanno la sponda reciproca anziché gettarsi a sfondare (dov’è il tradizionale, necessario egoismo del goleador tipico?) e con un centrocampo che avvampa in Furino e Causio ma non sempre con la necessaria lucidità.
Infatti, eccola punita: Chinaglia sul lato sinistro del campo ha agio di donar palla a Nanni, addirittura col tacco, si defila diagonalmente, riceve il passaggio in profondità, Morini insegue ormai da lontano, gli altri guardano forse con competenza distratta, e Giorgione batte il destro sul quale neanche il signor Zoff può nulla. È da manuale d’allenamento, addirittura, per limpidezza, e l’onorevole spedisce tutti a ripensarci negli spogliatoi.
Ripresa, e bianconeri con gli occhi incrociati per la rabbia. Se riescono a levar palla ai laziali e quindi a investirli come possono, hanno ancora ogni possibilità, ci diciamo. Detto e fatto. Al 5’ Causio subisce un fallo, batte la punizione, il cross è un colpo di pennello per José, che ringiovanisce di dieci anni e infila Pulici (ma non si era rivelata debole nelle azioni aeree in Inghilterra, questa Lazio? E Wilson, ottimo libero, non è un pochino “corto”?). Qui “Furia” comincia a schiumare le sue energie, pompando a centrocampo, qui Causio tenta nuovi agguati brillantissimi, qui il già nominato Wilson, tra l’8’ e il 10’, salva a scivolone dimostrando che i biancocelesti sanno difendersi solo con orgasmo, mentre presumono troppo da sé stessi nel contropiede.
E siccome questa Lazio non smette d’assumere il forcing, la Juve, grintosa come tigre, diventa pericolosissima nel gioco di rimessa, facendo saettare in avanti ora Cuccu, ora Causio. E questi si mangia tutti al 12’ per servire a Longobucco un pallone che il folle mancino sballa oltre la traversa. Non fosse così giovane (e da obbligare ad allenarsi con il piede destro) lo giudicheremmo senza pietà.
Juve violenta e aggressiva aggrappata al suo ramo. Lazio avventurosa, che spaventa tutti con una puntata di Chinaglione al 15’ (Zoff costretto a correre fuori area come una lepre). Nuovo contropiede bianconero al 17’; parte da Capello e colpisce persino Lo Bello (qualcuno ravvisa un tocchettino di mano da parte del regista torinese), palla che arriva a José, spostato a destra. Qui il maestro trae l’acuto: disegna nell’aria un cross per Bettega che dice “son tuo, son gol”. Fronte di Bobby, palla in rete, è più felice José dell’ala pur prorompente di gioia.
Due a uno e la Lazio è costretta a remare, favorendo Causio che al 21’ scodella un altro cross da gol per Altafini; colpo dell’illustre ciabatta a Pulici ormai fatto fuori, palla che rotola ma verso il fondo, anche Bettega non intuisce e si allunga con ritardo. Ce n’è ancora, perché i laziali assumono un forcing continuo, dove tengono botta solo Spinosi e Salvadore.
Sospinta da Re Cecconi, sostenuta dal suo gigantesco centravanti, la Lazio non molla, ma il vecchio “Billy” oppone le sue coriacee astuzie, Capello protegge, Furino spazza via. E nel contropiede è ancora la Juventus a vibrare la sua spada: riceve al 34’ un bel pallone Cuccu da Bettega-José, spara un tiro micidiale che Pulici devia in corner; al 41’ ancora José si concede alla platea, al gioco e a sé stesso: due allunghi in contropiede rapido, tocco per Cuccu avanzante nelle retrovie ormai smagliate della Lazio, la botta della mezzala juventina gonfia la rete.
Tre ad uno e si chiude, con qualche saluto alla crisi e ai negromanti maligni. Il campionato – come dicevamo – comincia oggi.
► Il Tempo titola: “La Lazio incanta per 45’ poi si scatena Altafini – Dominio laziale e gran gol di Chinaglia – Nella ripresa lo “show” del brasiliano: segna, offre a Bettega il raddoppio (dopo un fallo di Capello non rilevato da Lo Bello, coperto) e a Cuccureddu la palla del terzo gol”.
Quando si dice la jella! Privata di Anastasi, la Juventus è costretta a mettere in campo il suo vecchietto, quello che tiene nascosto in soffitta tra le cose ormai inservibili o quasi. Altafini studia da general manager e sembra coltivare il calcio come un hobby: però, in caso di necessità, non si tira indietro. Eccolo allora darsi animo, illuminare a tratti il buio juventino del primo tempo; poi, trovare finalmente nella ripresa un minimo di collaborazione per il grande show. Allora la sua bravura si fa produttiva: segna il pareggio, offre a Bettega il miracoloso cross del primo vantaggio, smarca Cuccureddu a chiudere i conti con cinque minuti di anticipo.
Così, per colpa di un infortunio, la Lazio va sotto seccamente al Comunale di Torino. Perde con un punteggio che non lascia spazio alle recriminazioni una partita a lungo tenuta in pugno con straordinaria autorità. A lungo, cioè almeno un tempo intero. In quei primi 45’, la Lazio aveva dettato legge sul piano del gioco, schiacciando fino all’irrisione il centro campo juventino, smascherando ancora una volta le lacune difensive bianconere, che si sapevano vistose.
Andata in gol proprio allo scadere con il miglior Chinaglia degli ultimi due anni ed a conclusione di un periodo di supremazia che aveva zittito sulle gradinate anche i tifosi più accesi, ha forse ritenuto di avere la gara in mano. Da quella Juventus lenta, schiatta, sotto ritmo, senza una sola idea, non ci sarebbero state soprese da temere. Purtroppo, iniziata la ripresa, si è visto che il magnifico centro campo laziale cominciava ad accusare un po’ il peso della fatica, soprattutto in Martini, che più degli altri si era prodigato. Disgrazia ha voluto che nello stesso tempo crescesse di colpo il diretto avversario di Martini: Causio, fino a quel momento alla vana ricerca della posizione utile. Nello stesso tempo, si spostava incomprensibilmente a destra Manservisi: non che fosse stato particolarmente utile, ma aveva almeno costretto Longobucco, dichiaratamente mancino, a soffrire sulla destra l’impossibilità di concludere utilmente le discese avendo sempre la palla sul piede fasullo. Cresciuto dunque anche Longobucco, la Juve ha cambiato almeno passo.
Costretta a mollare l’iniziativa, la Lazio ha dovuto affidarsi alla sua difesa: e questa ha confermato ancora una volta i noti, chiarissimi limiti, cioè la mancanza di un valido contrasto sui cross alti, almeno contro due draghi dello stacco come Altafini e Bettega. Subìto il pareggio sei minuti dopo il ritorno in campo, la Lazio ha ancora stentato parecchio a ritrovarsi, ha preso il secondo gol per ingenuità: Frustalupi essendosi fermato a contestare un fallo di mano di Capello, che il pur eccellente Lo Bello, coperto, non aveva visto; ed avendo consentito che sul delizioso cross di Altafini, scattato a destra, Bettega potesse incornare in piena solitudine, con Facco inchiodato al terreno, come pare gli fosse puntualmente accaduto anche nella disgraziata trasferta inglese.
Soltanto quando ha visto ballare davanti agli occhi lo spettro della sconfitta, la Lazio ha trovato la forza di scuotersi: ha attaccato a lungo, con insistenza, logicamente rischiando qualcosa in contropiede. A quel momento, però, Il centrocampo juventino si era stabilmente disposto a copertura degli incerti difensori; e soprattutto Morini aveva preso a controllare con maggiore autorità Chinaglia, che nel primo tempo aveva imperversato a suo piacimento, senza trovare neanche un minimo della ringhiosa opposizione che è prerogativa dello stopper.
In effetti, dal suo assalto, guidato da un ottimo Re Cecconi, come al solito cresciuto alla distanza, la Lazio non ha ricavato che qualche mischia, resa furibonda dall'approssimativo disimpegno dei difensori. Zoff, che nel primo tempo era intervenuto spesso senza grosse difficoltà, ma con molta sicurezza, si è trovato in affanno su un sinistro ravvicinato di Frustalupi, ma ha potuto recuperare il pallone, respinto in qualche modo. E poi Manservisi, prima di cedere il posto a D'Amico, ad un quarto d'ora dalla fine, aveva nettamente sbagliato il tempo per la deviazione di un bel sinistro di Chinaglia. La Lazio era fin troppo sbilanciata in avanti, a chiudere gli spazi nell'area juventina ed a facilitare il compito della difesa; quasi inevitabile che subisse ancora.
Lazio sfortunata, insomma, ma soprattutto colpevole di ingenuità vistosissime. È chiamata da assestare la sua difesa nella quale il solo Wilson è forte in elevazione, ma sempre nei limiti che la statura gli impone. Nota consolante della giornata storta, l’aver ritrovato un Chinaglia al meglio.
La Juve stenta parecchio a ritrovare la vena dei due scudetti; che in queste condizioni insista lasciare fuori Altafini (salvo infortuni) sembra delittuoso, perché anche oggi José ha sovrastato compagni ed avversari. Degli altri, in grande evidenza il Causio del secondo tempo e nel finale anche Cuccureddu, ma molti hanno ballato in centro campo e la difesa è apparsa parecchio giù. Va detto ancora che la Juve ha legittimato il suo successo con un palo colpito da Cuccureddu (grande destro da fuori area su grazioso passaggio di un laziale, forse Facco, al 32’); con una palla-gol mancata da Bettega dopo che Altafini aveva superato con un docile tocco l'uscente Pulici sul lancio di Causio; e soprattutto con la mira sbagliata di Longobucco, al quale Causio, saltati, slalom a sinistra, Martini e Wilson e attirato Pulici fuori dai pali, aveva spalancato la porta.
Restano da raccontare i gol. Lazio in vantaggio al 45’: dribbling di Chinaglia su Morini, tacco per Nanni e scatto imperioso sulla destra per ricevere il lancio, perfetto: sul rimbalzo, un destro basso e violento, senza scampo per Zoff. Pareggio al 51’: punizione di Causio dal lato destro dell'area, docile cross e stacco perentorio di Altafini, con palla schiacciata di testa nell'angolino. Al 62’, Capello ha portato via la palla con le mani a Frustalupi, mentre Lo Bello era coperto: con molti laziali fermi a protestare, Altafini ha raccolto sulla destra il lancio, è andato via deciso ed ha crossato deliziosamente per Bettega, sul salto del quale Facco non si è mosso: prepotente la toccata in gol dell'ala. Al 40’, infine, ancora Altafini ha raccolto un corto disimpegno di Facco ed a pescato un prezioso corridoio per Cuccureddu a destra. Gran botta in corsa dal basso in alto e tutti a casa.
► Momento Sera titola: “La Juventus non perdona una Lazio troppo ingenua – Determinante anche una svista di Lo Bello che costa un gol”.
Dopo Brescia, anche Torino comincia ad essere considerata stregata dal clan biancazzurro. Specialmente quando di fronte c'è la “vecchia signora”. Accadde l'anno scorso e si può dire che costò uno scudetto. È accaduto nuovamente ieri e meno male che potrà anche non costare nulla, in quanto di qui al tirare delle somme ne dovrà passare di acqua sotto i ponti del Po e del Tevere. E poi perché, in fondo, Lazio è sempre prima (anche se in fortissima coabitazione) e può vantare lo zero in media inglese che è, comunque, indice positivo.
Tutti i palliativi, però, che non riescono a smorzare la rabbia per la grande occasione mancata. Tutte le consolazioni che non riescono a cancellare la delusione per l'ingenuità, il candore (come lo ha definito Maestrelli) che ancora una volta Lazio ha pagato a carissimo prezzo. “Matura, matura” ci ha detto in un orecchio Lo Bello riferendosi alla squadra biancazzurra. E intanto, però, continua a pagare lo scotto del noviziato.
In sede di presentazione avevamo parlato di una partita da vincere anzitutto sul piano nervoso. La Juventus aveva da riscattare Napoli (e il Foggia), la Lazio doveva far dimenticare Ipswich. E si maceravano nell'attesa le due schiere, sino ad arrivare allo sgorgare di polemiche, di scatti nervosi, con i quali sfogare la pressione dell'attesa. Poi il momento della verità, l'esame del campo. Il solo esame che conta. E a questo esame la Lazio si era presentata a mente sgombra e con il fisico ritemprato dopo la faticaccia di Ipswich.
Una Lazio attenta, concentrata, vigorosa, pronta a scatenarsi verso la rete di Zoff in ogni occasione. La Lazio migliore, insomma, la Lazio del quasi scudetto. Le marcature erano quelle scontate: Morini a dannarsi dietro a un brillantissimo Chinaglia, Spinosi a maltrattare Garlaschelli, mentre Frustalupi, Manservisi, Re Cecconi, Nanni e Martini si opponevano a centrocampo a Capello, Longobucco, Furino, Cuccureddu e Causio, per finire ai due difensori laziali, Oddi e Facco che montavano la guardia rispettivamente ad Altafini e Bettega, assistiti da Wilson, come Salvadore dalla parte opposta proteggeva i suoi.
Ed era Lazio a imporre la sua legge. La legge del movimento, dello scambio, dell'affondo sulle fasce laterali dei Nanni, dei Martini, dei Re Cecconi. Una legge che la Juventus era costretta a subire quasi costantemente, incapace di trovare le giuste contromisure e di adeguarsi al treno di gara imposto dalla Lazio, che passava disinvoltamente dalla lenta tessitura della ragnatela di centrocampo agli affondo dei suoi scattisti, ai quali faceva velo e spazio un Chinaglia impegnato a tutto campo per aprire varchi ai compagni.
Eppure, era stata proprio la Juventus, in questo periodo di netta supremazia biancazzurra, ad andare più vicino al gol (traversa piena colpita da Cuccureddu) forse proprio da avvertire che poteva accadere di tutto, anche la beffa, laddove la logica calcistica avrebbe detto che se una squadra doveva andare in gol doveva essere la Lazio. E così era. Allo scadere del tempo: un gol magnifico nella preparazione (lancio favoloso di Nanni) e nell'esecuzione (scatto e bomba terribile di Chinaglia). Un gol che faceva piegare le ginocchia ai bianconeri, salvati dal “gong” suonato da Lo Bello.
Durante l'intervallo pensiamo che nessun tifoso bianconero (di quelli senza paraocchi, si intende) si sarebbe azzardato a scommettere sulla vittoria di Capello e compagni. Un pareggio, se veniva, sarebbe stato già molto ben accetto, tale era stata la supremazia della Lazio, vuoi sul piano individuale che collettivo. Un pareggio che, invece, la Lazio non era disposta ad accettare tanto volentieri dopo aver assaporato, con il gol di Chinaglia, il gusto della vittoria prestigiosa.
A capovolgere, diremmo quasi completamente, i rapporti dei valori in campo bastavano invece, cinque minuti. La Juventus partiva a testa bassa, ma faceva più fumo, che altro. Poi una punizione, una qualunque, sul lato minore dell'area biancazzurra. Una palla a spiovere, non molto alta, appena fuori l'area piccola. Pulici non esce, nessuno contrasta, come si deve, è solo Altafini a saltare ed è gol. Uno dei tanti gol che subisce questa Lazio. Un gol pulito, chiaro, limpido, realizzato quasi a botta sicura, senza nessuno che ti pesta un piede o ti piglia per le mutande. Un gol che hanno sulla coscienza tutti. Pulici, forse, un pizzico più degli altri. Un gol che scuote la Lazio, la innervosisce, la scatena, le fa perdere lucidità e freddezza, le ritarda i riflessi e le mette addosso frenesia, smania, più che paura.
La Juventus capisce al volo la situazione, coglie l'attimo fuggente della debolezza biancazzurra e spinge sull'acceleratore. Per un Martini che scorrazza garibaldinamente in avanti, c'è un Causio che attende furbescamente il disimpegno per darsi alla fuga. Per un Frustalupi che cincischia, viene fuori un Capello sbrigativo e pratico. Tanto pratico che si porta avanti il pallone con una mano, Lo Bello non vede, Frustalupi si ferma, Capello avanza e apre su Altafini, pennellata del vecchio “leone”, svetta Bettega e non perdona. Facco, appena ripresosi dallo shock di Ipswich, ripiomba nella tragedia. E’ un destino, un destino infame; gira, gira, una palla Bettega riesce a toccarla di testa, ed è gol.
La Lazio sembra morsa dalla tarantola. Re Cecconi esce fuori dal guscio e diventa il “mattatore”. Chinaglia mette alla frusta tutta la difesa bianconera, Martini si scatena in una nuova sarabanda di discese prepotenti. E’ la Lazio della rabbia, dell'orgoglio, la Lazio dell'anno scorso nella stessa partita. Non è più, però la Lazio assennata, concentrata, lucida, razionale, anche prudente del primo tempo. Viene su Wilson, spessissimo, viene su anche Oddi.
Si cerca il gol a ogni costo, anche se si sa che il costo potrebbe essere carissimo. Lo si sfiora anche: prima con Manservisi e poi con Chinaglia. Si tenta anche la carta D'Amico, richiesto espressamente da Chinaglia appena dopo il gol e giustamente tenuto in naftalina da Maestrelli sino alla mezz'ora. La Juventus arranca, annaspa, stenta a contenere le offensive di Chinaglia, le scorribande di Martini, gli aggiramenti laterali di Frustalupi, l'onnipresenza di Re Cecconi. La spinta è continua, costante, con i difensori attestati sulla metà campo. I rischi, però, sono molti e di notevole portata. Così, se una volta Altafini sbaglia dinanzi a Pulici, la seconda volta ci mette una zeppa, grossissima, il portiere biancazzurro, la terza, di Cuccureddu, non perdona: una gran mazzata dallo spigolo dell'area ed è gol.
A raddolcire l'amaro non basta la soddisfazione di aver dominato quasi tutta la partita. Quel che conta alla fine è il risultato. Un risultato che premia oltremisura la Juventus, pur meritevole per aver saputo approfittare delle più piccole circostanze favorevoli. Un risultato che punisce oltremisura Lazio, pur colpevole di ingenuità e di dissennatezza, quando, con trenta minuti ancora da giocare, ha scelto il rischio invece di affidarsi, come nel primo tempo, alla manovra e dal ragionamento.
L'unica cosa che resta, di veramente positivo, è la conferma della validità del gioco biancazzurro e con essa la conferma di una condizione fisica eccellente, che nemmeno la parentesi di Ipswich, con tutti gli annessi e connessi, era riuscita a scalfire.
► Paese Sera titola: “Lazio travolgente per 45 minuti: un solo gol… Poi si sveglia la Juventus – Alla fine del primo tempo la sconfitta dei bianconeri sembrava una questione di cifre”.
Torino – Il primo tempo di Juventus-Lazio è così bugiardo da fare invidia alla più maligna delle femmine. Il gioco è svelto ma senza strepitose cavalcate, la Lazio s’impossessa del centrocampo e li fa polvere degli avversari. La Juventus, partita con roventi desideri di rivincita, fa conoscenza con la palla in rare e accidentali occasioni. Da quelle conoscenze non sortono che magre figure. Tra i bianconeri qualcosa si slega e si svita, qualche ruota gira a rovescio, qualche altra addirittura si ferma.
Le poche azioni che riescono a costruire sono azioni attaccaticce, sembrano spalmate con la colla. I centrocampisti bianconeri hanno il tono di una beghina nel giorno della domenica delle palme, non è il tono adatto a una battaglia. Capello, che è l’uomo di fondo, l’uomo del piazzamento e del senso tattico, l’uomo che trovi sempre, che cucina il gioco per tutti, vagola alla rincorsa di palloni che gli ronzano intorno e che non afferra. Poi, se uno ne aggancia non è nel luogo giusto che lo invia. Furino, che è il podista delle interruzioni sulle fasce laterali dalle quali escono le impennate da gol, è inchiodato da Re Cecconi e quando parte, lo fa per un viaggio forsennato e senza meta. La difesa ha più buchi di uno scolapasta.
La Lazio, che ha pure le sue note deboli (Manservisi e Garlaschelli appaiono di tanto in tanto, ma leggeri come nuvole), spadroneggia elegante e sicura esplodendo in Chinaglia, fantastico mattatore. Il pubblico, infine, commette il suo imperdonabile errore. Bisogna stare attenti a sfottere e a fischiare le persone, specialmente quando queste persone te le ritrovi contro con la maglia numero nove e la nitroglicerina sulla punta delle scarpe. Il pubblico della Juventus sfotte e fischia Chinaglia dall’istante della sua comparsa in campo e così facendo designa la prima vittima, Morini. E siccome continua a fischiare, benché Chinaglia non meriti che applausi, designa una seconda vittima, Zoff.
Chinaglia tramortisce Morini fino alla commozione. Morini ha deciso di smentire la favola (così la chiama lui) del giocatore spaccaossa, dello stopper che trovandosi in possesso delle dita delle mani oltre che quelle dei piedi, le usa per massaggiare i timpani e i bulbi oculari di rivali. Morini si comporta quasi da gentleman e per Chinaglia è una vacanza di Natale. Non si accontenta di trasformare il numero cinque della Nazionale nell’ombra dell’ombra di sè stesso, ma gli sciorina sotto il naso tutto un repertorio di inaudite finezze, passi doppi e oplà di tacco e più veementi sono i fischi, più ingigantisce lo show del centravanti.
In tal modo, ed essendo la “vecchia signora” sul punto di perdere il busto dopo aver perduto la veste, la sottoveste e i merletti, la Lazio non può che concretare con il gol la sua superiorità. E il gol è splendido. Chinaglia imbambola Morini e con squisito smistamento di tacco porge a Nanni, quindi con gran volata si apposta sulla destra. Nanni gli restituisce la palla in nitido traversone e quella palla, colpita al volo da Long John, smette di essere una palla per diventare il masso d’acciaio scagliato da una catapulta. Zoff s’inchina. Chinaglia fa capriole di gioia. Il pubblico la pianta di fischiare. È il quarantacinquesimo minuto del primo tempo.
Bene, si dice, se continua così, la Juventus può ritrovarsi alle ore 16.15 sconfitta magari per tre a zero. Si fantastica molto sulla corposità del probabile risultato finale. La Juventus è all’unanimità giudicata in tocchi. La tribuna d’onore è un appuntamento di cupissime facce, e la più cupa di tutte ce l’ha Gianni Agnelli. Ma, abbiamo precisato, il primo tempo è una ghignante chimera. Infatti.
E’ appena cominciata la ripresa e si scuotono i sonagli dell’orgoglio juventino. Morini è un po’ meno gentleman sebbene continui a buscarne da Chinaglia. Capello ritrova a poco a poco righe righelli e compassi. Furino si mette a ragionare (non molto), Cuccureddu fionda e affonda, Causio, terribile innamorato di se stesso, si guarda attorno e scopre che esistono anche gli altri. Bettega, per quarantacinque minuti impegnato in passaggetti vezzosi non più lunghi di tre metri, modifica il passo e la gittata. Altafini, l’unico ad esser sempre bravo, si esibisce in diavolerie medievali che fanno perdere a Oddi la tramontana per incantamento. La difesa si ispira ancora al modello dello scolapasta ma restringe i suoi fori. Si riannodano le slegature, le ruote che prima giravano a rovescio prendono a girare sui binari giusti.
La Lazio, che in attacco lascia solitario e furente Chinaglia, scricchiola in difesa e si ammansisce a centrocampo. A Frustalupi si inquina la mira. Nanni, fin lì eccellente, si arrovella a danno della precisione. Il pareggio arriva al sesto minuto. L’onorevole Lo Bello (un arbitraggio senza macchie e senza paure) fischia un fallo di Martini su Causio. Dalla destra Causio spedisce per la testa di Altafini. La testa di Altafini si alza di due spanne su quella di Oddi e scaraventa la palla in rete schiacciandola nell’angolo. I bianconeri naturalmente avvampano. Wilson ha interventi salvatori, ma solo lui non basta. I palloni alti son tutti della Juventus.
Al cinquantaseiesimo minuto, Causio accende i fuochi d’artificio, si mangia Martini, poi Wilson, poi un terzo difensore, centra per Longobucco che fallisce un gol bell’e fatto. Per due minuti, alleggeriscono Re Cecconi e Garlaschelli e torna a infuriare la tempesta. Il due a uno sta adesso sotto la cenere, è sufficiente soffiarci sopra e vien fuori. È il sessantaduesimo. Palla a Capello che la sfiora con la mano. Frustalupi si ferma e chiama l’arbitro ma il fallo, se c’è, è involontario. Con Frustalupi che sta implorando Lo Bello, Capello parte sulla destra, pesca Altafini che regala un magico pallone a Bettega. Bettega salta come non s’era visto saltare da due anni e spara di testa disegnando nell’aria una magnifica, potente figura. Dopo sette minuti, la Juve va a un pelo dal terzo gol. Via Causio sulla destra per Altafini che anticipa Pulici, ma sbaglia il tocco in rete. C’è Bettega pronto, però Facco gli devia in angolo la bomba.
La Lazio si ributta sotto. La difesa juventina fa babelico muro, Re Cecconi e Chinaglia vi cozzano contro con sangue fumante. Maestrelli sostituisce Manservisi con D'Amico. Tre o quattro momenti di brivido, là dove arruffano Salvadore e Morini, Spinosi e Longobucco, Furino e Capello, ci sono ma il pareggio non viene. Viene invece la botta del KO. È ancora la “riserva” Altafini che pennella un lancio grondante oro per Cuccureddu. Non resta che mettere in canna il proiettile e fucilare. Cuccureddu gagliardamente esegue. Ultimi lampi col cuore che batte tumultuoso nella gola, poi la fine.
► L'Unità titola: ""Sfonda" Chinaglia ma Altafini rimedia a modo suo - Per i bianconeri ripresa scaccia-crisi (3-1) - Long John "gela" la curva-Filadelfia. Poi ci pensa Josè: una rete, un pallone d'oro per Bettega e un altro per Cuccureddu. Malgrado la sconfitta, la Lazio conferma di valere parecchio. Per Vickpalek invece ancora problemi da risolvere, a cominciare dalla retroguardia".
Torino - Il risultato non può riflettere la gran paura che oggi è corsa sugli spalti del Comunale. La "curva Filadelfia" completamente ammutolita, quando la Juventus è rientrata in campo dopo l'intervallo. La Juventus aveva chiuso i primi quarantacinque minuti in svantaggio. Chinaglia, fischiato dall'inizio alla fine, si era vendicato nel migliore dei modi: aveva segnato allo scadere un gol di quelli che si ricordano tanto era stata perfetta l'esecuzione, dopo la precisa rifinitura di Nanni.
Chinaglia, a tre quarti, sulla sinistra, aveva piantato in asso per l'ennesima volta Morini (un mezzo disastro oggi) e di tacco aveva passato la palla a Nanni staccandosi dalla guardia di Cuccureddu. Su Nanni accorreva Causio ma il laziale aveva la meglio e dopo il dribbling, dopo aver visto il lungagnone laziale stringere al centro, lo aveva imbeccato con un lungo cross in area. Morini, tagliato fuori, aveva comunque inseguito ancora Chinaglia, mentre Salvadore era rimasto fermo senza poter intervenire per cui ai due non era rimasta altra scelta che sperare che in corsa da quella posizione Chinaglia non riuscisse ad azzeccare il tiro. Chinaglia invece, sul rimbalzo, aveva colpito di destro e con un tiro forte rasoterra aveva fatto secco il povero Zoff. La palla era passata tra il portiere ed il secondo palo.
Fischio finale e tutti negli spogliatoi. Proprio come a Napoli l'ultima domenica. Cosa si siano detti negli spogliatoi i campioni d'Italia non è dato sapere, ma nell'intervallo qualcosa deve essere pur successo. La Juventus infatti nel secondo tempo è apparsa trasformata. Tutte e due le squadre avevano in corpo la rabbia di vincere: la Juventus per superare lo stato di crisi, la Lazio per far dimenticare le quattro reti segnate da Whymark nella partita di "Coppa" contro l'Ipswich.
Il vecchio Josè Altafini (201 gol in campionato) ancora una volta ha dato il "via" alla riscossa bianconera. Al 5' su punizione di Causio dalla destra, ha saltato con una scelta di tempo eccezionale anticipando Oddi e ha "schiacciato" alle spalle di Pulici. Bettega, per non smentirsi, al 17' ha ancora segnato contro la Lazio su passaggio di Altafini: sono tre partite di fila che la Lazio (e Facco in prima persona) paga i gol di Bettega e questa volta Facco non si può lamentare dell'ala sinistra bianconera perché il gol ci è parso validissimo nella sua esecuzione.
Eppure a voler essere pignoli anche questa volta il gol di Bettega è stato viziato da un "mani" che Lo Bello (unica sua svista forse in tutta la partita) non ha intuito. L'ha commesso Capello prima di porgere ad Altafini che ha rifinito di precisione per Bettega. I laziali hanno anche reclamato ma senza fortuna. Cuccureddu, dopo aver duettato con Altafini, ha segnato al 40' con una bordata che ha letteralmente bucato Pulici, ma già nel primo tempo, al 32', un tiro da fuori area di Cuccureddu aveva incocciato in pieno l'incrocio.
Abbiamo così parlato dei tre marcatori juventini ma la palma del migliore spetta a Causio che, galvanizzato dal rientro in Nazionale, è ritornato ad essere il Causio migliore, l'uomo che nella Juventus (oltre ad Altafini) dispone di maggior classe. I peggiori: Morini che oggi non ha dato un calcio... alla palla (Chinaglia non gliela ha mai fatta vedere) e Longobucco il quale, spostato a destra (come contro il Foggia), è sempre andato fuori misura. In quella zona il giovane terzino della Juventus rende la metà e ormai tutte le squadre che incontreranno la Juventus (se quelli di oggi saranno i terzini in pianta stabile) faranno in modo di spostare la seconda "punta" a destra per non avere il "meglio" di Spinosi e a sinistra poter disporre del "peggio" di Longobucco.
La Lazio, che nel primo tempo era piaciuta per il gioco fluido a centrocampo di Re Cecconi e compagni, per la prestazione prestigiosa di Wilson, per la giornata di grazia di Chinaglia, nella ripresa è paurosamente calata. Travolta dal ritmo imposto dalla Juventus sin dalle prime battute, la squadra ospite ha forse risentito (più sul piano morale) della batosta subita in Inghilterra e ha finito col "sedersi".
Solo dopo il secondo gol del pareggio bianconero la Lazio è tornata a farsi viva ma crediamo di individuare le ragioni di questo "forcing" nell'atteggiamento assunto dalla Juventus che ha affidato al contropiede il controllo della gara. II taccuino ha molte annotazioni ma poche da ricordare oltre i quattro gol di cui abbiamo accennato all'inizio di queste note. Chinaglia ha più volte impegnato Zoff, ma la classe del portiere bianconero, il suo senso della posizione, riescono quasi sempre a sbiadire le imprese degli attaccanti avversari. Longobucco quando le due squadre erano ancora sull'1-1 si è "mangiato" un gol a porta vuota da pochi passi e al 24' la Juventus vinceva 2-1 ) Altafini su un perfetto lancio di Causio si è fatto anticipare di un attimo dal pronto Pulici che è uscito in tempo fuori dei pali.
La Lazio ha avuto una sola occasione per pareggiare, al 27' quando Chinaglia si è fatto fuori Spinosi e ha effettuato un allungo in direzione di Zoff: Manservisi in mezza spaccata è arrivato tardi. La Juventus ha quindi ripreso a segnare e ora si tratta di vedere cosa intende fare Vycpalek di Altafini, di questo vecchio sornione che pare intenzionato a ripetere le imprese dello scorso anno. Oggi un gol e i due passaggi-gol.
Le cose dette in tribuna stampa (e non scritte) quando nell'intervallo si è rifiutato il requiem per la "vecchia signora" non le ha ascoltate nessuno. Per la Lazio il discorso è un altro. Quest'anno non è più la squadra-rivelazione ma ogni domenica sarà attesa come una delle realtà del campionato italiano e per Maestrelli il compito si è fatto, di colpo, più arduo.
Silvio Piola in tribuna
Da Il Tempo
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