Sabato 5 novembre 2005 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Inter 0-0
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5 novembre 2005 - 3.164 - Campionato di Serie A 2005/06 - XI giornata
LAZIO: Peruzzi (46' Ballotta), Oddo, Siviglia, Cribari, Zauri, Behrami, Firmani (45' Baronio), Dabo, Cesar, Pandev (75' S.Inzaghi), Rocchi. A disposizione: Belleri, Keller, Manfredini, Tare. Allenatore: D.Rossi.
INTER: Julio César, Cordoba, Materazzi, Mihajlovic (37' Samuel), Favalli, Zé Maria (46' C.Zanetti), Cambiasso, Pizarro, Figo, Adriano (75' Recoba), Martins. A disposizione: Toldo, J.Zanetti, Solari, Cruz. Allenatore: Mancini, in panchina Orsi per squalifica dell'allenatore titolare.
Arbitro: Sig. Messina (Bergamo).
Note: serata di pioggia, terreno leggermente allentato. Ammoniti: Materazzi, Mihajlovic, Figo, Baronio, S.Inzaghi. Angoli: 8-3 per l'Inter. Recuperi: 5' p.t., 3' s.t. Osservato un minuto di raccoglimento in memoria di Ferruccio Valcareggi.
Spettatori: paganti 14.942 per un incasso di 350.420 euro. Abbonati 18.425 per una quota di 230.158,71 euro.
La Gazzetta dello Sport titola: "Il volo dell'Inter è cancellato. La Lazio fatica, ma ferma i nerazzurri. Figo non basta. Che errore Cruz in panchina".
Continua la "rosea": Non si interrompe un sogno. L'attuale sogno dell'Inter, che è per lo più in preda agli incubi, è rappresentato dal signor Cruz, che entra e segna, come sanno bene quelli del Porto. E allora non farlo giocare nel finale di un match che dopo tanto soffrire stai dominando, è peccato mortale. Tanto più grave se nell'inserire Recoba (che martedì s'era assai seccato per non aver giocato nemmeno un minuto) togli Adriano e non Martins, lasciando l'Inter senza lo straccio di un lungo in attacco. Finisce così 0-0, risultato che alla Lazio garba assai e all'Inter per niente, un match che è stato nel primo tempo dei biancocelesti e nella ripresa interamente dei nerazzurri. Lo squalificato Mancini, che s'è visto la partita nel chiuso del pullman (ma il calcio in televisione non è un'altra cosa?) sbaglia formazione iniziale, con l'inutile Zé Maria, corregge Orsi nel modo giusto (dentro Cristiano Zanetti e centrocampo a rombo con Figo, il migliore, vertice avanzato), ma non indovina l'ultima mossa. Quella del possibile scacco matto, visto come la Lazio, persi per strada Firmani e Peruzzi (addio Nazionale?), è ormai allo stremo delle forze. Capitolo Adriano. Nel primo quarto d'ora mostra di essere vivo e vegeto salvo poi scomparire strada facendo.
Non inquadra mai la porta, ma conclude spesso e volentieri mettendo in qualche misura in apprensione Cribari, il suo angelo custode. L'Inter, che comincia giocando larga, con Zé Maria e Figo quasi sulle linee del fallo laterale, si perde tuttavia molto presto. Migliore condizione fisica, maggiore dinamismo, è la Lazio che si impadronisce del match ed in particolare proprio delle corsie laterali. E' questione di doppie coppie: a destra Oddo e Behrami si aiutano molto, in continue sovrapposizioni, al contrario di Figo che lascia nelle peste Favalli. E ancora di più il giochino funziona dall'altra parte tra Zauri e Cesar che sfruttano anche i tagli di Pandev. Cordoba si batte, ma il contributo di Zé Maria, davanti a lui, è imbarazzante. Succede così che nell'area dell'Inter piovano un'infinità di palloni e che il solo Materazzi si mostri all'altezza di un compito aereo che ormai non fa più parte (da tempo) del repertorio del vecchio Mihajlovic. Due volte la Lazio (con Cesar e Behrami) va vicinissima al gol, e una terza è Messina a salvare l'Inter, con un provvidenziale fischio che vanifica la torre di Cesar (la spintarella a Zé Maria è assai presunta) per la scivolata-gol di Pandev. L'infortunio che poco dopo la mezzora toglie di mezzo un disperato Mihajlovic rappresenta per l'Inter più una prima soluzione che un problema. Lo rileva Samuel, la difesa si assesta e non rischierà più niente fino alla fine. Orsi toglie Zé Maria, inserisce Cristiano Zanetti e voilà il rombo con Figo centrale avanzato, e un 4-4-2 diverso che talvolta si trasforma anche in 4-3-3.
L'Inter diventa padrona del campo anche perché Delio Rossi perde la piccola diga Firmani e la coppia Baronio-Dabo non funziona. Da una verticalizzazione all'altra cominciano a fioccare palle-gol, ma finiscono tutte nei piedi di Martins, formidabile divoratore al cospetto del subentrato Ballotta, impegnato solo da un Figo assai più efficace nel nuovo ruolo. C'è un mani di Siviglia che potrebbe meritare il rigore, ma Messina fa pari e patta (stavolta non fischiando) col pasticcetto del primo tempo. Finisce con Recoba in campo, Adriano che esce brontolando e Cruz che se ne sta zitto e buono. Ma chissà cosa pensa.
Il Corriere della Sera racconta così la gara:
L'Inter non decolla. Un altro pareggio, dopo quello di otto giorni fa a Genova, contro la Samp, certifica la crisi involutiva nerazzurra, il senso di una squadra ripiegata su sé stessa, quasi zavorrata. Non riesce a sbocciare e ha perso, all'improvviso, insieme con l'ispirazione del suo campione più atteso, Adriano, quella che era la sua caratteristica migliore: la passione per il gol, la forza dell'attacco, la varietà dei colpi negli ultimi venti metri, la freddezza sotto porta. La Lazio continua a essere un ostacolo invalicabile per i nerazzurri, che non riescono a batterla all'Olimpico da nove anni e dieci partite: cinque sconfitte, compresa quella fatale del 5 maggio 2002, e cinque pareggi. L'ultimo, sotto la pioggia, complica i piani di rimonta, anche se ottenuto contro una Lazio che, nel suo stadio, ha raccolto quindici punti su sedici, derby compreso, e che anche in questa occasione ha dimostrato una voglia di fare bene e una dedizione alla causa non comuni. La marcia dell'Inter nelle ultime tre partite non è da squadra in corsa per lo scudetto: due punti su nove possibili sono un rilievo statistico che dovrà far riflettere Mancini. La sosta gli servirà a riordinare le idee, (forse) a recuperare uomini importanti e a operare scelte anche difficili, ma indispensabili, per dare una svolta al campionato.
L'Inter, che spesso aveva offerto primi tempi sconcertanti, ha prodotto una notevole spinta offensiva per diciotto minuti, salvo spegnersi sulla terza conclusione (fuori porta) di Adriano. Per rivedere i nerazzurri in avanti è stato necessario aspettare il 44', su uno slalom di Figo in area. In mezzo, soltanto Lazio, che già si era manifestata con Pandev, stoppato da Favalli in area (perfetto l'intervento sul pallone) e che sarebbe pure andata in vantaggio, senza il fischio anticipato di Messina, che ha rilevato una precoce e non chiarissima spinta di Cesar, ben prima dell'assist di testa per Pandev (26'). Le scuse del brasiliano a Zé Maria hanno sottolineato un'infrazione che in tribuna non si era proprio notata e che nella fase di volo non c'era più. Eppure l'episodio ha creato il panico fra gli interisti, che si sono consegnati al dominio dei laziali, capaci di produrre un'altra nitida palla-gol con Behrami (a lato, 32') e di tenere saldamente in mano la partita. Da una parte una squadra tonica, organizzata, geometrica, capace di produrre gioco veloce ed essenziale; dall'altra un'Inter senza forza e senza idee, che ha sbagliato decine di passaggi e si è allungata fino ad abbandonare al proprio destino Adriano e Martins, già poco ispirati in proprio. La pessima esibizione complessiva ha indotto Mancini (dal pullman) e Orsi (dal basso) a modificare in modo sostanziale l'Inter, sin dall'avvio di ripresa, nonostante un cambio già bruciato per l'infortunio di Mihajlovic: fuori Zé Maria (anche dolorante al ginocchio destro), dentro Cristiano Zanetti, centrocampo a rombo, con Pizarro vertice basso e Figo dietro i due attaccanti. Gli esiti sono stati migliori, anche perché la Lazio, persi Firmani e pure Peruzzi per infortunio, ha scelto un profilo più attento per non scoprirsi.
Siviglia ha rischiato il rigore, con un mani in area giudicato involontario (7'), così come Cribari su Martins (18'). Il passaggio profondo per il nigeriano sarebbe stato la soluzione vincente se il ragazzo non avesse sbagliato la mescola dei pneumatici, scivolando sempre al momento di tirare sul prato fradicio, ma ben drenato. La Lazio non è stata soltanto a guardare (conclusione molle di Cesar, 28'), l'Inter ha giocato la carta per l'ultimo assalto: fuori Adriano, spazio non a Cruz (che però è rimasto in panchina, anche se pioveva), ma all'inquieto Recoba. Una mossa improduttiva, come il convulso finale interista, dove il solo Cambiasso è andato a un passo dal gol (47') e gli altri sono andati a sbattere contro il muro laziale. Del Chino pochissime e sbiadite segnalazioni, una sua punizione respinta dalla barriera. Protestare è sempre più facile che essere protagonisti.