Mainetti Marcello
Pallanuotista. Nato nel 1920. Portiere, alla S.S. Lazio dal 1938. Campione d'Italia nel 1945. In seguito divenne pilota civile e istruttore nelle maggiori compagnie aeree. Fondò l'ATI e rivestì ruoli apicali nell'ITAVIA e nell'Alitalia. Fu molto attivo anche in campo sindacale. Ha formato un'intera generazione di piloti italiani. Morì il 24 aprile 2000 nei pressi dell'aviosuperficie di Nepi (VT), precipitando con il suo ultraleggero a causa di un guasto. Era soprannominato "Nube bianca".
Comincia a nuotare nel 1934 nella piscina dello stadio Nazionale. La S.S. Lazio, nel 1932, era riuscita a farsi assegnare la gestione dell'impianto grazie all'opera tenace di Bitetti. Periodicamente venivano organizzate delle leve giovanili. A quella del 1933 Mainetti venne notato dal tecnico laziale, l'ungherese Emeric Imre Szasz che, su consiglio del consulente giapponese Juro Horikoshi, lo indirizzò sulle medie distanze. Resistente ma non velocissimo, ottenne le migliori soddisfazioni nelle gare a staffetta. Intorno al 1938 la Sezione Pallanuoto ebbe bisogno di trovare un sostituto del portiere [[Girotti Massimo|Massimo Girotti, ormai lanciato stabilmente nel mondo del cinema. I tecnici individuarono in Mainetti un possibile "guardiano dell'arco". Agile, alto, dotato di un formidabile colpo d'occhio, carismatico e in possesso di naturale galleggiamento, progressivamente s'impose come uno dei migliori portieri italiani. Imbattibile nei tiri da vicino, provvisto di un rilancio lungo e preciso, strabiliò i tecnici per il gran numero di rigori parati. Mainetti non ebbe fortuna a livello di Nazionale, in quanto nel 1940 entrò nell'arma aeronautica come pilota di caccia militari e fu impegnato duramente nel conflitto. A livello sportivo, sempre a causa della guerra, non furono organizzate partite tra nazionali. Terminato il conflitto, Mainetti tornò subito a vestire la calottina biancoceleste e nel 1945 vinse il titolo italiano, poi revocato per motivi privi di ogni attendibilità. Solo nel 2021, su ricorso della Società Sportiva Lazio, quel prestigioso titolo fu assegnato ai pallanotisti biancocelesti, ristabilendo così verità e giustizia
Qui di seguito una sua breve biografia professionale tratta dal "Corriere della Sera" del 25 aprile 2000.
Lo chiamavano "Nube bianca" perché il cielo era la sua casa. Ed ora è lassù per sempre, tradito dalle sue ali. Nel pomeriggio di Pasqua Marcello Mainetti ha spiccato il volo con l'immancabile entusiasmo che nemmeno gli 80 anni erano riusciti ad affievolire. Il motore di un esile ultraleggero lo staccava dalla terra. Ma dopo un centinaio di metri è precipitato. "Nube bianca" è morto. Un malessere improvviso, un guasto tecnico? Nessuno per il momento può rispondere. Mainetti aveva messo le ali all'Accademia Aeronautica di Pozzuoli. Aveva poi abbandonato le stellette per entrare negli anni Cinquanta nella LAI (Linee Aeree Italiane), la compagnia di bandiera nazionale, poco dopo trasformata in Alitalia. Volava sui celebri Convair adottando uno stile inconfondibile: alto e slanciato, indossava sempre i guanti bianchi. Era diventato uno dei primi comandanti di DC-8, i mitici jet che avvicinarono gli Stati Uniti alla Penisola rendendo più facile la cavalcata atlantica. Mainetti seguì tra l'altro l'addestramento dei suoi colleghi più giovani, cambiò il volto dell'Alitalia trasformandola da sconosciuta compagnia nazionale a vettore di taglio europeo. Fu anche tra i creatori dell'Anpac, la maggiore organizzazione sindacale degli uomini con le ali. Ora "Nube bianca" è nel "suo" cielo.