Laviosa Enrico
Nato a Bologna il 18 maggio 1897, da Vittorio e Clelia Ferrini. Aveva seguito la famiglia con il padre ingegnere delle ferrovie a Roma. Frequentò il prestigioso Liceo classico Torquato Tasso in via Sicilia a Roma. Attaccante e centrocampista. Gioca nella seconda squadra della Lazio nel campionato del 1911 ma va in campo come titolare rarissimle volte. Nel 1913 si ha notizia di lui, sul bollettino."Lazio", dove viene nominato allievo esporatore. Nel 1915 è in prima squadra in alcuni incontri.
La sua scheda militare recita: Statura: m 1,79. Capelli: biondi, lisci. Occhi: castani. Colorito: roseo. Studente. Via di Porta Salaria, 29. Giunto alle armi ed inserito in qualità di Allievo Ufficiale nel 13° artiglieria il 31 dicembre 1914. Sottotenente di complemento di Artiglieria inquadrato nel 584^ compagnia mitraglieri. Caduto in combattimento sul fiume Livenza nei pressi del Monte Vodice (Loc. Zagomilla) (GO) il 17 maggio 1917 durante la 1° Guerra Mondiale. Il suo Reggimento si distinse nelle battaglie sul Col di Lana, sul Monte Grappa e sul fiume Livenza. Insignito della medaglia d'argento. Si legge il suo nome nel bollettino militare del 27 agosto 1917 che era stato promosso capitano.
Il suo reggimento si era distinto nelle battaglie sul Col di Lana, sul Monte Grappa e sullo stesso Livenza. Insignito della Medaglia d’Argento al V.M., il suo nome si trova nel bollettino militare del 27 agosto 1917 in cui si decretava la sua promozione al grado di capitano. Così viene tratteggiato il profilo di Enrico Laviosa in un volume di poco successivo alla fine del conflitto: «Compiuti al liceo Tasso in Roma gli studi ginnasiali, chiamato fin da fanciullo alla carriera delle armi, entrò nel collegio militare dell’Annunziatella di Napoli, nel novembre 1913. La bontà del cuore,la gentilezza dei modi, la fine bellezza dell’aspetto, l’ingegno e la volontà di far del bene, lo resero carissimo ai superiori ed ai compagni; ottenne la distinzione delle cifre reali, fu capo scelto: il giovane Duca delle Puglie, suo compagno di corso, gli fu particolarmente affezionato». Il citato duca era non altri che Amedeo di Savoia Aosta, futuro viceré di Etiopia. Prosegue il testo: «Dopo un breve corso di mitraglieri a Brescia, egli si avviò al fronte il 29 gennaio 1917, recando nel cuore, con la fede ardimentosa dei suoi diciannove anni, la forza che gli veniva dagli esempi familiari: dal nonno, che fu magistrato integerrimo; dal padre, che è vanto dell’Italia ed affetto devoto d’innumeri amici; dal fratello Antonino, che lo attendeva sul Carso e dall’inizio della campagna combatteva strenuamente, meritando, dopo gli encomi e la medaglia d’argento al valore, la proposta per promozione a capitano».
Nel profilo sono citate anche alcune lettere inviate da Laviosa a casa. Alla madre, il 2 maggio 1917: «Come desidereremmo, noi ufficiali e la truppa, far parte della nostra bella gloriosa brigata, invece di esserne distaccati». Alla famiglia, il 9 maggio: «Da qualche giorno sono molto vicino al caldo, fra poco farò il passo finale, non so ancora verso dove. Io sempre benissimo». Alla sorellina, il 10: «Io sto benissimo, sono sul punto di fare l’ultimo passo per entrare nella zona ora molto calda, sono contentissimo».
Pochi giorni dopo, la tragedia viene così descritta: Dal 14 al 17 la lotta infuria: nel pomeriggio del giorno 17, la vigilia del ventesimo compleanno, una scheggia di granata lo colpisce al capo e lo uccide. È proposto per una ricompensa al valore. Il Maggiore Ettore Cavani così telegrafava all’Ing. Laviosa: “Spettatore e partecipe dell’aspra lotta che sul Cucco affermò il valore del suo Enrico, consacrandolo alla gloria, permettomi inviarle commossa solidarietà di ammirazione e di rimpianto”. Ed il suo caporal maggiore Ferruccio Topi, in una lettera alla propria famiglia, potè dire di lui: “Il povero Laviosa è morto ieri sera… È morto da bravo e da buono”. Raccolto sulla mitragliatrice ove era caduto riverso, fu seppellito devotamente dai soldati: ma la pietà del fratello che, durante il pericolo proprio aveva tremato per lui con triste presentimento e che potè subito accorrere, ne trasportò la salma a Vipulzano
Anche suo fratello Antonino, che per molti anni si credeva essere lui l'atleta morto durante la grande guerra perì il 7 aprile 1943 durante la seconda guerra mondiale, giocherà nel 1920/21 con la maglia della Lazio. Di lui si trova notizia tra i convocati per l'amichevole del 13 febbraio 1921 tra la Lazio e il Collegio Scozzese.
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