Domenica 8 gennaio 1989 - Firenze, stadio Comunale - Fiorentina-Lazio 3-0
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8 gennaio 1989 - 2394. Campionato Italiano di calcio Divisione Nazionale Serie A 1988/89 - XII giornata - Inizio ore
FIORENTINA: Landucci, Bosco, Carobbi (88' C.Pin), Dunga (67' Mattei), Battistini, Hysen, Salvatori, E.Cucchi, Borgonovo, Baggio, Di Chiara II. A disp. Pellicanò, Calisti, Centrone. All. Santarini, D.T. Eriksson.
LAZIO: Fiori, Monti, Beruatto, Pin, Marino, Piscedda, Icardi, Acerbis (57' Di Canio), Rizzolo, Muro (68' A.Greco), Sosa. A disp. Bastianelli, Di Loreto, Prodosmo. All. Materazzi.
Arbitro: Magni (Bergamo).
Marcatori: 18' Borgonovo, 57' Salvatori, 87' Baggio.
Note: esordio in serie A per Valerio Fiori e Alfonso Greco ambedue classe 1969. Ammoniti Di Chiara e Monti. Angoli 8-1 per la Fiorentina.
Spettatori: 22.000 circa di cui 9.800 paganti per un incasso di L. 155.432.000.
La Fiorentina ha ritrovato un'anima. E' brasiliana, cattiva, irruenta, anche se si nasconde nel cuore di un cucciolo. E' l'anima di Dunga, quella che ha aiutato Eriksson e che è tanto mancata a Materazzi. In una partita nella quale avrebbe vinto il più determinato, è stato proprio lui, Dunga, a fare la differenza. Con una spalla in disordine, con i medici atterriti per il rischio di un nuovo infortunio, è sceso in campo. Ha urlato, gesticolato, minacciato tutti i suoi compagni; compreso il compassato Hysen. Ha ordinato il gioco, si è lamentato, ha sbuffato, ma anche sospinto e costruito per raggiungere la vittoria. Gli altri giocatori viola prima sono rimasti atterriti dagli urli del brasiliano, poi si sono messi a correre, a combattere, come non facevano da oltre un mese. Sembrava avessero paura di quel tracagnotto tutto nervi in torsione. Dunga prima ha terrorizzato la Fiorentina e poi la Lazio. Il brasiliano non ha segnato ma ha costruito le condizioni psicologiche affinché la Fiorentina reagisse e la Lazio subisse. Ha fatto quasi un miracolo, anche se la Fiorentina è riuscita a ripetere alcuni errori clamorosi. Ma la Lazio era dimezzata. Le assenze di Sclosa, Gutierrez, Gregucci, Martina e Dezotti non sono scherzi. A un certo punto della partita Materazzi si è trovato costretto a far debuttare due under 20: prima Fiori, poi Greco. Handicap importante in una Lazio che, comunque, appare in difficoltà di gioco.
Eppure questa Lazio dimezzata ha avuto a disposizione due occasioni che avrebbero potuto modificare la stesura definitiva della partita. La traversa colpita da Muro nei primi minuti e, nel finale del primo tempo, il gol clamorosamente mancato da Acerbis (errore incredibile e infantile di Hysen), avrebbero potuto riportare nella Fiorentina i fantasmi della crisi. Ha segnato Borgonovo, febbricitante ma formidabile quando riesce a giocare negli ultimi 20 metri Una sua zuccata (17') ha aperto la strada al successo. Corner teso di Baggio sul primo palo. Fiori non ha neppure abbozzato l'uscita, i difensori laziali sembravano pietrificati, e lui, l'attaccante recuperato, è stato svelto e furbo nello schiacciare la palla in rete.
Eppure dopo quel gol la Fiorentina ha giocato senza incantare, ma ha tenuto. In altre occasioni aveva smesso di remare facendosi portare dalla corrente (sconfitte di Como e Verona) ma questa volta Dunga le ha impedito di mollare. L'errore di Hysen (43') avrebbe potuto permettere il pareggio: gran fuga di Ruben Sosa, lo svedese in apnea, cross, tocco di Pin e incredibile la conclusione di Acerbis praticamente a porta vuota. Palla alle stelle. Nella ripresa (49') una trattenuta di Battistini ai danni di Rizzolo avrebbe potuto cambiare ancora il risultato, era successo in area, ma poi la Lazio è scoppiata. Un quasi debuttante, Salvatori, ha infilato di rabbia il 2-0, dopo una lunga azione in area laziale. E la partita è finita. In extremis il colpo di classe di Baggio (17 gol fra campionato e Coppa Italia), su punizione, nel sette. Tre gol per una Lazio che quasi non c'era, ma anche tre gol per Eriksson. Sapevano tutti che in questa partita si giocava la credibilità del tecnico svedese. I Pontello lo avevano difeso con determinazione, ma senza Dunga, senza la rabbia che in modo contagioso ha distribuito a tutta la squadra, i sospetti di una frattura fra allenatore e giocatori avrebbero messo in seria discussione la sua panchina. Eriksson ha vinto e la Fiorentina ha vinto per lui. Adesso Eriksson avrà a disposizione cinque giorni di tranquillità prima di affrontare la Juve. E la Lazio? Il caso, malamente, vuole che per Materazzi sia tempo di derby. In una partita può risolvere tutti i problemi, oppure infilarsi in un pericoloso tunnel. Se batte la Roma diventerà un trionfatore, se perderà lo accuseranno di trascinare la Lazio in B. E' l'altalena del calcio in Italia.
Fonte: La Stampa