Domenica 7 giugno 1987 - Roma, stadio Olimpico – Lazio-Lecce 0-0
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7 giugno 1987 - 2326 - Campionato di Serie B 1986/87 - 36ª giornata
LAZIO: Terraneo, Camolese, Acerbis, V.Esposito (83' Podavini), Gregucci, Marino (40' Filisetti), Poli, Caso, Magnocavallo, Pin, Mandelli. A disp. Ielpo, Piscedda, A.Schillaci. All. Fascetti.
LECCE: Negretti, Vanoli, Danova, S.Enzo, Miceli, S.Nobile, Raise (63' Tacchi II), Barbas, Pasculli, Levanto, Paciocco (63' G.Colombo). A disp. Boschin, Panero. All. Mazzone.
Arbitro: Sig. Lo Bello di Siracusa.
Note: giornata estiva, terreno ottimo. Ammoniti Levanto, Gregucci, Pasculli per gioco scorretto, Raise per conportamento non regolamentare. Angoli 10-2 per la Lazio. In tribuna Eriksson, Trapattoni, Vinicio e Castagner.
Spettatori: 45.000 circa.
Con il pareggio ottenuto contro il Lecce all'Olimpico, la Lazio è venuta a trovarsi nella «grande ammucchiata» di fondo classifica. Considerando che domenica prossima i biancocelesti dovranno far visita al Pisa che tenterà di riacciuffare i punti preziosi perduti a Cagliari, per la formazione di Fascetti si annuncia un finale di campionato al cardiopalmo. Lo stesso discorso potrebbe essere valido per il Lecce che insegue l'obiettivo opposto. Ieri gli uomini di Mazzone hanno tentato il colpo a sorpresa ma hanno trovato sulla loro strada una Lazio disperata, che non ha lasciato molto spazio ai loro propositi.
La necessità di inseguire a tutti i costi il successo, ha finito inevitabilmente per incidere sul gioco delle due squadre. Più che una partita di calcio, si è vista una battaglia senza esclusione di colpi che l'arbitro Lo Bello ha faticato a tenere in pugno. Sul suo taccuino sono finiti i nomi dei 5 ammoniti Gregucci, Pasculli, Raise, Levanto e Mandelli.
Colpito duro al 29', Marino è stato costretto a lasciare il campo dopo 7 minuti con il braccio sinistro fasciato. Il rumoroso incitamento di circa 4 mila sostenitori pugliesi dalla curva sud, ha contribuito a rendere ancora più elettrica l'atmosfera. Nonostante il gran caldo, le due formazioni non si sono risparmiate. La Lazio ha visibilmente accusato, soprattutto sul piano psicologico, l'incapacità di ritrovare l'antica manovra che le aveva consentito di annullare la pesante penalizzazione di 9 punti. Ora la squadra di Fascetti, che qualche settimana fa si sentiva ormai al sicuro, sta pagando lo sforzo.
In attacco Mandelli si è rivelato troppo fragile per sostenere dignitosamente il ruolo in un torneo difficile e faticoso come quello di serie B. Poli ha tentato qualche coraggiosa iniziativa, ma non ha trovato collaborazione. Assente Fiorini, è toccato a Magnocavallo indossare la maglia n. 9 ma non per giocare da centravanti. Sul fronte opposto, la squadra leccese a tratti ha dato l'impressione di possedere un gioco più preciso, rapido, nel contropiede in cui emergeva la classe di Barbas e di saper applicare assai bene la tattica del pressing. Tuttavia è stata la Lazio ad avere a portata di mano l'occasione per infrangere l'equilibrio in campo. Al 20' Magnocavallo passava di precisione a Camolese il quale, dalla lunga distanza, faceva partire un tiro a spiovere che dopo aver colpito la traversa della porta pugliese si perdeva sul fondo.
La partita continuava ad offrire un certo interesse unicamente per l'ardore agonistico dei giocatori. Solo nella prima parte della ripresa, la Lazio dava segni di un vigoroso risveglio che creava qualche difficoltà agli avversari. Ma i romani, bravi nell'impostare la manovra, si perdevano nell'area del Lecce sprecando un paio di favorevoli occasioni. I pugliesi tuttavia, pur subendo la superiorità, territoriale del padroni di casa, si rendevano protagonisti di una valida riscossa che con Barbas, Enzo e Pasculli, imprimeva al pareggio il marchio della legittimità.
Fonte: La Stampa
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