Domenica 6 ottobre 1991 - Roma, stadio Olimpico – Roma-Lazio 1-1
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6 ottobre 1991 - 2497 - Campionato di Serie A 1990/91 - VI giornata
ROMA: Cervone, Garzya, Carboni, Bonacina, Aldair, Nela, Hassler, Di Mauro (76' Salsano), Voller, Giannini, Rizzitelli. A disp.: Zinetti, Pellegrini, Piacentini, Muzzi. All. O.Bianchi.
LAZIO: Fiori, Bergodi, Bacci, Pin, Corino, Soldà, Stroppa, Doll (76' F.Marchegiani), Riedle, Sclosa, Sosa. A disp.: Orsi, Vertova, Melchiori, Neri. All. Zoff.
Arbitro: Sig. Beschin (Legnago).
Marcatori: 65' Riedle, 81' Rizzitelli.
Note: giornata serena, clima mite, terreno in buone condizioni. Ammonito Sosa per simulazione.
Spettatori: 65.000 circa.
Un derby brutto che per quindici minuti piace alla Lazio e per una decina di minuti piace alla Roma. In compenso non piace mai agli spettatori, ma questo è un particolare secondario in quanto allo stadio non si va per divertirsi ma per soffrire. Comincia a piacere alla Lazio al sessantacinquesimo minuto, perché finalmente passa in vantaggio con Riedle e ci rimane fino all'ottantesimo allorché pareggiano i giallorossi con Rizziteli. Da quel momento se la spassano o credono di spassarsela i romanisti. Si poteva immaginare che una delle due squadre vincesse? No, perché all'Olimpico non si vince se si abita nella Capitale e anche perché di vincere nessuna delle due se lo sarebbe meritato.
Il derby si inizia con la Roma che fa fuoco e fiamme. Fuoco e fiamme che non bruciano niente. I giallorossi, i cui fans hanno alzato in curva uno striscione che dice, esagerando un po', «Siamo gli unici eredi di un grande impero», producono una di quelle confusioni che raramente si osservano su un campo di calcio. E' la conseguenza di una strenua volontà di vittoria. In tale confusione eccellono per spirito guerriero Voller e Rizzitelli. Giannini e Haessler, che sono due persone fini, si trovano in evidente imbarazzo. La differenza tra il nazionale italiano e il nazionale tedesco è che il primo, rendendosi conto di dover combattere, ci prova, seppure i risultati non premino al massimo lo sforzo, mentre il secondo si assesta su una posizione di vedetta: guarda e studia. E la Lazio che fa? Praticamente nulla.
I biancocelesti interpretano il derby come se fosse meno di una partita qualsiasi, con signorile distacco. In realtà sotto il signorile distacco si nasconde una fifa nera che li costringe a raggrumarsi sul trespolo in attesa di momenti migliori. Malgrado questo atteggiamento, succede che a un certo punto Riedle riesca a passare la palla a Stroppa il quale a sua volta esegue un centro per non si sa bene chi; Cervone esce a intercettare l'aria, Aldair partorisce un liscio storico, la palla giunge inaspettata a Sosa che sorpresissimo si interroga. Il responso è una ciabattata allarmante a porta vuota. Il mancato successo immalinconisce la Lazio che già sembrava un funerale e spinge i giallorossi a prodigarsi in un supplemento di confusione.
Si giunge così al termine del primo tempo. La ripresa propone una novità: si gioca, non in maniera trascendentale, ma si gioca. E lo fa meglio la Lazio. Cresce Stroppa, cresce Sosa, Riedle non cresce perché nessuno gli fa un cross ma è in agguanto e al 65', favorito da un intelligente stop di petto smarcante di Sosa, sfodera il colpo del vantaggio. La Roma se la prende moltissimo, a cominciare da Haessler che si decide a entrare nel derby prima in duetto con Voller marcato a vite da Garzya, poi in proprio con una gran punizione e quindi con un invito a Rizzitelli che subito lo raccoglie trasformandolo in un colpo di testa. Si tratta di un colpo di testa di tipo languido, e il pallone languidamente si dirige verso la porta. Moltissimi portieri non avrebbero avuto difficoltà a fermare quell'esangue corpo volante, ma Fiori non entra nel numero dei moltissimi, è al contrario uno dei pochi che non ce la fanno. Ed è il pareggio.
Si potrebbe scrivere la parola fine, se non ci fosse un epilogo di non esile interesse. Siamo ai minuzzoli della sfida e Sosa entra arroventatissimo in area giallorossa. Garzya tenta di afferrarlo e forse lo afferra. Sosa precipita a terra. L'arbitro lo ammonisce per falso in luogo pubblico. Sosa se ne resta buono sull'erba perché se protesta arriva la cacciata. Era rigore? A vedere la scena dall'alto, sembrava di sì. Ma siamo più bravi noi o l'arbitro Beschin, che è uno dei massimi ammonitori della storia del calcio? Non facciamo in tempo a chiedercelo, che il fronte si rovescia e Rizzitelli corre per infilarsi in area biancoceleste. Lì giunto, trova ad accoglierlo Sclosa e Soldà. Il più inospitale risulta Soldà e Rizzitelli stramazza. Qui, sempre dal nostro punto di vista, il rigore c'è, ma è destino che le nostre opinioni e quelle di Beschin divergano.
Strano destino quello del 97° derby romano. Più dell'1-1 (anche nelle recriminazioni per rigori non dati) a tener vivo il dopo partita è stata una beffa dei tifosi laziali: un assegno di stoffa bianca lungo 5 metri intestato agli ultra giallorossi ed emesso dalla «banca di Fiuggi» (sono riportati anche il numero di conto e dell'assegno stesso). Uno scherzo che, condito dall'altro striscione «La Roma non si discute... si paga», ha fatto saltare i nervi a Ciarrapico, al suo primo derby da presidente. «Cattivo gusto da parte dei laziali, bene hanno fatto le forze di polizia ad intervenire duramente. Calleri poi, dovrebbe adoperarsi ad insegnare l'educazione a questa gente. Prevenire certi striscioni è compito dei presidenti». L'altro presidente. Calleri appunto, non aveva visto lo striscione e per un po' non ha capito le parole di Ciarrapico. Dopo la spiegazione ha reagito: «In casa giocava la Roma, compito loro tenere fuori dallo stadio oggetti e persone non gradite». Lo show da grande attizzatore di Ciarrapico non s'è esaurito. A parlare per primo di rigori negati è proprio lui: «Assoluta superiorità della Roma. La Lazio s'è salvata con quella che preferisco chiamare "fortuna". Ha vinto la Roma per me». Tradotto in lingua quella «fortuna» sarebbe la negazione del presunto rigore su Rizzitelli all'89'. Calleri replica, ma più moderato: «Rigore netto, che poteva chiudere la gara all'82', quello su Sosa. Il pari, comunque, è un risultato giusto».
Fonte: La Stampa