Domenica 20 ottobre 1991 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Genoa 1-1
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20 ottobre 1991 - 2498 - Campionato di Serie A 1990/91 - VII giornata
LAZIO: Fiori, Corino, Sergio, Pin, Gregucci, Soldà, Bacci, Doll (69' Stroppa), Riedle, Sclosa, Sosa. A disp.: Orsi, Bergodi, Melchiori, Neri. All. Zoff.
GENOA: Braglia, Torrente, Branco, Eranio, Caricola, Signorini, Ruotolo, Bortolazzi, Aguilera, Skuhravy, Fiorin. A disp.: Berti, Collovati, Ferroni, Onorati, Pacione. All. Bagnoli.
Arbitro: Sig. Pairetto (Torino).
Marcatori: 35' Pin, 82' Aguilera.
Note: ammoniti al 5' Caricola, 33' Eranio, 81' Bacci.
Spettatori: paganti 11.912, incasso 333.070.000 lire; abbonati 20.550, quota abbonati 553.074.771 lire.
Le azioni salienti. 26': Sosa si libera e calcia dal limite, Braglia devia in corner. 33': Fiorin scodella verso il secondo palo, Skuhravy salta e poi si avvita su se stesso, complice un intervento di Gregucci, Pairetto non concede il rigore e ammonisce Eranio per proteste, 35': Skuhravy ferma fallosamente Sosa; punizione, l'uruguayano tocca per Pin che da 25 metri batte Braglia, 1-0. 49': gran punizione di Branco, Fiori è battuto, traversa. 62': Riedle lancia Sosa che scarta anche Braglia ma la sua conclusione finisce sul braccio di Signorini, Caricola spazza via. 75': Eranio si catapulta su Stroppa, la Lazio reclama il calcio di rigore. 83': palla lunga di Signorini, svetta Skuhravy, Corino stoppa con una mano, perde il controllo della palla e Aguilera infila Fiori: è l'1-1.
Il succo di Lazio-Genoa, dopo minuziosa spremitura dei particolari, sta infine in un paio di episodi da moviola che avrebbero potuto stravolgere il senso di una partita altrimenti avviata, come in definitiva è stato giusto, verso il pareggio. Al 33' l'arbitro Pairetto (forse coperto) non ha accordato al Genoa un rigore apparso legittimo dalla tribuna: Skuhravy non ha potuto schiacciare in rete un cross di Fiorin anche perché lo stopper laziale Gregucci, evidentemente appassionato di rugby, ha tratto insegnamento da tale sport per evitare al cecoslovacco di raggiungere la meta aggrappandosi al suo corpo. Sul capovolgimento di fronte lo stesso Skuhravy ha fermato l'unica fonte di pericolo dell'attacco biancoazzurro, vale a dire l'uruguayano Sosa. E Pin ha inventato la traiettoria giusta per la punizione del vantaggio laziale.
Nel secondo tempo, quando persino Zoff si era reso conto che Doll aveva ormai esaurito le (bagnate) cartucce a disposizione dopo la fatica infrasettimanale di Norimberga, ecco Eranio (75'), in ritardo, franare sul fresco Stroppa dando però l'impressione di cercare il pallone. La Lazio ha invocato il rigore che poteva chiudere la partita (e la cosa avrebbe doppiamente indispettito il Genoa vittima del primo sopruso), invece è stata la squadra di Bagnoli, ormai avvezza alle rimonte, a ricucire gli strappi e raggiungere all'83' il pareggio con Aguilera. Va subito detto che l'uruguayano del Genoa, a differenza dello scatenato Sosa, non è mai stato in partita. Il terzino Corino, preferito a Bergodi, aveva fino a quel momento annullato agevolmente il folletto sudamericano. Ma è bastata un'incertezza, l'unica, e Aguilera è stato più lesto di un gatto. La legge dell'Olimpico, quella che vuole le squadre capitoline incapaci di vincere nel proprio stadio, ha colpito ancora una volta (sono ormai sette, quattro contro la Lazio). Zoff, affranto, è rimasto a guardare, mentre la gente della curva Nord ha preso a fischiare, un po' contro la dabbenaggine della Lazio, molto contro la presunta ruberia perpetrata dal Genoa. E invece, sia chiaro, la formazione ligure non ha rubato nulla.
La Lazio ha comandato il gioco per i primi 45' di gara e ha risposto con vigoria anche nel primo quarto d'ora della ripresa. Poi è bastato che calasse Sergio, al rientro e autore di una prova maiuscola per 60', per perdere di vista la vittoria, onestamente meritata fino a quel punto nonostante il rigore non dato al Genoa. Non abbiamo ancora citato Riedle, ma, a parte una conclusione e un passaggio per Sosa, il tedesco è apparso giù di tono sul piano fisico. Forse è stato un azzardo farlo giocare. Ma alla fine quello che manca alla Lazio sembra proprio la grinta che sa sorreggere invece il Genoa di Bagnoli nei momenti decisivi. La forza di reagire che permette ad esempio a Skuhravy di rialzarsi e continuare anche dopo tutte le botte prese dal coriaceo Gregucci.
Fonte: La Stampa