Domenica 6 febbraio 2005 - Milano, stadio Giuseppe Meazza - Milan-Lazio 2-1
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6 febbraio 2005 - 3134 - Campionato di Serie A 2004/05 - XXIII giornata
MILAN: Dida, Stam, Nesta, Maldini, Kaladze (59' Serginho), Gattuso, Pirlo, Seedorf (62' Cafu), Kakà, Crespo, Tomasson (57' Shevchenko). A disposizione: Abbiati, Ambrosini, Dhorasoo, Rui Costa. Allenatore: Ancelotti.
LAZIO: Peruzzi, Siviglia, Giannichedda, Fernando Couto, Oddo, A.Filippini, Dabo, E.Filippini, Cesar (32' Liverani, 59' Seric), Rocchi, Pandev (76' Di Canio). A disposizione: Sereni, Talamonti, Muzzi, Bazzani. Allenatore: Papadopulo.
Arbitro: Sig. Rosetti (Torino).
Marcatori: 56' Oddo (rig), 72' Shevchenko, 90' Crespo.
Note: serata fredda, terreno in cattive condizioni. Ammoniti: Stam, Dabo, E.Filippini e Rocchi per gioco scorretto, A.Filippini per mani volontario, Couto per comportamento non regolamentare. Calci d'angolo: 6-2. Recuperi 1' p.t., 4' s.t.
Spettatori: paganti 4.172 per un incasso di euro 88.000,00, abbonati 52.673 per una quota di euro 871.285,63.
La Gazzetta dello Sport titola: "Il Milan salta sull'ultimo treno. In fondo al recupero Crespo trova il guizzo che porta i rossoneri a -2. E lascia la Lazio nei guai. Tutto nel secondo tempo: apre Oddo su rigore, pareggia Sheva su punizione e decide Crespo".
Continua la "rosea": Batticuore Milan. A quarantotto secondi dalla fine, Kakà fa l'unica cosa da Kakà della sua insignificante partita, cioè conquista una respinta sulla trequarti e punta deciso verso Peruzzi, poi giunto ai venti metri scocca un rasoterra che supera il portiere e pare destinato nell'angolino basso. Un palo Juventino si oppone ma sulla respinta il più lesto di tutti è Crespo che colpisce in precario equilibrio e manda la sfera a sbattere sull'altro palo, che tifa chiaramente per i padroni di casa e per tutti coloro che vogliono un campionato avvincente sino al termine. E quel pallone che carambola in rete a decretare l'ingiusta sconfitta della Lazio, ricolloca il distacco dallo scudetto a portata... di scontro diretto: meno due. In questo modo rocambolesco e fortunoso, il Milan porta a compimento quella che alla vigilia appariva una missione agevole e che sul campo si è tradotta in una faticaccia immane, oltre che in un serio attentato alle coronarie di Galliani. Già il pareggio, acciuffato da Shevchenko su punizione con una prodigiosa staffilata nel sette dai trenta metri, era apparso un premio eccessivo per lo spento Milan di giornata, che ha regalato un'ora agli avversari. Un arco di tempo che gli uomini di Papadopulo mettevano a profitto con Oddo, freddo e abile nel trasformare un rigore procurato da Stam con un intervento folle (gamba alzata sul petto di Rocchi) a sottolineare la sua disastrosa serata. Siamo all'undicesimo della ripresa e solo a questo punto Ancelotti inserisce ciò di cui la sua squadra aveva bisogno sin dal primo istante della contesa: due ali vere. Ecco Cafu e Serginho, allora, e riecco Sheva, necessario a creare quel movimento che Tomasson e Crespo non erano riusciti a fare fin lì anche per la scarsa assistenza dei compagni di centrocampo, parsi la bruttissima copia della formazione scintillante e inarrestabile di Messina.
Senza spinta esterna e senza ritmo collettivo (il pressing, questo sconosciuto), il Milan ha annaspato nelle sabbie mobili create da Papadopulo con la perizia di chi ha fatto i campionati minori e sa quando è il caso di badare unicamente al sodo per portare a casa il punticino e magari il colpo gobbo. E' una Lazio che aspetta i rossoneri nella sua metà campo e la barriera davanti a Peruzzi, formata da otto uomini, risulta praticamente insuperabile perché Pirlo e Seedorf tocchettano lentamente e lateralmente. Così si va solo a sbattere contro il muro. Ai suoi due attaccanti, Papadopulo ha affidato il compito di rallentare il più possibile la ripartenza dell'azione rossonera e tutti gli altri rimettono puntualmente nella metà campo milanista i palloni trascinati a fatica dalle parti dell'area biancoceleste. Al Milan mancano velocità, potenza, determinazione. Sono le qualità esibite a profusione tre giorni fa a Messina, ma sembra che siano rimaste sul terreno del San Filippo. E allora è impossibile mettere in difficoltà l'ordinata difesa laziale. Ci si chiede ben presto cosa ci faccia Cafu in panchina. Ancelotti ha ignorato la legge del turnover, riconfermando tutti eccezion fatta per il brasiliano, che sarebbe stato preziosissimo. Dice: ci sono regole non scritte nella gestione di un gruppo, Stam “doveva” giocare contro la Lazio. Sarà pure vero, ma intanto i rossoneri gettano alle ortiche l'intero primo tempo. Perché non trovano la minima spinta dalle fasce e al centro Kakà finisce regolarmente nell'imbuto creato dai difensori, risultando del tutto assente dalle azioni di attacco: dovrebbe partire da lontano, ma sembra privo di energie. A destra il duo Gattuso-Stam non riesce a confezionare nemmeno un cross, a sinistra Kaladze si fa vivo solo allo scadere (Crespo è la torre, Tomasson in rovesciata manda alto) mentre Seedorf trotterella su ritmi da allenamento. Risultando comunque l'unico rossonero pericoloso quando dal limite scocca un collo destro che Peruzzi respinge con i pugni (27').
E' anche l'unica parata del portiere ospite! Da notare che la Lazio subisce questo affondo nel (lungo) periodo in cui Papadopulo riflette se è il caso di sostituire l'infortunato Cesar con Seric oppure con Liverani: il dibattito in panchina dura sette minuti, probabilmente è il cambio più meditato nella storia del campionato. Nell'estenuante titic-titoc milanista, gli ospiti riescono ad inserirsi in una circostanza, quando Antonio Filippini spedisce nel mezzo un pallone velenoso che Nesta lascia a Dida e Dida lascia idealmente a Nesta: tra i due indecisi Pandev per un soffio non riesce a metterci la zampa. La fischiatina che saluta la fine del tempo, rivela tutta l'ansia del popolo rossonero: di questo passo, la Juve può continuare a perdere in assoluta serenità. Ma alla seconda occasione che le capita, la Lazio fa male. Liverani lancia in area per Rocchi, Stam lo travolge senza motivo (poteva accompagnarlo sull'esterno, il tiro non era facile) e l'arbitro fischia il rigore. Colpito dal ceffone, Ancelotti si riscatta facendo le mosse opportune. Poi arrivano in suo soccorso la classe immensa di Sheva, che s'inventa il pareggio, e l'ultimissima percussione, dove l'abilità tecnica di Kakà e Crespo si mischiano alla poderosa spinta della buona sorte. Così in una settimana il Milan ha recuperato sei lunghezze alla Juve. Papadopulo avrebbe molto da recriminare sulla sfortuna nera incontrata in quei secondi finali. Capello ancora di più.
la Repubblica titola: "I biancocelesti in vantaggio grazie ad un rigore di Oddo. Pareggio di Shevchenko su punizione. Al 94' Crespo fa 2-1. Il Milan batte in extremis la Lazio, tanta fatica ma la Juve è più vicina".
Continua il quotidiano: Il solito finalissimo del Milan che ha segnato al 49' il gol della vittoria con l'ex laziale Crespo dopo un palo di Kakà. Shevchenko aveva pareggiato dopo il rigore di Oddo e comunque era stata una brutta serata per la squadra di Ancelotti, che aveva dovuto aspettare il ritorno dell'ucraino nella ripresa per andare a rete su punizione. La parentesi di Messina si è chiusa e i rossoneri hanno ripreso a stentare. Stavolta Crespo e Tomasson, alle prese con una difesa serrata, hanno faticato a passare. I rossoneri hanno vinto in extremis, ma qualcosa non funziona più come in altri tempi. E comunque sono a due punti dalla Juve e questa è una vittoria che farà morale. Per la squadra di Papadopulo un'altra botta. La Lazio, alla disperata ricerca di qualche punto per la sua difficile classifica, ha presentato Giannichedda centrale e ha tenuto ben otto uomini davanti all'area di rigore; ha poi cercato il contropiede con Pandev e Rocchi mentre A.Filippini e Cesar (finché non s'è fatto male, al 25', ed è stato sostituito da Liverani) hanno cercato di ispirare la manovra, ma i loro traversoni non hanno trovato pronti Rocchi e Pandev. Il Milan infatti in fase difensiva è apparso un po’ carente sul fianco sinistro, mentre Nesta non è stato impeccabile. Molto tonico invece Stam, sia in fase di interdizione che nel proporsi per il tiro (19'), ma autore nella ripresa del fallo che ha provocato il rigore. La verità è che con tanti uomini davanti all'area di rigore laziale, il Milan non è riuscito a ragionare e a mantenere i collegamenti con le marcatissime punte ed ha perso lucidità col passar dedi minuti. I playmakers Pirlo, Seedorf e Kakà, braccati dai laziali, sono caduti nella ragnatela biancoceleste e sono riusciti a tentare solo poche volte l'affondo: con Seedorf al 27' su imbeccata di Kakà (respinta di Peruzzi) e con una girata di Tomasson (fuori) dopo un traversone di Kaladze da sinistra e torre di Crespo per il danese al 45'.
Per il resto, un mulinare a vuoto di gambe, qualche botta, molti errori e uno spettacolo tutto sommato poco esaltante, nella ghiacciaia di San Siro. Il Milan nella ripresa ha cercato di aggredire in maniera più efficace, ma i soliti traversoni non hanno avuto esito. Anzi, è stato Liverani al 7' a effettuare un tiro, peraltro centrale, verso la porta di Dida. E al 9' un lungo lancio di Liverani per Rocchi, per l'intervento di Stam che ha messo giù l'attaccante, Rosetti ha fischiato il rigore, non accettato dai rossoneri. Comunque, il rigore di Oddo, sulla sinistra di Dida (che non ha deviato per un pelo), ha sbloccato il risultato e a questo punto Ancelotti ha tirato fuori Shevchenko, poi Serginho e Cafu al posto di Tomasson, Kaladze e Seedorf, mentre Liverani - infortunato - è stato rimpiazzato da Seric. La partita è cambiata. Il Milan è sembrato più aggressivo sulle linee esterne. Shevchenko non ha dato forza di testa a un cross di Cafu, Crespo non ha messo dentro un rasoterra di Shevchenko, mentre la difesa laziale è sembrata in confusione. Così al 27' su punizione da circa 30 metri, Shevchenko ha fulminato l'immobile Peruzzi sulla destra. Papadopulo ha inserito Di Canio al posto dell'infortunato Pandev. La Lazio ha cercato di perder tempo e spezzare il ritmo dei rossoneri che hanno mandato al tiro Cafu al 31' (fuori) e Stam al 46' (alto) , mentre la difesa biancoceleste ha continuato a ballare ed menare. Così dopo un palo di Kakà al 49', Crespo ha insaccato facendo carambolare la palla sull'altro montante. Esultanza rossonera e Milan a due punti dalla Juve. Ma che serata!