Domenica 6 aprile 1997 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Piacenza 2-0
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Campionato Italiano di calcio Divisione Nazionale Serie A 1996/97 - 26ª giornata - Lazio-Piacenza 2-0
LAZIO: Marchegiani, Negro, Grandoni, Chamot, Gottardi, Rambaudi, Venturin, Okon (84' Baronio), Marcolin, Protti, Signori (79' Piovanelli). n.e. Orsi, Di Lello, Paniccia, Federici. All. Zoff.
PIACENZA: Taibi, Lucci, Polonia, M.Conte, Tramezzani (63' Valtolina), Di Francesco (80' Valoti), Pari, Moretti (80' Pin), Scienza, Tentoni, Piovani. n.e. Marcon, Maccoppi, Delli Carri, Luiso. All. Mutti.
Arbitro: Sig. Pellegrino (Barcellona Pozzo di Gotto).
Marcatori: 31' Signori (rig), 73 Rambaudi.
Note: ammoniti Tramezzani e Chamot. Calci d'angolo: 4-4. Recuperi: 2' più 3'.
Spettatori: 33.535 per lire 1.019.563.000 (abbonati 26.371 per una quota di lire 805.588.000, paganti 7.164 per un incasso di lire 213.975.000).
La Gazzetta dello Sport titola: "Mezza squadra titolare basta a mandare il Piacenza in zona B. Era lunghissima la lista degli assenti, ma ci pensano Marchegiani, Okon e Signori a centrare la vittoria. Il Piacenza ora dovrebbe fare lo spareggio per salvarsi. Dall'emergenza spunta la Lazio".
Continua la "rosea": Casiraghi, Nedved, Fuser, Nesta, Favalli, Buso, Fish. Quelli che non c'erano, in rigoroso ordine di importanza. Mezza Lazio. L'altra mezza ha battuto 2-0 il Piacenza, da ieri ufficialmente in zona retrocessione, finisse qui il campionato dovrebbe disputare lo spareggio col Perugia. Niente di facile, per i biancocelesti. Nemmeno il rapporto col pubblico, dimentico delle difficoltà oggettive della squadra tanto da fischiarla quando nella ripresa in vantaggio d'un gol è stata a lungo in balìa dell'avversario. Prodigo, va detto, come pochi altri. La Lazio di Zoff, 17 punti in 8 partite, ha incamerato la sua terza vittoria consecutiva (record stagionale) grazie soprattutto a tre uomini: Marchegiani, santo protettore fin dal via, quando s'è opposto al solitario Tentoni, e poi capace di ripetersi su Scienza e Valtolina nella ripresa. Okon e Signori, i due infortunati di lungo e medio corso rientrati per l'occasione, giusto per lasciare i ragazzini della Primavera in panchina: Okon è stato il più bravo di tutti, anche se il suo gioco di prima, la sua testa alta, la straordinaria capacità di unire classe a umiltà non sono ancora sufficientemente apprezzati dai palati fini dell'Olimpico. Signori è ormai cinico nel distribuire col contagocce le proprie risorse, ma come un vecchio farmacista non sbaglia un dosaggio che sia uno. Sua la punizione che ha provocato il rigore dell'1-0 (Conte che frana maldestramente su Protti), sua l'esecuzione fredda alla destra di Taibi, suo infine il delizioso cross (da insistita azione di Okon) a pescare Rambaudi dalla parte opposta, per il definitivo 2-0. Nulla di più, ma scusate se è poco. Il Piacenza ha tuttavia di che rammaricarsi. Anche se chi è causa del suo mal...L'occasione di affrontare una Lazio così mal ridotta era ghiotta, e infatti Mutti tutto ha fatto fuorché rinunciare a giocarsi la partita. Non è colpa sua se c'era Marchegiani, e soprattutto se Di Francesco, sul finire del primo tempo, ha incredibilmente alzato sopra la traversa da due passi, con l'intera retroguardia della Lazio consegnatasi all'inevitabile gol dell'1-1.
E' stata questa la chance più clamorosa d'una serie certo più lunga di quella della Lazio, a riprova che alla fine la differenza la fa chi deve buttare dentro il pallone. Stupisce piuttosto, che in mezzo a tanta generosità e pur decidendo di passare al tridente intorno al quarto d'ora della ripresa (fuori il terzino Tramezzani, dentro Valtolina), Mutti non abbia trovato uno spazio per Luiso. Uno che quella rovesciata al Milan ormai non la dimenticherà più. Valtolina, beninteso, è andato forte, mettendo in crisi Negro, ma Tentoni e Piovani sono rimasti gli stessi di sempre. Bravini, ma senza il gol facile. Lazio d'emergenza, dicevamo. Non tanto nella difesa, comunque ancorata all'esperto Chamot e a un Grandoni un po' in ribasso, col redivivo (grazie a Zoff) Gottardi proposto a sinistra, ma a centrocampo. Dove supplire a Fuser e Nedved è stato proprio un problema. Risolto con un laterale sinistro, Marcolin, che tutto ha fuorché il passo del cursore di fascia. Ciò nondimeno, è stato proprio a metà campo che la Lazio ha vinto la sua partita, con quel Moretti troppo tenero per Okon e la sua lucida regia. E con Venturin, altra creatura zoffiana. Troppo lunga per via di due punte (Protti e Signori) per niente disposti al sacrificio dei rientri, la Lazio ha rischiato soprattutto sulle sventagliate di Lucci, più regista che libero staccato. Ma alla fine i conti sono ugualmente tornati. Aspettando qualche titolare in più.
Dal Corriere della Sera:
Senza sognare Ronaldo, il presidente allenatore Dino Zoff continua a spremere vittorie (terza consecutiva) dalla Lazio operaia, che propone quasi una struttura alternativa per affondare i piacentini. Sei o sette titolari assenti non sono uno scherzo, ma forse nessuno può portarsi via l'anima biancoceleste recuperata dopo le illusioni zemaniane, come dimostrano 14 punti nelle ultime 7 partite che significano quinto posto e zona-Uefa pienamente riagganciata. Spifferi di buona sorte sembrano rafforzare queste intese morali, spalancando al momento giusto capovolgimenti decisivi per alleggerire sofferenze difensive e beffare antagonisti che divorano occasioni. Il Piacenza proviene dai propri errori realizzativi quando si ritrova sottosopra causa una banale punizione di Signori calciata verso l'area di Taibi. Scatta Protti, finora nullo, e tanto Di Francesco quanto Conte un po' scivolano e parecchio spingono alle sue spalle. Questa la scena madre d'un castigo forse immeritato, dove il rigorista Signori costringe l'allenatore Mutti ad improvvisare l'assedio, con mezzi davvero poco acuminati. Tentoni cerca inutilmente di trapassare Marchegiani, valorizzando in un paio di sequenze la migliore organizzazione dei compagni, specie Scienza e Pari avvantaggiati dal passo moviolato dell'accoppiata centrale Okon-Venturin.
Tuttavia gli innamorati laziali aspettano caritatevoli la buona stella del signor Dino. Il furore laziale evidenziato dalle chiusure di Chamot e dai "tagli" solitari griffati Rambaudi non merita sofisticati approfondimenti relativi agli schemi sviluppati. Schemi di là da venire, una squadra allungata, rappresa attorno al convalescente Signori, che fissa il vantaggio dagli undici metri dopo aver toccato da sponda pochi palloni. Chi vanta i cambi di marcia degli squalificati Nedved e Fuser? Quale prodigio distributivo sbloccherà mai Protti, che mima goffamente Casiraghi? Metabolizzata l'iniquità, i piacentini all'arrembaggio vedono ancora il regno dell'impossibile nell'area laziale, ché perfino Di Francesco, prossimo romanista, sbaglia sotto misura di controbalzo l'elementare pareggio. Né Scienza vanta sullo slancio successivo la freddezza per capitalizzare l'assist scaturito dall'aggiramento di Piovani. Mastro Mutti, atteso a Napoli nella prossima stagione, tradisce l'ansia che diffondono pure i risultati-contro di Cagliari e Perugia. Perciò sarebbe importante davvero se Tentoni aggiustasse il tiro almeno nel prosieguo, connotato invece dai suoi spari a salve. E quando non sproposita, rallenta al punto di consentire una provvidenziale interferenza di Negro da raccontare in vecchiaia ai nipoti. Serve allora giocare meglio? Serve garantire l'elegante circolazione del pallone o gli inserimenti aggiuntivi del panchinaro Valtolina? Alla prima azione confezionata, tre passaggi verticali Grandoni-Okon-Signori, la Lazio raddoppia. Certo, risulta spettacolare la maniera con cui Rambaudi anticipa la sbrindellata cordata-Lucci per battere Taibi.
Però è il minimo sforzo creativo d'una squadra in bilico fra zona e marcature ad personam, che diventa pericolosa unicamente attraverso saltuari ribaltamenti. E il piccolo Piacenza, inchiodato alla mediocrità dei propri finalizzatori, ne concede; deve adattarsi ad una sfida anomala senza lieto epilogo. Valtolina e Di Francesco, lanciati all'assalto, chiuderanno la lunga lista degli sprechi. Cragnotti gongola. Oggi la Lazio, ben collocata in classifica, inaugura la nuova foresteria di Formello. Invitati d'onore Pescante, Nizzola, Carraro.
Tratte dalla Gazzetta dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
E tre. Per vedere tre vittorie consecutive all'Olimpico della Lazio, bisogna tornare alla fine del campionato scorso. Dino Zoff avrebbe di che vantarsi, ma l'allenatore-presidente sta sempre col freno a mano ben tirato: "Non me ne frega niente di essere a due punti dal terzo posto. L'emergenza continua e sono pessimista. Oggi ci è andata bene, perché il Piacenza ci ha messo in difficoltà. Dite che esagero? No, sono realista. Perché dobbiamo abituarci a superare le difficoltà e se poi ci convinciamo che il peggio è passato finiamo per rilassarci". Il capitano Signori è d'accordo con Zoff, ma in lui c'è ottimismo: "Il tecnico ha ragione. Dobbiamo restare con i piedi per terra ed evitare di parlare di secondo posto. Oggi abbiamo fatto un bel passo in avanti per l'Europa. Questo spirito di gruppo ci sta esaltando nelle avversità, guai a cambiare. Il rigore? Avevo già battuto Taibi due volte dal dischetto, e lui si era sempre tuffato alla sua destra e così ho tirato da quel lato convinto che cambiasse angolo, mi è andata bene. Piuttosto, così ho raggiunto quota 101 alla Lazio, me ne mancano 42 per raggiungere Piola". Raggiante Rambaudi per il suo gol: "L'ultimo di testa lo avevo segnato a mio figlio Simone nel giardino di casa...Abbiamo sofferto tanto, e sono contento perché la mia rete ci ha dato la certezza della vittoria. Ora andiamo a Genova, e se battessimo anche la Samp avremmo ipotecato un posto in Uefa". Per il rigore subito, il Piacenza dei troppo buoni protesta sottovoce. Il tecnico Mutti lo definisce un "rigore leggerino". Traduzione: Pellegrino l'ha dato perché il Piacenza non è fra i club più quotati e non fa paura agli arbitri. Taibi e Di Francesco, invece, mettono sotto accusa la dinamica. Spiega il portiere: "Non ho visto bene, ma i miei compagni hanno detto all'arbitro che Gottardi è inciampato su Conte, che a sua volta è caduto addosso a Protti". Di Francesco conferma: "Una caduta a grappolo cominciata dal laziale". Roba da spingi tu che spingo io, secondo il Piacenza. E proprio il rigore ha chiuso nell'angolo la squadra di Mutti: "Noi abbiamo giocato bene e avuto più occasioni da gol. Questo può rincuorarmi per il futuro, ma già oggi senza quel rigore poteva finire meglio per noi". Complice anche Tentoni che ha fallito un paio di occasioni: "Sì, forse ho tirato troppo bene. Se avessi "svirgolato" probabilmente avrei infilato il pallone in rete".