Domenica 4 marzo 1945 - Roma, Stadio Nazionale - Lazio-Roma 2-0

Da LazioWiki.

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4 marzo 1945 - Campionato Romano - VI giornata


LAZIO: Rega, Ferrarese, Valenti, Gualtieri, Andreolo, Manfrè, Mancini, Manola, Koenig, Capponi, De Andreis. All. Canestri.

ROMA: Francalancia, Pastori, Andreoli, Matteini, Piccinini, Jacobini, Krieziu, Dagianti, Urilli, Cozzolini, Borsetti.

Arbitro: sig. Dattilo di Roma.

Marcatori: st 1' Koenig, 33' Koenig.

Note: terreno buono, tempo discreto ma molto ventoso per la tramontana. Al 30' Rega ha riportato una lussazione al polso e ha seguitato a parare un una sola mano. Nel primo tempo un cane è entrato in campo e la partita è stata sospesa per circa un minuto. Angoli 2 a 4 per la Roma.

Spettatori: 10.500 per un incasso di oltre lire 300.000.


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Una delle poche parate di Rega nel corso della partita, mentre Ferrarese controlla Urilli. Sullo sfondo Andreolo
dal Corriere dello Sport

Il Corriere dello Sport titola: “La Lazio ha vinto l’incontro più atteso”.

Quasi fosse una gara per nostromi e vecchi lupi di mare, la partita ha proposto alle due squadre un chiaro tema: sfruttare nel miglior modo possibile il vento del nord che soffiava a folate continue. La migliore soluzione al tempo l'ha data la Lazio che nella ripresa, col vento in favore, ha impostato una serie di azioni in profondità, con frequenti tiri a rete, anche da lontano, proprio come voleva la situazione climatica della giornata. E appunto su uno di quel tiri da lontano nasceva il primo gol, il gol decisivo della partita, che aveva il potere di galvanizzare la Lazio e, per contro, di demoralizzare largamente i giocatori giallo-rossi, demoralizzarli, perché il gol è dipeso da un mero infortunio di Francalancia che, tentando una parata confidenziale a mani basse, finiva per lasciarsi sfuggire la palla in mezzo alle gambe, in fondo al sacco. Infortunio del portiere, d’accordo, ma merito anche della Lazio che ha fatto lavorare i suoi attaccanti con tiri da fuori area e da qualsiasi posizione, pensando giustamente che il vento, compare imparziale delle due squadre, un tempo per una, avrebbe potuto dare una mano nel perfezionare i tiri dei suoi frombolieri.

Per questo saggio sfruttamento della situazione, la Lazio ha colto la vittoria. Vittoria che, in ogni caso, è apparsa limpida e indiscutibile, perché la squadra, ieri, ha lasciato da parte i ricami e le azioni rallentanti affiorate nelle ultime esibizioni. Ieri la Lazio ha giocato bene, con sveltezza in tutti i settori, ha fatto del gioco in profondità, si è limitata alle azioni essenziali ed ha ritrovato, soprattutto, in Koenig l’alfiere ideale dell'attacco. Due gol, tutti e due di Koenig. Ma pur ammettendo che la decisione del risultato l'ha data il centravanti, è da mettere in risalto che ieri la Lazio ha giocato bene come complesso di squadra. Meglio senz’altro della Roma, apparsa slegata e cincischiante, senza fusione di gioco fra mediana e attacco, pigra come non mai nel tirare a rete. Ma la Roma, ieri, è stata costretta a varare una prima linea di largo ripiego per le forzate assenze di Amadei e Lombardi. E la rimaneggiata prima linea, pur attaccando in prevalenza nel primo tempo, quando aveva il vento in favore, non è mai riuscita a rendersi pericolosa, un po' per i precisi interventi distruttivi dei terzini e mediani avversari, e specialmente per l'incapacità degli avanti a concludere. Si pensi che Rega, alla mezz'ora, riportava una distorsione al polso destro, in seguito a scontro can Urilli, per cui rimaneva costretto a parare con una mano sola: ciò doveva essere un invito a nozze per glallo-rossi, spingendoli a tiri frequenti, anche da lontano. Viceversa, Rega non è mai stato impegnato a fondo, Krieziu e Cozzolini, in questo attacco, sono apparsi i meno sfasati, mentre negli altri reparti si sono messi in luce Jacobini e Andreoli.

Della Lazio, tutti sono stati all'altezza del compito. Manola ed Andreolo, per la parte costruttiva del gioco, si sono imposti nettamente sugli altri, portando un contributo notevole alla affermazione della squadra. Accanto al gioco ricco di classe del due campioni, la Lazio registra il ritorno di Koenig allo scatto migliore, la prestazione volitiva di De Andreis, Capponi e Mancini. Molto bene Gualtieri e Ferrarese. La partita ha avuto due aspetti distinti, uno per tempo, con predominio della squadra che aveva il vento alle spalle. Ha cominciato a premere con superiorità la Roma, tuttavia il suo attacco veniva regolarmente fermato all’altezza dell’area di rigore da Ferrarese e Valenti. Nei primi dieci minuti Rega parava un solo pallone insidioso, calciato da Cozzolini. L'azione più pericolosa nasceva al 24' quando, su allungo di Jacobini, Krieziu sotto porta girava il pallone dl testa verso rete, ma il tiro passava alto sulla traversa. Quattro angoli per la Roma nella prima mezz'ora. I giallo-rossi operavano a questo punto un primo mutamento all’attacco, scambiando di posto Borsetti e Cozzolini. Il finale del tempo era di marca laziale. In complesso, primo tempo di gioco veloce, con una Roma sterile attaccante ed una Lazio capace di difendersi agevolmente, senza alcuna precipitazione.

Nella ripresa, avanti che scadesse il primo minuto, la Lazio era in vantaggio. Su passaggio di De Andreis, Koenig indirizzava verso rete un rasoterra dalla distanza di circa 25 metri. Francalancia tentava la facile parata, ma il pallone gli sfuggiva dalle mani e, rotolandogli in mezzo alle gambe, finiva in rete. I laziali prendevano animo da questo primo successo e insistevano all'attacco con decisione. Al 16' Jacobini era costretto ad uscire dal campo in seguito a scontro con Manola. Rientrava, zoppicante, alla mezz'ora per essere relegato all'ala, mentre Urilli retrocedeva a mediano. I guai per la Roma non erano finiti chè al 31' anche Cozzolini usciva azzoppato da uno scontro con Andreolo. Al 34' una sventola di Koenig era parata in stile da Francalancia, dopo che la Roma - rimessasi dal disorientamento provocato nei giocatori dal gol beffardo - aveva trovato lo slancio per premere una decina di minuti all'offensiva, ma senza concludere. AI 38' la Lazio raddoppiava il punteggio su azione personale di Koenig che vinceva poco oltre la metà campo un duello con Pastori e filava tutto solo verso Francalancia, battendolo nettamente. Incasso, oltre 920 mila lire.


► Ancora sul Corriere dello Sport, il racconto del derby: “Via col vento. Azzurri e giallorossi allo Stadio”.

Il vento teso e trasversale di tramontana che ha spazzato a più riprese lo Stadio, rimarrà come uno dei protagonisti principali di questa Lazio-Roma numero 31 (e non 30, come da qualcuno è stato pubblicato). Alla tramontana è restato legato due volte nel passato il risultato di parità nella partita stracittadina sotto forma di 0-0 (l'anno scorso, e nel 1935); il due-zero, netto risultato a favore di una delle due contendenti, costituisce pertanto un fatto nuovo. Ma il vento di tramontana non è stato solo nel simpatico compito d'arrecare la maggiore noia possibile agli spettatori (che non sono stati pochi: oltre 10.000); ci si son messi anche certi cerberi agli ingressi, i quali hanno preso tanto sul serio il loro compito d'evitare “infiltrazioni” illegali, da impedire a momenti l'ingresso agli stessi giocatori della Roma. "Di qui non si passa." "Ma io sono Jacobini..." "Jacobini della Roma? Lei deve giocare, è stato incluso nella formazione dall'allenatore? Perché, altrimenti, lei di qui non entra".

Il fattarello è autentico. Per il corridoio degli spogliatoi si aggira Ferrarese, stranamente bardato: maglia azzurra, calzettoni e scarpe gialle da passeggio. Tutto questo basta a far comprendere che Ferrarese giocherà: uno degli interrogativi che permangono sulle formazioni sino all'ultimo momento, è così risolto. Ci sovviene subito il ricordo che, con Ferrarese in squadra, la Lazio con la Roma non ha mai perduto; sarà così anche questa volta. Anche Gualtieri sta indossando la tenuta di gioco, e non sembra avere eccessiva noia dal suo famoso gomito colpito.

Nello spogliatolo della Roma si nota subito Amadei, in borghese, seduto in un angolo appartato ed accigliato in volto: inutile rivolgergli domande. Non giocherà, È un fiero colpo per i romanisti. Poco più in là c'è Urilli, che ha già indossato la maglia giallorossa, sulle sue spalle spicca il numero 9. Centravanti, nella partita con la Lazio: un ruolo gravoso. Ma Urilli sorride e promette di assolverlo con buona volontà. Applausi fiacchi, rispetto alla fragorosa ovazione d'un tempo, della folla alle due squadre. E il “tifo”, mentre si srotoleranno i 90' di gara, non si accenderà, scivolando verso allegre forme di sfottò all'acqua di rose.

Notizie a lato. Il solito cane in campo (primo tempo); 3 parate per parte dei portieri nel primo tempo, 7 di Francalancia e 2 di Rega nel secondo. Complessivamente, 2 tiri fuori bersaglio della Roma, 5 della Lazio. Falli sull'uomo: 9 (4) della Roma, 11 (3) della Lazio. Calci d'angolo: 4 a 2 per la Roma. Negli spogliatoi, dopo la partita, si sono incontrati i Presidenti delle due Società. “Congratulazioni — ha detto sportivamente Baldassarre — ci è dispiaciuto soltanto non aver potuto schierare oggi una Roma degna di fronteggiarvi”. Campos ha ringraziato con signorilità. Calma soddisfazione fra i giocatori laziali. Canestri, modestissimo, si tiene appartato, ma si vede che è contento. Andreolo ride quando sente che l'Incasso ha sorpassato le 300.000 lire. I romanisti sono silenziosi. Francalancia non c'è, è uscito subito. Cerretti è indaffarato intorno a Jacobini (distorsione alla caviglia) e Cozzolini (anche lui con noie al piede: ma può camminare), i due infortunati. All'uscita, un maschietto romanista e pertanto accigliato, quando vede i giocatori laziali, ripensando allo 0-0 del primo tempo e alla loro vigorosa ripresa, se ne esce: “Ma che hanno magnato li spinaci?”.