Domenica 4 febbraio 1990 - Roma, stadio Flaminio - Lazio-Verona 0-0

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4 febbraio 1990 - 2442 - Campionato di Serie A 1989/90 - XXIII giornata

LAZIO: Fiori, Bergodi, Sergio, Pin G. (62' Troglio), Gregucci, Piscedda, Di Canio, Icardi, Amarildo, Sclosa, Sosa. A disp. Orsi, Nardecchia, Beruatto, A.Bertoni. All. Materazzi.

VERONA: Peruzzi, Bertozzi, Pusceddu, Sotomayor, Favero, Gutierrez, Gaudenzi, Acerbis, Iorio, Magrin, Gritti (86' Pellegrini). A disp. Bodini, Pagani, Prytz, Giacomarro. All. Bagnoli.

Arbitro: Ceccarini (Livorno).

Note: ammoniti al 18' Iorio, 34' Gaudenzi, 37' Piscedda, 42' Sclosa, 56' Bertozzi.

Spettatori: paganti 10.784, incasso 227.437.000; abbonati 8716; quota abbonati 293.020.000.

Il biglietto della gara
Sosa e Gregucci in azione
Peruzzi salva in uscita
Pusceddu placca Di Canio
Di Canio infortunato alla testa

La Lazio ha fallito ancora. Contro il fanalino di coda Verona, la compagine di Materazzi è apparsa slegata, priva di gioco. Non è praticamente mai riuscita a procurarsi limpide manovre in zona gol accentuando il malessere del reparto d'attacco. La conclusione della partita è stata accolta dai fischi del pubblico, accompagnati da una rumorosa contestazione nei confronti di Materazzi, criticato per le sue scelte tecniche c tattiche che frenerebbero la squadra. Anche ieri il tecnico, con una decisione discutibile, ha lasciato in panchina Troglio (richiamato in formazione al posto di uno spento Pin) quando ormai era difficile rimettere la gara sul giusto binario. Di Canio, il migliore dei biancocelesti, ha tentato ripetutamente di scuotere i compagni con le sue fantasiose iniziative, ma non ha trovato la necessaria collaborazione. Il giocatore si è spesso impegnato nell'azione personale, ma non era facile superare la coriacea difesa veneta orchestrata assai bene da Pusceddu. Con Amarildo inesistente, si sperava in una buona prestazione di Ruben Sosa. Niente da fare.

L'uruguaiano, dopo le applaudite partite giocate in coppa America e nelle qualificazioni per i mondiali, non è più riuscito a riprendersi. Probabilmente stanno incidendo sulla sua concentrazione le voci di un insistente interessamento del Real Madrid. A questo punto sarebbe necessario un atto di coraggio indicando al giocatore la panchina, o addirittura la tribuna, per andare a meditare sui doveri verso la società che lo paga e sul rispetto nei confronti dei tifosi. Ma non sarebbe giusto addossare a Ruben Sosa tutte le colpe che invece sono della squadra intera e del tecnico che la dirige. Il Verona, non avendo ormai più nulla da perdere, non si è rifugiato dietro tattiche ostruzionistiche. Ha giocato la sua partita dimostrando di non meritare l'ultimo posto in classifica. Avrebbe potuto addirittura tentare il colpo pieno se fosse stato sorretto da una maggiore convinzione. Guidata da Acerbis in gran vena, che aveva in corpo la rabbia dell «ex», la formazione di Bagnoli ha sfiorato il vantaggio al 43', quando Pusceddu colpiva il palo esterno. Ma va pure sottolineato che Iorio e Gritti sono apparsi troppo «leggerini» per mettere in difficoltà la difesa laziale che, sebbene in giornata storta, continua a costituire il reparto migliore della squadra romana. Anche la Lazio centrava in pieno il palo al 54' con Sergio in seguito a calcio piazzato battuto da Di Canio.

Un fuoco di paglia che ha lasciato scarso margine alle recriminazioni. Il Verona si è portato via un punto più che meritato. «E' vero - ha commentato con tono amaro Bagnoli - ma guardando in faccia la realtà, non mi sembra ci sia ancora posto per le speranze. Non ci rimane che venire fuori da questa situazione con dignità. Il Verona, come in altre occasioni, ha disputato una buona gara. Abbiamo chiuso bene sulle fasce, a tratti ci siamo resi pericolosi. Mancano ancora tante domeniche da giocare ma ripeto, non è giusto farci grandi illusioni. Vedendo le altre avversarie, sembra impossibile che questa squadra sia ultima in classifica». Materazzi ha ricordato le difficoltà previste durante la settimana contro una formazione che non aveva più nulla da perdere. Argomenti che tuttavia non assolvono la Lazio. «Più del risultato di parità - ha detto il tecnico al termine della partita con tono amareggiato - mi ha fatto male la contestazione del pubblico. Ma quei fischi sono venuti da tifosi che non conosco».