Domenica 29 ottobre 1989 - Milano, stadio Giuseppe Meazza - Inter-Lazio 3-0
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29 ottobre 1989 - 2429 - Campionato di Serie A 1989/90 - X giornata
INTER: Zenga, Bergomi, Brehme, Matteoli, Ferri, Mandorlini, Cucchi, Berti (75' Rossini), Klinsmann, Matthaus (36' Morello), Serena. A disp. Malgioglio, Baresi, Bianchi. All. Trapattoni.
LAZIO: Fiori, Monti, Sergio, Pin G., Gregucci, Soldà, Bertoni, Icardi, Troglio (70' Olivares), Sclosa (61' Nardecchia), Sosa. A disp. Orsi, Piscedda, Beruatto. All. Materazzi.
Arbitro: Pezzella (Frattamaggiore).
Marcatori: 39' Morello, 52' Brehme (rig), 67' Serena.
Note: ammoniti al 17' Monti, 28' Klinsmann, 40' Gregucci, 44' Sergio, 51' Sosa. Esordio in serie A per Davide Olivares classe 1971. Inter con il lutto al braccio per la scomparsa di Erminia Moratti.
Spettatori: paganti 9.903, incasso 239.460 000 lire; abbonati 32.920, quota 828.077.324 lire.
L'orgoglio e un tocco del destino consentono a Trapattoni di mantenere le promesse e di riportarsi a distanza tollerabile dal Napoli. Ed è un tocco che nasce sotto il segno del paradosso. Succede infatti che Matthaeus, reso claudicante al 36' dai modi rudi di Bertoni (forse c'è persino rigore!) sia costretto a rientrare negli spogliatoi. Lo sostituisce il meno qualificato Morello. E la partita cambia fisionomia! Trascorrono appena 3' e il numero 16 nerazzurro arriva in tempo a deviare in rete, di testa, un traversone di Matteoli, sul quale Fiori non sa porre rimedio, un po' per manchevolezze proprie e molto per l'ostacolo postogli da Serena, con un gomito. limateli, equilibrato per più di mezz'ora, cambia volto anche perché fino a quel momento è stato abbastanza problematico per l'Inter costruire uno schema nitido o concepire un'idea che potesse trasformarsi in alcunché di nocivo per una Lazio sempre ben disposta.
Ed e a questo punto del discorso che entra in scena l'orgoglio dei campioni uscenti, incapaci di offrire delizie tecniche, lucidità e raziocinio, ma sempre disposti ad usare l'arma infallibile della reattività. La squadra di Trapattoni per un tempo sembra infatti vagolante in mezzo ad una serie di specchi concavi e convessi, dai quali ricava soltanto una moltiplicazione di immagini distorte, pallide, lontane da quelle trasmesse l'anno scorso durante la cavalcata trionfale. L'analisi è semplice: ci sono uomini come Berti e Serena che vanno in cerca di una condizione accettabile; Ferri si muove con impaccio a causa delle limitazioni impostegli dall'infortunio ad una spalla; Matteoli non fa più il centromediano metodista con la chiarezza operativa dell'anno scorso; Cucchi tornante è un ripiego (farà meglio a centrocampo, quando Morello subentrerà a Matthaeus); Klinsmann si muove con coraggiosi slanci, ma bisogna preparargli le corsie giuste, poiché anche un atleta bravo come lui in acrobazia è in affanno se i servizi non gli provengono dalle zone esterne; infine Matthaeus: finché è rimasto in campo, in una sola circostanza, quella fatale, ha messo in moto quel suo poderoso motore su percorsi verticali.
E ne viene fuori un'Inter macchinosa, complicata come un enigma, mentalmente disperata perché alla ricerca di ciò che per ora ha perduto. La salvano l'orgoglio e il maggior tasso di classe generale che la divide dalla Lazio. Quello di Materazzi è un collettivo molto ben schierato sul terreno, con Monti e Sergio che impongono agli avversari una vitalità che ha il segno della giovinezza. A centrocampo, nonostante l'inconsistenza di Troglio e di Bertoni, Pin e icardi sanno tamponare dove serve e cuciono il gioco come si conviene. Ma anche gli «insufficienti» si rendono utili con un pressing che toglie respiro e pensiero all'Inter. Ma se è lodevole dalla cintola in giù, quando e tempo di mettere il naso nell'area altrui la Lazio mostra limiti preoccupanti, non ovviabili con l'isolato uruguaiano Sosa e ingiustificabili con l'assenza del giovane talento Di Canio. E se in 90' non vede la luce della porta è proprio a causa di questa specifica ragione. Sclosa (37') e Bertoni (55') concludono infatti a lato le uniche opportunità, mentre Zenga verrà impegnato solamente da...Brehme.
All'attivo dei nerazzurri, oltre ai tre gol, naturalmente, ci sono un intervento commesso ai danni di Serena in area (7') e non rilevato da Pezzella, un colpo di testa a lato di Klinsmann (14') con Fiori fuori porta in cerca di farfalle, il quale si riscatta un po' all'85', aprendo le ali su un proiettile di Cucchi. Il secondo tempo dell'Inter è decisamente la parte migliore del match. L'orgoglio e lo spirito reattivo sono gli strumenti fondamentali e Trapattoni sa fare molto bene leva su tali ingredienti e, in fondo, almeno in questa chiave riceve le risposte che si attendeva. Schiuse le porte del gol con Morello, tutto diventa più agevole per i nerazzurri. Nonostante una certa confusione latente, l'Inter sa perlomeno essere più incisiva. E lo fa prima con Klinsmann al 52' (il tedesco va via di potenza, Soldà lo atterra e Brehme realizza il penalty) e dopo con Serena (al 67', in seguito ad azione Berti-Klinsmann, Aldo realizza un bel gol e con calma assoluta). Si tratta del suo primo centro in questo campionato.
Fonte: La Stampa