Domenica 29 gennaio 1995 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Bari 1-2
Turno precedente - Turno successivo
29 gennaio 1995 - 2637 - Campionato di Serie A 1994/95 - XVIII giornata
LAZIO: Marchegiani, Nesta, Favalli (67' Casiraghi), Di Matteo (78' Venturin), Cravero, Chamot, Rambaudi, Fuser, Boksic, Winter, Signori. A disp.: Orsi, Bergodi, Bacci. All. Zeman.
BARI: Fontana, Montanari, Annoni, Bigica, Mangone, Ricci, Gautieri, Manighetti, Tovalieri, Gerson (85' Pedone), Guerrero (69' Brioschi). A disp.: Alberga, Alessio, Protti. All. Materazzi.
Arbitro: Borriello (Mantova).
Marcatori: 28' Tovalieri, 58' Tovalieri, 90' Signori.
Note: ammoniti Rambaudi per la Lazio, Annoni e Bigica per il Bari. Calci d'angolo: 12-2.
Spettatori: 47.000 circa con 13.550 paganti per un incasso di £. 403.600.000 e 33.149 abbonati (quota 1.038.916.000).
Nel giorno in cui l'illustre Beppe Signori ha confermato che i sospetti sui suoi problemi esistenziali col pallone erano ben fondati, un fenomeno riemergente, di nome Sandro Tovalieri, si è tolto la soddisfazione, mai goduta in gioventù con la Roma, di mettere al tappeto l'odiata Lazio all'Olimpico con due colpi da autentico fuoriclasse. Due tiri in porta, soltanto due tiri in porta: queste le fatiche della domenica capitolina di un romano troppo presto rinnegato. Ma due tiri che hanno determinato il sorprendente quanto sacrosanto successo del diligente Bari sulla più sconquassata Lazio dell'indecifrabile era Zeman, nonché la bocciatura di quest'ultima nell'esame di riammissione al banco dello scudetto. Due gol da purosangue ritrovato. Il primo, quasi alla mezz'ora, ottenuto scagliando a rete con un preciso sinistro, al volo, l'invitante cross dalla destra di Bigica. Prodezza preceduta da una diabolica finta che ha messo fuori tempo il suo implacabile e fin troppo rude controllore, Chamot, e fuorigioco l'attento Marchegiani, che pur gli aveva chiuso tutti gli spazi. Il secondo realizzato alla riapertura delle ostilità, proprio quando la Lazio era protesa nello sforzo maggiore per rimontare: un tocco deciso, stavolta di destro, su un altro suggerimento ben dosato del suo capitano, che lo ha colto in piena area e in favorevole libertà di movimento. Siamo partiti dalle due prodezze di Tovalieri non soltanto per un doveroso omaggio al protagonista della disfida dell'Olimpico, ma anche per un'altrettanto doverosa critica alla difesa della Lazio, globalmente responsabile nelle due circostanze. Troppo dediti agli impegni offensivi, resi indubbiamente ardui dall'intelligente assetto cautelativo degli ospiti, i biancoazzurri pur costantemente in vantaggio numerico in difesa, si son lasciati tradire dall'eccessiva confidenza concessa a Tovalieri, confortato solo saltuariamente dai fugaci e opportuni sostegni dello svagato Guerrero e dal più efficace Gautieri. Dall'altra parte è successo esattamente l'inverso: cioè l'attento presidio schierato davanti a Fontana ha sistematicamente bloccato i reiterati quanto disordinati e fiacchi tentativi allestiti da Signori, Boksic e soci; questi ultimi stupiti e demoralizzati dall'irritante evanescenza dei due attaccanti. Cosicché la partita ha avuto un senso praticamente unico, con la Lazio in continua proiezione verso la porta difesa dall'ottimo Fontana, e il Bari chiuso, è vero, ma non asserragliato ottusamente nella propria area; non dedito, cioè, ad una difesa catenacciara d'altri tempi. Infatti i meriti dei galletti non stanno soltanto nell'aver messo la museruola ai due inconcludenti fenomeni, pedinati sempre da due ombre, ma nell'aver frenato slanci e iniziative laziali laddove queste solitamente prendono forma. E poiché Gerson ha oscurato Winter, Bigica ha messo in affanno Di Matteo e Manighetti s'è mosso meglio di Fuser, la Lazio ha perso mordente, ed ha indotto Favalli e più ancora Cravero ad abbandonare le posizioni consuete aprendosi ai pericoli del contropiede di Tovalieri e compagni. Così è nata la disfatta. Oltre ai due gol già citati, infatti, s'è avuto il piacere di vedere poc'altro, se non gli affanni del giovane Signori alla ricerca di un gol e di una riabilitazione morale e fisica che non trova. E che forse non troverà a breve scadenza né facilmente. Signori non è più il bomber micidiale. Gli mancano lucidità, prontezza d'esecuzione, decisione sotto rete. E una punta che ha perso il senso pratico, che s'abbandona al dribbling in più che lo rende facile preda dell'avversario di turno. Il suo gol, a tempo scaduto, ha avuto del patetico: un gol inutile, facile, troppo facile per un campione come lui proteso alla ricerca, per ora vana, di se stesso. E, se ad un Signori dimesso si affianca un Boksic anch'esso svagato, è inevitabile, anzi logico, che le velleità della Lazio siano state bocciate anche all'esame di riparazione.
Fonte: Corriere della Sera