Domenica 22 gennaio 1995 - Brescia, stadio Mario Rigamonti - Brescia-Lazio 0-1

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22 gennaio 1995 - 2636 - Campionato di Serie A 1994/95 - XVII giornata

BRESCIA: Ballotta, Adani, Giunta, Corini, Francini, Battistini, Sabau, Gallo (79' Piovanelli), Neri, Lupu, I.Bonetti (73' Schenardi). A disp.: Gamberini, Baronchelli, Bonometti. All. Lucescu.

LAZIO: Marchegiani, Negro, Chamot, Di Matteo, Bergodi, Cravero, Rambaudi (87' Casiraghi), Fuser, Boksic, Winter, Signori. A disp.: Orsi, L.Colucci, De Sio, Venturin. All. Zeman.

Arbitro: Boggi (Salerno).

Marcatori: 27' Boksic.

Note: ammoniti Di Matteo e Negro per la Lazio, Lupu e Giunta per il Brescia. Calci d'angolo: 12-8.

Spettatori: 10.000 circa con un incasso di 300 milioni.

Una fase della gara
Il goal di Boksic
Una fase della gara

Il boemo Zeman batte il romeno Lucescu nel derby tra i "mister" venuti dall'Est europeo e dopo oltre tredici anni la Lazio torna a vincere in casa del Brescia. Ma sul risultato, che spinge i romani a cinque punti dal tetto del campionato e sprofonda i lombardi a otto lunghezze dalla salvezza, s'allunga l'ombra delle proteste bresciane per l'azione da cui è nato il gol decisivo di Boksic. Regolamento alla mano, l'arbitro salernitano Boggi (alle spalle oltre cinquanta direzioni in serie A) non ha commesso alcun misfatto. Cravero, uscito per farsi curare dopo uno scontro, aveva chiesto e ottenuto l'autorizzazione a rientrare. Il caso ha voluto che il "libero" della Lazio sbucasse dalla linea laterale giusto in tempo per sradicare il pallone dai piedi del sorpresissimo Sabau, confezionando un lancio di almeno sessanta metri sul quale Boksic si avventava per anticipare e battere Ballotta, complice l'immobilità dell'intera retroguardia bresciana. "Voglio sperare che l arbitro abbia agito in buona fede, si lamentava Gallo dopo la sconfitta, ma ritengo che abbia sbagliato il tempo allorché ha concesso a Cravero di rientrare". "Il pallone era in nostro possesso, chiariva Bonetti, e stavamo attaccando in contropiede. Sabau non poteva certo aspettarsi che un avversario arrivasse direttamente dai bordi del campo. Possiamo parlare di una incomprensione, a voler essere generosi, una incomprensione che ci è costata cara". Episodio del gol a parte, il prato del vecchio stadio di Mompiano ha cancellato per 90' gli oltre 20 punti che in classifica separano il Brescia dalla Lazio. Costretto a specchiarsi nella dura realtà del calcio provinciale, Lucescu ha smesso da un pezzo di inseguire lo spettacolo e ieri ha allestito uno schieramento votato ad arginare la pericolosità del tridente della Lazio, reduce dai sette gol rifilati al Foggia e in possesso del miglior attacco della serie A. Meticolosamente studiato sulla lavagna, davanti al "libero" Battistini e ai tre marcatori (fra i quali il trentunenne Francini si sarebbe rivelato sorprendente per vitalità atletica e abilità nell'anticipo) Lucescu aveva allestito una specie di ammucchiata. In pratica, cinque centrocampisti incaricati di mettere in minoranza il terzetto composto da Fuser, Di Matteo e Winter e di dare spesso una mano ai difensori. L'alchimia tattica mostrava di dare esiti favorevoli perché Boksic, Signori e un irriconoscibile Rambaudi non trovavano varchi. Il rovescio della medaglia poteva essere l'impotenza offensiva del Brescia che schierava una sola punta e per giunta non di ruolo, cioè Neri, che solitamente fa il tornante. Ma Sabau, Lupu e Bonetti erano bravi a cantare e a portare la croce, nel senso che riuscivano a contrastare le velleità offensive della Lazio e a schizzare in rapidi contropiede per appoggiare gli sforzi con cui Neri tentava di scrollarsi di dosso Bergodi e l'ottimo Cravero. Superato con qualche affanno e senza danno il frenetico avvio laziale (quattro angoli in 10'), il Brescia appariva sempre meglio messo in campo, al punto da spedire perfino Francini e Battistini a impensierire Marchegiani. "E stato il miglior Brescia della stagione", avrebbe commentato il presidente Corioni dopo la partita. A punirlo arrivava però il gol confezionato dalla ditta Cravero-Boksic, scortato dalle vivaci ma vane proteste della squadra lombarda e di Lucescu, che si agitava come un ossesso. Sotto di un gol e privo di veri attaccanti anche tra i cinque rincalzi a disposizione, il Brescia avanzava di una ventina di metri il baricentro del proprio gioco. La mossa era sufficiente a mettere in difficoltà la Lazio, che nel secondo tempo avrebbe attraversato momenti di autentica sofferenza. Spingevano un po' tutti. Spingeva Bonetti, uno stantuffo inesauribile che Lucescu decideva chissà perché di sostituire. Spingeva Sabau, nonostante la guardia spietata di Chamot, spingevano Giunta e Corini e spingeva Lupu, letteralmente trasformato dopo un primo tempo mediocre. A quel punto, però, Marchegiani si ricordava di essere stato fino all'estate scorsa il secondo portiere d'Italia e si esibiva in almeno tre interventi decisivi. Il primo sulla rovesciata di Giunta, il secondo sulla conclusione al volo di Battistini e il terzo sull'inzuccata ravvicinata di Bonetti. Salvata dalle prodezze del suo portiere, la Lazio non riusciva neppure ad approfittare degli spazi che le schiudeva il generoso arrembaggio del Brescia. Colpa di Rambaudi, che calciava incredibilmente fuori una faticosa respinta di Ballotta. E colpa di Boksic, che non angolava abbastanza il tiro sull'assist di Signori. Ma il risultato era ormai al sicuro, mentre il tabellone luminoso dello stadio lampeggiava il crollo della Juve in Sardegna. Per la Lazio il tetto del campionato era più vicino.

Fonte: Corriere della Sera