Domenica 28 maggio 2023 - La festa per il Decennale del 26 maggio
Il 28 maggio 2013, in occasione della ultima partita di campionato casalinga contro la Cremonese, la Lazio celebra i dieci anni dalla conquista della Coppa Italia, vinta in finale contro la Roma. Per l'occasione, sono stati invitati molti dei protagonisti di quella indimenticabile vittoria. Dopo il ricevimento organizzato al Circolo Canottieri Lazio, gli ex compagni si sono ritrovati allo Stadio Olimpico. La celebrazione del trofeo è stata anche l'occasione per festeggiare la qualificazione della squadra biancoceleste alla Champions League 2023/24 e, soprattutto, omaggiare Stefan Radu, alla sua ultima partita in carriera con la maglia della Lazio.
Di seguito l'articolo del Corriere dello Sport sull'evento, a firma di Carlo Roscito, e le immagini.
Una domenica di Lazio «Noi siamo immortali»
La partita era il contorno, per quanto emozionante. Il piatto stellato è stato un menù degustazione, una portata dietro l'altra: lo stadio avvolgente, il ricordo della Partita, i protagonisti del presente e del passato, Radu l'unico fil rouge, ricordando la storia e scrivendo un'altra pagina nel mentre. È trascorso un decennio, sembrava ieri in tutti i sensi. Momenti indelebili, rievocati nel giorno dei saluti allargati, toccando due epoche calcistiche. La squadra di Sarri e quella di Petkovic, rappresentata quasi per intero da staff e giocatori, entrata nei cuori dei laziali con la finale delle finali. La più attesa e paurosa, anche la più goduriosa con la Roma di fronte, schienata dal tocco sbilenco di Lulic, efficace come un coltello che ha squarciato la gara. Osannato, il bosniaco, uno degli ultimi chiamati in campo per la sfilata della gloria, organizzata a 10 anni di distanza dalla Coppa Italia alzata al cielo. Era lì, di nuovo tra le mani degli stessi calciatori, con Mauri a guidare il gruppo nel giro degli onori.
EROI. Uno striscione è apparso in Tribuna Tevere: «Un capitano silenzioso vale più di mille chiacchieroni. Stefano Mauri esempio!». Nel frattempo il maxischermo trasmetteva le immagini del 2013. Un déjà vu, sovrapposizione simultanea della realtà. L'Olimpico in festa, da 65mila spettatori, ha vissuto una giornata magica, la migliore possibile per chiudere un campionato super, con entrambi i piedi in Champions, già certificata dopo la vittoria di Udine e la nuova penalizzazione della Juventus. Sventolio di bandiere ovunque, hanno vestito lo stadio in un abbraccio senza distinzione di settori. Cori per la rosa attuale, ringraziata al triplice fischio. Musica al massimo come la Lazio, che ha cantato e ballato sotto la Curva Nord. Ma il pomeriggio di ieri è durato 10 anni, cominciato con gli eroi del 26 maggio. Hanno indossato tutti la maglia speciale. DaMarchetti a Mauri, passando per Ledesma, Bizzarri, Crecco, Biava,Cana, Konko, Brocchi, Hernanes, Candreva, Kozak, Floccari, il vice Manicone e il preparatore Rongoni. BOTTA E RISPOSTA. Naturalmente Klose, accolto da un urlo incredibile. Il tedesco s'è tolto un sassolino dalla scarpa in zona mista: «Una serata spettacolare, sono emozionato. La Lazio mi ha lasciato tanto, difficile da dimenticare. Magari un giorno torno qui da allenatore. Per me però è importante non dire bugie, non mi hanno proposto un contratto alla fine. Volevo andare via, ma non ho mai ricevuto un’offerta dalla Lazio. Tanti giocatori non sono andati via bene da qui, la società deve cambiare un po’ e fare come oggi. Lulic, Radu, Mauri non si dimenticano. Sono leggende, non si può dire l’ultimo giorno che non hanno più il contratto. Conta anche l’uomo, non solo il giocatore». La replica seccata è arrivata dal diesse Tare: «Parlai io 3 volte con Miro prima della sua scadenza per offrirgli il rinnovo. La prima volta mi disse che aveva pensato di ritirarsi già l'anno prima, ma suo figlio l'aveva invitato a restare. La sua è sempre stata una scelta familiare. Essere un grande giocatore non significa essere un grande uomo. Gli uomini si vedono nei fatti. La porta è aperta per chiarire, lo dimostra il fatto che è stato invitato con i suoi ex compagni». RICORDI. Tornando alla festa, Lulic lo spacca-derby ha parlato una volta archiviata la pratica Cremonese: «Ho vissuto 10 anni bellissimi qui, è stato fantastico. Mi mancano le parole. Era doveroso essere qui anche per salutare Radu». Il microfono è passato nelle mani di Hernanes: «Solo la città di Roma crea personaggi immortali, noi lo siamo diventati grazie al derby dei derby», ha detto a Lazio Style Channel dopo una capriola sotto la Curva. Ledesma ha aggiunto: «La gente meritava la nostra vittoria». Candreva è tornato per qualche ora in "prestito" dalla Salernitana: «La Coppa Italia 2013 è indimenticabile». Infine Brocchi: «Petkovic, insieme alla società, mi chiese di parlare ai compagni perché avevo già vinto dei trofei». AMBIENTE. L'Olimpico è stato un frullatore di trepidazione ed eccitazione. Milinkovic ha evitato che venisse rovinata l'atmosfera fatata. Il violino elettrico di Andrea Casta, "My Way" cantata da Briga. Soprattutto lo striscione significativo degli Ultras Lazio a inizio gara: «Chi più in alto sale, più lontano vede. Chi più lontano vede, più a lungo sogna. Grazie ragazzi!». La squadra s'è addormentata nella ripresa, poi ha trovato il 3-2 che ha fatto esplodere la gioia. Non poteva mancare la suspense per la possibile rimonta subita. Altrimenti che pomeriggio da laziali sarebbe stato?