Domenica 24 aprile 2005 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Juventus 0-1

Da LazioWiki.

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24 aprile 2005 - 3144 - Campionato di Serie A 2004/05 - XXXIII giornata

LAZIO: Peruzzi (46' Casazza), Oddo, Siviglia, Fernando Couto, Zauri, E.Filippini, Dabo, Giannichedda, Cesar (76' A.Filippini), Di Canio (46' Bazzani), Rocchi. A disposizione: Oscar Lopez, Seric, Liverani, Muzzi. Allenatore: Papadopulo.

JUVENTUS: Buffon, Pessotto, Thuram, F.Cannavaro, Zambrotta, Camoranesi, Blasi, Tacchinardi, Nedved, Zalayeta, Del Piero (16' Olivera, 84' Kapo). A disposizione: Chimenti, Masiello, Birindelli, De Ceglie, Paolucci. Allenatore: Capello.

Arbitro: Sig. Trefoloni (Siena).

Marcatori: 85' Nedved.

Note: serata tiepida, terreno in buone condizioni. Ammoniti: Dabo, E.Filippini, Siviglia, Tacchinardi, F.Cannavaro e Thuram per gioco scorretto, Oddo per proteste. Calci d'angolo: 8 - 1. Recuperi: 3' p.t., 1' s.t.

Spettatori: paganti 16.731 per un incasso di 473.587 euro; abbonati 28.731 per una quota partita di 390.838,19 euro.

L'azione della rete bianconera
Una fase della gara
L'ex Pavel Nedved in azione
Un fotogramma dell'incontro
Giuliano Giannichedda e Pavel Nedved
Cesar in un momento della gara
Un'azione di gioco
Bazzani e Oddo protestano contro Trefoloni
Un momento della partita

La Gazzetta dello Sport titola: "Nedved tiene la Juve ad altezza Milan. Il campione ceco nel finale trova la magia decisiva contro la Lazio: in vetta è sempre testa a testa".

Continua la "rosea": La Juventus non si dimette. Dopo aver illuso per quasi un'ora e mezzo il Milan, che ormai sperava di festeggiare la sua prima e forse decisiva fuga verso lo scudetto, i bianconeri piegano la Lazio con un gran gol di Nedved a 6' dalla fine e riagganciano al comando della classifica i rivali di tutto il campionato. Sofferta come dice il punteggio, e discussa come mostreranno tutte le moviole d'Italia per alcune decisioni dell'incerto arbitro Trefoloni, la vittoria dei bianconeri non è però il frutto di un'ingiustizia, bensì il premio alla classe di Nedved che firma l'1-0, a quella di Buffon che subito dopo nega il pareggio a Oddo, e più in generale al carattere di tutta la squadra, sempre più specchio del proprio grandissimo allenatore. Ma soprattutto questo decimo successo in trasferta è importantissimo a livello morale per reggere il passo del Milan, e a livello tecnico perché mai la Juve si era trovata così in emergenza. Già costretto a rinunciare agli infortunati Emerson, Trezeguet, Zebina e soprattutto allo squalificato Ibrahimovic, dopo un quarto d'ora Capello perde anche Del Piero, dolorante alla schiena. Una vera e propria beffa, perché stavolta il tecnico avrebbe lasciato in campo fino all'ultimo minuto il suo capitano, in assenza di valide alternative. E invece dalla panchina sulla quale sono seduti ben tre ragazzi della Primavera (Masiello, De Ceglie e Paolucci), il tecnico bianconero deve chiamare Olivera che va a far coppia con Zalayeta in un inedito attacco tutto uruguaiano. Mai così a corto di uomini, la Juve del primo tempo fa quello può, cioè poco.

La volontà di segnare un gol per riagganciare il Milan al comando della classifica c'è, ma la volontà da sola non basta, in mancanza di qualità e di idee. E qui il discorso chiama in causa Nedved, l'ultimo dei grandi giocatori rimasti a disposizione di Capello che potrebbe e dovrebbe fare la differenza, con le sue accelerazioni e con il suo tiro secco da fuori area. Nedved, però, non brilla e senza spinta sulle fasce laterali, dove Pessotto e Zambrotta non si sovrappongono mai a Camoranesi e allo stesso Nedved, la Juve fatica a trovare varchi anche al centro, dove si sente tremendamente il vuoto lasciato da Emerson. Blasi e Tacchinardi, infatti, hanno identiche caratteristiche di guastatori, più portati a spezzare il gioco che a costruirlo, e così Zalayeta e Olivera finiscono nella rete preparata da Siviglia e Couto. Ma anche se dà sempre la sensazione di avanzare con il piombo nelle gambe e la nebbia nella testa, la Juve occupa più della Lazio la metà campo avversaria, a costo di rischiare di subire il contropiede. Raccolti nella propria area, gli uomini di Papadopulo fanno chiaramente capire di non avere alcuna intenzione di scoprirsi, ma nello stesso tempo di essere pronti ad approfittare degli spazi che la Juve è costretta a concedergli. Zauri, che parte alle spalle di Cesar, è bravo in un paio di occasioni a mettere in difficoltà Pessotto, mentre a destra Oddo fa più fatica a trovare il corridoio libero perché Nedved, anche se non al meglio, incute sempre timore. Bene o male, però, grazie alla copertura di Cannavaro e Thuram, che fanno sembrare ancora più isolati Rocchi e Di Canio, Buffon trascorre un primo tempo da disoccupato, al contrario del suo collega Peruzzi, cui strappò il posto da titolare in Nazionale. Il numero uno della Lazio deve intervenire due volte, prima per bloccare una punizione di Olivera e poi per respingere una conclusione di Zalayeta, al termine della migliore azione bianconera del primo tempo, avviata in tandem da Zambrotta e Olivera.

Troppo poco, comunque, per sorprendere una Lazio attenta soprattutto in mezzo al campo, dove Dabo e Giannichedda non concedono spazi ai rispettivi dirimpettai Tacchinardi e Blasi, lasciando a E.Filippini il compito di tenere lontano Zambrotta, con licenza di distribuire tutta la sua grinta su qualsiasi avversario capiti dalle sue parti. E siccome gli animi sono troppo accesi, come dimostrano le ammonizioni nella prima mezz'ora a Tacchinardi, Siviglia e Thuram, quando al 41' Tacchinardi entra in modo scorretto su Filippini, Trefoloni dà l'impressione di graziare lo juventino, risparmiandogli un secondo cartellino giallo. Già a livelli di guardia, il clima si surriscalda 2' più tardi quando Thuram, anche lui già ammonito, entra in area spalla a spalla su E.Filippini che va subito a terra. Trefoloni fa proseguire tra le proteste dell'Olimpico e per fortuna arriva l'intervallo a calmare le acque. Con Casazza al posto di Peruzzi, ancora dolorante alla caviglia, e Bazzani al posto di Di Canio per dare più peso all'attacco, la Lazio sembra più intraprendente e non a caso Buffon deve compiere la prima parata su Giannichedda. Più aperta e vivace del primo tempo, la sfida non è mai scontata da una parte e dall'altra. Buffon si esibisce in un rischiosissimo dribbling su Rocchi, ma poi è la Juve a premere disperatamente sull'acceleratore, più con l'orgoglio che con il gioco. Nedved, ricordandosi del campione che era ed è ancora, scarica un gran tiro respinto di petto da Casazza, poi subito dopo l'ingresso di Kapo al posto di Olivera, ecco il lampo che riaccende le speranze di scudetto della Juve, incenerendo quelle del pareggio della Lazio e della fuga del Milan. Bravo ad aggirare Couto e Oddo, Nedved scarica il sinistro della vittoria al 40', ma 3' più tardi ci vuole tutta la classe di Buffon, per mettere in cassaforte il gol del successo, con una paratissima sul gran tiro da fuori area di Oddo. E così la Juve non lascia. Anzi raddoppia le sue speranze di scudetto. Alla faccia di le chiedeva le dimissioni.


La Repubblica titola: "La Lazio gioca bene ma si deve inchinare ad uno straordinario Nedved autore di una grande gara e del gol partita. Del Piero fuori dopo pochi minuti. La Juventus batte la Lazio e riaggancia il Milan in testa".

Continua il quotidiano: Con un gol di Pavel Nedved, la Juve risponde al "Diavolo" e torna ad affiancarlo in testa alla classifica, ma battere la Lazio di oggi è stato tutt'altro che facile. La vittoria è arrivata soltanto all'ottantesimo grazie a una splendida azione del campione di Cheb che, dopo un'ora in difficoltà, ritrova tutta la sua esplosività e la sua classe e trascina la Juve in testa alla classifica. E dire che non sembrava la serata della Vecchia Signora costretta a vincere per tenere il passo del Milan, ma all'Olimpico senza Zebina, Emerson, Appiah, Trezeguet ed Ibrahimovic. Assenze più che pesanti, in avanti coppia obbligata Zalayeta-Del Piero, ma il capitano al 16' del primo tempo viene sostituito. Questa volta, però, non per l'ennesima scelta tecnica di Capello, è lo stesso Del Piero a tirarsi indietro per infortunio. Juve senza attaccanti, Capello fa entrare Olivera e cambia schema passando al 4-2-3-1 con Olivera, Nedved e Camoranesi alle spalle di Zalayeta. Meno problemi per Papadopulo che recupera in extremis Peruzzi e Couto e che schiera in avanti, al fianco di Rocchi, l'ex Di Canio che darebbe chissà cosa per battere Capello. Ritmi alti, grande agonismo, ma poca qualità: Giannichedda e Dabo da un lato, Tacchinardi e Blasi dall'altro, sono giocatori bravi solo a distruggere e non a costruire ed è quindi dura vedere azioni da gol e spettacolo. Nella Juve Camoranesi e Nedved non incidono più di tanto, così come dall'altra parte Cesar e Di Canio. Gara difficile per Trefoloni, un arbitro che ha precedenti non proprio incoraggianti con la Lazio. Gara con cinque cartellini gialli nei primi 45' e i biancocelesti che protestano per la mancata espulsione di Tacchinardi (ammonito al 1' e poi graziato da Trefoloni in un paio di occasioni) e per un rigore su Emanuele Filippini che, in realtà, non c'era.

Tanti fischi, moltissimi calci e poco calcio giocato per un primo tempo che si chiude sullo 0-0. Nella ripresa, due novità nella Lazio: Peruzzi non ce la fa e lascia spazio al terzo portiere Casazza, in avanti va fuori Di Canio, al suo posto Bazzani. Capello non cambia nulla, anche perché in panchina ha pochissime soluzioni (tre Primavera, Birindelli e Kapo). Avvio da brividi per Casazza che al 2' rinvia su Olivera e rischia di incassare un incredibile gol, ma anche nella ripresa la partita non decolla. La Juve cerca di fare la partita, la Lazio di colpire in contropiede, in fondo se c'è una squadra costretta a vincere è la Juve, anche se pure la Lazio ha bisogno di punti per inseguire l'Uefa. Possesso palla nettamente a favore dei bianconeri, ma lo 0-0 sembra un risultato difficile da schiodare vista la "leggerezza" dei due settori offensivi e la poca creatività dei centrocampisti. La prima mezzora della ripresa regala un passaggio di Bazzani per Buffon e due "tiracci" di Zambrotta e Olivera. La Juve pressa, chiude la Lazio nella propria metà campo, Zalayeta non è Ibrahimovic, Olivera non è Del Piero, Camoranesi è stanco, ma Nedved comincia a crescere. E' lui a mettersi la Juve sulle spalle negli ultimi venti minuti, è lui, con una splendida percussione in area e un sinistro di rara precisione, a regalare alla Juve tre pesantissimi punti che permettono alla Vecchia Signora di agganciare il Milan. La Lazio non ci sta, Buffon compie un miracolo all'88' sulla punizione di Oddo, poi tanto nervosismo. Trefoloni concede un solo minuto di recupero, ma fischia la fine con qualche secondo d'anticipo. La Juve vince, ritrova la "furia ceca" di Nedved e il carattere di sempre, quello che era mancato nelle ultime parite.