Domenica 22 marzo 1953 - Roma, stadio Torino - Roma-Lazio 0-2
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22 marzo 1953 - Campionato di Serie A 1952/53 - XXVI giornata
ROMA: Albani, Azimonti, Tre Re, Bortoletto, Grosso, Venturi, Lucchesi, Pandolfini, Zecca, Bronée, Perissinotto. All. Varglien I.
LAZIO: Sentimenti (IV), Montanari, Sentimenti (V), Alzani, Malacarne, Bergamo, Puccinelli, Larsen, Antoniotti, Bredesen, Di Fraia. All. Notti.
Arbitro: sig. Liverani di Torino.
Marcatori: 54' Puccinelli, 57' Puccinelli.
Note: tempo primaverile con leggero vento. Terreno ideale. Ammoniti Bortoletto e Bergamo per scorrettezze. Angoli 5-3 per la Lazio (3-2 pt). Leggeri infortuni a Montanari, Albani e Sentimenti (V).
Spettatori: oltre 30.000. Incasso £. 22.000.000.
► Il Corriere dello Sport titola “LAZIO – ROMA 2 – 0 – Correttezza e cavalleria: questi i pregi migliori del derby capitolino”.
“Fatali ai giallorossi i due minuti di Puccinelli” nella cronaca della partita.
Si è finito con la Roma in ginocchio. Schiantata, quasi annientata dallo sconforto e dalla delusione. Sugli spalti la valanga dei suoi sostenitori è rimasta senza parole. Ed i tifosi biancazzurri, impazziti di gioia, han dato libero sfogo al loro entusiasmo.
È svanito così, per la Roma, l'allucinante sogno di spezzare una tradizione spietata che dal 16 novembre 1947 non le consente di prendersi la vincita sui rivali biancazzurri. È svanito così. Senza attenuanti e senza rimpianti.
Ha vinto la Lazio ed ha vinto bene. Se i due gol di distacco non fossero già da soli sufficienti a legittimare la vittoria biancazzurra, i trentatré minuti che han separato il secondo gol di Puccinelli dal fischio finale dell'arbitro stan lì a garantire che il successo è andato alla squadra migliore. Una cronaca particolarmente dettagliata dei novanta minuti di gioco ve lo confermerà.
È della Lazio la prima palla (ha scelto il campo la Roma con il vento leggermente a favore) e per Albani c'è subito un'intricata situazione da risolvere. Su un lungo rilancio di Malacarne, indugia il portiere giallo-rosso e deve poi uscire alla disperata per togliere la palla dalla testa di Antoniotti. Gli è fatale, però, il primo scontro: si prende un brutto colpo alla coscia destra e continuerà a zoppicare per tutta la partita.
La Lazio insiste. Va via Larsen (siamo appena al 1') sulla destra, invano inseguito da Venturi e Trerè: il norvegese, anziché centrare ai compagni, preferisce tentar subito l'avventura: sbatte però sulla faccia esterna della traversa il suo tiro e si perde sul fondo. La Roma stenta: si continua a giocare nella metà campo giallorossa. E Bergamo (2') sciupa un calcio di punizione dal limite, calciando alle stelle. Prime repliche: interrotto da Malacarne (6') un dialogo Zecca-Perissinotto. Sul proseguimento dell'azione torna ancora la palla a Zecca, che invita Lucchesi: pronto è l'estremo attaccante a replicare al compagno, ma Zecca, a due passi da “Cochi”, si lascia soffiar l'occasione da Malacarne; e Bergamo, poi, riesce miracolosamente a precedere lo slancio disperato dell'accorrente Bortoletto.
La Roma si è scossa dall'iniziale torpore e per alcuni minuti la partita sembra sua: ancora Malacarne interviene con bravura (8') a spezzare un serrato fraseggio tra Zecca, Pandolfini e Lucchesi; ed un minuto dopo l'ala giallo-rossa non riesce a controllare un prezioso pallone, uscito da una duplice incertezza di Bergamo e Zecca su calcio di punizione battuto da Bronée.
I due norvegesi della Lazio, intanto, cominciano a dettar legge. E Bredesen, soprattutto, impone continuamente la sua freschezza e la varietà dei suoi temi ad un Bortoletto troppo stanco. Ci vuol tutta la bravura di Grosso, infatti, al 10’ per controllare i due “diavoli biondi” lanciati irresistibilmente in gol (e c'era anche Antoniotti smarcato!).
Il gioco si fa alterno. Più fresca, più vivace, più intraprendente la Lazio; forse più classica ma anche più prolissa la Roma. Comunque alcuni motivi giallorossi strappan spesso l’applauso. Da un fallo battuto da Treré, al 13', nasce un’azione da manuale, che Bronée imposta e Zecca conclude: il tiro del centravanti, però, violentissimo, sbaglia, sia pure per pochi centimetri, il bersaglio e vola oltre la traversa (ed il “IV” piazzatissimo era). Risposta immediata: di pugno Albani deve intervenire (14') per togliere la palla dalla testa di Di Fraia su centro di Bredesen. Un angolo (il primo della giornata) per la Roma al 15': Sentimenti (V), infatti, nella foga di liberare, manda la sfera alle sue spalle. Senza frutti, però, resta la punizione dalla bandierina del corner, ma la Roma, che cerca di forzar l'andatura, riesce egualmente a rendersi pericolosa con una staffilata di Lucchesi (16'), che traversa tutto lo specchio della porta senza incontrare nessuno, e con un fiacco tiro di Pandolfini (17'), che va fuori di poco.
Ancora la Lazio: Bredesen (19') vince un duello con Bortoletto e mette a lato dopo aver seminato un altro avversario; e lo stesso Bredesen (20') costringe in tuffo Albani dopo aver abilmente raccolto i frutti di un'azione fra Antoniotti e Puccinelli, che aveva disorientato per un attimo la difesa giallo-rossa. La Lazio pareggia gli angoli (1 a 1) al 21', ma poco vantaggio ne trae. Ed è la Roma, invece, che getta al vento, con Lucchesi, una bella occasione al 24': Bronée, ricevuto un passaggio da Zecca, lancia l'impetuosa ala destra, ma il tiro di quest'ultimo è alto ancora. Lucchesi è attivissimo in questo periodo e gli si può perdonare (nel secondo tempo, invece, diventerà imperdonabile): suo, infatti, è un preciso allungo a Bronée, che permette al danese di sfoderare un abile tiro ad effetto che fallisce il bersaglio per pura disdetta. Non si arrende la Lazio e risponde, anzi, sempre per le rime. E Albani deve intervenire, sia pure con facilità, per fermare i tiri di Bredesen (28'), Di Fraia (29') e Larsen (32'). Un'azione personale di Bronée (32') è stroncata da un preciso intervento di Alzani ed un attimo di incertezza di Di Fraia (34') consente ad Azimonti di rimediare ad un precedente gravissimo errore da lui commesso.
La Lazio raccoglie al 35' il secondo angolo della giornata e la Roma risponde vivacemente con un'azione Perissinotto-Lucchesi, ben condotta dall'ala destra, ma poi malamente sfruttata da Zecca, che si lascia bruciare Il pallone da Bergamo. 37' e 39': botta e risposta da applausi. Da Zecca lungo su Pandolfini, che tocca all'accorrente Bronée: venti metri separano lo stoccatore dalla linea fatale, ma il suo tiro è fantastico. Vola da un palo all'altro Sentimenti IV nella più bella parata della giornata. La palla va in angolo, ma la Roma non lo sfrutta.
Brucia la lezione alla Lazio, che vuol rispondere subito: Bergamo serve Antoniotti, che scova uno smarcatissimo Larsen: un attimo d'incertezza e poi una violenta stoccata. Albani ha avuto il tempo, però, di piazzarsi e parare, sia pure, anche lui, deviando in calcio d'angolo (3 a 2 per la Lazio). Un fallo di Bergamo su Pandolfini (42') schiude ancora alla Roma la via del gol. Batte la punizione Bronée su Bortoletto, che manda a sinistra verso Perissinotto: prodigioso è l'intervento dell'ex-udinese da due passi, ma Cochi non perdona. La palla, anche stavolta, è facile preda dei suoi magici guantoni. Con la Roma all'attacco si chiude il primo tempo. Zero a zero. Passerà, non passerà? L'interrogativo riguarda la Roma soltanto. Alla Lazio, “outsider” di turno, nessuno ancora concede più di un pareggio.
Ed invece passa la Lazio. Non può farlo al 2', perché l'arbitro nega un grossolano fallo su Antoniotti in area di rigore, non può farlo al 6’ ed all'8' perché Di Fraia, controllato e timoroso, tira debolmente fra le braccia di Albani per due volte. Ma al 10' il suo gol è più che maturo. Bergamo agguanta Il pallone nella zona centrale del campo e se lo trascina per una diecina dl metri. Poi si ricorda che al Genoa gol ne segnava parecchi e lascia partire il suo tiro: Albani è battuto, si è lasciato sorprendere, ma la traversa dice di no. Rimbalza in campo la palla, ma schizza sui piedi di Puccinelli: è un gioco da ragazzi per un vecchio “volpone” come lui spingerla dolcemente in fondo alla rete.
Lo Stadio è una tomba. L’entusiasmo dei laziali in campo e la timida esplosione del loro sostenitori in tribuna fan stridente contrasto con l'agghiacciante silenzio della stragrande maggioranza. E due minuti dopo il gioco è fatto. Lo pittura Antoniotti il secondo gol, facendo passare la palla fra le gambe dl Grosso. Ma ci vuole un avventato intervento di Lucchesi, sgusciato chissà da dove, per togliere la palla dalle mani dell'accorrente portiere giallorosso e lanciarla lontana: ci arriva sopra come un falco in agguato anche questa volta il “furbo” Puccinelli (la classe e l'esperienza valgon sempre qualcosa) ed è ancor più facile di prima per lui accompagnare la sfera oltre la linea fatale e segnare irrimediabilmente iI destino della Roma.
Si aspetta la Roma. Dovrà pur reagire una squadra di tal rango! Ed invece è proprio qui che la Roma si tradisce, smentisce il suo cuore, la sua tradizionale generosità. Si aspetta la Roma, si vede la Lazio, una gran Lazio come i suoi tifosi non ammiravano da troppo tempo. Il “Cochi” al 17' deve intervenire su un bel tiro di Venturi, ma al 20' è Bortoletto che è costretto a salvarsi in angolo da un'incursione di Antoniotti, che cercava Di Fraia. Alta di poco (27') una staffilata di Perissinotto: si tratta, però, di azioni sporadiche, non si riesce a trovare la Roma che era lecito pretendere.
La difesa della Lazio domina agevolmente, l'attacco biancazzurro è forse più pericoloso, nonostante lo schieramento prudente dell'intera squadra, che vuol conservare il vantaggio, di quello giallorosso. La più bella occasione la fallisce ai 29' Bronée, che non scatta su un invito di Perissinotto che lo aveva smarcato; ed invano il danese cerca di rimediare un minuto dopo, perché stavolta c'è Sentimenti IV a dirgli di no. Ancora a Bronée una palla buona al 37': indugia il mezzosinistro a tirare e Montanari ha un recupero sorprendente e gli soffia il pallone.
Ci si avvia stancamente alla fine e la Roma è ormai rassegnata. A valanga (e non troppo correttamente) Malacarne si libera di Lucchesi al 41', con le mani (e l'arbitro non vede) salva al 45' Alzani su Perissinotto. Ma non c'è niente che possa mette in dubbio la legittimità della vittoria della Lazio.
Ha vinto la squadra più forte, ha vinto chi più fermamente ha “voluto” la vittoria. Resta solo la delusione per il mancato “serrate”, che la Roma, indipendentemente dal risultato, avrebbe dovuto fornire dopo i due gol biancazzurri. Ma, purtroppo, i tempi di “Testaccio” sono ormai soltanto un lontano ricordo.
► Il Messaggero titola: “Superiore per slancio, per animosità e per ritmo la Lazio si afferma nettamente sulla Roma (2-0)”
Nel XLVI derby delle squadre romane la palma è andata ancora una volta ai bianco-azzurri – Il risveglio di Bredesen, il ritorno di Larsen e la partita eccellente di Bergamo e Alzani hanno trasformato la compagine laziale – Magnifiche le prove di Sentimenti IV e Montanari – Puccinelli autore delle due reti – Troppi elementi fra i giallorossi sono mancati all’attesa – Tattica errata.
Nella cronaca della partita de Il Messaggero: “Dalle prime equilibratissime battute alla travolgente discesa finale di Bredesen”.
► Il Tempo titola: “La grande giornata di Bredesen e Sentimenti IV spiega la vittoria della Lazio contro ogni pronostico (2 -0)”
33.000 spettatori, neppure un incidente né in campo né sulle gradinate – I giocatori della Roma ancora una volta suggestionati dal “complesso di inferiorità” – Il quadrilatero giallorosso ha ceduto nettamente all’incalzare dell’offensiva biancazzurra – Esemplare arbitraggio del torinese Liverani.