Domenica 21 gennaio 1996 - Piacenza, stadio Galleana - Piacenza-Lazio 2-1
Turno precedente - Turno successivo
21 gennaio 1996 - 2683 - Campionato di Serie A 1995/96 - XVIII giornata
PIACENZA: Taibi, Polonia, Maccoppi (63' Cappellini), Lucci, Rossini, Di Francesco, Corini (55' Moretti), Carbone, Turrini, Caccia (90' Conte), Piovani. A disp.: Simoni, Trapella. All. Cagni.
LAZIO: Marchegiani, Romano, Nesta, Fuser, Negro, Chamot, Rambaudi, Di Matteo, Boksic, Winter, Signori. A disp.: F.Mancini, Bergodi, Piovanelli, Marcolin, Iannuzzi. All. Zeman.
Arbitro: Boggi (Salerno).
Marcatori: 49' Boksic, 68' Piovani, 80' Caccia.
Note: ammoniti Nesta, Romano, Carbone, Rossini e Polonia. Calci d'angolo: 3-5.
Spettatori: 20.000 circa.
Cragnotti sorriderà. La Lazio colleziona l'ennesima brutta figura esterna, ma i suoi giocatori realizzano quanto il proprietario biancoazzurro gli aveva chiesto in settimana: palesando a tratti incongruenze che solo giocatori di undici diverse nazionalità potrebbero avere tra loro. Scherzi a parte, a sorridere è soprattutto il Piacenza. Che scavalca a piè pari la zona retrocessione e parte idealmente per il Delle Alpi - domenica avrà la Juve - con la mente sgombra dei giorni migliori. Dopo aver trovato una volta ancora il decoder: in pay tv i biancorossi non hanno mai perduto, collezionando anzi quattro vittorie su sette partite. La piccola Lazio troppo spesso vista in trasferta tenta di farsi grande affidandosi a una specie di postulato aritmetico: il Piacenza adotta il medesimo modulo biancazzurro - il 4 3 3 - ma schiera individualità meno luccicanti. Rispetto al pallido 1-1 col Toro, Zeman recupera Winter e Signori (non Casiraghi, squalificato) e nei primi 10 minuti se ne giova per disporre a piacimento di un Piacenza vistosamente timoroso. Delle due fasce laziali, funziona meglio quella presidiata sospinta da Nesta. Che dialoga con Winter e Signori meglio di quanto Romano non faccia con Fuser e soprattutto con Rambaudi. Il Piacenza, ci prova invece - di rado - cercando lo sfondamento centrale. Cagni ha trascorso la mattina ripassando sul campo l'assetto tattico (scegliendone uno a riccio, si direbbe), e spreme qualche percussione soltanto dal rispolverato Caccia. Capita l'antifona, la Lazio sfida il Piacenza a scoprire il viso. Ne nasce un agglomerato di sudore e podismo piuttosto piacevole, senza però che ne scaturiscano palle gol. A dare il tempo Corini (bene anche quando prova a pungere) e Di Matteo (più arruffone), mentre l'attacco ospite soffre la mutata configurazione tattica. Rullo compressore, o niente. Difatti Signori bestemmia un paio di contropiede e delega al solo Boksic il compito di creare problemi a Maccoppi. L'avvio di ripresa è il fuoco d'artificio di Rambaudi, che Boksic manda a esplodere dietro Taibi. E la prima vera azione lineare della Lazio, che dopo il gol galoppa nell'ovvietà degli sbilanciamenti biancorossi. Cagni vacilla. Toglie Corini, uno tra i migliori, poi inserisce Cappellini, rinuncia a un difensore (Maccoppi) e inserisce a destra dell'attacco il neo entrato. La prima impressione è quella di un Piacenza sbilanciato, eppure gli emiliani trovano la forza per piazzare un colpo d'incontro, mentre stanno per scivolare al tappeto. Illuminando d'immenso - o quasi - le scelte del proprio tecnico. L'autorevolezza della Lazio si sfalda, il Piacenza ingoia il copione avversario e finisce col recitarlo meglio di avversari vistosamente groggy. Come Negro e Chamot, disposti a presepe sul tocco col quale Piovani smarca Caccia per l'arcobaleno del 2-1. Dopo dieci minuti di scomposto arrembaggio laziale, il Piacenza incamera un altro piatto del buon ricordo dopo quelli di Sampdoria e Roma. Sull'altro fronte parla Signori: "Ci siamo messi in una brutta situazione. A questo punto dobbiamo guardarci alle spalle. Puntavamo alla zona Uefa, ma con questo rendimento ci stiamo allontanando". Per la Lazio tanto fumo nei pensieri e nel cielo dello stadio Galleana: a dimostrazione della propria amarezza, i tifosi fanno un bel falò di striscioni.
Fonte: Corriere della Sera