Domenica 21 dicembre 1997 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Vicenza 4-0

Da LazioWiki.

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21 dicembre 1997 - 2.764 - Campionato di Serie A 1997/98 - XIII giornata

LAZIO: Marchegiani, Pancaro, Nesta, Negro, Favalli, Fuser, Almeyda (62' Venturin), Jugovic (82' Marcolin), R.Mancini (83' Rambaudi), Casiraghi, Boksic. A disposizione: Ballotta, G.Lopez, Chamot, Gottardi. Allenatore: Eriksson.

VICENZA: Brivio, Stovini, Dicara, Canals, Beghetto, Schenardi (82' Firmani), Di Carlo, Ambrosini, Ambrosetti (72' Maspero), Viviani, Luiso (85' Di Napoli). A disposizione: Falcioni, Baronio, Zauli, Otero. Allenatore: Guidolin.

Arbitro: Sig. Bolognino (Milano).

Marcatori: 6' Casiraghi, 63' Fuser, 70' Venturin, 91' Boksic.

Note: espulso al 46' p.t. Stovini per doppia ammonizione. Ammoniti: Mancini, Boksic, Ambrosetti. Calci d'angolo: 11-4.

Spettatori: paganti 5.512 per un incasso di Lire 204.990.000, abbonati 31.689 per una quota di Lire 917.839.369.

Il colpo vincente di Pierluigi Casiraghi per l'1-0 biancoceleste
Un altro fotogramma della rete dell'attaccante brianzolo
Diego Fuser scocca il tiro del raddoppio
Un altro fotogramma del tiro vincente di Diego Fuser
Il potente tiro di Giorgio Venturin per la terza rete laziale
L'esultanza del centrocampista biancoceleste e di Alessandro Nesta
La quarta rete ad opera di Alen Boksic
L'abbraccio del bomber croato a Giuseppe Pancaro
Roberto Mancini contrastato da Stovini

Funziona il tridente di Eriksson: a segno Casiraghi, Fuser, Venturin e Boksic. Biancorossi in dieci: espulso Stovini. La Lazio rifila i suoi incubi al Vicenza. I biancocelesti ritrovano entusiasmo dopo le polemiche, veneti travolti e incapaci di reagire.

Requiem per il Vicenza a tutto pressing: gli assi laziali legano un poker natalizio che deriva dalla compattezza raggiunta. Non date retta all'identica classifica dei due club prima della partita: Eriksson va sicuro sul tridente Mancini-Casiraghi-Boksic, fatto apposta per sfogarsi quando può prendere velocità. Guidolin ha un'idea d'aggressione degli spazi sempre più irrisolvibile, causa l'usura atletica di Di Carlo e degli altri centrocampisti aggrappati ai resti della favola veneta. Dodici gol subiti nelle ultime tre partite di campionato rivelano ormeggi fatiscenti dietro alchimie tattiche irriproducibili. Svanisce (dopo appena sei minuti) perfino la certezza del Vicenza corsaro, che sa esaltarsi nel 4-5-1, come accadde contro i romanisti, stoppati all'Olimpico sul 2-2 delle grandi emozioni. Boksic schianta invece qualsiasi intralcio e Mancini, attivato da Almeyda, frastorna Stovini fino all'espulsione. Certo, è un tuffo fuori tempo del portiere Brivio che spezza l'equilibrio, rendendo imparabile quell'inzuccata all'indietro di Casiraghi, su punizione di Mancini.

Certo, il cartellino giallo che penalizza il difensore laterale (presunto fallo di mano), sembra una decisione troppo severa. Ma oltre gli episodi sfortunati, questo Vicenza sfiatato sopporta l'assedio liberando giusto una volta Viviani nell'area dove spadroneggia Nesta. E' l'attimo fuggente nel dominio biancoceleste, è una scheggia impazzita (Schenardi) che frutterebbe almeno il provvisorio pareggio, se l'esecutore finalizzasse in fretta. Invece Favalli gli piomba addosso in recupero disperato e addio opportunità. I lancieri di Eriksson variano i temi di conquista, forse guariti dalla sindrome dell'opulenza. Chi rimpiange più Signori? Chi s'accorge che Lopez siede in panchina, mortificato proprio davanti al Vicenza dei suoi ricordi? Negro aiuta Nesta a disperdere qualche rigurgito di Luiso, che non trova mai il modo di mettersi in mostra; Pancaro e Favalli irrompono puntuali, quasi non bastasse la forza d'urto degli attaccanti. Il portiere Brivio resta quasi sempre in ballo: spapera anche sul raddoppio di Fuser (suggeritore Boksic) ma limita i danni rintuzzando scariche ravvicinate di Mancini, Jugovic e Casiraghi. La Lazio brilla, lasciando supporre d'aver perso tempo prezioso nelle polemiche fasi d'assestamento.

Assente Nedved, con la nazionale ceka, chi ferma adesso il tridente spalancato senza incubi da "turn over"? Beghetto, Di Cara e Canals diventano pigmei da stadio sotto lampi squassanti. Comprensibile la loro desolazione; scusabile Di Cara, costretto a strappare la maglia di Casiraghi come in una sequenza di Ridolini. Azzerato nelle ispirazioni e ridotto in dieci, Guidolin arretra Viviani senza sfuggire al pirotecnico castigo. Cosa cambia? Meglio sarebbe stato inserire Otero e Zauli, quando ancora c'era la parità numerica. Eriksson sottrae Almeyda e il subentrato Venturin ringrazia con il 3-0, scaricato da trenta metri sotto l'incrocio. Poi galoppa Pancaro, per premiare Boksic-goleador: schiacciata di testa e arrivederci al 1998. A quota 21, la Lazio sogna ancora.


La Gazzetta dello Sport titola: "Seconda partita all'Olimpico e seconda vittoria consecutiva: l'aria di Roma fa bene a Eriksson. Pure la Lazio si butta sul Vicenza. Guidolin aveva una difesa: adesso segnare ai veneti diventa un gioco. I veneti in caduta libera. E quando entra Venturin i biancocelesti, già sull'1 a 0 con il gol di Casiraghi, straripano".

Continua la "rosea:" Il Vicenza è diventato un'opera pia. Dopo la Fiorentina, la Lazio. Dal 5-1 al 4-0. Nove gol al passivo in otto giorni, più della metà di quelli incassati nelle precedenti undici giornate di campionato. Per una squadra che è approdata ai quarti di coppa delle Coppe ed era la provinciale-rivelazione prima che si facesse largo l'Udinese, è davvero troppo. Crisi da appagamento, dice Guidolin. Non ha tutti i torti ma deve pure lui farsi (ancora una volta) l'esame di coscienza. Meno di un mese fa all'Olimpico il Vicenza, che allora correva tre volte quello di ieri, pareggiò 2-2 con la Roma in dieci (espulso Aldair) per tutto il secondo tempo, nel quale il tecnico non seppe fare di meglio che inserire Baronio e Mendez al posto di Zauli e Ambrosetti. Puntando al pari e rinunciando a osare oltre. Ieri la panchina di Guidolin era ed è rimasta occupata da Zauli, Otero, Maspero e Di Napoli. Tutto per lasciare solo soletto Luiso in avanti e inventare il povero tuttofare Viviani quale centrocampista avanzato sui piedi di Almeyda. C'era evidentemente un'idea (non condivisibile), nella testa di Guidolin: Lazio costretta dall'assenza di Nedved a schierare il tridente Boksic-Casiraghi-Mancini e il centrocampo a tre, leggero solo numericamente perché nei fatti il buon rientro di Jugovic ai fianchi di Fuser e Almeyda lo rendeva pesantissimo. Faccio il centrocampo a cinque contro quello a tre, deve essersi detto Guidolin, e blocco la partita. Senza fare i conti con una difesa orfana di Belotti, Mendez e Coco e soprattutto arricchita dall'esordiente dal primo minuto Lorenzo Stovini, 21enne ex-Primavera della Roma. Sarà stato il profumo del derby, ma il ragazzo l'ha fatta grossa quando il match (non i valori fin lì espressi, beninteso) era ancora in bilico. La Lazio era passata subito con Casiraghi, il più bravo, che con un colpettino di testa su punizione di Mancini aveva spiazzato Brivio, colpevole comunque al pari di Canals e Di Cara. In quel momento il portiere non avrebbe certo immaginato d'essere destinato (otto parate decisive) a diventare il migliore del Vicenza.

Dopo i primi venti minuti tutti Lazio, s'era comunque creato un certo equilibrio. A romperlo definitivamente, per l'appunto, Stovini. Poteva pure essere fasulla la prima ammonizione rimediata dall'incerto Bolognino per un mezzo fallo di mano, ma, santo ragazzo, quella falciata a metà campo su Mancini quando il primo tempo era già scaduto te la potevi risparmiare. Un'espulsione inevitabile, che ha tolto a Guidolin ogni grillo per la testa. Alla ripresa del gioco, Viviani da trequartista era diventato terzino destro e il 4-4-1 del Vicenza equivaleva a una dichiarazione di resa. Con due arieti in palla come Casiraghi e Boksic, con una difesa in cui Nesta è tornato a giganteggiare, con l'intermittente Mancini e con un cambio (minuto 61') che si sarebbe rivelato incredibilmente propedeutico, la Lazio straripava. Il "la" arrivava dal subentrare di Venturin, centrocampista sottostimato e col piede destro caldissimo, al posto dell'acciaccato Almeyda. Un, due, tre, ecco il raddoppio di Fuser (sberla delle sue su assist di Boksic), l'euromissile da 25 metri proprio di Venturin che ripeteva la prodezza balistica riservata al Rapid Vienna quindici giorni or sono, e infine l'incornata di Boksic che sembra aver preso finalmente confidenza con la porta avversaria. 4-0 e via coi brindisi. Il 4 gennaio si ricomincia da Parma, con la speranza tutta laziale che quel golosone di Ancelotti coinvolga negli stravizi natalizi i suoi ragazzi.


La Stampa titola: "Allarme-difesa per i veneti: 9 reti in due gare. Eriksson a Cragnotti: "Non vendere nessuno". Lazio, tiro al bersaglio sul Vicenza".

L'articolo prosegue: Mancini, Boksic, Casiraghi e Nesta. Un poker vincente che Eriksson riporta a grandi livelli e allora non c'è scampo per il povero Vicenza. Che si condanna in partenza per mancanza di coraggio, con quel Luiso tutto solo che non potrebbe mai dare fastidio a Marchegiani. A segno Casiraghi, Fuser, Venturin e persino Boksic di testa, per un quattro a zero che è anche poco rispetto alle occasioni create dalla Lazio. Su tutto però pesa l'espulsione di Stovini alla fine del primo tempo, per doppia ammonizione. Il guaio è che il primo cartellino giallo nasce dall'errore dell'arbitro Bolognino, il quale vede un fallo di mano inesistente. Tutto qui il rimpianto di Guidolin: "Espulsione gratuita. Ho chiesto spiegazioni. Ma non mi hanno convinto. In undici contro undici non dico che avremmo cambiato il risultato, però la Lazio avrebbe dovuto sudare". La partita si sblocca subito grazie al solito Mancini. Su punizione l'ex sampdonano mette un palla invitante davanti a Brivio, Casiraghi è super nel toccare di nuca e girare in rete. Il gol, stranamente, esalta il portiere che fa miracoli su Boksic e Casiraghi.

Il Vicenza sbaglia con Viviani quella che sarà la sua unica palla gol, però si assesta a centrocampo. E la Lazio fa meno paura. A spegnere i sogni di Guidolin arriva negli ultimi secondi l'espulsione di Stovini. Ripresa e adesso in campo c'è solo la Lazio. Tiro al bersaglio, con Brivio che sembra un polipo. Si allunga la lista dei "clienti" delusi. Casiraghi, Mancini, due volte Boksic. Infine il croato carica Fuser: bomba e due a zero. Ancora un miracolo di Brivio su punizione di Mancini, poi la gloria del gol tocca a Venturin: bolide vincente dal limite. L'arbitro sorvola su un possibile rigore su Casiraghi, Boksic realizza comunque la quaterna con un colpo di testa su cross di Pancaro. Il bilancio racconta di una Lazio in gran salute, tutti bene oltre ai quattro super già citati. Il Vicenza è in allarme rosso: cinque gol dalla Fiorentina, quattro ieri dalla Lazio. Non è un bel giocare. "Bisogna invertire la tendenza, non siamo abituati, nove gol sono tanti. Non ci eravamo esaltati quando la classifica era super, né ci deprimiamo adesso. Ricordiamoci - sorride amaro Guidolin - che il nostro obiettivo è la salvezza. I miei forse si sono inconsciamente sentiti appagati, con presunzione devono aver pensato di poter giocare alla pari con squadre come Fiorentina e Lazio. Errore. Il 4-5-1 ci aveva dato buoni risultati, ora non funziona nessuno schema. La Lazio farà un grande campionato". Torna il sorriso sul volto di Eriksson. Anche se restano problemi con ambiente e stampa romana: un quotidiano già annunciava che nel prossimo campionato sarà Zaccheroni a sedersi sulla panchina laziale.

"Il tridente ci dà - dice il tecnico laziale - molta forza davanti. Grazie a Mancini che lavora anche a centrocampo. La sconfitta dell'Inter ha reso felici tutti, tranne i tifosi nerazzurri. Il campionato si fa più interessante. Noi siamo ancora lontani ma la strada è lunga". Si parla di Grandoni e Rambaudi alla Samp. Da Eriksson un avviso a Cragnotti: "Ci aspettano mesi infuocati in campionato e nelle due Coppe. Non dobbiamo vendere nessuno".


La Repubblica titola: "Olimpico show, la Lazio è guarita".

L'articolo prosegue: Nel primo tempo giocato in parità numerica la Lazio ha mostrato le qualità di fondo che la stanno riportando in alto, tenacia e prudenza agghindate da gol quasi casuali nei primi minuti (come accadde contro il Brescia, qui con Casiraghi già al 6', su punizione morbida di Mancini). Espulso Stovini nei minuti di recupero del primo tempo, la Lazio nella ripresa riusciva a cambiare la muta e ad apparire a tratti inebriante e spettacolare, con varietà di schemi e di proposte. Ora ancora attendista e pronta al contropiede, ora disinvoltamente dedicata a un gioco d'attacco pieno d'inventiva, che camminava sul fragile Vicenza come su un tappetto di palle di Natale. Vittoria per una cicatrizzazione che si sta ultimando, il mondo di Signori è davvero lontano, Sergio Cragnotti, entusiasta come non gli accadeva da tempo, ribadiva il suo progetto di prendere la gestione del piccolo stadio Flaminio per farne una bomboniera della Lazio futura. Il ritorno di entusiasmo e fiducia sono stati simboleggiati da Alen Boksic, "il mio Alen" come lo chiama Cragnotti, apparso voglioso di giocare, trascinatore instancabile, immancabile nell'errore in fase conclusiva, fino al gol di testa negli attimi conclusivi della partita, a deviare un efficace cross di Pancaro.

Ma presenza decisiva è apparsa quella di Jugovic, rientrato dopo l'infortunio, e che ha restituito velocità, profondità e intelligenza al centrocampo. Il che ha significato possibilità per gli attaccanti, ricerca degli spazi, armonia dei movimenti, anche in una giornata nella quale invece Almeyda e Fuser sono risultati meno positivi del solito, quest'ultimo francamente confusionario per tutta la gara, eccetto il momento di gloria vissuto nella ripresa, quando con una botta violenta da appena dentro l'area batteva Brivio. Eriksson ha riproposto il tridente, con Mancini sulla sinistra, in realtà un tornante. La soluzione ha funzionato ancora, dopo la vittoria sul Brescia, andrà testata in circostanze più significative. Fino all'espulsione di Stovini d'altronde la Lazio era stata soprattutto attenta a non far combinare nulla al Vicenza, impresa non impossibile, dato lo schieramento a una punta, la lontananza di Luiso dai compagni, la mancanza di compattezza e di pressione di tutta la squadra di Guidolin. Il nocciolo duro è stato così il duo Nesta-Negro al centro della difesa, una coppia davvero infrangibile, che ha divorato il povero Luiso. Solo per un quarto d'ora sul finire del primo tempo il Vicenza ha tenuto un po' la palla, senza sapere che farne. Al 39' Viviani, imbeccato da Ambrosetti, avrebbe avuto l'unica chance di tutta la partita, ma inciampava, favoriva il recupero di Favalli, perdeva la possibilità del pareggio. Al Vicenza non ne sarebbe stata concessa un'altra. "Lazzaro" Negro è il segnale di scelte nuove da parte di Eriksson: Lopez ormai è accantonato.

Anche Venturin sembra sempre che esca da una grotta dove è stato dimenticato: ma ritorna in campo e segna, gli era accaduto contro il Rapid, idem contro il Vicenza. Al 25' della ripresa raccoglieva una palla vagante qualche metro fuori area e sparava una botta che s'infilava dritta nel "sette" dello sconsolato Brivio, il più bravo del Vicenza e anche il più umiliato nel suo ruolo. Resurrezioni imbarazzanti, o forse no: due partite vinte senza Nedved, il ceco è un jolly utile per i momenti difficili, ma è anche un anarchico tattico. Forse per questo Eriksson non ne era entusiasta? Il Vicenza è in condizioni preoccupanti, con nove gol subiti nelle ultime due partite: squadra disossata, priva di spirito, senza più un'idea di collettività. Aveva assenti in difesa e altrove, ma Guidolin non ha cercato attenuanti. Contestata solo l'espulsione per doppia ammonizione di Stovini: la prima era stata per un fallo di mano involontario, il difensore nega perfino d'averla toccata. Bolognino, non impeccabile in molte valutazioni, invece aveva visto le impronte digitali sul cuoio.


Tratte dal quotidiano romano, alcune dichiarazioni post-gara:

Cragnotti ha la voce euforica: "L'Inter ha perso, il campionato è riaperto per tutti, anche per la mia Lazio". L' uomo-Cirio è immerso nel progetto Flaminio, ma ieri all'Olimpico si è divertito ad ammirare una Lazio guarita: "La squadra ha giocato alla grande, sono contento, passeremo un Natale sereno". Il tridente, in particolare, lo ha esaltato: "Mancini ha regalato tocchi sopraffini, Casiraghi ha segnato un gol bellissimo e il mio Alen (Boksic) si sta davvero riprendendo. Contro il Brescia è stato decisivo, stavolta ha giocato una grande partita e realizzato una splendida rete. La squadra cresce, Eriksson sta lavorando bene". Eppure si vocifera di un contatto con Zaccheroni: "Non è assolutamente vero. Io voglio aprire un ciclo con Eriksson e vorrei che fosse lasciato in pace". E lui, gentiluomo, sorride delle indiscrezioni e si gode il successo: "Siamo fuori dalla crisi, anche se "vera" non c'è mai stata. Ma oggi la squadra ha giocato davvero bene, ancora una volta sotto l'aspetto difensivo siamo stati quasi perfetti. Questa prestazione non è figlia del caso: in settimana i ragazzi si sono allenati benissimo e sapevo che avrebbero disputato una grande partita. Abbiamo sofferto solo nell'ultimo quarto d'ora del primo tempo: in quel periodo è stato concesso troppo al Vicenza, che comunque non si è mai reso pericoloso".

La coppia centrale Nesta-Negro funziona che è un piacere, ormai il tecnico ha trovato la formula giusta: "Ma Lopez non è il responsabile delle sconfitte contro Udinese e Juve. Piuttosto, ora i miei uomini in campo si aiutano l'un l'altro, e i risultati si vedono". Gongola, Eriksson, che finalmente può soffermarsi sulle note positive di questa Lazio ritrovata: "Abbiamo creato una mole notevole di occasioni da gol. Ne abbiamo sfruttate quattro, ma le reti potevano essere molte di più: Brivio è stato il migliore dei veneti". La sosta natalizia lo conforta: "Questa pausa ci serve proprio, i ragazzi hanno bisogno di riposarsi, soprattutto dal punto di vista mentale". Così Eriksson - ieri a lungo osannato dai tifosi - concederà ai suoi quattro giorni di vacanza, dal 25 al 29, quando riprenderanno gli allenamenti. Anche Svennis, come Cragnotti, applaude la sconfitta dell'Inter: "Il campionato ora è più aperto e più interessante. Ci aspettano tre mesi decisivi: abbiamo bisogno di tutti, non cediamo più nessuno". Ma per pensare al Parma (4 gennaio) e al primo derby di coppa Italia (due giorni dopo) c'è tempo: "Potrò contare pure su Nedved, vedrete che troveremo posto anche a lui". E il rebus su chi uscirà è di complicatissima soluzione. Intanto esalta Boksic: "Ora sta bene fisicamente e si vede. Voleva segnare a tutti i costi e c'è riuscito. Abbiamo ritrovato anche il vero Casiraghi". Al vero Mancini, invece, manca terribilmente il gol. "E' vero, avevo una gran voglia di segnare, ma ci saranno tante altre occasioni", dice "l'artista di Jesi". Che ha conquistato definitivamente il pubblico laziale.

Quando è uscito, la gente lo ha applaudito freneticamente: "Mi ha fatto piacere. I tifosi hanno recepito il mio messaggio, anche se qualcuno l'aveva interpretato come un atto di accusa nei loro confronti. Non era così, dicevo solo che restare tutti uniti è fondamentale per inseguire traguardi importanti". Qual è stata la medicina che guarito la Lazio? "La serenità ritrovata. Il nostro non era un problema fisico, ma di testa. La paura di sbagliare ci soffocava le idee. Le vittorie con Brescia e Vicenza ci hanno rinfrancato, stavolta abbiamo anche giocato bene". Per la felicità manca qualcosa: "Sì, quattro punti, quelli che abbiamo perso in casa con Atalanta e Udinese: a quota 25 sarebbe stato un Natale quasi perfetto. Ma la nostra rincorsa è appena cominciata". Raggiante infine, anche Fuser: "Visto che gol? Dicevano che non ero in condizione, ecco la mia risposta...".


Dalla Gazzetta dello Sport:

"Siamo fuori dalla crisi, anche se una crisi vera non c'è stata" Sven Goran Eriksson tira un sospiro di sollievo e conclude l'anno con due successi che rilanciano la sua squadra in una posizione più consona di classifica. C'è anche una piccola soddisfazione statistica: la Lazio, insieme con la Juventus, chiude il '97 con 61 gol: meglio ha fatto solo la Samp. Non male dopo un fine autunno da inferno. Roberto Mancini fotografa con efficacia il momento: "E' cambiata la testa. Perché fisicamente stavamo bene anche prima, ma quando hai paura giochi contratto, com'era capitato contro il Brescia. Adesso che siamo più tranquilli il gioco funziona e i risultati arrivano. Se continuiamo così ci possiamo prendere delle belle soddisfazioni. Gli applausi dei tifosi? Credo siano stati per la bella prova della squadra. Io non li ho attaccati, ho solo detto le cose che pensavo senza nascondermi. Ora la gente ci sostiene e tutti uniti si può fare tanta strada". Le voci su Zaccheroni non sorprendono più di tanto Mancini: "Del resto era da 3-4 giorni che non succedeva nulla - ci scherza su, prima di mandare un monito ai dirigenti -: credo che se una società investe in un progetto non può rimangiarselo dopo pochi mesi. A meno che le cose vadano malissimo, e non mi pare il nostro caso". Poi il Mancio si rammarica per la bella punizione che Brivio gli ha parato: "Sinceramente ci tenevo a segnare. Spero di riuscirci in un altro momento più utile. Comunque mi va bene questo ruolo un po' diverso, in pratica faccio il tornante, anche se debbo sacrificarmi". E' un momento di festa nella Lazio. Casiraghi torna al gol che gli mancava da quel magico 15 novembre (Italia-Russia), Boksic segna la sua sesta rete stagionale ("E di testa, migliorando tantissimo questo colpo", sottolinea Eriksson). Poi c'è Fuser al terzo centro: "Una bella prestazione che ci consente ora di lavorare tranquilli. Il gol lo dedico al mio gruppo di tifosi che in settimana ha organizzato una bellissima festa".

I Cugini di Campagna hanno cantato con lui "a cappella" la famosa "Anima mia". E c'è ancora il micidiale Giorgio Venturin: 2 tiri e 2 gol nelle ultime 3 apparizioni. Ieri ha peggiorato segnando "solo" dopo 9' mentre contro il Rapid Vienna gli era riuscito dopo 3 minuti: "Devo sfruttare questi pochi spazi che ho. Così posso prendermi qualche soddisfazione anch'io. Il rinnovo del contratto? Con la società siamo in una situazione di stallo. Ma ci sono 6 mesi importanti e voglio impegnarmi al massimo, comunque finisca". Intanto ieri il presidente del Coni Mario Pescante ha confermato la fattibilità del progetto Flaminio pensato da Cragnotti: "Ne ho parlato con il sindaco Rutelli, che ha voluto sentire le nostre esigenze. Per quello che ci riguarda abbiamo posto solo delle condizioni per il mantenimento di altri appuntamenti sportivi. Mi riferisco al rugby e agli sport equestri. Stiamo già spendendo circa cinque miliardi di lire per ristrutturare l'impianto. Dal prossimo ottobre la Lazio potrà giocarci, privatizzazione a parte". Dunque la Lazio con ogni probabilità nella prossima stagione giocherà almeno una decina di partite nel secondo stadio romano riservando gli ingressi ai soli abbonati, visto che l'impianto attualmente è omologato per 32 mila spettatori. "Sarà possibile - conclude Mario Pescante - costruire anche una copertura per le tribune, che al tempo stesso migliori anche le infrastrutture".